Natale, tempo di regali. Ognuno dice la sua. Ognuno si regola come può e come sa. Molte di queste faticose soluzioni vengono dirottate nei cassonetti o riciclate. Molte, dopo i ringraziamenti di rito, riposti con cura in un luogo – cassetto, armadio, sgabuzzino, dal quale non usciranno mai più a riveder le stelle. Ognuno sceglie secondo il proprio gusto – sbagliando. Secondo la propria borsa – prudente. Secondo quello che immagina essere il gusto dell’altro – pericoloso. E la regola? Una serie di regole per sbagliare il meno possibile esiste. Riassumiamole partendo da un principio importante: regalare non è un obbligo. Si può rispondere a un regalo con un semplice biglietto di ringraziamento. Con un fiore. Con un lavoretto fatto con le proprie mani. Con una poesia, magari strampalata ma dettata dal cuore e dalla fantasia. Nel regalo è importante mettere qualcosa di sé. E ora vediamo le regole.
Un regalo per essere gradito non deve essere imbarazzante: né per contenuto né per eccesso. I regali di valore devono essere giustificati dal grado di parentela o di obbligo: gli orecchini di brillanti alla moglie, la vacanza/premio in Inghilterra al figlio promosso, il volume da biblioteca al dottore di famiglia.
Il regalo deve tener conto del grado di conoscenza, amicizia, parentela, corteggiamento e amore tra chi regala e chi riceve.
Un regalo non deve essere sproporzionato alle possibilità economiche né del donatore né di chi lo riceve. Il valore del regalo deve rappresentare il sentimento che l’ha ispirato non il conto in banca del donatore.
Il regalo dovrebbe tener conto dei gusti, delle piccole manie, positive e negative, del destinatario.
Si potrebbe continuare, ma il concetto è chiaro: informarsi, usare prudenza, non eccedere né in spese né in eccentricità. Regalare, raramente è un obbligo. Se c’è di mezzo il cuore, fidatevi di lui: sarete comunque perdonati.
I regali utili sono destinati alla famiglia. Per superstizione non si dovrebbero regalare oggetti pungenti: coltelli, forbici spille. Per quelle di brillanti basta farsi pungere un dito e tenersi la spilla. Mai perle, che porterebbero lacrime (?). Per la stessa ragione, mai fazzoletti, neppure di lino ricamati.
I regali d’obbligo (dottori, professori, insegnanti, professionisti) sono di solito regolati da segretarie efficienti, quindi mai sbagliati.
Dei regali, comunque siano, si ringrazia sempre. Con un sorriso, senza esagerare. Trovando una ragione di compiacimento (Ti ringrazio di esserti ricordato di… ) . Una stretta di mano e un grazie frettoloso non basta, lascia amaro in bocca. È Natale.
Ricambiare un regalo non è sempre un obbligo. Né di ricambiarlo nella stessa misura, soprattutto se si percepisce lo sforzo. Si può ringraziare senza contraccambiare: basta una telefonata, un biglietto, una stretta di mano. Non deve e non può essere la chiusura di un conto: questo può valere, e ne dubito, per le feste collettive (Natale, Pasqua) mai per un regalo personale o equivalente (compleanno, promozione, vittoria). Questi sono regali che perderebbero valore se reclamassero subito il saldo.
Buon Natale. Regalatevi un libro. Per gli altri siate prudenti: ognuno può sceglierlo per sé o per chi conosce con sicurezza. Sdrucciolare tra tanti generi diversi è facile e imperdonabile.
Buon Natale. Regalatevi un mazzo di fiori o una pianta: nessuno meglio di ciascuno di noi conosce la propria casa e la propria dimestichezza con forbici, innaffiatoi, radici.
Buon Natale. Regalatevi un viaggio. Una ricchezza inesauribile che porterete sempre con voi.
Buon Natale.
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