Le aperture
La Repubblica: “Monti, subito riforma del lavoro”, “Scatta la fase due: liberalizzazioni, tagli e infrastrutture”, “Il piano approvato al Consiglio dei ministri. Attacco alle lobby di farmacisti e taxi. A gennaio tavolo della Fornero con i sindacati”.
A centro pagina: “Usa-Iran, venti di guerra sulla via del petrolio”, “La Quinta flotta a difesa dello Stretto di Hormuz”.
In prima pagina la lunga lettera che il presidente Napolitano ha inviato alla rivista Reset: “Napolitano: nella crisi leader europei in affanno, ora serve più coraggio”.
Ancora in prima: “Asta record dei Bot, dimezzati i tassi, ma lo spread sale”.
Corriere della Sera, sui provvedimenti che il governo si appresterebbe a varare: “Una legge sulla concorrenza”, “Dalle professioni ai trasporti, alla benzina. Entro gennaio le norme quadro. Sul tavolo del governo la richiesta di aumenti fino al 5% per le autostrade”. E, sotto la testata: “Bene l’asta dei Bot: i rendimenti dimezzati al 3,2%. Ma lo spread resta sopra quota 500”.
In taglio basso: “Si riaccende la sfida tra Iran e Stati Uniti sulla via del petrolio”.
Il Giornale: “Governo in silenzio stampa”, “Non sanno più che fare”, “Ieri doveva essere il giorno della fase due della manovra. E invece, dopo il Consiglio dei ministri, Monti ha ordinato ai suoi colleghi di tacere. Perché su liberalizzazioni e welfare si è già impantanato”.
Il Foglio: “Lady Spread non ci dà tregua nonostante i Bot siano appetiti”, “Bene l’asta dei titoli a breve. Attesa per qualla odierna dei Btp. Resta alta la differenza con i Bund tedeschi”.
E, ancora in prima, sulla “corsa economica”: “Il Brasile in recessione sorpassa l’Inghilterra e sta per acciuffare Parigi”.
Il Sole 24 Ore: “Asta BoT, dimezzati i rendimenti”, “Ma l’effetto non dura sullo spread: il differenziale cade a 479, poi risale a quota 510”, “Assegnati 9 miliardi di titoli a sei mesi con tassi al 3,35%. Oggi asta per i Btp. Borse europee in rosso, euro ai minimi dell’anno sul dollaro”.
In taglio basso: “Monti: più mercato e investimenti”, “Stretta contro il sommerso, la Gdf scopre un tesoro da 4,5 miliardi”, “Il premier in Consiglio: a gennaio prima tranche per la crescita, obiettivo Ue. Sgravi per le eco-imprese”.
La Stampa: “Bot promossi, euro a picco”, “Bene l’asta, rendimenti dimezzati. Monti: a gennaio via al piano riparti-Italia”.
A centro pagina, grande foto della rissa nella basilica della Natività a Betlemme tra greco-ortodossi e armeni: “Botte fra preti, caos in chiesa a Betlemme”.
Monti
Secondo La Stampa sono “pronti i tre pilastri” della fase due del governo: lavoro, liberalizzazioni e infrastrutture. Monti punterebbe ad intervenire con misure di ordine generale, piutttosto che colpendo le singole categorie: ci sarà quindi un disegno di legge organico sulla concorrenza, anche se non si escludono interventi su signoli settori come farmacie e taxi.
Anche secondo il Corriere “si ripartirà dalla legge sulla concorrenza”: quella che dovrebbe essere presentata ogni anno e che nel 2011 è saltata per i dissidi interni e la scarsa convinzione del governo Berlusconi. Del resto, essendo il governo dell’ex commissario Ue alla concorrenza Monti e dell’ex-presidente dell’Antitrust Catricalà (oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio), “non sorprende” che questa legge diventi “una priorità”: dovrebbe essere varata entro gennaio. E recepirà le richieste di maggiore apertura che vengono dalle diverse Authority di settore: antitrust, energia, assicurazioni, lavori pubblici.
Secondo Il Sole 24 Ore il governo sta lavorando anche ad una riforma in senso ecologico del sistema fiscale: “fisco a misura d’eco-industria”, titola il quotidiano, spiegando che la riforma fiscale potrebbe spostare progressivamente le basi imponibili dall’utilizzo di lavoro -e in generale dalla produzione- all’utilizzo di risorse naturali a carattere inquinante.
Accanto, un contributo del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che sottolinea l’importanza degli “Impegni volontari delle imprese” nella riduzione delle emissioni di CO2,. secondo le indicazioni del pacchetto energia dell’Ue e gli impegni del protocollo di Kyoto. Clini parla della “Carbon footprint” la misura che esprime in termini di CO2 l’equivalente delle emissioni di gas serra associate direttamente o indirettamente a un prodotto. La misura è piuttosto diffusa nei Paesi anglosassoni, e Clini sottolinea che diverse aziende italiane la stanno facendo propria volontariamente.
Michele Salvati sul Corriere, “in attesa della fase 2”, scrive che “chi pretende da questo governo risultati immediati in termini di crescita non sa di che cosa parla. O meglio, lo sa benissimo, ma vuole arrivare all’appuntamento elettorale del 2013 in condizioni propagandistiche favorevoli. Questa mi sembra in particolare la strategia del Pdl, mentre il Pd è bloccato dal tentativo di difendere le sue alleanze tradizionali”. Il messaggio del Pdl, che punta a sottolineare la mancata crescita promessa, è “insidioso e capace di presa nelle condizioni di disagio sociale che prevarranno al momento delle elezioni, e Monti farebbe bene a contrastarlo”. Non tanto per interesse elettorale – che non ha – ma perché sa benissimo che, anche se si arrivasse ad elezioni alla fine della legislatura, egli lascerà il cantiere delle riforme in buona misura aperto, e sarà un governo politico che dovrà continuare i lavori. Sarebbe un vero guaio se i “politici” non proseguissero o disfacessero quanto i “tecnici” hanno cercato di costruire.
Istat
Il Sole 24 Ore riassume così i dati resi noti dall’Istat sul futuro demografico del nostro Paese: “Nel 2065 un italiano su tre avrà più di 65 anni”. E “saremo 61,3 milioni”. In calo “la popolazione in età da lavoro: dal 65,7 di oggi al 54,7%. Gli immigrati destinati a triplicarsi: da 4,6 milioni saliranno a 14,1”: diventeranno 14 milioni. Insomma, l’Italia somiglierà “sempre di più a quel ‘Paese per vecchi’ caro a Cormac McCarthy e ai fratelli Cohen. Nei prossimi 40-50 anni la percentuale di over 65 salirà fino a rappresentare un terzo della popolazione”. Il calo della popolazione in età lavorativa è per Il Sole uno degli aspetti più preoccupanti della rilevazione: la fetta dei cittadini tra i 15 e i 64 anni subirà una lieve flessione già nel medio periodo, quando dal 65,7 per cento odierno, scenderà al 62,8 del 2026. Ma nel 2056 toccherà un picco negativo, scendendo al 54,3 per cento.
In prima pagina su La Stampa, Giovanna Zincone commenta i dati Istat sull’immigrazione: “Il nostro futuro multietnico”.
Sul Corriere è Gian Antonio Stella ad occuparsene: “I numeri e il futuro, immigrati o cittadini?”, “La storia insegna che il figlio di un migrante può amare la Patria più di un locale”.
Napolitano
Su La Repubblica ampi stralci della lettera che il capo dello Stato ha indirizzato alla rivista Reset, in risposta ad una sollecitazione alla riflessione sulla politica italiana a 50 anni dalla morte di Luigi Einaudi. Con due domande: perché il riformismo non ha raccolto la sua lezione liberale? E perché la politica europea non riesce ad esprimere una leadership all’altezza della crisi, come accadde nel dopoguerra? Napolitano nota che l’Europa è giunta ad un “terzo appuntamento con la storia”: “Quello del calare – approfondendolo come non mai – il nostro processo di integrazione nel contesto di una fase critica della globalizzazione”. Il capo dello Stato sottolinea che è vero che “questa volta le leadership europee appaiono invece in grande affanno a raccogliere la sfida, innanzitutto nei suoi termini di crisi incalzante dell’Euro; appaiono palesemente inadeguate anche a causa di un generale arretramento culturale e di un impoverimento della vita politica democratica, che hanno congiurato nel provocare fatali ripiegamenti su meschini ed anacronistici su orizzonti e pregiudizi nazionali”. Secondo Napolitano “particolarmente acuta è per oggi le forze riformiste l’esigenza di perseguire nuovi equilibri, sul piano delle politiche economiche e sociali”. Napolitano ricorda che valori di giustizia e di benessere popolare diventarono “concrete conquiste in termini di diritti e garanzie”, attraverso la costruzione di sistemi di welfare. Poi, con i trattati di Roma del 1957 e la nascita del mercato comune, “furono riconosciuti e assunti dall’Italia i fondamenti dell’economia di mercato, i principi della libera circolazione (merci, persone, servizi e capitali), le regole della concorrenza”. E sottolinea che “quelle che ancor oggi vengono denunciate come omissioni o chiusure schematiche proprie della trattazione dei ‘rapporti economici’ nella Costituzione repubblicana, vennero superate nel crogiuolo della costruzione comunitaria”: “in quella costruzione – scrive Napolitano – si riconobbe via via anche la sinistra, prima quella socialista, poi quella comunista”.
E’ diventata ineludibile “una profonda, accurata operazione di riduzione e selezione della spesa pubblica”, sottolinea Napolitano, evidenziando che questo non può non investire “le degenerazioni parassitarie del ‘welfare all’italiana”, rispetto al quale le politiche sociali vengono rimodellate in coerenza con le esigenze della competizione mondiale.
Sull’intervento di Napolitano, sulle pagine di Reset, il commento del direttore Giancarlo Bosetti.
Iran
Scrive Il Sole 24 Ore che sta salendo pericolosamente la tensione nel Golfo Persico, dove la marina americana ha reagito alla minaccia iraniana di chiudere lo stretto di Hormuz (da cui passa quasi un quinto degli scambi petroliferi mondiali) in rappresaglia contro le proibitive sanzioni che Usa e occidente si preparano a varare contro Teheran. Un portavoce della flotta Usa ha fatto sapere che qualsiasi interruzione del traffico navale “non sarà tollerata”. Nonostante il rischio di blocco delle forniture del greggio iraniano, il prezzo del petrolio non è salito: anzi, a New York è sceso sotto i 100 dollari al barile, grazie all’intervento dell’Arabia Saudita. Ieri un ministro saudita ha dichiarato infatti che il Paese è pronto a far salire la produzione di greggio per compensare l’eventuale diminuzione delle forniture iraniane.
Il Foglio ricorda che nell’area accanto allo stretto di Hormuz è presente la Quinta flotta americana, a così breve distanza che due giorni fa gli iraniani in navigazione hanno minacciato di aprire il fuoco contro un elicottero per costringerlo a cambiare rotta: “Il blocco dello stretto non è probabile: ma il contatto accidentale, l’incidente militare che provoca l’escalation tra due Paesi che non hanno relazioni diplomatiche e si fanno la guerra con programmi clandestini, potrebbe condurre a un conflitto catastrofico”. Quindi “calma e gesso”.
Internazionale
La Repubblica si occupa della missione della Lega Araba in Siria: i primi 60 osservatori hanno raggiunto alcuni focolai della protesta, ma l’opposizione non ha mancato di esplicitare le sue critiche: dice che sono pochi, che sono scortati dai baathisti, e quindi ingannati dalle apparenze. Mentre gli osservatori ispezionavano le prigioni, Human rights watch ha rilanciato il sospetto che molti siano stati trasferiti in carceri militari, esclusi dai sopralluoghi.
Il Corriere della Sera si occupa della tensione in Russia dopo le manifestazioni di contestazione alle elezioni della Duma. Il corrispondente riferisce del siluramento dell’eminenza grigia del Cremlino Surkov (l’inventore della democrazia guidata di Putin). Ma anche dello studio del Wall Street Journal sull’entità delle frodi alle ultime elezioni, a tutto vantaggio di Russia Unita, il partito di Putin: ha ottenuto i migliori risultati nelle circoscrizioni che hanno registrato una affluenza di gran lunga superiore alla media nazionale, cosa sospetta ed indice, secondo i critici, di frodi elettorali: in Cecenia, per esempio, solo 6200 elettori su 614.109 non hanno votato per Russia Unita.
DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini