In questa puntata i lavori realizzati nel mese di marzo 2014 nei corsi di scrittura creativa all’Humaniter: oltre al Diario del mese, un racconto dal titolo “Il treno dei pendolari”
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Gruppo di Scrittura Creativa
Micaela Cavalli, Marisa Istrino, Silvano Di Terlizzi
IL TRENO DEI PENDOLARI
Corso di Scrittura Creativa © diretto da Lidia Acerboni
– Lodi, stazione di Lodi. Il treno regionale delle ore 6,48 proveniente da Milano Centrale e diretto a Mantova è in arrivo sul quarto binario. Ferma a Codogno, Ponte d’Adda, Cremona, Piadena. Da Cremona coincidenza per Brescia.
Per fortuna abito vicino alla stazione di Lodi, guarda che corse mi tocca fare tutte le mattine per prendere questo maledetto treno sempre in ritardo per andare a Mantova! Ma chi l’avrebbe mai detto che avrei fatto la pendolare alzandomi all’alba tutte le mattine per imparare un mestiere alla mia età?
Eh, sì non sono più giovanissima, ho passato da poco la quarantina ma sono ancora una donna molto piacente, lo capisco dagli sguardi che si posano su di me mentre cammino. Ho già un vissuto alle spalle piuttosto pesante, perciò adesso che sono ancora in tempo devo voltare pagina e ricostruirmi una vita!
Il mio nome è Ilaria Vescovi, sono cresciuta in una famiglia numerosa e molto povera, l’unico ad avere un lavoro era mio padre, operaio in una azienda casearia, ma con tutte quelle bocche da sfamare i soldi non bastavano mai! All’età di quattordici anni sembravo più grande della mia età, mio padre un giorno mi ha chiamato e detto :
– Figlia mia tu vedi in che situazione ci troviamo, tua madre è cagionevole di salute, i tuoi fratellini hanno bisogno di scarpe, vestiti e tutto il resto. Tu sei la maggiore, una ragazza sveglia, intelligente e sei pure bella, io non ti posso far studiare. Il Parroco Don Luigi ti ha trovato un posto a servizio in una nobile famiglia di Milano, partirai la prossima settimana.
E così è incominciato il mio calvario : giovanissima e ingenua, sono arrivata dalla provincia con pochi stracci nella valigia, nessuna esperienza, solo la voglia di togliermi da quella miseria che la mia famiglia mi aveva appiccicato addosso e che si annusava standomi vicino.
In quella famiglia mi hanno trattato sempre bene, buon cibo, vestita in ordine e pulita, anzi avevo più di quello a cui ero abituata, ma ben presto le attenzioni del marito e del figlio della padrona di casa si erano concentrate su di me, un’adolescente che stava diventando una donna. Che potevo fare? Andarmene, tornare da mio padre che mi avrebbe fatto pesare la situazione? Mia madre si era aggravata e non c’era più nulla da fare per lei , quindi non avrei avuto nemmeno il suo conforto.
Basta con il passato, ora non devo perdere quel benedetto treno per Mantova e devo mettermi nel solito secondo vagone dove incontro tutte le mattine quella professoressa austera, una donna algida che mi incute timore ma gentile con me e discreta e mi permette di conversare con quel giovanottone timido e impacciato, anche lui sarà sulla quarantina, Graziano .
Eccolo il treno è già sul quarto binario, corri Ilaria che ce la fai, devi arrivare in tempo al Corso di cucina promosso dalla Regione per insegnare un mestiere a chi non ha lavoro: mi sono imposta di imparare a fare bene tutti i tipi di pasta fresca, anche i famosi ravioli di zucca con gli amaretti specialità locale, e tutti i tipi di pane un pò sfizioso, con le olive, le noci e i cereali e anche quello senza glutine. E’ impegnativo, ma ho giurato a me stessa che devo farcela, io non ho studiato e questa è l’unica possibilità che ho per aprire un piccolo pastificio in centro a Lodi con i soldi che ho messo via, facendo la cresta sulle spese di casa e con i regali che mi hanno fatto padre e figlio , in tutti gli anni trascorsi in casa della Sig.ra Elena che si è sempre dimostrata ignara oppure faceva finta di non vedere quanto accadeva in casa sua.
Salgo sul treno, mi slaccio un paio di bottoni della camicetta per fare vedere il mio decolletè prosperoso, una mano passata sui capelli lunghi e biondi per riprendermi dalla corsa affannosa e speriamo di incontrare Graziano anche stamattina, è un tipo strano, solitario si capisce, timido ma deve essere un buono, per me ci vorrebbe proprio un tipo così, educato, tranquillo, per pensare di rifarmi una vita finalmente….Questa è la mia occasione devo intortarmi la professoressa che mi offre lo spunto di conversazione tutte le mattine. E’ una donna glaciale, severa e mi scruta sempre dall’alto verso il basso come fa una persona di buon livello con una che giudica inferiore anche se io in questi anni ho imparato a comportarmi, a vestire bene, ma questo non è sufficiente si sa quando parlo l’interlocutore capisce i miei limiti. Però Graziano mi mette subito a mio agio. Alla prossima fermata sale la professoressa e a quella successiva sale lui, speriamo……
Incredibile, questa mattina il treno è in orario! Di solito i treni provenienti da Milano hanno sempre qualche minuto di ritardo che poi recuperano su questa linea secondaria a binario unico. Dovrebbe essere il contrario: i treni sulle linee a binario doppio possono arrivare in stazione senza dover aspettare le coincidenze, cosa che non possono fare su questa linea sulla quale i treni sono sempre in orario. Mah! Sono anche riuscita a trovare un parcheggio al primo colpo. Ci saranno le cosiddette congiunzioni astrali favorevoli! Meglio, non entro in sala d’aspetto e mi concedo una sigaretta, visto che dopo non potrò fumare per ore. Ho ancora tempo, quasi quasi vado dal tabaccaio…
-Buongiorno, professoressa Albertini!
Così formali nel saluto ci sono solo i gemelli montenegrini. Non li ho mai visti in jeans, ma oggi vestono in modo più elegante del solito. Alti, robusti, molto simili, neri di capelli, con un leggero accento slavo, sembrano i cattivi di un film di spionaggio, e invece sono due simpaticissimi medici specializzandi, uno in ortopedia e uno in chirurgia della mano.
-Signora professoressa, oggi andiamo a discutere la tesi di specializzazione a Pavia.
-Il vostro treno parte fra mezz’ora. Soffrite di insonnia?
– Siamo venuti prima apposta per incontrarla. Volevamo chiederle se accetta un nostro invito a cena per venerdì sera o sabato, o quando può. Vorremmo ringraziarla per tutto quello che ha fatto per noi.
E’ vero, li ho aiutati a perfezionare la terminologia italiana di molti dei loro esami, superati col massimo dei voti. Avevano ottenuto dal loro governo una ricca borsa di studio per seguire i corsi di specializzazione all’Università di Pavia. Hanno alle spalle una storia familiare complicata di cui ho capito poco, anche perché me ne hanno raccontato poco, solo che avevano una nonna italiana, di professione restauratrice di violini, originaria di queste parti, che ha sposato il loro nonno materno.
– Signora, sta arrivando il suo treno, la richiamiamo questa sera, così le diciamo il voto finale e ci mettiamo d’accordo per la cena.
-Va bene. In bocca al lupo!
-Crepi il lupo, rispondono salutandomi con un leggero inchino.
Salgo sul secondo vagone di testa perché vi troverò Ilaria, una mia conoscente e alla stazione di Porto d’Adda saremo raggiunte da Graziano. E’ da molto tempo che alla mattina ci incontriamo su questo treno nel secondo vagone, sicuri di trovare posto: le vetture di testa sono sempre le più vuote. Per scaramanzia evitiamo la prima carrozza perché in caso d’incidente è quella che subisce più danni. Ma su questa linea a binario unico, con questi treni che vanno a passo di lumaca cosa mai ci potrà succedere?
Che tipo che è Ilaria! Incolta, tagliata giù con l’ascia, ma di questo non ha colpa. Non so ancora se mi è simpatica o no perché in certi momenti è completamente insopportabile, appiccicosa come il Vinavil. Volgare e raffinata come una lavandaia, avrebbe detto una mia compagna di liceo. Apprezzo molto la sua voglia di migliorare e di diventare produttrice di pane, pasta e dolcetti vari, ma dovrebbe anche trovare argomenti di conversazione diversi dal Grande Fratello e migliorare la sua pronuncia, un garbato accento regionale è simpatico, una pesante pronuncia dialettale dimostra scarsa attenzione verso gli altri. Come parlerà con le clienti? Tuttavia le riconosco che veste con un certo gusto.
– Ricordati che non tutti hanno avuto la tua fortuna!
La voce della mia coscienza civile o del fantasma di mio nonno, non le distinguo. – Sì, nonno.
– Non sei tu quella cha ha deciso di andare a insegnare in un istituto tecnico perché, parole tue, non è giusto che gli insegnati migliori si chiudano nella torre d’avorio dei licei?
– Sì nonno, ma a volte non la sopporto.
– Le tue allieve sono simpatiche dal primo giorno di scuola?
– No, nonno, va bene, nonno.
– Ciao,Ilaria!
– Ciao, Daniela, vieni, ho tenuto il posto per te e per Graziano.-
– Grazie, bella giornata, vero? Meno male che ha smesso l’abitudine di inondarsi di profumo, buono per carità, ma per la mattina decisamente esagerato! Si vede che al corso di arte bianca le hanno imposto di farne a meno.
– A proposito di bella giornata, posso chiederti un favore?
–Chissà cosa vuole questa qua. Sentiamo
-Non è molto incoraggiante, ma almeno continua a guardarmi. Ci provo. Vorrei imparare a parlare del tempo, come fai tu, e che so magari anche di politica. Sai, mi piacerebbe chiacchierare con la clientela; il professore di Economia dice che aiuta.
– Anni di studi, di letture di libri e di giornali condensati ad usum Delphini. Nonno, per favore sta zitto! Un vecchio libro di galateo suggeriva alla perfetta padrona di casa di limitare al massimo gli argomenti religione e di politica tra i suoi ospiti per non infiammarne gli animi. Dammi retta, evita di parlare apertamente di politica, se vuoi che la clientela rimanga. E’ meglio che si dica di te che sei gentile con tutti. Limitati a commentare i discorsi con qualche frase garbata e generica, buona per quasi tutte le occasioni. Te ne scriverò un elenco. Quanto al tempo…guarda, siamo già alla stazione di Ponte d’Adda! Da qui riesco a vedere Graziano che sta arrivando di corsa, come sempre. Ha la solita borsa consunta, ma mi sembra di vedere che ha una specie di pacco anche nell’altra mano.
– Secondo te, il treno lo perde o lo prende?
– Lo prende, il capostazione è un suo amico e lo aspetta per dare il segnale di partenza. Succede da anni, dopo il macchinista accelera quel tanto che basta per arrivare in orario a Cremona.
Anche questa mattina imbocco il sentiero che porta poi diritto sul marciapiede della stazione di Porto D’Adda. Evito così di dover allungare il percorso di circa cinquecento metri e imboccare il sottopasso ridotto in condizioni pietose. In cuor mio so che forse sono scuse, in effetti da sempre sono sostanzialmente in ritardo. Non c’è mai stato verso di farmi uscire da casa qualche minuto prima, sembro abbonato al mio trantran quotidiano, fatto di riti ormai consolidati nel tempo. Allo scoccare delle sette del mio pendolo ottocentesco che troneggia in anticamera, esco, pronto ad affrettare il passo e a correre come un disperato se per caso sento o vedo la chiusura del passaggio a livello. Da quel momento ho esattamente quattro minuti scarsi per poter prendere il treno con un certo affanno. Oggi sono particolarmente in ritardo, devo sbrigarmi e prendere assolutamente quel treno, non posso perderlo. Nella mano sinistra la mia immancabile valigetta di cuoio ormai consunta, nella destra due composizioni di fiori, fatti preparare ieri sera dal fiorista vicino di casa. Rischio a ogni falcata di disfare quel pugno di boccioli che incolpevoli corrono insieme a me, sballottati dal ritmo incalzante e vorticoso delle braccia, che si alzano e abbassano come due leve su stantuffi nel pieno dello sforzo per superare il punto d’inerzia.
Raggiungo il marciapiede, proprio mentre il treno è pronto per la partenza. Devo ogni volta ringraziare il mio amico Giovanni, il capostazione, che ormai rassegnato mi aspetta fin quando raggiungo la seconda carrozza del convoglio e salgo. Come da abitudine ormai consolidata, per ringraziarlo, mi affaccio dal finestrino e lo saluto con un sorriso soddisfatto. Anche questa volta ce l’ho fatta. Dopo aver chiuso il finestrino, mi avvio, verso lo scompartimento che abitualmente ospita le mie due amiche.
– Ciao ragazze!
Oggi sono emozionato, non ho atteso la loro risposta e, deposta la valigetta sulla rete portaoggetti, mi sono seduto su uno dei due posti liberi. Ho l’accortezza di sedermi alternativamente a fianco delle due fanciulle. Con grazia offro a ciascuna il mazzo di fiori accompagnato da uno smagliante sorriso. Per combinazione oggi compiono gli anni, anche se con età diversa.
-Auguri e buon compleanno, dico arrossendo quel tanto da sentire le guance infuocate. La mia timidezza, non ancora vinta nonostante l’età non più giovane, prevale ancora su tutto, specialmente sulla ragione. Mai una volta che riesco a dire qualcosa di galante, mai. Anche questa volta rimango nel mio ermetico silenzio e quasi imbarazzato, attraverso il finestrino, guardo la campagna scorrere a notevole velocità.
Nonostante i miei quarantacinque anni, in tutti questi anni non ho mai approfondito in modo serio le mie amicizie femminili, prevale in me la sensazione di soffocamento della mia presunta libertà. E’ un retaggio che si trascina dalla fanciullezza, cioè da quando la ragazza dei miei sogni brutalmente mi disse di non interessarla, anzi le ero indifferente. Fu una pugnalata mortale, tanto da trascinarmi il trauma ed erigere un muro inespugnabile intorno a me. E come fa il riccio quando deve difendersi, anche io ormai ho acquisito la tecnica, mi arrotolo su me stesso esibendo tutte le armi a disposizione.
Le mie due amiche Daniela e Ilaria, che sanno interpretare e riempire i miei silenzi, anche oggi si affannano a soccorrermi, svegliandomi dal torpore in cui sono sprofondato.
– Sono i più bei fiori che io abbia mai ricevuto, sei d’accordo anche tu Daniela con me?
– Sì sono stupendi, ti ringraziamo, sei veramente unico, pensa che mio marito non si è degnato di dirmi nulla, come al solito si è dimenticato del compleanno, ma non importa questi fiori compensano alla grande le mancanze altrui.
– Sono anch’io dello stesso parere, basta un gesto come questo per far diventare radiosa una giornata uggiosa.
In quel mentre appare il controllore tutto bardato nella sua divisa grigia e con due baffoni alla Umberto, dirigendosi verso di noi dopo aver controllato alcuni passeggeri seduti in coda.
– Biglietti, per favore.
Prendo la valigetta dal portabagagli, e inizio a frugare in tutte le tasche anche in quelle mai utilizzate. Inizialmente con calma, poi con agitazione sempre più crescente, cominciando a imprecare.
– Ma dove cavolo l’ho cacciato, stramaledetto abbonamento. Mi capita tra le mani ogni qualvolta apro questa borsaccia, anzi è la prima cosa che tocco, oggi non ne vuole sapere di spuntare, eppure sono sicuro di averlo messo in questo comparto.
Disperato, guardo il controllore quasi implorando con lo sguardo. Di solito quei personaggi hanno il blocchetto delle sanzioni a portata di mano, pronto all’utilizzo. Con sorpresa e meraviglia invece vedo apparire un sorriso rassicurante sotto quei baffi fitti e grigi.
– Non si preoccupi, può succedere a chiunque. L’importante è che domani lei mi faccia vedere l’abbonamento mensile, mi raccomando mi fido di lei. Eppoi come si fa a dare una sanzione a un giovanotto che ha corso come un disperato per prendere il treno e per giunta con due bei mazzi di fiori in mano. L’ho vista correre come un centrometrista, sembrava inseguito da una muta di cani selvatici, tanto era la sua foga. Mi raccomando, se non trova l’abbonamento faccia la denuncia di smarrimento.
– Grazie, è il minimo che io possa fare, spero comunque di trovarlo da qualche parte.
Con un cenno del capo, il controllore si allontana andando verso il primo vagone.
– E’ una persona comprensiva. E’ difficile oggigiorno trovare personaggi del genere, di solito godono quando si trovano davanti qualcuno in difficoltà. Sembrano investiti di chissà quali poteri, specialmente quando indossano la divisa.
– Dai che ti è andata bene, oggi è un giorno speciale anche per te, devi essere contento, vedrai che per tutta la giornata sarai baciato dalla fortuna, dice di rimando Daniela.
– Non credo, anzi penso proprio al contrario. Oggi devo presentare una relazione tecnica molto complessa e io ne sarò il relatore unico. E per ironia della sorte l’argomento è la pulizia dei treni. La mia società di consulenza ha avuto l’incarico di eseguire un dettagliato studio sull’attività da svolgere quando il treno deve rientrare nelle rimesse per l’esecuzione della pulizia e manutenzione ordinaria o programmata. In poche parole, gli addetti al controllo devono eseguire una ispezione approfondita dello stato dei vari vagoni, segnalando su un apposito apparecchio elettronico le varie anomalie. A seconda della composizione del treno, appariranno sul display i vari vagoni, scompartimenti e posti a sedere numerati. Eseguita l’ispezione le informazioni dovranno essere inviate in tempo reale, mediante un sistema interno di comunicazione avente come base il Web, al centro di manutenzione di competenza, ovvero prima che il treno entri sull’apposito binario di stazionamento. Gli addetti alla manutenzione sapranno in anticipo cosa fare e dove. E non è finita qui. Il treno prima di abbandonare il sito, dovrà subire un ulteriore controllo da parte del personale ispettivo, e se non sarà dato il nulla osta, non potrà entrare in esercizio, sarà rimandato al deposito per un ulteriore intervento. Se tutti lavoreranno con consapevolezza ed impegno, vedremo treni che non hanno nemmeno in Svizzera. Probabilmente quello che vi ho raccontato è forse scritto in un libro dei sogni, un treno degno di essere così chiamato, lo vedremo fra decenni, purtroppo non si intravedono le condizioni per realizzare appieno il progetto. Come vedete l’argomento è complesso e bisogna programmare una concatenazione temporale molto dettagliata, non sarà facile gestire la mano d’opera necessaria e il flusso dei treni specialmente nelle ore di punta.
– Graziano, come racconti bene le cose! Dico davvero, ho capito tutto quello che hai detto!, esclama Ilaria guardandolo negli occhi e subito dopo assorta e pensierosa tra sé: Accidenti che testa ha Graziano, proprio l’opposto della mia, quando parla di lavoro si trasforma.
Daniela la scruta con occhio indagatore. Ma pensa te! Forse tra questi due sta nascendo qualcosa, lei sembra molto interessata e anche lui, quando crede di non essere visto, la guarda a lungo. Spero per Graziano che lei non faccia la farfalla, che il suo sia un affetto sincero e non mercenario. Graziano, di suo, ha una bella casa un po’ vecchiotta, ma grande. Nonno, sono prevenuta, lo so, ma visto quello che mi ha fatto intuire del suo primo datore di lavoro, c’è lo spazio per una pensata maligna.
Dopo queste ultime battute i tre amici rimangono in silenzio assorti ciascuno nei propri pensieri. Daniela pensa alla sua lezione di Matematica e a come renderla più digeribile ai suoi allievi, perché si sa che le professoresse di questa disciplina non sono mai amate alla follia dagli allievi, le vedono come cerberi, insomma lei pensa che le convenga buttarla un pò sulle battute di spirito che piacciono tanto ai giovani.
Ilaria, dal canto suo, medita sulle difficoltà che l’attendono in questa giornata . deve imparare bene l’impasto perché la volta precedente ha sbagliato tutte le dosi e il pane è diventato duro come una roccia, i ravioli avevano troppo ripieno ed erano molli. Insomma un autentico disastro. Bisogna anche dire che la colpa era di quell’energumeno del suo compagno di corso, un certo Italo, un omaccione grande e grosso che le fa una corte serrata e appena si trovano vicini al tavolo di lavoro lui allunga subito le mani, eh ci credo che le dosi non fossero quelle giuste! Ilaria coglie su di sè lo sguardo severo della “Professoressa”. Ma che cosa avrà da guardarmi così, ha finito di giudicarmi? Non sono stupida, lo capisco che non le sono poi così simpatica! In fin dei conti lei è fortunata, ha proprio tutto quello che a me manca: un marito, un figlio, una professione….
Anche Graziano è assorto nei suoi pensieri, sta meditando sulla presentazione che deve fare ai suoi capi in giornata e che probabilmente non verrà così bene come quella che ha appena illustrato alle sue due amiche di viaggio! Con loro è sciolto, si sente a suo agio, è in piena sintonia con tutte e due: Daniela, donna colta, sicura di sè, dalla conversazione brillante. Ilaria bella figliola, con una testolina piccola ma molto giudiziosa, la classica brava donna, affidabile con cui metter su famiglia….
Mentre rimugina su tutto ciò si trova Ilaria quasi in braccio perché alzandosi ha perso l’equilibrio, a questo punto noncurante dello sguardo della Professoressa la stringe a sè per non farla cadere e sente il cuore che gli batte forte, gli sguardi si incrociano, è un attimo e il gioco della seduzione è incominciato…!
Daniela li guarda attonita. Come è sfacciata questa qui, è una poco di buono, se continua a comportarsi cosi, Graziano ne rimarrà atterrito anziché conquistato , o no?
Daniela per sdrammatizzare riprende il discorso di Graziano.
– Non possiamo fare altro che augurarti il successo che meriti.
– Speriamo, risponde Graziano, con un filo di voce e tanta preoccupazione.
Ilaria, alla quale non sfugge nulla, si accorge dello stato di tensione nel quale è entrato Graziano e per distrarlo dice:
– Guardate quel gregge di pecore, chissà quante saranno.
Di rimando, e dopo una breve pausa Graziano, che a volte per reazione è travolto da una vena comica, risponde:
– Sono esattamente 271 pecore, 3 capre e 2 cani pastore.
Daniela e Ilaria lo guardano cercando di capire fino a che punto parli sul serio, esprimendo il loro scetticismo attraverso l’espressione dei visi.
– Ora vi spiego come ho fatto. Ho contato le zampe degli animali e le ho divise per quattro.
Una risata fragorosa esplode in quel vagone ormai vuoto, anche se quella da poco raccontata è una barzelletta che circola da un pò di anni.
Daniela guarda l’orologio:
– Perché non ce ne racconti un’altra, mancano ancora alcuni minuti alla stazione di Cremona.
Dopo un attimo di concentrazione per focalizzare l’assieme, attacco:
– Ieri ho incontrato due amici di teatro, sono due napoletani simpaticoni con i quali l’anno scorso ho recitato “Via Montenapoleone”, impersonavano la figura del commissario e del giornalista. Proprio il giornalista mi ha raccontato la seguente barzelletta.
– In un albergo di Milano si incontrano nella hall due amici direttori di orchestra, uno lombardo, l’altro napoletano. Il primo riferisce all’amico del successo avuto due sere prima alla Scala. Applausi a non finire, richieste di bis, e alla fine il cardinale Tettamanzi che scende dal palco reale e si congratula dicendogli di aver fatto commuovere persino la Madonnina, tanto da farla lacrimare. Il maestro napoletano, per nulla turbato attacca.
Ieri ero in Vaticano a eseguire alcuni canti Gregoriani e musiche sacre, c’era il Papa e tutti gli alti dignitari. Alla fine del concerto, dopo un tripudio di ovazioni, vedo aprire la porta sul fondo del salone e apparire Gesù, che raggiuntomi sul palco esclama:
– Tu si che sei in gamba, non come quel presuntuoso che ieri, alla Scala di Milano, ha fatto piangere la mia mamma!
Ilaria con le lacrime agli occhi dalle risa, rivolta a Graziano:
– Ma è mai possibile che i napoletani sono sempre e comunque i più furbi? ce l’hanno scritto per caso nel loro DNA.
– Sono solo barzellette, sono bravi solo in quelle, per il resto non c’è lotta. Comunque non voglio andare avanti c’è il rischio di dover parlare di politica e non ne ho nessuna voglia, se non quella di prendere a calci nel sedere quelli che si ostinano a non trovare una soluzione definitiva, specialmente adesso che sono, dopo trent’anni, ancora sommersi nella “munnezza”. Ho lavorato a Napoli per circa due anni, negli anni ottanta, e vi garantisco che quello che si vede al giorno d’oggi, lo vedevo già allora, non è cambiato nulla. La cosa più curiosa è che nello stabilimento dove ero operativo nella mia consulenza tecnica e dove lavoravano la maggior parte di loro, regnava una pulizia assoluta, persino i mozziconi di sigarette erano deposti negli appositi raccoglitori. Devo dedurre che se sono messi nelle condizioni ottimali, i napoletani si comportano correttamente, il loro senso civico prevale sul resto.
Uh, come è suscettibile e permaloso stamattina, Ilaria stai zitta!
Daniela, alleggerendo la quasi rissa verbale tra i due:
– Ragazzi, ridendo e scherzando siamo arrivati a Cremona e io devo scendere. Questa sera vi trovo sul treno che parte da qui alle 19,30? Oggi pomeriggio inizierò un corso d’aggiornamento sulla prevenzione del disagio adolescenziale, organizzato dall’ASL. Le lezioni si svolgeranno il martedì e il giovedì pomeriggio, quindi per un po’ dovrò prendere quel treno. Sono proprio curiosa di vedere come va a finire questa storia, spero in un lieto fine.
– Sii. (esclamano all’unisono) E subito dopo aggiunge Graziano.
– Forse, dipende da che ora finirò nel pomeriggio.
E Daniela di rimando:
– Beh, insomma, io sarò su quel treno. Chi c’è c’è.Così dicendo si avvia verso l’uscita, subito raggiunta da Graziano.
– Scendo anch’io perché devo prendere la coincidenza per Brescia, dove si svolgerà la riunione in cui illustrerò la relazione. Daniela, sei di fretta o puoi dedicarmi cinque minuti?
– Ho un po’ di tempo. Con questo treno arrivo con largo anticipo, mentre se prendessi quello successivo, arriverei con un piccolo ritardo. Cos’è, sei nervoso per il tuo intervento?
– Anche, ma…, si ferma e prende un profondo respiro, ecco, vedi, mi piace Ilaria. Mi permetto di dirtelo perché ci conosciamo da anni. So che hai molto buonsenso e di te si dice che, nonostante le apparenze di freddezza, sai ascoltare le persone. Forse le piaccio anch’io, ma non ho le idee molto chiare. Sul lavoro non ho problemi a trattare e a capire le varie persone. Ho avuto recentemente qualche relazione molto superficiale, ma in questo caso sento che potrebbe essere diverso e duraturo. Però ho paura a farmi avanti, perché temo che mi possa prendere in giro. Che cosa so di lei oltre a quello che ci racconta in treno?
– Mi ha raccontato un po’ della sua vita passata, molto ho intuito perché sono in grado di decifrare il non detto, ma non tradirò le sue confidenze. Posso dirti che vuole cambiare la sua vita, vuole diventare padrona di se stessa e, forse cerca un compagno con cui avere un rapporto più serio di quelli avuti finora. E’ un po’ rozza, ma sta cercando di migliorare. Sono convinta che tu le piaccia nel modo che pensi tu.
– Quindi potrebbe accettare un mio invito ?
– Sì. Come dice il proverbio, chi non risica non rosica. Ascolta, stanno dando l’avviso del tuo treno. E’ meglio che tu vada. Ci vediamo questa sera?
– Penso proprio di sì, ciao!
– A questa sera!
Uscendo dalla stazione, mi concedo qualche riflessione su Graziano e Ilaria. Potrebbe funzionare, forse, se lei si comportasse meno da fraschetta, se cominciasse a pensare agli uomini come compagni di percorso e non come padroni da ammansire. Dovrebbe cominciare a rimettere al suo posto quel compagno di corso che la infastidisce. Forse questa sera, dopo che Graziano ci avrà lasciato, potrei parlarle. Spero che non se la prenda, intuisco che teme il mio giudizio.
– Rischi che ti senta ancora più cattedratica, cara nipote.
– Nonno, è quello che sono! Amo il mio lavoro e lo sai. Nonostante il mio
atteggiamento da cosiddetta regina dei ghiacci, gli allievi mi seguono. Certo, all’inizio a me e a loro occorre sempre un paio di mesi per prenderci le reciproche misure; dopo sono molti quelli che si impegnano e che arrivano a farsi piacere la matematica.
Mi avvio verso la scuola. Amo camminare, mi permette di attraversare e sentire la città: i diversi profumi di caffè, brioche e cioccolata calda che escono dai bar, gli aromi delle panetterie, i colori dei fruttivendoli, l’assortimento di carte e penne di una cartoleria del centro, sono tanti i negozi aperti alle otto del mattino. Facendo la strada a piedi, evito l’affollamento degli autobus nelle ore di punta, riesco pian piano a staccarmi dalla vita quotidiana e a concentrarmi sulla scuola, come se chiudessi un file e ne aprissi un altro.
Questa mattina il pensiero di quell’asfissiante donna continua ad assillarmi. Adesso dovrò sopportarla anche alla sera. Se capisse che la riservatezza e la disponibilità a occuparsi del prossimo possono andare d’accordo, che l’urbanità di modi non impedisce di essere determinati e autorevoli! Se capisse che sono dalla sua parte! Non pensiamoci più, devo fermarmi a scuola fino a questa sera. Spero che il corso di aggiornamento mi dia qualcosa di nuovo e che non sia la ripetizione dei soliti luoghi comuni sull’adolescenza.
Ilaria, rimasta sola nello scompartimento, medita tra sé. Meno male che sono scesi tutti e due, parlavano fitto fitto tra di loro, è logico si capiscono perfettamente loro due, usano lo stesso linguaggio, quello delle persone colte…chissà quante ne diranno sul mio conto! Speriamo solo che la Professoressa con la sua aria di donna perbene non stia pensando a Graziano come al suo amante per uscire dalla noia coniugale, perchè in genere più sembrano perbene e più sono un pò zoccole diciamolo pure, va! Oh, basta adesso. Ilaria, pensa alla tua giornata, stasera al ritorno vedremo che cosa diranno quei due…..Ilaria scende a Mantova, bella città adagiata sul fiume Mincio, con molti giardini e parchi, bellissimi palazzi storici, con la monumentale piazza dove si affacciano molti bar eleganti; lei la attraversa quasi correndo e con il naso all’insù per ammirare quelle belle dimore antiche appartenute ai GONZAGA, è un peccato non aver potuto studiare la Storia perchè sicuramente è una materia che Ilaria avrebbe apprezzato molto, altro che la Matematica di quella noiosissima Professoressa che incontra sul treno.
Finalmente varca il portone del Palazzo dove si tiene il corso per panificatori e già si fa prendere dall’angoscia perchè tra poco incontrerà quell’odioso Italo che non lè da tregua, è proprio ottuso, possibile che non capisca che a lei non importa niente di lui?
Eccolo, appena la vede entrare le viene incontro questo omone grande, grasso e volgare e fa per salutarla con un abbraccio, quando lei indietreggiando di un passo prontamente replica:
– Italo, che modi un po’ troppo espansivi stamattina! Lo sai che se ci vede il mio fidanzato sono guai, lui è molto geloso. Pensa che fa il viaggio con me in treno tutte le mattine e mi ha detto che la prossima volta arriverà tardi al lavoro perché vuole accompagnarmi al Corso per vedere chi sono i miei compagni, perciò devi avere un comportamento molto, ma molto più distaccato con me, capito?
Con queste parole Ilaria gli volta le spalle e si dirige al tavolo di lavoro augurandosi che quelle motivazioni siano bastate all’energumeno: in cuor suo ha già designato Graziano come suo fidanzato ufficiale.
Nel frattempo Graziano affretta il passo per prendere il treno per Brescia. Sale contemporaneamente al fischio dell’addetto alla partenza e sedutosi in uno dei tanti posti liberi, si affretta a sfilare dalla cartella la relazione tecnica.Vorrebbe rileggerla per rivedere il quadro di assieme, ma ben presto si rende conto di non starci con la testa. Ilaria, come per incanto, prende il posto dei numeri, delle tabelle e dei vari istogrammi. Si ritrova a pensare a quel momento topico quando l’ha afferrata tra le braccia e sentito una scossa diffondersi. Sensazione che da tempo aveva sepolto. Il fuoco che in gioventù aveva innescato la sua passione verso la sua ragazza, stava impetuosamente rinvigorendo, tanto da inebriargli il cervello. Dai Graziano, cerca di essere razionale, oggi sarà dura, il tuo futuro e quello della Società di consulenza dipendono dalla tua lucidità e determinazione, concentrati sui passaggi fondamentali, il lato sentimentale lo metterai fuori in altre occasioni, forse questa sera se le cose dovessero evolvere secondo le aspettative.La voce gracchiante del capotreno annuncia in quel momento l’ingresso in Brescia, non rimane tempo per tergiversare, la sua giornata sarebbe stata interminabile.
Daniela, incamminandosi verso la stazione, riesamina il pomeriggio trascorso. E’ stato un pomeriggio intenso!. Certo che avrebbero potuto cominciare con lezioni meno drammatiche! Un’ispettrice di Polizia ci ha deliziato per quasi due ore con le molteplici tipologie di reati che possono compiere i minorenni e a seguire un neurologo ha trattato gli effetti delle droghe a breve e a lungo termine sui cervelli in fase di riorganizzazione degli adolescenti. Quasi senza accorgermene abbandono le riflessioni scolastiche e comincio a pensare ad altro, riattraversando la città con i negozi aperti, in particolare uno che vende tutti i tipi immaginabili di mostarda di frutta. Buonissimi!
Chissà come avranno passato la giornata Ilaria e Graziano. Sul treno probabilmente li vedrò, sarebbe bello che si sposassero e che offrissero i confetti a tutti i passeggeri del secondo vagone, che seguono con occhio benevolo/malizioso/pettegolo l’incipit della loro relazione, lo capisco dalle occhiate e dai brevi commenti che sento quando scendo dal treno. I passeggeri abituali hanno notato che mentre prima dell’arrivo di Ilaria, Graziano pur con la sua conclamata timidezza scambiava qualche parola con tutti, adesso, quando attraversa il vagone, non si ferma più a chiacchierare con questo e quello, ma si affretta a raggiungerci; in più, anche se non se ne accorge, ha smesso di far ricorso a battute e giochi di parole per capire i quali occorre un master in letteratura ungro-finnica; si è addomesticato e racconta barzellette più comprensibili al volgo.
– Eccola, la raffinata intellettuale! Stavi quasi per dire che solo tu capivi le battute di Graziano. Che ne è dell’educazione delle masse?
– Nonno, le masse si educano, sono pagata per questo. Riconoscerai che a volte dovevo tradurre i suoi detti agli altri viaggiatori, per non parlare di Ilaria; povera oca giuliva, all’inizio non capiva niente!
-NIPOTE!, il richiamo del nonno è in lettere maiuscole.
– Va bene nonno, ammetto di avere un notevole allenamento nel capire i devastanti calembour di mio marito: al suo confronto quelli di Graziano sono relativamente semplici.
Guardando le vetrine e chiacchierando col fantasma di mio nonno, sono arrivata in stazione. Mi sento chiamare:
– Daniela! Sei proprio tu?
– Claudio! E’ tanto tempo che non ci si vede!
– Il tempo non ti ha cambiato! Ti ho riconosciuta subito, anche se eri girata di spalle.
– Beh, è passato qualche anno dall’ultima volta che ci siamo visti.
Claudio, un mio ex del liceo. Per un po’ci eravamo frequentati nell’estate dopo la maturità, poi la sua famiglia si era trasferita all’estero e ci siamo persi di vista.
Cremona. Stazione di Cremona. Il treno regionale per Milano Centrale delle19, 30 è in arrivo sul primo binario. Ferma a Ponte d’Adda, Codogno, Lodi. A Codogno coincidenze per Piacenza e Pavia.
L’altoparlante ha appena finito di dare l’avviso quando sopraggiunge Graziano, ha un’aria tra il pensieroso e il solenne. Guarda Daniela un po’ perplesso, forse la presenza di Claudio lo trattiene dal parlare. Daniela li presenta:
– Graziano, questo è Claudio, un mio compagno di liceo, Claudio, questo è Graziano, un mio compagno di treno, ci incontriamo alla mattina sullo stesso treno e talvolta anche alla sera.
– Piacere
– Piacere, Graziano Mascherpa.
Si stringono la mano, un atto più formale che cortese, si osservano, rimangono in silenzio, se fossero animali si annuserebbero. Dopo averli presentati, Daniela sente l’obbligo di coinvolgerli in una conversazione.
– Claudio, cosa fai da queste parti?
– Sono un giornalista e lavoro per l’Eco di Cremona, un quotidiano locale.
– Sì, ho visto che nelle edicole c’è un nuovo quotidiano.- In effetti, abbiamo cominciato da qualche mese. Sono qui perché ho convinto il direttore a realizzare un’inchiesta/documentario sui passeggeri dei treni pendolari da e per Cremona. Ogni giorno scriverò un pezzo e questo per quindici giorni. Chi vuole può essere citato, così il giorno dopo avrà voglia di comprare il giornale.
Questa sera prenderò il locale per Milano, è quello su cui stai salendo, no? In questo caso, è una fortuna averti incontrato.
– Sei doppiamente fortunato, il qui presente Graziano è, per farla breve, un esperto supervisore della manutenzione dei treni. Giusto oggi ha partecipato a un convegno di settore, e rivolgendosi a Graziano
– Come è andata?
– Bene, per fortuna che ne ho parlato con voi questa mattina, dopo non ho più avuto tempo. Ci mancava pure il giornalista a cui so di aver attizzato la curiosità! Da una parte è un bene perché può essere un’occasione unica per raccontargli qualcosa, fargli capire l’importanza del lavoro di revisione dei treni, ma dall’altra…Questa sera pensavo di sondare il terreno con Ilaria, però mi occorre la complicità di Daniela e questo giornalista è di troppo.
– Sai, Claudio, riprende Daniela avviandosi verso l’inizio del marciapiede, noi due saliamo sempre sul secondo vagone di testa; questa sera dovrebbe esserci anche una nostra comune amica, Ilaria che ti presenterò. Quando c’è, ci tiene il posto.
– Sto scoprendo che sui treni pendolari si formano dei piccoli gruppi di amici e che ogni treno è una comunità a sé. Cosa mi dite di questo?
– Aspetta e vedrai. Forse, perché ci viaggia Graziano, è un treno molto più pulito di altri, per il resto osserva e prendi nota.
Daniela si è resa conto delle perplessità di Graziano e sta già pensando a una sistemazione strategica dei posti, intuisce anche lei che è una serata importante. Gli dà un biglietto timbrato:
– Mi avanzava, così non fai la figura di questa mattina se passa il controllore; potrebbe essere uno che non ci conosce, e a bassa voce, reggimi il gioco quando parlerò dei tuoi impegni. Così dicendo fa in modo che Graziano salga per primo.
– Nonno, mi tocca fare il deus ex machina. Questa sera è assolutamente importante la sistemazione dei posti. Graziano dovrà sedersi di fianco a Ilaria, nella speranza che questa non si metta a civettare con Claudio, ne sarebbe capace. Se succede la strozzo.
– Cara nipote, io so che vuoi un lieto fine. So anche che sei contro la pena di morte.
– Sì, nonno, cavarle gli occhi, solo un pochino?
– Non sei molto tollerante questa sera. Cosa mi dici inoltre di quel biglietto Cremona – Milano, già timbrato, che hai dato a Graziano?
-Troppo lungo da spiegare. Guarda e capirai.
Dopo aver lasciato passare qualche altro passeggero, Daniela e Claudio salgono in treno, raggiungendo finalmente Ilaria e, già seduto di fronte a lei, Graziano, entrambi a lato del finestrino. Daniela, ancora in piedi, li osserva rapidamente. Una posizione romantica! Si inizia a parlare del paesaggio, poi delle sensazioni suscitate dal paesaggio e da lì è facile arrivare ai loro sentimenti! Graziano è timido, ma non stupido. Dovrebbe farcela e, salutando Ilaria, accenna brevemente a Claudio.
– Ciao Ilaria, lui è Claudio, un mio vecchio compagno di scuola. Tutto bene oggi?
– Ciao, sì, meglio del solito: oggi sono riuscita a lavorare senza essere distratta. Forse ti racconterò, poi guarda Claudio, un altro uomo affascinante, ma chi è? Com‘è che questa qua si circonda di uomini interessanti?
Quando sono tutti seduti, Claudio spiega il suo ruolo.
– Ciao a tutti, sono un giornalista dell’Eco di Cremona, sono stato invitato da Daniela a unirmi a voi perché sto raccogliendo materiale per una serie di articoli sui passeggeri dei treni.
Ilaria pensosa, ma chissà che genere di materiale raccoglie? Chi li capisce gli amici della Professoressa è proprio bravo!
Daniela continua:
– Graziano ti ha già annunciato che questa sera proseguirà il viaggio con noi perché dovrà incontrare un dirigente delle ferrovie? Lo ringraziamo perché, memore della promessa di questa mattina, ha scelto di fare il viaggio più lungo,
apposta per incontrarci. Però, non ho capito se dovrà scendere a Milano o a Lodi. Pronta la risposta di Graziano:
– A Lodi. Non ho finito di dirlo perché sono stato interrotto dal treno in arrivo . Ecco perché mi ha dato il biglietto. Non l’ho ancora guardato, probabilmente è fino a Milano.
-Veramente? Ilaria manifesta un visibile sollievo, dopo l’espressione sorpresa con cui aveva salutato il giornalista.
– Benissimo Claudio, allora facciamo un pezzo di strada insieme questa sera.
– Dal momento che sono qui per lavorare, riprende Claudio già con penna e taccuino in mano, lavoriamo. Che cosa mi dite di questo treno?
– Questo, come tutti quelli da e per Milano, è decente, formato da vagoni moderni. Dovresti vedere i treni che partono direttamente da Codogno per Mantova o per Pavia: un autentico campionario di vagoni storici, alcuni dei quali mai visti sulle linee ferroviarie principali. Nonostante ciò i treni di questa linea sono quasi sempre in orario.
– E’ vero. I ritardi sono dovuti a eventi eccezionali. Ti ricordi quella volta del circo sul passaggio a livello?
– Sì, non finiva più di passare. Siamo rimasti fermi per venti minuti.
– E quella volta che…
Il dialogo tra Daniela e Graziano è serrato, hanno molti ricordi ferroviari in comune.
Claudio li interrompe:
-Mi sto rendendo conto che entrambi siete una miniera di notizie su questi treni . Chissà quante altre storie conoscete! Daniela, mi dai il numero del tuo cellulare così posso ricontattarti?
– No, tanto è sempre spento.
-La tua mail?
– Troppo complicata. Perché invece non vieni a trovarmi nella scuola dove insegno attualmente, l’Istituto Tecnico Panca? Mi piacerebbe parlarti di attività scolastiche e di un mio sogno, una pagina settimanale dedicata alle scuole del territorio.
– Splendida idea! Mi hai suggerito come proseguire: farò una pagina dedicata ai problemi e alla fatica aggiuntiva degli studenti pendolari per arrivare a scuola, poi parlerò delle loro scuole e con ciò inizierò la rubrica settimanale. Sulla stessa pagina la pubblicità di cartolerie e affini. Daniela, sei grande! Sicuramente verrò a trovarti. – Siamo arrivati a Codogno. Io scendo. Ciao, guardando Ilaria e Graziano, buon proseguimento di viaggio, come dicono i ferrovieri, e rivolta a Claudio, potresti andare a intervistare i passeggeri degli altri vagoni, quelli più affollati.
– Agli ordini, saluta ironicamente Claudio alzandosi. Come dicono da queste parti, alle donne comandine, è meglio obbedire.
-Tra quei due c’è qualcosa? Emettono vibrazioni così evidenti…, chiede Claudio a Daniela nel vestibolo del treno, prima di separarsi.
– Forse. E’ una situazione in divenire. Posso tuttavia affermare che sono stata il mezzo per farli incontrare. Conosco Graziano da qualche anno, mentre Ilaria è al suo primo anno di vita da pendolare; è stata lei ad avvicinarmi per chiedere una penna. Forse aveva già notato che chiacchieravo amabilmente con Graziano…. Devo proprio scendere. Ciao, fatti vivo.
– Ciao. E’ stato un piacere averti incontrato.
La risposta di Graziano si attenua nel brusio dei passeggeri, mentre Daniela scende dal treno .
– Nonno, anche questa è fatta! Ilaria e Graziano forse stanno per mettersi insieme, forse il loro lavoro migliora. Adesso mi occuperò di Claudio e dei due gemelli
– Così avrai materiale per scrivere il tuo prossimo romanzo rosa.
– Nonno! Nessuno deve sapere che io, un’algida professoressa di matematica, scrivo romanzi rosa di successo!
Daniela esce dalla stazione, ritrova la sua macchina, la mette in moto e si avvia verso casa.
Rimasti soli, il lato emotivo di Graziano inizia a martellare, rendendolo incerto e goffo, la paura dell’eventuale rifiuto di Ilaria lo terrorizza, anche se le avvisaglie non sono negative, lei non gli stacca mai i suoi occhi di dosso. Per stemperare quell’atmosfera irreale che comincia a rendersi palpabile, le chiede:
– Abiti lontano dalla stazione?
– No. Per fortuna no. Devo comunque fare un buon pezzetto di strada ogni qualvolta mi muovo.
– Conosci qualche buon locale dove offrirti un happy-hour fatto bene? Sempre se non hai altri impegni.
– Certo che lo conosco, ogni volta che passo a passo spedito vedo attraverso le vetrine di un bar alla moda, il bancone strapieno di ogni genere di stuzzichini, devono essere veramente appetitosi.
– Forse è l’occasione buona per verificare la loro bontà. Posso invitarti?
– Siii! Finalmente qualcosa si muove.-
– D’accordo. Grazie per avere accettato il mio invito, sai, approfitto per festeggiare la giornata.
– A proposito, raccontami tutto.
– E’ andata benissimo, le mie paure sono svanite appena ho iniziato a illustrare la relazione. Ho continuato a mostrare i vari dati comparandoli tra loro, ovvero raffrondando la situazione attuale con quella prevista dallo studio. Alla fine ho visto solo visi sorridenti e soddisfatti. Sono felice del risultato, gli sforzi miei e dei miei colleghi sono stati premiati. Stiamo entrando in stazione, forse è meglio prepararci in tempo, non voglio scendere al capolinea.
Usciti dalla stazione, si incamminano lungo Viale Abate Luigi Anelli, per poi svoltare in via Giovanni Gandini. Il bar è subito all’angolo, ben illuminato e arredato sobriamente con diversi divanetti ben imbottiti. Si accomodano su un divanetto libero verso il fondo del locale uno accanto all’altro.
– Cosa posso servirvi?
E’ il cameriere che con sollecitudine si è precipitato a prendere la comanda.
– Un gingerino, esclama Ilaria di getto.
– Forse è meglio farci consigliare dal cameriere, e poi non possiamo brindare con un aperitivo prettamente analcolico, qui dobbiamo festeggiare. Cosa ci può consigliare?, dice rivolto al cameriere.
Questi con fare professionale inizia a elencare una decina di nomi strani, indicando anche le varie composizioni. Scegliamo uno moderatamente alcolico. Una voce di donna nel frattempo si ode nel locale, sta riportando all’ordine una masnada di ragazzini turbolenti, i suoi figli, lì a pochi metri da loro.
Graziano riconosce immediatamente la sua voce, è quella di Elena la ragazza dei suoi sogni, sì è proprio lei, non può sbagliare. Oltre la voce anche la sua gestualità è rimasta immutata nel tempo, la ricorda così nonostante l’avesse persa di vista da parecchi anni. Eccola lì con un marito e tre figli, ancora bella e affascinante.
Che strano. Il subbuglio interiore che pensava dovesse assalirlo, non gli si manifesta, anzi rimane freddo e lucido, cose se improvvisamente tutte le scorie e le ossessioni che aveva artificialmente creato e che si erano sedimentate nel suo cervello, fossero trascinate via da un’ondata di acqua purissima, rigenerandolo.
– Graziano, è successo qualcosa, stai male?
Era rimasto col tronco girato di 45° verso quella donna.
– No. Sto bene, anzi ti dirò di più, sto benissimo. Ho scacciato finalmente i miei fantasmi, mi sento rinato.
Lo dice più a se stesso che a Ilaria, con forza e determinazione, ormai conscio di aver seppellito definitivamente i suoi ricordi.
Ilaria, dal canto suo, ha capito benissimo che quella donna c’entra con Graziano, ma preferisce non dire nulla. E’ lei quella che ha più scheletri nel proprio armadio, quindi qualsiasi cosa dica, sarebbe inopportuna. Il suo passato lo conosce solo lei e nessun altro, almeno in questo è sempre stata riservata.
– Forse è meglio fare due passi, andiamo verso il centro, propone Ilaria guardandolo con una certa apprensione.
Dopo aver bevuto l’aperitivo e assaggiato una parte degli stuzzichini portati dal cameriere in un grande vassoio, si alzano. Ilaria con una certa fatica; l’alcool bevuto l’ha aggredita tanto da renderla malferma sulle gambe costringendo Graziano ad offrirle il braccio.
Passano accanto alla sua ex, e volutamente Graziano la fissa nel profondo degli occhi. Elena non lo riconosce, nemmeno quando saluta il barista all’uscita, è la conferma definitiva che Graziano cerca.
Uscito dal locale respira a pieni polmoni, ha bisogno impellente di ossigenare anche loro, insieme al cervello. A passo lento si incamminano senza una meta precisa, lei ancora sottobraccio a lui, anzi aggrappata a lui, con la testa reclinata sulla spalla. Ridono e parlano ininterrottamente per più di un’ora, attraversando il centro cittadino, fino a raggiungere il Teatro delle Vigne. Solo a quel punto Graziano, si rende conto che la notte è in procinto di prendere il sopravvento sulla sera, ovvero che l’ora dell’appuntamento col dirigente delle ferrovie è prossimo, per cui per essere credibile fino in fondo deve affrettare il passo per essere puntuale. Per fortuna Ilaria abita sul tragitto di ritorno. L’accompagna sotto il portone di casa ringraziandola per la compagnia. Ilaria capisce che la serata si sarebbe conclusa senza alcun seguito e rapidamente elabora un piano diabolico.
Perde volutamente l’equilibrio tanto da farsi afferrare saldamente nelle sue braccia, e con noncuranza accosta la sua bocca contro quella di Graziano. Non si staccano se non dopo un’eternità. La felicità dei due è evidenziata attraverso lo scintillio dei loro occhi, brillano nella penombra, nonostante la fioca luce proveniente da una lampada posta sull’arcata del portone.
Ilaria si stacca da Graziano colta da una improvvisa finta ritrosia e, mandandogli un bacio ulteriore con la mano (come una “femme fatale”) si avvia barcollando verso la scala per salire i due piani a piedi; in quel vecchio caseggiato manca l’ascensore e mai come in questo momento se ne dispiace. Graziano prontamente la prende per le spalle e le fa salire i due piani lentamente fino all’uscio del suo appartamento. Qui Ilaria torna in sè e si rende conto che non può farlo entrare.
Finalmente questa sera si è rotto il ghiaccio con lui, però fermiamoci qui, che cosa deve pensare di me, che sono poco seria? E’ vero che ci conosciamo da molti mesi per i nostri viaggi giornalieri in treno e che non siamo più due ragazzini, però il corteggiamento tra uomo e donna ha le sue regole ben precise e vanno rispettate! Il messaggio deve essere chiaro, per me Graziano è troppo importante, è una cosa seria, speriamo che sia così anche per lui, che non mi consideri un passatempo; che giornata impegnativa….…
Graziano rimane sbigottito come in trance, non sa come comportarsi e quando Ilaria scompare dietro la sua porta finalmente si ricorda dell’appuntamento.
Scende gli scalini a due per volta rivivendo mentalmente i momenti più salienti della giornata e soprattutto gli ultimi della serata: da quando sono scesi dal treno con a fianco Ilaria ondeggiante flessuosa sui tacchi alti, la gonna nera a tubino attillata che le fascia i fianchi e mette in evidenza le sue lunghe gambe tornite, la camicetta bianca scollata, avvolta da una nuvola di fresco profumo di rosa fino a quando hanno varcato la soglia del bar.
Sembrava appena uscita da un salone di bellezza e non da un Corso per Panificatori dove ci si infarina.
Quando lui glielo aveva fatto notare lei prontamente aveva risposto:
– Ma io porto in borsa il camice bianco e quando arrivo a scuola tolgo gonna e camicetta, perchè alla sera uscendo devo sempre essere in ordine, pulita e profumata come una vera signora. Nell’armadietto della scuola lascio gli zoccoli bianchi e la cuffietta.
Graziano intuisce da queste parole quanto Ilaria desideri in cuor suo salire i gradini della scala sociale e prova una profonda ammirazione per questa donna tenace, dal passato triste e doloroso.
Ilaria finalmente rimasta sola nella sua casa è in grado di formulare pensieri più concreti e razionali che riguardano il suo ipotetico futuro con Graziano. Appena finito il Corso io potrei aprire un negozietto piccolo, almeno all’inizio, in una zona centrale, dove tutti passeggiano il sabato e anche la domenica mattina. Sentendo il buon profumo di pasta fatta in casa che esce dal mio negozio, saranno costretti a fermarsi e a comprare. Terrò sicuramente i prezzi più bassi per farmi conoscere e avviare il negozio con una certa clientela, io voglio quella che conta, non i poveracci, sono stanca di miseria….. Graziano non deve vergognarsi di me, il passato è servito solo per avere i soldi che mi permetteranno una nuova vita, e poi voglio un figlio mio, mi farò aiutare da qualcuno nel lavoro, me lo potrò permettere, in fin dei conti Graziano ha una buona posizione ed è un uomo istruito, io lo aspetterò alla sera con il pargoletto e farò in modo da creargli intorno quel calore che quella sciacquetta che ha incontrato al bar non gli ha dato in passato…..Non deve rimpiangerla di certo!. Ilaria svegliati, tu stai sognando ad occhi aperti, ricordati che il risveglio può essere molto amaro, la verità è che sento già di amarlo. Io con lui vorrei salire su un treno qualsiasi senza sapere quale è la destinazione: il treno della vita!
Già, la riflessione di Ilaria è più che mai giusta, perché anche oggi il treno rappresenta il vero senso dell’avventura, dell’evasione, il fuggire da qualcuno o da qualcosa guardando fuori dal finestrino i paesaggi scorrere velocemente mentre si è cullati dai propri pensieri. Parlare con i compagni di viaggio occasionali o giornalieri, se la tratta che si percorre è la stessa, raccontando loro solo il meglio di sè o quello che vorresti essere, ti dà la stessa sensazione dell’ignoto.