Storia di una prestigiosa casata
Tutto ebbe inizio nel 1678 quando Giovanni Leoni Montanari decise di far costruire la propria residenza nel centro storico di Vicenza.
Questa casata non era nobile di nascita, ma era riuscita a raggiungere una solida posizione economica grazie alla produzione e al commercio di tessuti. La famiglia era alla ricerca di un’affermazione sociale e desiderava essere accolta nel ceto nobiliare di Vicenza. La costruzione del palazzo in Contra’ Santa Corona serviva dunque a dare un chiaro segnale delle aspirazioni della famiglia e del nuovo ruolo che ambiva a ricoprire nella vita cittadina.
La fortuna dei Leoni Montanari non era però destinata a durare: a causa dell’estinzione del ramo familiare all’inizio dell’Ottocento, nel 1808 il palazzo divenne proprietà del conte Girolamo Egidio di Velo, archeologo dilettante e appassionato collezionista di antichità greche e romane. Il conte stravolse in parte l’assetto barocco dell’edificio, arricchendo la decorazione del piano nobile del palazzo con stucchi e affreschi in stile neoclassico. Dopo alcuni ulteriori passaggi di proprietà, nel 1908 la prestigiosa residenza cittadina passò alla Banca Cattolica Vicentina (poi Banca Cattolica del Veneto) che qui stabilì qui la propria direzione generale.
Nella seconda metà degli anni Settanta il palazzo è stato oggetto di un importante restauro che ha permesso di ripristinare e valorizzare i prospetti architettonici e la ricca decorazione interna, della quale è stata in gran parte recuperata la configurazione originaria.
Nel 1990, dopo la confluenza della Banca Cattolica del Veneto nel Banco Ambrosiano Veneto, l’edificio venne liberato dalle funzioni istituzionali per divenire la sede di mostre, convegni e concerti.
Dopo l’incorporazione del Banco Ambroveneto in Intesa Sanpaolo e l’adeguamento degli spazi alle nuove esigenze espositive, nel 1999 nascono ufficialmente le Gallerie d’Italia di Vicenza. Oggi qui puoi trovare in esposizione permanente la raccolta di ceramiche attiche e magnogreche, l’arte veneta del Settecento e la collezione di icone russe (ritenuta dagli studiosi una delle più importanti in Occidente, ma attualmente in fase di sistemazione e quindi non visitabile). Nel 2019, infatti, in occasione del ventennale dell’istituzione del polo Museale, verranno creati nuovi percorsi di valorizzazione degli spazi.
Nel museo gli studiosi e i cultori della materia possono anche usufruire di:
- un deposito protetto dove sono ospitate le icone e le ceramiche non esposte;
- un attrezzato laboratorio di restauro per la salvaguardia e il recupero delle opere più minate dal tempo;
- una biblioteca specialistica dedicata alle ricerche iconografiche e documentarie sulle icone russe.
Un emblema del barocco
Le vicende familiari dei Leoni Montanari hanno avuto un forte impatto sulle caratteristiche stilistiche dell’edificio: il palazzo, infatti, è l’unica residenza barocca in una città come Vicenza che ha sempre voluto rimanere fedele al magistero artistico classicista dell’architetto Andrea Palladio.
La scelta di questo linguaggio architettonico, così estraneo al tessuto urbano vicentino, non è casuale: la famiglia voleva stupire con la sua originalità e, nello stesso tempo, evidenziare il suo distacco dai gusti conservatori dell’aristocrazia locale.
Il desiderio dei Leoni Montanari di allontanarsi dalle scelte del patriziato locale trova riscontro anche nella decorazione interna dell’edificio dove operarono prevalentemente artisti non vicentini.
A Piano terra, il ratto di Proserpina
Già varcando l’ingresso le decorazioni del palazzo stupiscono il visitatore: l’arco è sormontato da figure a mezzobusto e da animali grotteschi e mostruosi, simbolo di quella poetica del meraviglioso che caratterizza l’intera decorazione del palazzo.
Lo stesso schema decorativo ricorre nei tre archi del porticato, dove si trovano teste d’uomo alternate a coppie di animali fantastici.
Alzando lo sguardo si può notare, in una nicchia sulla sinistra, la grande figura del Genius loci (tradizionalmente identificato con Apollo), opera dello scultore bassanese Angelo Marinali; la statua affianca la bella loggia d’Ercole, chiusa da vetrate. La balaustra di ferro in stile liberty che chiude la loggia è un’aggiunta ottocentesca dell’architetto Giovanni Miglioranza, così come il selciato in pietra bianca e nera che ricopre il pavimento del cortile. Sulla parete di fondo del porticato si può scorgere un gruppo statuario con il ratto di Proserpina mentre sulla destra, addossata al muro, si trova una fontana in pietra a forma di conchiglia con le figure di Giunone e di Venere.
Passiamo ora all’interno: entrando nella Sala delle Arti ci si trova di fronte a un grandioso camino con cornice in marmo rosso di Verona dai fianchi ad ampie volute su basi a zampa di leone, e trabeazione con fregio pulvinato e ricchi profili.
La grande cappa sale fino alle travature, completamente rivestita con figurazioni a stucco che simboleggiano le Arti. Al centro, un’ampia ghirlanda circonda un ovale con gli strumenti delle Arti – tavolozza, compasso, squadra, scalpello, martello – illuminati dal sole, emblema di Apollo. La ghirlanda è sorretta, sopra e sotto, da coppie di putti; quelli inferiori con ali di pipistrello alludenti forse all’astro notturno fugato dal sole; quelli superiori volteggianti festosi reggendo un canestro di frutta, incontro solare di Arte e Natura.
Ai due lati emergono, ad alto-rilievo, le figure muliebri della Pittura con i pennelli, a destra, e della Scultura con una statuetta in mano, a sinistra. La composizione è conclusa da un drappo fluente dal soffitto.
Per accedere al piano nobile bisogna salire un ampio scalone, anch’esso degno di nota.
Nella nicchia sotto la rampa inferiore è collocata una piccola ma raffinatissima statua di Venere di Angelo Marinali.
Nel pianerottolo del piano terra incontriamo per la prima volta quella decorazione barocca a stucco grassa e pastosa che caratterizza molti degli ambienti dell’edificio. I tondi dipinti a fresco contengono le immagini di alcune divinità del pantheon greco-romano.
Sul primo pianerottolo sono collocate quattro statue che rappresentano rispettivamente la Primavera, l’Estate, l’Autunno e l’Inverno.
Al Piano nobile “Il passaggio del Mar Rosso”
Il primo piano delle antiche dimore patrizie – noto anche come piano nobile – svolgeva funzioni di rappresentanza. Potremmo paragonarlo a un prestigioso biglietto da visita del palazzo e della magnificenza dei suoi proprietari che, per stupire gli ospiti, non mancavano di impreziosire gli ambienti con affreschi, decorazioni a stucco, collezioni di oggetti artistici e ricche biblioteche.
In alcune delle sale di questo piano di Palazzo Leoni Montanari, infatti, era anticamente esposta una cospicua collezione di quadri: oltre cinquanta dipinti di autori illustri, andata purtroppo dispersa nei molti passaggi di proprietà.
La Sala dell’Antico Testamento ospitava l’importante collezione di vasi pompeiani messa insieme all’inizio dell’Ottocento dal conte Egidio di Velo.
Il restauro del palazzo realizzato nella seconda metà degli anni Settanta ha permesso di ritrovare alcuni frammenti di affreschi con scene dell’Antico Testamento. La scena in migliore stato di conservazione si trova sulla parete destra e raffigura il biblico Passaggio del Mar Rosso. Al di sopra della porta si trova la scena del Giudizio di Salomone, mentre sulla parete opposta vediamo invece il Convito di Baldassarre, ultimo degli episodi veterotestamentari che compongono la decorazione di questo ambiente.
Sulle pareti della Sala osserviamo muse danzanti e satiri in stile pompeiano, dipinte a monocromo; queste immagini furono fatte realizzare nell’Ottocento dal conte di Velo che desiderava una decorazione in tema con la sua collezione di antichità.
La Sala dell’Antica Roma ha un storia molto simile a quella della Sala dell’Antico Testamento: anche qui era disposta la collezione di vasi pompeiani del conte di Velo e gli affreschi del fregio che corre lungo le pareti al di sotto del soffitto si ispirano alla storia Romana.
L’intera parete sinistra è occupata dal noto episodio del Ratto delle Sabine. Al di sopra della porta osserviamo sulla destra la Morte di Sofonisba e dall’altra parte la Continenza di Scipione. Sulla parete opposta è riconoscibile soltanto l’episodio affrescato sulla destra con la storia di Coriolano fermato dalla madre e dalla moglie.
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