Una rotta pericolosa

Pubblicato il 16 Gennaio 2012 in da redazione grey-panthers
inverno

Le aperture

Ancora dedicati alla tragedia della nave-crociera ‘Concordia’ affondata al Giglio i titoli dei quotidiani.
Corriere della Sera: “Il grande naufragio per un piccolo favore”, “La nave si sarebbe avvicinata al Gilgio in omaggio al maitre e a un vecchio ufficiale. L’allarme mai lanciato. Trovati i primi corpi nel relitto. I dispersi sono ancora 17”.
E a centro pagina, l’accusa della Guardia costiera: “Il comandante rifiutò di tornare a bordo ad aiutare i passeggeri”.

La Repubblica: “Concordia, una notte di errori e bugie”, “Dalla scatola nera la verità sul naufragio. La Costa: ha sbagliato il capitano. I dispersi sono 17”.
In taglio basso, sulla politica italiana: “Monti chiede mozione per la Ue. La Merkel: l’Italia ce la farà”.
E la morte di Carlo Fruttero: “Addio allo scrittore Carlo Fruttero, creò la ‘Donna della domenica’”, “Aveva 85 anni, ironico e caustico era il gemello di Lucentini”.

La Stampa: “Altri due morti, si cerca ancora”, “Si aggrava la posizione del comandante: non lanciò l’allarme e si rifiutò di tornare a bordo”.
In taglio basso: “Merkel: ‘L’Italia ce la farà'”. Poi si dà conto del vertice che oggi il presidente del Consiglio terrà con i leader dei partiti: “Monti chiede più forza per dare battaglia in Europa”.
E poi: “Addio Fruttero, la prevalenza dell’ironia”.

Il Giornale, con foto di quella che definisce “la crociera della morte”: “Vergogna mondiale”, “Salgono a 5 le vittime. Il capitano sempre più nei guai: non lanciò neanche l’Sos”.
In prima l’editoriale del direttore Sallusti: “I partiti si riprendono il governo. Alla faccia dei due presidenti”.

Il naufragio

E’ il Corriere della Sera a ricostruire le accuse della Guardia costiera nei confronti del comandante della Concordia. Nell’incipit dell’articolo le parole rivolte al capitano: “‘Comandante, lei deve risalire a bordo, è un ordine, non può abbandonare la nave’. Anche l’ufficiale della Capitaneria di Porto di Livorno, di turno venerdì notte, rimase incredulo, in sala operativa, davanti alla cieca, ostinata inflessibilità del comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, che ‘poco dopo la mezzanotte era già sugli scogli del Giglio’, mentre a bordo il panico imperava e già si contavano le prime vittime tra i passeggeri. ‘Comandante, risalga’, ma lui niente’. Schettino pretendeva di coordinare l’evacuazione dalla riva: una bestemmia, anzi un reato grave, secondo il codice della navigazione”. Ma non solo: secondo i testimoni, il comandante si offrì poi di andare a recuperare la scatola nera. Ipotizzando che lo facesse per manometterla, il procuratore capo di Grosseto Verusio ne ha chiesto il fermo, temendo forse un tentativo di inquinamento delle prove. Secondo lo stesso procuratore, “l’allarme è stato lanciato intorno alle 22.42-22.43, mentre l’impatto si era verificato circa un’ora prima”: non sarebbe cioè mai partito, se non quando la Guardia costiera contattò l’imbarcazione. Molte richieste di aiuto erano arrivate dai telefonini di chi era a bordo: dalle 21.40, ben quattro comunicazioni sarebbero partite verso la Guardia costiera dalla nave. “‘Dal Giglio abbiamo segnalazioni su qualcosa di anomalo a bordo, rispondete per favore’. E la risposta della plancia di comando non cambierà mai: ‘Abbiamo un black out ma lo stiamo sistemando'”. La nave si sarebbe incagliata per la decisione del capitano di puntare la prua verso l’isola del Giglio per fare il saluto della sirena agli abitanti: ma lo scafo, secondo il procuratore, si trovava a 150 metri dalla riva e il naufragio era inevitabile.
La Stampa intervista un comandante di lungo corso, che spiega come viga quella tradizione di avvicinarsi a terra per salutare, ma “la Concordia si è avvicinata troppo”, è stata una “smargiassata assurda”.
I quotidiani, per converso, dedicano altrettanta attenzione al commissario capo di bordo Manrico Giampietroni, salvato ieri dopo due notti passate intrappolato nella nave: dalle 22.30 di venerdì alle 3 e un quarto di sabato mattina non ha fatto altro che aiutare i turisti a salire sulle scialuppe.
La Stampa intervista anche il ministro dell’ambiente Corrado Clini: “Stop ai colossi del mare nelle aree pregiate del Paese”, afferma il ministro, invitando ad attenersi a rotte “eco-compatibili”. Dopo l’episodio del Giglio “dobbiamo solo definire gli strumenti più idonei perché non si ripetano più situazioni del genere”. Il ministro ipotizza il ricorso ad un “contributo di solidarietà” sul petrolio movimentato per mare, 125 milioni di tonnellate l’anno, e sul traffico di passeggeri: potrebbe sostenere un fondo per la protezione del mare e delle coste per affrontare le emergenze.

Politica 

Oggi il presidente del Consiglio Monti riceverà il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy, in vista del Consiglio dell’Ue che si terrà il 29 gennaio e in cui dovranno esser varate le decisioni sulla crisi dell’Eurozona. Poi, a pranzo, vedrà i leader dei partiti che lo sostengono: Alfano, Bersani e Casini.  Oggetto dell’incontro è – come spiega La Stampa, la condotta da seguire in vista del 29. L’interesse della colazione non risiede tanto nei suggerimenti dei partiti a Monti, quanto nel “segnale politico”, l’immagine plastica di un Paese compatto quando viene in gioco il destino collettivo. Il 24 alla Camera e l’indomani al Senato,si terranno dibattitti sulle scelte europee: per il momento si procede su mozioni separate anche se convergenti (una presentata da Franceschini-Gozi e l’altra da Cicchitto e Frattini a Montecitorio, per esempio) ma non è da escludere che Monti solleciti oggi l’approdo ad una mozione comune.

Anche su La Repubblica: “Monti vuole una mozione sull’Europa”: scopo della riunione di oggi è strappare ai leader della sua maggioranza il sì ad una mozione comune, poiché presentarsi al Consiglio europeo con un governo sostenuto da una solida maggioranza rafforza l’Italia tanto in Europa che di fronte agli investitori che scommettono sul default dell’Italia. I contenuti delle due mozioni non sono affatto distanti: entrambe chiedono al governo di non mollare sulla modifica dell’articolo 4 del nuovo patto di bilancio, quello che impiccherebbe l’Italia ad un rientro forzato del debito fino alla soglia del 60 per cento sul Pil. Entrambe vogliono un rafforzamento del fondo salva Stati (Esn).
Il Corriere intervista il capogruppo dei Democratici e Progressisti al Parlamento europeo, Martin Schultz, che a breve verrà designato presidente dell’assemblea di Strasburgo: “basta egemonia delle agenzie di rating”, dice Schultz, ipotizzando risarcimenti se hanno violato le norme.
La Repubblica riproduce l’intervista che la cancelliera tedesca Merkel ha concesso alla radio pubblica Deutschland Funk: “Il programma di riforme in Italia verà attuato – dice. Porterà ad un consolidamento del bilancio: nel 2013, secondo in piani di Mario Monti, l’Italia avrà un bilancio in pareggio, cosa che noi in Germania per esempio non riusciremo a fare del tutto. Si è mosso in modo molto ambizioso”. La Merkel invita a continuare negli sforzi di risanamento i Paesi europei: “Occorre convincere gli operatori disposti a investire denaro in Europa”. Ricorda che la decisione di iscrivere nelle Costituzioni un tetto al debito è stato “unanime”: “Ma mentre procediamo a politiche di consolidamento, è necessario riflettere a come stimolare meglio la crescita. Per me la realtà più sconcertante in Europa è l’alta disoccupazione, specie giovanile. In media oltre il 20 per cento, nel caso spagnolo oltre il 40”. E la Cancelliera ammonisce: “Occorre anche vedere se con riforme del mercato del lavoro riusciremo a dare migliori speranze di lavoro ai giovani”. Il vertice europeo di fine gennaio dovrà affrontare questo tema.

La Stampa intervista il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, che dice: “Sulla legge elettorale l’accordo in aula è possibile” e sottolinea che il governo Monti “non è una parentesi, chi lo pensa sbaglia”. Casini esclude che sia in vista un rimpasto per “rafforzare il governo inserendo ministri politici”: “Non ha più senso riaprire quel discorso. Ormai il governo così com’è deve poter lavorare in pace e arrivare alla sua scadenza”. Casini dice anche che il parlamento ha “molto da fare: non si tratta solo di agire sui costi della politica ma di riformare il bicameralismo, i regolamenti, la legge elettorale”.

Su Il Giornale l’editoriale è firmato dal direttore Alessandro Sallusti: “Da oggi Monti non è più solo il premier di Napolitano”, ma “un dipendente della maggioranza che gli garantisce ossigeno”. “Lui propone, ma si fa solo quello che gli azionisti approvano”. Sallusti ammonisce: “Sedersi allo stesso tavolo con Bersani non deve in alcun modo sigillare una alleanza politica. Il Pdl è e deve rimanere l’alternativa moderata e liberale a una sinistra illiberale” che ha “enormi responsabilità nell’aver screditato l’immagine dell’Italia solo per scalzare Berlusconi per via extraparlamentare”. Sallusti invita Alfano a non farsi “irretire nella tela tessuta dal Quirinale via Monti”: il capo dello Stato, dopo essersi liberato di Berlusconi, ora punta ad anestetizzare l’intero centrodestra.
Ieri l’ex ministro leghista Maroni è stato ospite della trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio ed ha parlato di quella che ha definito una ‘fatwa’ nei suo confronti: quella che gli inibiva di prender parte ad appuntamenti ufficiali della Lega. Dice di esser stato confortato dall’affetto dei sostenitori: “Ho avuto 200 inviti. C’è stata una reazione spontanea e imprevista che ha indotto Bossi a ritirare un provvedimento ingiusto”. A raccontarlo è La Repubblica, che sintetizza così il messaggio portato su Facebook dal ministro: “Con me la Lega degli onesti”. Il riferimento è a chi era favorevole all’arresto di Nicola Cosentino alla Camera. Secondo La Repubblica il crocevia nella Lega si chiama Verona, dove in primavera si vota per le comunali, e dove il sindaco leghista, il supermaroniano Tosi, è deciso a ripresentarsi. Ma, rispetto a cinque anni fa, lo farà senza il Pdl.
Sul Corriere: “La mossa di Maroni. Ora fare i congressi. L’ex ministro: contro di me lanciata una fatwa. Bossi? Ha detto che non sapeva”.
Alla situazione della Lega e allo scontro interno legato anche alla figura dell’ex Ministro Maroni  è dedicata una lunga analisi che il quotidiano pubblica a firma di Ilvo Diamanti: la Lega è passata dal governo all’opposizione, ma sembra soffrire ed è “costretta a recitare una parte cui non è abituata”.

Internazionale

Su La Stampa si riferisce che domenica si terrà al Cairo la riunione dei ministri degli esteri della Lega Araba per decidere sulla missione degli osservatori e di un eventuale intervento. Intanto ieri la stessa Lega Araba ha annunciato che “valuterà” la richiesta avanzata dall’Emiro del Qatar di inviare truppe in Siria. Nel frattempo il Presidente siriano Bashar Al Assad ha deciso di concedere l’ennesima amnistia.

Su Il Giornale Fiamma Nirenstein scrive: sembra davvero improbabile, che la Lega Araba, spaccata e fragile, possa compiere una mossa drastica dopo la sua fallimentare reazione.

Su La Repubblica Federico Rampini si occupa delle ripercussioni possibili per le economie europee più fragili, come Italia, Spagna e Grecia, delle sanzioni applicate all’Iran: proprio queste economie sono quelle più dipendenti dal petrolio iraniano. E quindi quelle più colpite dalle recenti sanzioni.

E poi

La Stampa intervista il vicepresidente di Mediaset, Piersilvio Berlusconi, che si esprime sulla ipotesi di una asta sulle frequenze: la definisce “sbagliata” e dice che Mediaset va “tutelata”: “Pensare a un’asta non solo sarebbe ingiusto e iniquo, perché in tutta Europa si è proceduto con assegnazione gratuita, ma sarebbe anche non realistico per il business televisivo: il vero problema non solo le frequenze ma i pesanti investimenti necessari per creare contenuti competitivi di livello”.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini