Due parole con l’autrice

Pubblicato il 29 Luglio 2019 in

“Questo libro è uscito nel 2012, ma è stato “covato” a lungo, nel viaggio interiore di un difficile approccio al mio processo di invecchiamento. Parlare di vecchiaia solo cinque/sei anni fa non era facile, anche solo nominarla sembrava stridente/stridulo  perché nell’immaginario collettivo appariva come un tabù, appesantita com’era dalla massa di stereotipi che la circondavano, sia  negativi ( i vecchi poveri, fragili, consegnati al nulla sociale, ancorati al passato ecc.) sia positivi altrettanto falsi e frustranti ( i “giovani” anziani, brillanti, curiosi, grandi consumatori ecc. ).

E l’ho scritto proprio perché volevo contrappormi  a quella che ritenevo una sorta di menzogna sociale, cercando di  avvicinarmi il più possibile alla “verità” del processo di invecchiamento, partendo dalle mie sensazioni e dalle mie percezioni,

Poi i baby boomers hanno cominciato a invecchiare e il tema non è più così relegato in un angolo buio. E io, che avevo pensato a una estrema individualizzazione dell’invecchiamento e quindi alla necessità di “partire da sé”, di parlare di me – poiché non avevamo modelli su cui basarci-, mi sono convinta, dopo molte presentazioni e conversazioni, che una delle possibilità di stemperare un po’ lo stridore della vecchiaia fosse quella di imparare a condividere, ad ascoltare e ad ascoltarsi, ad entrare a fare parte di un insieme che può reciprocamente arricchirsi. E così è nato un gruppo di riflessione presso la Libera Università delle donne di Milano, durato due anni. Il mio libro, l’avevo in un certo senso messo al servizio del gruppo, per offrire input e stimoli. Forse da questo primo gruppo nascerà un altro gruppo, ma nel frattempo mi sono convinta che incontrare la vecchiaia diventa sempre più un’esperienza di massa e che sono utili strumenti più larghi di condivisione della esperienza, perché se non ci sono modelli cui riferirsi, i modi con cui affrontare la vecchiaia sono tutti da reinventare e sono molteplici e differenziati.  E anche  la ripubblicazione on line del libro può rappresentare uno strumento.

E nel frattempo sono invecchiata anch’io e cinque anni non sono pochi in questa fase della vita. E forse oggi metterei l’accento anche su altri temi perché la fase della vecchiaia –come tutte le fasi della vita – è  un universo spurio, fatto di contraddizioni, di bianco e di nero, di inquietudine – perché si entra in un territorio inabitato, inesplorato e percepito spesso come inabitabile -, ma anche di una inedita possibilità di esplorare se stessi, di allenamento della memoria a ricordare quello che di buono ci ha dato la vita, di apertura all’accettazione, non “di ciò che mi succede,”ma di “ciò che succede”,  al riparo se possibile da una eccessiva personalizzazione.

Dunque la vecchiaia come un dono (la fortuna di invecchiare) o una sventura ?  Direi piuttosto come una sfida ad imparare perché nell’imparare si cambia. Mettendo quindi in moto tutte le possibili stampelle (!!!) della curiosità, dell’ironia, persino dell’allegria. Sto dicendo che è  facile? Assolutamente no, anzi è difficile, forse difficilissimo, ma la leva è farsi forza della stessa debolezza.

E se da una lettura più allargata del libro verranno stimoli, aggiunte, contradditori, ne sarò solo felice perché solo così si può procedere a dare consistenza, vivacità, linfa a una fase della vita in cui il dono è quello di vivere, non di sopravvivere.”

 

Cari amici grey-panther, che dite di rispondere alla cortesia di Marina Piazza che ci ha messo a disposizione questo suo libro, con qualche riflessione, il racconto di un’esperienza, nuovo materiale umano per rendere ancor più vivo il suo racconto? Qui di seguito, come sempre, c’è modo di commentare! Non lasciateci soli!

One thought on “Due parole con l’autrice

  1. Argomento molto interessante, trattato con grazia e molta cultura. Bella lettura, che fa pensare. Come tutti i libri di Marina, almeno quelli che ho letto. La vecchiaia è un tema che fa paura, i giovani non ci pensano e chi la sta vivendo la teme o la sfugge. I miei 70 anni mi sono piombati addosso all’improvviso, da un giorno all’altro. E mi sono ritrovata disorientata, offesa, timorosa. Solo ora, piano piano, sto ricominciando a respirare. E cerco di vivere questi anni che mi restano non temendo, ma … vivendo. E basta.
    Grazie per questo dono.
    Piera Mammini

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.