Una lista (per) Monti?

Pubblicato il 17 Dicembre 2012 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Corriere della Sera: “La proposta di Monti per il voto”, “non sarà in lista, l’ipotesi di un programma da offrire ai partiti”. In prima anche le dichiarazioni del Cavaliere: “Berlusconi in tv ‘Toglierò l’Imu. Mi scuso per le feste’”. A centro pagina, i conti della Guardia di Finanza per il 2012: “Sottratti al Fisco 41 miliardi, recuperati solo 900 milioni. Irregolare uno scontrino su 4”.

La Repubblica: “La discesa in campo di Monti”, “Il premier tentato da una sua lista. Monologo elettorale di Berlusconi in tv, è bufera”. A centro pagina: “Crollano le vendite, addio al mito della casa”, “Per il blocco dei mutui mercato mai così in crisi: – 25%. L’Italia diventa un Paese in affitto”.

La Stampa: “Monti ‘tentato’ dalla lista. Napolitano: farà chiarezza”, “Berlusconi: abolirò l’Imu. E in tv annuncia: sono fidanzato”.

L’Unità: “Mario Monti vuole correre”, “Sta lavorando a una sua lista. Napolitano: farà chiarezza”. Di spalla: “Berlusconi show elettorale a Canale 5”, “Monologo del Cavaliere: ‘Abolirò l’Imu’. I montiani Pdl supplicano il Professore”. A centro pagina: “Liste Pd, solo 50 senza primarie”.

Il Giornale: “Niente Inu per tutti”, “Silvio in campo”, “Berlusconi si scatena in tv: aboliremo le tasse sulla prima casa. E sul premier: spero che dica di sì, da solo non supererà il 10%”, “’Le feste? Mi sentivo solo, chiedo scusa a chi mi ha votato. Ora sono fidanzato’”. A centro pagina, grande foto di Roberto Maroni: “Maroni, l’ex superministro alle prese con i colonnelli”. Lo firma Giancarlo Perna. In taglio basso: “A Milano vince Ambrosoli e il Corriere scorda le regole”.

Il Monti futuro.

“Il Quirinale comprende ma valuta i rischi”: questo il titolo dell’analisi del quirinalista del Corriere Marzio Breda. Ier l’incontro tra Napolitano e Monti. Secondo Breda “il premier non sarà in lista. Offrirà un’agenda ai partiti”. Si legge che “i partiti, vecchi e nuovi, potrebbero stabilire e dichiarare l aloro vicinanza a un’ipotetica agenda Monti e gli italiani votare su di essa. E il vaglio popolare sulla coalizione di liste che dovesse formarsi, e il relativo mandato a governare, sarebbe in ogni caso esplicito. Qualche motivata preoccupazione, tuttavia, il presidente della Repubblica la manitiene. Per esempio che, nella prospettiva di un confronto pubblico destinato a polarizzarsi sempre più spietatamente tra il centrodestra e il centrosinistra, un ipotetico cartello di partiti aggregati e mobilitati in tempi strettissimi nel nome di Monti, e per il suo programma, finisc aper raccogliere una soglia di consensi non adeguata (che al momento qualcuno azzarda oscilli soltanto in una forbice compresa tra il 10 e il 15 per cento)”.

L’Unità intervista il senatore Pd Franco Marini: “Il premier sbaglia se diventa candidato di parte”, ammonisce. Dice Marini: “Credo che il premier sappia cosa sia meglio fare. Quello che non condivido è l’affermazione di un ministro cattolico molto attivo su questo versante, Andrea Riccardi, secondo il quale questo centro a cui sta lavorando sarebbe alternativo al Partito democratico, cioè allo schieramento riformista. Mi sembrano dichiarazioni che hanno un vago sapore ‘quarantottesco’”, “Riccardi, forse senza volerlo, sminuisce anche il rilievo politico della collaborazione tra il Partito democratico e l’Udc, entrambi all’opposizione del governo Berlusconi in questi anni”, “Monti ci sarà nel futuro della politica italiana, spero con un ruolo attivo”. E poi: “Monti giocherà sicuramente un ruolo importante, ma faccio fatica a pensare che possa guidare una sua lista perché l’obiettivo che si era dato nel momento in cui è diventato presidente del Consiglio era e resta un obiettivo più nobile e più ambizionso: quello di contribuire a far uscire l’Italia da questa gravissima crisi, Come può pensare dui riuscirci senza collaborare con le forze vive del Paese?”.

Sulla prima de L’Unità Michele Prospero firma un commento dal titolo: “La nuova guerra delle oligarchie contro i partiti”. Dove si legge: “Nelle crisi, spiegava Gramsci, le oligarchie del denaro si scagliano contro le élites della politica e rivendicano il potere. Come vent’anni fa. Allora l’assalto fu condotto con una coalizione che usava il dialetto periferico dell’asse del Nord, ora nella scalata al governo si parla il linguaggio cosmopolitico dell’alta finanza. La crisi italiana non può però trovare rimedio nelel nuove alchimie trasformistiche dei poteri forti. La pretesa di arrestare il declino con cartelli confusi, a sostegno di un capo che invoca lo scettro per grazia ricevuta, ha un che di tragico”.

Il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, in prima firma un editoriale: “Monti? No grazie”. Si legge: “Monti non è e non può essere il candidato premier del centrodestra. A meno che non abiuri a una politica sciagurata, che non si ricreda sulla moralità e legittimità di un popolo, il nostrom che nell’ultimo anno ha mortificato, ignorato, snobbato con l’arroganza del professore a cui fa schifo sporcarsi le mani stringendo le nostre. Sembra che lo vogliano tutti, dalla Germania ai banchieri fino ai benpensanti dei salotti miliardari. Piccolo particolare: secondo i sondaggi l’80 per cento degli elettori del Pdl non ne vogliono neppure sentire parlare, mentre la metà del popolo del centrosinistra sbava per lui. Un motivo ci sarà. Obiezione. Anche Berlusconi e Alfano lo implorano di fare il loro capo. Non prendiamoci in giro. Pensate davvero che Berlusconi sia in cerca di un capo? E’ una contraddizione in termini, solo gli allocchi ci possono cadere. E’ che Berlusconi, credo io, sta solo smontando il giochino, il grande imbroglio di Monti salvatore della Patria. Sei dei nostri? Dimostralo. Scegli, rischia, noi ci siamo”.

L’Unità ha commissionato un sondaggio alla Tecné sull’orientamento degli elettori Pdl: sarebbero attratti d aofefrte politiche opposte, ovvero la lista Monti e il movimento di Grillo. Su 100 elettoripotenziali di Grillo, il 46 per cento verrebbe dal centrodestra o Lega, il 32% da sinistra (Pd, Idv, ecc), !6% dal non voto, 3% dal centro (Udc-Mpa). Per una Lista Monti, su 100 elettori: il 40% da Pdl, Lega, La Destra, il 10% da sinistra (Pd, Idv, Sinistra arcobaleno), il 27% dal centro (Udc, Mpa), il 23% dal non voto

Oggi la direzione Pd deciderà le regole e le deroghe delle primarie per la scelta dei candidati. In discussione, ricorda L’Unità, anche una lista di nomi (si parla di 50) che saranno in lista senza passare dalle primarie.

Internazionale

In prima su La Repubblica un intervento di Nicholas D. Khristof sulla strage di Newtown: “Mia cara America, abbi il coraggio di posare il fucile”.

Sulla prima de La Stampa, un’analisi di Francesco Guerrera: “Economia Usa sull’orlo del burrone”.

Con un richiamo in prima, La Stampa offre ai lettori una corrispondenza dalla Francia: “Parigi si mobilita. ‘Sì alle nozze gay’. Sfilano in 150mila, con in testa il sindaco Delanoe”. Niente lustrini, poco floklore, per fare passare il messaggio della normalità, il corteo era pieno di bambini.

Restiamo a La Stampa per segnalare un reportage dalla Tunisia: “Tunisi, la rivoluzione tradita, ‘Islamisti uguali a Ben Ali’”, “I giovani di nuovo in piazza: c’è violenza e corruzione, non cambia nulla’”. I salafiti e il partito Ennahda usano ex detenuti per intimidire sindacati e partiti ostili. Si parla anche di “pallettoni in faccia”: nella cittadina Siliana la polizia ha sparato su un corteo e molti sono rimasti accecati.

Su La Repubblica: “Egitto,la festa dei Fratelli musulmani, ‘Nuova Costituzione, abbiamo vinto noi’”. Nella corripspondenza di Vanna Vannuccini si parla del primo turno del referendum che doveva approvare la nuova Costituzione. A spoglio non ancora terminato i Fratelli musulmani hanno diffuso domenica sera dei risultati secondo cui il 565 dei votanti aveva risposto sì al referendum che darà alla religione un ruolo predominante negli affari dello Stato. Per loro le cose sono già decise, anche se sabato prossimo dovranno votare 25 milioni di egiziani. Di fianco, un’analisi di Renzo Guolo: “il risultato, annunciato con enfasi dai Fratelli musulmani, è comunque contestato dalle opposizioni, che a loro volta, rivendicano un marcato successo del ‘no’.”. “Ma il Paese resta spaccato” è il titolo del commento.

Il Corriere si occupa delle elezioni in Giappone: “Il ritorno del falco. Il conservatore Abe guiderà il Giappone”, “Monito alla Cina sulle isole contese”. Sconfitti i democratici, vola la Borsa e lo yen crolla. Il partito Liberal-democratico, sconfitto nel 2009 dopo mezzo secolo trascorso quasi sempre al potere, ieri è tornato al governo.

di Ada Pagliarulo e Paolo Martini