C’è un luogo, nei dintorni dei Colli Euganei, ricco di mistero e di fascino: stiamo parlando dell’Orto Botanico di Padova, una miniera di esperienza e di informazioni, che sarà bene non trascurare durante un soggiorno da queste parti.
ORARI DI VISITA:
Aprile e maggio
Ore 9-19 (ultima entrata ore 18.15)
Tutti i giorni, festivi inclusi
Da giugno a settembre
Ore 9-19 (ultima entrata ore 18.15)
Tutti i giorni, festivi inclusi con esclusione dei lunedì feriali
Ottobre
Ore 9-18 (ultima entrata ore 17.15)
Tutti i giorni, festivi inclusi con esclusione dei lunedì feriali
Da novembre a marzo
Ore 9-17 (ultima entrata ore 16.15)
Tutti i giorni, festivi inclusi con esclusione dei lunedì feriali
COME ARRIVARE:
Orto Botanico, via Orto botanico 15, 35123 Padova
Padova è distante circa 30 Km dall’aeroporto più vicino, quello di Venezia (sito aeroporto); l’aeroporto è collegato da un servizio autobus (FSBus Italia orari) ogni mezz’ora alla stazione di Padova, accanto alla stazione dei treni.
La Stazione Fs (per orari treni da e per Padova consultare il sito di Trenitalia) è vicino al centro città e da lì è possibile raggiungere comodamente l’Orto Botanico con il tram Blu, 10 minuto dalla Stazione ferroviaria, fermata SANTO o PRATO DELLA VALLE (Busitalia Veneto)
Per chi arriva in auto, vi sono parcheggi nei pressi di Prato della Valle e nelle aree circostanti:
- Parcheggio a pagamento PIAZZA RABIN (entrata da via Giosuè Carducci), tariffa fissa 1 euro/ora
- Parcheggi a pagamento nelle aree intorno a Prato della della Valle e all’Orto Botanico (delimitati da strisce blu), tariffe variabili da 1.10 e 1.70 euro/ora
Un’alternativa gratuita è quella di lasciare l’auto nei parcheggi al di fuori del centro storico e raggiungere l’Orto Botanico con trasporti pubblici:
- Parcheggio di via Piovese: dalla Tangenziale Est prendere l’uscita n.12 (via Piovese) e da qui prendere l’autobus (linee 5 o 16) per raggiungere l’area dell’Orto Botanico
- Parcheggio di via Brembo: dalla Tangenziale Est prendere l’uscita n.11 (via Brembo) e da qui prendere l’autobus (linea 3) per raggiungere l’area dell’Orto Botanico
L’ORTO BOTANICO DI PADOVA
L’Orto botanico di Padova fu istituito nel 1545 per la coltivazione delle piante medicinali, che allora costituivano la grande maggioranza dei “semplici”, cioè di quei medicamenti che provenivano direttamente dalla natura. Proprio per questa ragione i primi orti botanici vennero denominati “giardini dei semplici” ovvero horti simplicium.
In quel tempo era già consolidata la fama dell’Ateneo padovano nello studio delle piante, soprattutto come applicazioni della scienza medica e farmacologica: qui infatti venivano lette e commentate le opere botaniche di Aristotele e di Tefrasto; sempre qui tra gli altri avevano studiato Alberto Magno di Laningen (1193-1280), considerato il più grande cultore della materia dopo Aristotele, e Pietro D’Abano (1253-1316), che aveva tradotto in latino la terapeutica greca di Galeno.
Nell’epoca in cui l’Orto fu fondato regnava grande incertezza circa l’identificazione delle piante usate in terapia dai celebri medici dell’antichità: frequenti erano gli errori e anche le frodi, con grave danno per la salute pubblica. L’istituzione di un horto medicinale, sollecitata da Francesco Bonafede che allora ricopriva la cattedra di “lettura dei semplici”, avrebbe permesso agli studenti un più facile riconoscimento delle vere piante medicinali dalle sofisticazioni. Per questo scopo il primo “custode” dell’Orto, Luigi Squalermo detto Anguillara, vi fece introdurre e coltivare un gran numero di specie (circa 1800).
L’Orto, per la rarità dei vegetali contenuti e per il prezzo dei medicamenti da essi ricavati, era oggetto di continui furti notturni, nonostante le gravi pene previste per chi avesse arrecato danni (multe, carcere ed esilio). Venne quindi ben presto costruito un muro di recinzione circolare (da cui anche i nomi di hortus sphaericus, hortus cinctus e hortus conclusus).
L’Orto era continuamente arricchito di piante provenienti da varie parti del mondo, specialmente dai paesi dove la Repubblica di Venezia aveva possedimenti o scambi commerciali; proprio per questa ragione Padova ha avuto un posto preminente nell’introduzione e nello studio di molte specie esotiche.
Un bosco, il mare, la spiaggia. Anche gli spazi verdi di una città: tutti sono ecosistemi
Il giardino delle biodiversità
Un edificio che vince sull’impatto ambientale, bello da vedere e tecnologicamente rispettoso dell’ambiente
Sono circa 1.300 le specie che fanno parte del progetto espositivo del giardino della biodiversità. Vivono in ambienti omogenei per umidità e temperature, che simulano le condizioni climatiche dei biomi del pianeta: dalle aree tropicali alle zone subumide, dalle zone temperate a quelle aride. La posizione delle piante all’interno di ciascun ambiente e del laghetto delle piante acquatiche rispecchia una suddivisione fitogeografica: quello de La pianta e l’ambiente è un viaggio attraverso la vegetazione della Terra (in America come in Africa e Madagascar, in Asia, nell’Europa temperata, in Oceania). E il visitatore ha l’immediata rappresentazione della ricchezza (o povertà) di biodiversità presente in ciascuna fascia climatica.
Il Giardino non racconta il pianeta dal punto di vista dell’uomo, o a partire dal mondo animale, sposta invece l’attenzione sulle forme di vita vegetali. A partire dalle domande “cos’è un essere vegetale?”, “quali sono le caratteristiche che lo rendono così indispensabile per la nostra esistenza?”, emerge il ruolo svolto dalle piante nell’evoluzione umana: dai primi insediamenti in epoca preistorica ad oggi.
Già nel 1880, nel testo The power of movements in plants, Darwin scriveva che “la punta della radice agisce come il cervello di un animale inferiore”. Un’intuizione, questa, che trova riscontro nelle più recenti scoperte scientifiche e che idealmente ispira il percorso La pianta e l’uomo. Pannelli informativi, filmati, exhibit interattivi, reperti raccontano come l’intelligenza vegetale e l’intelligenza umana abbiano svolto un comune percorso di coevoluzione da Lucy sino ai nostri giorni. Le piante intanto raccontano il loro millenario rapporto con l’uomo: usate per nutrire, per curare o per costruire gli oggetti che fanno la nostra storia. All’esterno delle serre le aiuole vengono dedicate a temi specifici e prevedono la coltivazione di specie compatibili con il clima locale, quali le piante alimurgiche, i giardini fioriti, le piante aromatiche. I giardini tematici sono infatti uno spazio aperto all’implementazione in nome dell’interesse scientifico dell’Orto e della divulgazione al pubblico.
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