Le aperture
Il Corriere della Sera: “Italia, sfida europea sul debito. Il premier: non possono decidere in due su 27. E sul lavoro: ‘Mai cercato di dividere i sindacati’. La linea di Monti: Berlino: vincoli stretti o niente soldi”. In prima anche la notizia di cronaca da Roma: “Reagisce ai rapinatori in strada a Roma. Lo uccidono con la figlia di pochi mesi. L’uomo, un commerciante cinese, ha rifiutato di consegnare la borsa con l’incasso. Colpita anche la moglie”. A centro pagina “A Cortina con l’auto di lusso. Ma dichiarano 30 mila euro. Incassi dei negozi su del 400 per cento quando ci sono i controlli”. In evidenza anche l’esito delle primarie Repubblicane Usa: “Romney vince per 8 voti. La sorpresa è Santorum”.
La Repubblica: “La Cgil: pronti a trattare sul lavoro. Il leader sindacale: ‘Vogliamo un accordo’. L’inflazione al 2.8 per cento. Monti mercoledì vedrà la Merkel. ‘L’Europa non deve temerci più’. Primo incontro con la Fornero. Camusso: ma l’articolo 18 non si discute”. Di spalla: “Usa, la sorpresa dell’ultrà nelle primarie repubblicane”. A centro pagina: “Cortina, il ‘miracolo’ della Finanza, con il blitz 400 per cento di scontrini in più”. Francesco Merlo firma un commento dal titolo: “La Gomorra delle Dolomiti”. In prima anche la “rapina shock” di Roma.
Il Giornale: “Quanti poveri in Mercedes. A Cortina raduno di furbetti. Intanto il governo abbassa le tasse. Ma solo agli immigrati”. Il quotidiano offre anche un servizio esclusivo di Gian Micalessin: “Sono entrato a casa Gheddafi. Ecco cosa ho visto”.
La Stampa dedica il titolo di apertura alle misure del governo: “Sviluppo, i nuovi incentivi”. E poi: “Fornero vede Camusso, Cgil resta fredda. Monti: non cerco di dividere i sindacati. Il premier prepara il tuor europeo. Incontrerà Merkel: l’Ue non deve temere l’Italia”. In alto: “Cortina, il blitz svela poveri su auto di lusso e scontrini fantasma”. Commento di Massimo Gramellini: “Se il cinepanettone diventa realtà”.
Libero: “Sfidiamo Monti. Se vuole, il premier può sconfiggere la rivolta dei parlamentari e sforbiciare i loro lussi subito. Basta ridurre i soldi che il Tesoro gira al Palazzo: dipende solo da lui e risparmieremmo 1,3 miliardi”.
Il Sole 24 Ore: “Unicredit ricapitalizza con uno sconto record. L’aumento di 7,5 miliardi (terzo di sempre in Italia) dal 9 gennnaio. Prezzo a -43 per cento sul listino. Il titolo perde il 14 per cento e trascina al ribasso Piazza Affari (-2 per cento)”. Il quotidiano intervista Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit.
Monti in Europa
Due pagine del Corriere della sera sono dedicate alla missione di Monti in Europa. Il quotidiano parla di “partita europea” per il Primo ministro, che domani arriverà a Parigi, convinto che gli interessi e i problemi dei due Paesi coincidono: “I nostri approcci sulla governance economica sono largamente concordanti”, ha detto Monti. Il primo ministro, in una intervista a Le Figaro, ha lanciato un monito per allentare l’asse franco-tedesco. L’armonia fra Francia e Germania è “condizione assolutamente necessaria”, ma “non sufficiente”. Due Paesi su 27, anche se sono i più grandi, non possono decidere per tutti gli altri. Secondo il quotidiano, Monti si batterà perché siano lasciati spazi di manovra sulla disciplina di bilancio. Su debito e deficit, l’Italia chiede che si tenga conto delle “esigenze di investimenti pubblici” e, rispetto all’obbligo di ridurre di un ventesimo all’anno il debito eccedente rispetto al 60 per cento del Pil, che si valuti l’influenza del ciclo economico. Sullo stesso quotidiano, si legge così l’atteggiamento della cancelliera Merkel: “La Germania vuole la linea dura: rigore e poi aiuti”.
Carcere
“Scontro polizia-governo sulle carceri”, titola il Corriere della Sera, in riferimento alle audizioni in Senato sul decreto cosiddetto svuotacarceri proposto dal ministro della giustizia Severino. Ad accendere la polemica sono state le parole del vicecapo della polizia Francesco Cirillo, critico verso la misura proposta nel pacchetto della Severino che vorrebbe portare nelle Camere di sicurezza, a disposizione di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza, i detenuti in attesa di processo per direttissima. “Le celle di sicurezza sono troppo poche e non rispettano la dignità dei detenuti”, ha detto il vicecapo della Polizia. Il decreto prevede un transito nelle camere di sicurezza per coloro che sono colti in flagranza di reato. Cirillo ha snocciolato alcune cifre: “Le camere di sicurezza oggi disponibili in Italia sono in tutto 1057. In base alle norme del decreto, dovrebbero ospitare, entro 48 ore dal fermo, persone arrestate per reati non gravi e in attesa del processo per direttissima. Ma non bastano. E, oltre a questo, le forze di polizia non sono organizzate né attrezzate per la custodia degli arrestati. Il Corriere ricorda che Cirillo ha guidato in passato uffici e Questure importanti come quelle di Palermo e di Bologna. Lo descrive come un dirigente esperto, dall’approccio pragmatico, che probabilmente conosce più da vicino, rispetto ad un prefetto, un avvocato o ad altri tecnici degli uffici legislativi la situazione.
Per quel che riguarda l’inadeguatezza delle camere di sicurezza, basta pensare ai servizi igienici, al vitto, al personale che dovrebbe sorvegliare o assistere i fermati, sottratto ad altre incombenze. Insomma, secondo Cirillo, il detenuto “sta meglio in carcere”.
Hanno avuto anche una certa eco le parole di Cirillo sull’utilizzo del braccialetto elettronico: “Costano 5000 euro l’uno, fossimo andati da Bulgari avremmo speso meno”.
Secondo La Stampa, che pure riferisce delle critiche della polizia al decreto svuotacarceri, il piano del governo punterebbe anche sull’aumento delle concessioni di arresti domiciliari: una nota ispirata dal ministero di via Arenula ha rilanciato un pacchetto di misure alternative, tra le quali la sospensione del processo per gli irreperibili, l’introduzione della messa in prova oggi previsto solo per i minori, la non procedibilità per l’irrilevanza del fatto. Ma soprattuto, per i processi in direttissima entro 48 ore, la possibilità che la Polizia giudiziaria conceda arresti domiciliari, prima ancora di decidere per le celle di sicurezza o per il carcere.
Anche su La Repubblica: “Svuotacarceri, la polizia sconfessa il ministro”. Scrive il quotidiano che il transito nelle camere di sicurezza eviterebbe a circa 18 mila persone di entrare in un penitenziario. Ma le celle agibili, per il vicecapo della polizia, sono senza servizi igienici, prive della necessaria separazione tra uomini e donne, e adattarle costa troppo, i posti di polizia non sono attrezzati nemmeno per l’ora d’aria.
Ricerca
L’editoriale del Sole 24 Ore, firmato da Guido Tabellini, commenta le parole del ministro dell’Istruzione Profumo, che ieri veniva intervistato dallo stesso quotidiano. Tabellini commenta le affermazioni di Profumo sulle nuove procedure per l’assegnazione dei fondi per la ricerca di base (i cosiddetti Prin) e per l’inserimento dei giovani nelle università, che prevedono “stringenti limiti numerici alle proposte che possono essere presentate da ogni ateneo, in proporzione al suo organico. Inoltre, sono ammessi al finanziamento esclusivamente progetti che prevedono la collaborazione di almeno cinque ‘unità di ricerca’, cioé almeno cinque distinti gruppi di ricercatori appartenenti a dipartimenti diversi. Sono invece esclusi dal finanziamento i progetti di ricerca individuali o promossi da un numero più basso di ricercatori”. Per il ministro Profumo il senso della norma è quello di premiare la capacità di fare squadra del sistema universitario italiano. Tra i problemi segnalati da Tabellini vi è il fatto che in Italia i finanziamenti per la ricerca sono erogati dal Ministero dell’Istruzione, università e ricerca: “Regole e procedure sono scelte dalla burocrazia del ministero, che a sua volta è organizzata secondo criteri arcaici e poco flessibili, e spesso è poco consapevole di quali sono le esigenze e le migliori prassi della comunità scientifica internazionale. In altri Paesi avanzati, invece, i finanziamenti alla ricerca sono erogati da una agenzia indipendente, organizzata per settori disciplinari e con forti legami con la comunità scientifica.
Pdl
Su Il Giornale si dà conto della intervista di ieri a Tremonti sul Corriere della Sera: “L’autoanalisi di Tremonti non fa impazzire il Pdl: ‘Giulio? E’ solo e confuso. L’ex ministro si sfoga sul Corriere e si scaglia contro il Cav. Il partito resta tiepido. ‘Non ci ha mai ascoltati abbastanza’”. Incriminata in particolare la frase “Non è più tempo di one man company e liste antropomorfe”.
Ungheria
Giuliano Ferrara firma un editoriale su Il Foglio: “C’è il sospetto, che non è l’anticamera della verità, gravante su Viktor Orban, premier ungherese di destra, già leader del dissenso anticomunista, eletto con una maggioranza parlamentare dei due terzi nell’aprile del 2010, dopo un decennio di bancarotta di socialisti, progressisti e verdi incollati insieme dagli ex comunisti di Kádár e compagnia. Il sospetto è che sia autoritario o comunque troppo decisionista, che voglia cambiare le regole politiche nel suo paese, che non sia entusiasta dei valori cosiddetti dell’Europa unionista, che attribuisca un peso diverso da quello mainstream alla tradizione, alla nazione, alla religione, alla tormentata storia ungherese, a un’etica controcorrente (matrimonio tra maschio e femmina, diffidenza verso l’aborto), e che per di più il cattivo soggetto tenti di arginare lo strapotere sovranazionale dei mercati finanziari facendo un poco da sé, ma senza soldi abbastanza per fare veramente da sé (come spiegava bene il Foglio di ieri in prima pagina). Il Manifesto ieri spiegava che ci vogliono i tecnici, per estirpare quel governo della maggioranza dei due terzi”.
Ferrara prosegue con un “altro sospetto”: che il governo eletto in Ungheria intenda “cambiare regime”, con misure sulla banca centrale, una “legge quadro di concordato che elimina sovvenzioni per alcune sette religiose e mantiene un rapporto pattizio con cristiani ed ebrei”, “un nuovo quadro costituzionale”. E poi rivolge una “domanda a chi “partecipa in modo spesso un po’ troppo fanatico alla confusione orchestrata intorno ai conflitti della società ungherese”: “Siete certi che l’Europa debba comportarsi, quando si tratta di valori politici, in modo giacobino anziché liberale, magari con venature progressiste e conservatrici? Chi o che cosa ci autorizza a giudicare con tanta sussiegosa severità, senza prove se non vocalizzi o argomenti per lo meno controversi, una maggioranza schiacciante di ungheresi, con le sue libere scelte politiche?”.
Antonio Socci, su Libero, parla dell’Ungheria e ricorda che il presidente Napolitano difese l’intervento sovietico a Budapest nel 1956: “Con Napolitano sull’Ungheria dobbiamo tacere. Il presidente ha appoggiato l’invasione russa del 56. Per questo oggi è inopportuno chi parla di rischio regime a Budapest”.
Molto critico invece il commento che Vladimiro Zagrebelsky firma sulla Ungheria di Orban alle pagine de La Stampa. Il giurista ricorda che nel Trattato dell’Unione è scritto che essa “si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello stato di diritto”. L’Ungheria ha aderito all’UE nel 2004, superando test di democraticità. Ma alle critiche provenienti dall’Unione, il primo ministro ungherese Orban reagisce proclamando che nessuno può dettare al suo Paese ciò che deve fare: “Con ciò sollecita il suo elettorato, ma nega l’appartenenza all’Unione, dove le vicende degli Stati membri riguardano tutti. Zagrebelsky ricorda che nelle modifiche alla Costituzione e nelle leggi approvate sono stati fatti “inquietanti richiami” alla “ungheresità etnica”, è stata abolita l’indipendenza della banca centrale, è stata ridotta drasticamente l’indipendenza della magistratura e la libertà della stampa. Il governo ha poi operato per l’attribuzione ad un organo amministrativo legato al governo della possibilità di obbligare i giornalisti a svelare l’identità delle loro fonti. La Corte Costituzionale, prima della modifica della sua composizione, ne ha contestato la costituzionalità, rilevando che solo il giudice può obbligare, in casi eccezionali, il giornalista a rivelare le sue fonti. E questo orientamento è in linea con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani.
Iran
Il Sole 24 Ore parla di una “prima intesa europea” sulla possibilità di ricorrere all’arma estrema per isolare economicamente l’Iran e dissuaderlo a proseguire il suo programma nucleare: un embargo petrolifero sull’import di greggio iraniano. Quando si terrà a Lisbona, il 30 gennaio, il Consiglio europeo, l’annuncio potrebbe arrivare. In una intervista al Figaro il primo ministro Monti ieri ha detto che l’Italia sarà pronta a partecipare ad ogni nuova sanzione imposta dall’Europa, ma sull’embargo ha precisato: “Può esser preso in considerazione a condizizione che sia graduale e che ne vengano escluse le forniture che servono a rimborsare il miliardo di debiti che l’Iran ha contratto con l’Eni”. Italia, Spagna e Grecia sono i Paesi che importano più greggio dall’Iran, da cui deriva il 13 per cento dell’import complessivo di greggio. Il Corriere della Sera sottolinea che la Francia è stato il Paese che ha spinto di più per arrivare al blocco: ma importa dall’Iran solo il 3 per cento delle proprie necessità petrolifere.
Usa
Tutti i quotidiani offrono cronache e analisi sulle primarie Repubblicane in Iowa, vinte da Mitt Romney per soli otto voti di vantaggio su Rick Santorum. Federico Rampini su La Repubblica sottolinea proprio quanto abbia rappresentanto una sorpresa il successo di Santorum, ex senatore della Pennsylvanya con origini italiane. Santorum ha compiuto un “miracolo fatto di politica all’antica”, con “360 incontri in assemblee di quartiere, un lavoro porta a porta fatto di olio di gomito, ascolto paziente e suole di scarpe, quasi un anacronismo nell’era di Facebook e Twitter”. Per Rampini ha l’identikit perfetto per fare il pieno di voti nella base più integralista della destra ed è riuscito nell’exploit di conquistare lui, cattolicissimo, la destra protestante. Nella sua campagna da senatore, nel 2006, gli furono fatali le parole sul caso Schiavo, allora in stato vegetativo, allorché invocò una intubazione ad oltranza della donna. Secondo Rampini “compattare la base dei fondamentalisti cristiani può servire a vincere le primarie (o alcune di queste) e ritorcersi nella elezione finale alla Casa Bianca, quando bisogna fare il pieno di voti tra gli incerti che affollano il centro. Santorum è antiabortista, antigay, ed è contrario ai programmi di assistenza federale, come Medicaid.
Secondo il Corriere della Sera (Massimo Gaggi) dall’Iowa esce un fronte conservatore più che mai spaccato: da un lato i pragmatici che puntano sulla eleggibilità di Romney, unico leader capace di rassicurare centristi e indiepndenti, dall’altro una base conservatrice più ideologica, che vuole mandare avanti un “crociato”, che si tratti dell’antiabortista omofobo Santorum o del libertario antimilitarista Paul, campione dell’antistatalismo fino al punto da promettere di radere al suolo la Federal Reserve, ripristinare la convertibilità del dollaro in oro e spingere l’America verso l’isolazionismo.
Il Sole 24 Ore (Christian Rocca) sottolinea come Santorum sia il vincitore morale dei caucus dell’Iowa: senza soldi, senza consulenti, largamente ignorato dai media nazionali, ha grande capacità di farsi ascoltare da gente comune, operai, classe lavoratrice, è genuino e non è ricco. Insomma, con lui non c’è soltanto la destra religiosa: amico di Bono degli U2, con cui è alleato nella lotta contro la povertà globale, Santorum non è un fanatico religioso, “semmai l’ultimo esponente del conservatorismo compassionevole e di una destra solidale favorevole all’interento dello Stato per diminuire le disuguaglianze sociali”.
Propone politiche familiari per rafforzare l’elemento chiave della società e – in questo modo – ridurre la sua dipendenza dallo Stato. Sul piano internazionale è in sintonia con la freedom agenda di Bush.
Su La Stampa attenzione per le origini italiane di Santorum: “A mio nonno – dice in un comizio – il fascismo non piaceva. Quando Mussolini arrivò al potere decise di costruirsi il futuro in un Paese che credesse nelle sue potenzialità. Perciò venne negli Stati Uniti”. Il nonno Pietro aveva trovato lavoro in una miniera: “Ha lavorato in quella miniera fino a 72 anni, costruendo il futuro della sua famiglia. Quando il nonno morì ero piccolo, ma ricordo che mi affacciai sulla bara e vidi le sue mani: erano enormi. Pensai che quelle mani avevano scavato la mia libertà”.
La prossima tappa per i Repubblicani sono le primarie del New Hampshire, su cui, come scrive l’International Herald Tribune, pone le speranze Mitt Romney.
Per restare a questo quotidiano, segnaliamo in prima un analisi che sottolinea come gli Usa abbiano intrapreso un cammino inverso rispetto a decenni di diffidenza e ostilità nei confronti dell’organizzazione della Fratellanza musulmana in Egitto, a lungo vista come in conflitto con gli interessi americani. Il processo va di pari passo con la frustrazione di Washington nei confronti del governo dei militari.
Ancora dalla prima pagina dell’International Herald Tribune, grande attenzione per le inchieste che in Turchia stanno coinvolgendo i media. Una lunga analisi è poi dedicata al ruolo emergente della Turchia dopo le primavere arabe, e una corrispondenza dal Kurdistan racconta l’inquietudine di questa regione dopo la riesplosione dei conflitti tra sunniti e sciiti nel governo presieduto da Maliki, che ha spiccato un mandato di arresto nei confronti del vicepresidente sunnita.
DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini