Germanwings: trovata la scatola nera. Il mistero del piloti chiuso fuori dalla cabina

Pubblicato il 27 Marzo 2015 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della sera: “Trovata la scatola nera. Il mistero di uno dei piloti chiuso fuori dalla cabina”. “Il disastro. La ricostruzione choc sull’aereo caduto”.
Il titolo più grande: “Italicum, l’affondo di Renzi”. “Il premier accelera sulla legge elettorale: è come gli 80 euro. I suoi: chi vota contro è fuori”. “E il governo anticipa i temi del documento triennale sui conti pubblici”.
Sotto: “Stretta antiterrorismo. Il caso dei controlli sui pc”. “Monitoraggi sulla Rete, il pasticcio degli emendamenti”.
A fondo pagina: “Il Papa in visita alla Chinatown di Prato”. “L’incontro in autunno. Una comunità con 32 mila immigrati regolari e 15 mila clandestini”.
L’editoriale, firmato da Ernesto Galli della Loggia, è dedicato a Roma: “Una città e l’etica perduta”.

La Repubblica ha in prima una grande foto dei resti dell’Airbus precipitato: “’Un pilota chiuso fuori della cabina’. Airbus, l’ipotesi shock del suicidio”, “La scatola nera rivela gli ultimi istanti: uno solo al comando”.
In apertura a sinistra: “Intercettazioni, la stretta del governo”, “Verso il limite alla pubblicazione”, “Blitz di Renzi dull’Italicum: ‘Subito il voto alla Camera’”.
A centro pagina: Sgominata cellula italiana dell’Is. Terrorismo, meno privacy per i pc”, “Reclutava jihadisti, tre arresti”.
Nella colonna a destra, la “copertina” dell’inserto R2: “L’intrigo internazionale del Nobel senza pace”, “Viaggio nei veleni di Oslo dopo la cacciata del capo del comitato”. Se ne occupa Andrea Tarquini, inviato ad Oslo.

La Stampa, con foto della cancelliera tedesca Merkel insieme al presidente francese Hollande e al primo ministro spagnolo Rajoy, ieri sul luogo in cui è precipitato l’Airbus: “Il dolore e i dubbi sulla sicurezza”, “La scatola nera non chiarisce le cause dell’incidente dell’Airbus. Recuperati i primi corpi, oggi arrivano i familiari”.
A centro pagina: “Reclutavano jihadisti per l’Isis. Smantellata una cellula in Italia”, “Tre arresti tra Piemonte e Albania. Un altro è riuscito a fuggire in Siria”.
Sull’economia: “Pininfarina vende agli indiani. Intesa più vicina alla chiusura”, “Mahindra & Mahindra starebbe per acquisire il controllo del marchio storico torinese. E il titolo guadagna il 26% a Piazza Affari”.
“L’evento” di cui si occupa Mauro Pianta: “Il Papa entrerà in un tempio valdese: prima volta nella storia”, “Succederà a Torino il 22 giugno per l’Ostensione. Qualcuno l’ha già definito ‘il miracolo della Sindone’”.
Nella colonna a destra un intervento di Roberto Toscano: “Se la Spagna si scusa con gli ebrei”, “Dopo 500 anni”. Ieri le Cortes hanno riconosciuto ai discendenti degli ebrei espulsi nel 1492 il diritto ad ottenere la cittadinanza spagnola.

Il Fatto: “Ci frugano nelle email con la scusa dell’Isis”, “Il decreto antiterrorismo di Alfano giunto alla Camera consente all’intelligence e alle forze dell’ordine di introdursi in telefonini, tablet, computer, senza alcun controllo e per qualunque reato. I pm, da Roberti a Pignatone: ‘Norme mal scritte e la Procura nazionale è disarmata’”.
A centro pagina: “L’inchiesta Incalza bussa in Vaticano”, “L’ex manager delle Infrastrutture arrestato per lo scandalo Grandi opere non convince i magistrati sui favori al prelato (si tratta di monsignor Gioia, ndr). Perquisita l’abitazione del religioso e sequestrate copie dei suoi movimenti bancari”.
A centro pagina attenzione anche per Sergio Marchionne, “L’Ad più pagato con gli operai più poveri”: “Marchionne taglia a tutti, ma non a sé”, “Nessuno al mondo batte i suoi 60 milioni di stipendio, ma uno studio Usa rivela che i dipendenti costano 10 dollari all’ora meno di quelli dei concorrenti Ford e Gm. A Pomigliano un altro anno di cassa integrazione”.

Il Giornale: “L’Isis è già qui. I tagliagole in casa”. “‘Alto rischio attentati’, retata di estremisti insospettabili in tutta Italia. Vivono tra noi, alla faccia dei buonisti”.
E poi: “Airbus, tragedia ancora inspiegabile. Con l’ombra del dirottatore”.
A centro pagina, con foto, si parla della fiction di Sky dedicata a Mani pulite: “Sky usa la fiction per riscrivere la storia di Mediaset”, di Paolo Liguori.
Di spalla un articolo di Alessandro Sallusti sulle indagini sulle cosiddette olgettine: “Pm ossessionati. Mesi di indagini per la classifica degli ingressi ad Arcore”.
A centro pagina: “Forza Italia-Lega, l’accordo è vicino”. “Oggi incontro Berlusconi-Salvini per l’ufficialità”. “Ncd, sondaggio choc: per la base deve lasciare il governo”.

Il Sole 24 Ore: “Risparmio, meno del 10 per cento a sostegno delle imprese”. “I fondi pensione investono appena il 25 per cento in azioni e obbligazioni di aziende nazionali”. “Dai fondi italiani solo 14 miliardi in Piazza Affari”. “Il caso assicurazioni”.
In alto: “Airbus, recuperata la scatola nera con i dati chiave”. Accanto: “Blitz contro l’Isis tra Italia e Albania. Tre arresti, smantellata una cellula jihadista”.
E poi un articolo dedicato alla “polveriere Yemen”: “Il paese in mano ai ribelli”.
A centro pagina i dati di Confindustria sulla crisi: “CsC: si consolida la ripresa”. “La stima per il primo trimestre: Pil + 0,2 per cento, ma per rafforzare il trend bisogna accelerare sulle rifome”. “A febbraio corre l’export negli Usa (+49,3), giù la Russia (-28,5).

Germanwings

Le prime 9 pagine de La Repubblica sono ancora dedicate all’Airbus precipitato nell’Alta Provenza. Si riferisce della ipotesi avanzata dal New York Times, secondo cui in uno dei passaggi audio già in possesso degli investigatori, si sentirebbe uno dei due piloti che tenta di rientrare nella cabina di pilotaggio. Ma la porta è chiusa, lui bussa più volte, senza ricevere alcuna risposta. Una fonte dell’inchiesta dice: “A un certo punto si sente che cerca quasi si buttare giù la porta”. Per ben tre volte i controllori di volo da Aix-en-Provence tentano di mettersi in contatto con la cabina di pilotaggio. Alle 10.35 il primo tentativo resta senza risposta. Alle 10.36 i controllori dichiarano l’emergenza. Poi la “discesa regolare e non brutale” dell’aereo, che dura otto minuti.
Il Sole 24 Ore: “E’ normale che uno dei due piloti lasci brevemente la cabina di pilotaggio per andare in bagno o per altre ragioni. E’ anche vero che la cabina è chiusa dall’interno per garantire la protezione dal pericolo di un attacco terroristico. In molti casi tuttavia ci sono dei codici elettronici esterni che consentono all’equipaggio di aprire la porta. In questo caso, dalle frenetiche registrazioni citate dal New York Times sembra che nulla di tutto questo sia stato possibile. Che cosa e’ dunque successo? Possibile che l’altro pilota abbia avuto un malore proprio in quel momento e per una tragica coincidenza del destino l’altro pilota si trovava fuori e non poteva rientrare? Possibile che abbia chiuso la cabina dall’interno per evitare, se c’era davvero, che il codice esterno potesse essere usato? In questo caso si deve pensare all’ipotesi di un gesto folle da parte del copilota. Ma le registrazioni riportano un dialogo del tutto normale e rilassato fra i due piloti fino al momento del trambusto in cabina e poi dello schianto sulle montagne”.
Il Sole 24 Ore scrive anche che il direttore della Bea francese, l’ente che sorveglia sulla sicurezza aerea, ha detto comunque che ci vorrà tempo, che è troppo presto per trarre conclusioni. Solo una scatola nera è stata ritrovata finora. Secondo altre indiscrezioni, negli ultimi minuti del volo i controlloi di volo hanno tentato ripetutamente di mettersi in contatto con la cabina di pilotaggio senza ottenere risposta. Sarebbe esclusa la depressurizzazione o l’esplosione prima dell’impatto. I passeggeri probabilmente avevano indossato le mascherine.
Il Giornale, ancora citando il quotidiano Usa, riferisce di altre notizie dalle indagini: “‘Non sappiamo ancora perchè uno dei due (piloti) fosse uscito fuori dalla cabinma l’unica cosa certa è che negli ultimi minuti di volo l’altro pilota (quello rimasto ai comandi) era solo e non ha aperto la porta’.  Tra le ipotesi due sono le più accreditate: che il pilota rimasto all’interno sia stato colto da un malore e non sia stato più in grado di sbloccare (con l’interruttore posto sul quadro comandi) la porta (blindata su tutti i jet commerciali dopo l’11 settembre) o che – ipotesi definita ‘atroce’ da Cnn – si sia trattato di un atto deliberato di terrorismo, una missione suicida. Ipotesi, quest’ultima, finora non esclusa dalle autorità ma ritenuta altamente improbabile”.

Intercettazioni

Su La Repubblica, alle pagine 10 e 11: “Intercettazioni, nuova legge, niente freni ai giudici, limiti alle pubblicazioni”, “Il governo riapre il dossier e pensa a multe per chi diffonde conversazioni non penalmente rilevanti”. Liana Milella, che se ne occupa, riferisce del “pressing2 di Ncd dopo il caso del ministro Lupi. La norma potrebbe essere inserita nel provvedimento sulla diffamazione, licenziato dal Senato e ora arrivato alla Camera. Milella sottolinea che al presidente del Consiglio le telefonate private sui giornali non sono mai piaciute: “basta risentirlo il 30 giugno, nella conferenza stampa a Palazzo Chigi in cui presenta i famosi 12 punti sulla giustizia. Quando arriva al capitolo delle intercettazioni eccolo dire: ‘I magistrati devono essere liberi di intercettare, ma dove sta il limite della pubblicabilità? Se c’è una vicenda personale, slegata dall’indagine, capisco il giornalista, ma esiste ancora il diritto alla privacy? Dov’è il confine? Mi rivolgo ai direttori dei giornali, domando loro ‘quale è il limite?’”. Quindi, secondo Milella, “oggi sarebbe politicamente sbagliato dire che Renzi cambia le regole perché Alfano glielo chiede, minacciando anche di ostacolare al Senato il cammino dell’anticorruzione. L’attuale ministro dell’Interno, se lo ricordano tutti, è l’autore della famosa legge-bavaglio che, dal 2008 al 2011, ha drammatizzato la vita del governo Berlusconi. Lì l’attacco ai magistrati era pesante, le limitazioni all’uso delle microspie massiccio, il bavaglio alla stampa tombale. Oggi Alfano non può riproporre quel testo, anche se il vicemnistro della Giustizia Enrico Costa, esponente di punta di Ncd, alla Camera lo ha già fatto”.
Lo stesso vicemninistro Cosa viene intervistato dal quotidiano e dice: “Le conversazioni private, non rilevanti per l’indagine, devono restare tali”. Sanzioni per la stampa? “Servono regole per non farle uscire”. Noi dell’Ncd, dice, “siamo liberali, rigorosi e garantisti. Rigore e garanzie possono stare insieme”. Volete costringere pm e gip a usare sempre meno le intercettazioni e i giornalisti a non pubblicarle? “Gli ascolti, come mezzo di ricerca della prova, non si discutono. Quanto a metterli sui giornali, mi chiedo, e le chiedo, quali garanzie ha un cittadino che un suo dialogo, senza rilevanza per l’indagine, accidentalmente intercettato, non venga sbandierato ai quattro venti?”.

Antiterrorismo

Le pagine 2 e 3 de Il Fatto si occupano del decreto antiterrorismo, all’esame della Camera dei Deputati. Il quotidiano ha riascoltato le audizioni in commissione degli esperti e cita quelle di Alessandro Pansa (capo della polizia), di Giuseppe Pignatone (Procuratore della Repubblica di Roma), Franco Roberti (Procuratore nazionale antimafia), Edmondo Bruti Liberati (Procuratore della Repubblica di Milano), riassumendo, nei titoli: “Antiterrorismo, i pm: ‘Poche idee ma confuse’. Le critiche di Pignatone e Bruti Liberati sul testo ora alla Camera: ‘Non si sa cosa sarà reato’. Roberti: ‘La procura nazionale è una scatola vuota’”. Secondo Wanda Marra, che ha redatto l’articolo, il provvedimento, visto dagli esperti, appare come fortemente limitativo delle libertà personali e della privacy, vago e approssimativo nella definizione del reato di terrorismo e delle misure da applicare, decisamente non funzionante nei poteri si coordinamento attribuiti alla Procura nazionale antimafia (e Antiterrorismo) e nella regolamentazione dei rapporti tra i servizi e la superprocura. Il quotidiano intervista anche l’analista Ispi Arturo Varvelli (che dice “Contro il Califfo non basta solo la repressione”, perché è necessario occuparsi delle cause “profonde” della nascita del radicalismo, ovvero della situazione del mondo arabo e, da questo punto di vista, “appoggiare oggi Al Sisi in Egitto equivale al sostegno a Mubarak dieci anni fa”, perché si ccaetta la repressione dell’opposizione, anche se sottolinea che “è positivo che i magistrati possano oscurare siti web per limitare la propaganda dell’Isis”) e l’ex generale della Guardia di Finanza Umberto Rapetto, che si dichiara “sbigottito” e dice che “Hanno istituito la legge marziale”. Sulla stessa pagina, l’articolo di Paola Zanca: “Il ‘Patriot Angelino Act’ uccide la privacy digitale”, “L’emendamento del Viminale al decreto di Alfano per spiare tutti”. E c’è “il rischio fiducia” sul provvedimento.
“Meno privacy sui pc, la polizia potrà spiarci anche a distanza”, scrive La Repubblica in un articolo decreto al decreto antiterrorismo.