Tfr in busta paga, niente sconti

Pubblicato il 13 Novembre 2014 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Tfr in busta paga, niente sconti”, “Bocciati gli emendamenti su tassazione agevolata e prelievo fondi pensione”, “Tensione Pd-Forza Italia sulla legge elettorale, ma il dialogo non è finito”.

A centro pagina, una grande foto della frana nell’entroterra ligure: “Così si muore in Liguria travolti dal fango”, “Due vittime a Chiavari”. Franco e Carla, 73 e 69 anni, sono stati travolti lunedì notte dal fango della frana che si è abbattuta sulla loro abitazione.

In taglio basso: “Un piano sul clima. Storico accordo tra Cina e America”.

A fondo pagina: “L’Italia senza donatrici per l’eterologa”, “Gli ospedali cercano all’estero gli ovuli per la fecondazione. Un bando per i centri europei”.

A destra in prima pagina un commento di Franco Venturini: “La minaccia islamista che viene dalla Libia”, “Il caos alle nostre porte”.

A sinistra l’editoriale di Massimo Fracaro e Nicola Saldutti: “Patrimoniali nascoste sulla casa”, su “Catasto ed altro”.

La Repubblica: “Italicum, arriva il sì, pronto l’accordo Renzi-Berlusconi”, “Oggi vertice decisivo, il premier: bisogna correre. Il leader Fi rilancia: cambiamo la legge Severino”.

La foto a centro pagina è per l’emergenza maltempo in Liguria: “Maltempo, paura senza fine, altri due morti in Liguria”, “A Chiavari interviene l’esercito”.

In taglio basso: “Su derivati e banche d’affari rischio buco per il Tesoro”.

A fondo pagina, il sindaco di Roma: “Marino e il reato di goffaggine”, “Roma, il sindaco convoca la maggioranza per la sua Panda rossa”, di Francesco Merlo.

La “polemica” raccontata in prima dal corrispondente a Bruxelles Andrea Bonanni riguarda il presidente della Commissione Ue: “Le due strade di Juncker per evitare di dimettersi dall’Europa”, “Troppi silenzi oltraggiati sull’evasione in Lussemburgo. Ha il dovere della verità”.

A fondo pagina anche l’allarme derivante da una “soffiata” di una fonte ritenuta attendibile dagli inquirenti a Palermo: “’Già nascosto a Palermo il tritolo per Di Matteo’”.

La Stampa: “Renzi-Berlusconi, ultimo atto”, “Legge elettorale, oggi il vertice. Il premier: il problema non è lui, ma i suoi. Manovra, il governo risponde all’allarme della Ue: da noi fatti, basta lezioni”.

In prima il richiamo all’intervista al ministro dell’Interno Alfano, leader dell’alleato Ncd: “Lo sbarramento del 3% è il punto di equilibrio giusto”, dice.

Anche su questo quotidiano la grande foto a centro pagina si riferisce all’allagamento nella zona di Chiavari: “Maltempo, Liguria senza pace: altri due morti”.

A destra un commento di Cesare Martinetti dedicato alle tante “sentenze criticate” di questi giorni (da quella a L’Aquila a quella del processo Saviano, passando per la sentenza sul caso Cucchi): “Troppa voglia di giustizia sommaria”.

Il Fatto, con foto degli allagamenti in Liguria: “Hanno ucciso la Liguria”, “Un’altra sciagura annunciata: Chiavari e l’entroterra della Riviera del Levante travolti da acqua e fango. Morti due anziani coniugi: oggi e sabato nuovi allarmi. E dietro l’alluvione decenni di incuria”. Sul tema un articolo di Ferruccio Sansa: “Subito 400 milioni e basta sprechi per Tav e Terzo valico”.

A centro pagina, attenzione per il sindaco di Roma: “Panda letale: ora Marino rischia il posto”, “Permesso scaduto per la Ztl, 8 contravvenzioni. Il sindaco aveva diritto al pass, ma si innesca il papocchio per bloccarle: supposti hackeraggi e videomessaggi. Domani in Campidoglio l’opposizione chiederà la sfiducia, Pd nel guado”.

E a centro pagina, la politica e la “coppia” Renzi-Berlusconi: “I Nazareni fingono di litigare, ma il patto non si può toccare”, “Il Cav. Compatta il partito, si lagna della Severino e sulla legge elettorale dice: ‘Via le modifiche che Matteo ha concordato con Alfano’. Il premier: ‘Faremo le riforme’. I due non si mollano: in ballo l’intesa per il Colle. Oggi nuovo faccia a faccia”.

Sulla sentenza di assoluzione in Appello per il terremoto a L’Aquila, l’editoriale di Marco Travaglio: “Commissione Grandi Fiaschi”.

Il Giornale: “La svolta di Berlusconi”, “Fa pace con Fitto, compatta il partito. Il premier minaccia ma tiene la porta aperta”, “L’ex ministro del Tesoro Usa (si tratta di Tim Geithner, ndr.) conferma: nel 2011 golpe anti-Cav”.

In taglio basso, il caso del sindaco di Roma: “Roma in mano a un taroccatore?”, “Sindaco col vizietto”, “Marino pizzicato sulle multe, rischia il posto. Come accadde in università…” (si sottolinea che nel 2002 l’università di Pittsburgh gli contestò alcuni rimborsi “doppi”).

A destra, sulla sentenza d’Appello a L’Aquila: “Finisce la follia del processo alla scienza”, di Annalisa Chirico.

Il Foglio si occupa degli “antinazareni”: “La fronda al Cav ha le sue ragioni, non tutte confessabili”, “Brava gente stordita dai fatti, senza un alinea, ricca di ambizioni, talora sbagliate e un po’ piccine”.

Sulle candidature al Quirinale: “Gli ostacoli paralleli di Prodi e Pinotti per la corsa al Quirinale”.

Sul caso Cucchi un intervento di Carlo Giovanardi, senatore Ncd: “L’altro Cucchi”, “La disinformazione orchestrata intorno al caso. Grasso dimentica il Senato per golosità demagogica”.

La colonna a destra è dedicata alla politica internazionale. Su Israele: “perché ora gli attacchi a sorpresa vengono da Gerusalemme est”, “C’è una nuova atmosfera di paura nelle città israeliane e i giovani palestinesi fanno la Terza Intifada (ma non si dice).

Sull’Isis: “Gli emissari del califfo ottengono i primi risultati. Quattro giuramenti, il più importante arriva dall’Egitto”.

 

Politica

Il Corriere della Sera parla di “scintille” tra Pd e Forza Italia e riferisce le parole del presidente del Consiglio: “’Renzi: il problema? Non è Silvio, ma i suoi’”. L’articolo riferisce delle dichiarazioni ieri a Porta a Porta.

La Repubblica scrive che il leader di Forza Italia è “pronto a dire sì sul premio alla lista, ma vuole alzare la soglia di sbarramento fissata al 3%”. Il “retroscena” di Francesco Bei e Goffredo De Marchis racconta “l’ultima paura del premier: ‘Silvio ci sta ma i problemi saranno in aula’”. Si legge che “il Fort Alamo di Berlusconi è rimasta alla fine la soglia di sbarramento anti-cespugli”, che vorrebbe alta, tanto che arrivò a proporre uno stellare 8 per cento. Gli piacerebbe almeno ottenere il 5% per tenere fuori dal Parlamento l’Ncd e costringere Fratelli d’Italia a rientrare in un listone unico. “Non credo che il problema sia Berlusconi, ma i Brunetta, i Fitto”, ha detto ieri Renzi. A dedicarsi a questo tema, ancora su La Repubblica, è Stefano Folli, che descrive “Il Cavaliere, un semi-alleato sul viale del tramonto”, “subordinato alle scelte del premier”. Scrive Folli che “una volta avrebbe probabilmente rovesciato il tavolo”, come accadde ai tempi della Bicamerale di D’Alema: oggi “si accontenta di dire che gli ultimatum del presidente del Consiglio sono inaccettabili e si sforza di tirarla un po’ per le lunghe attraverso il ‘confronto’”. La usa è quasi una mortificazione pubblica e il problema non è neanche tanto lo sbarramento per i partiti minori: il fatto è che deve tener conto del malessere che serpeggia all’interno di Forza Italia. “Fitto -scrive Folli- vuole occuparsi del partito e lo farà. Brunetta scalpita e ha allargato il suo raggio d’azione: non più solo la politica economica. Ha messo sotto tiro Renzi anche sulla legge elettorale e Berlusconi non ha gradito. Al capo gruppo Romani il vecchio leader ha affidato invece la posizione ufficiale: nessuna rottura con Renzi, ma richiesta di un dialogo da pari a pari”.

Su Il Giornale: “Berlusconi non strappa il patto del Nazareno, ‘Ma adesso basta diktat’”, “L’ex premier respinge le modifiche alla legge elettorale decise dalla maggioranza: ‘restiamo aperti al confronto’. Oggi alle 18 l’incontro con Renzi: pieno mandato al Cavaliere nella trattativa”.

Il Foglio, occupandosi della “fronda al Cav”, ovvero gli “antinazareni”, scrive che si tratta di “un universo disarticolato, puntiforme, a geometria variabile”. Dice il tesoriere del Pdl in liquidazione Maurizio Bianconi:”Non c’è solidarietà e ciascuno è frondista a modo suo”. Raffaele Fitto è il capo della gruppo più consistente :controlla tredici deputati e senatori. Racconta Fabrizio Cicchitto, ora parlamentare Ncd: “Fitto ha un progetto più o meno politico. Cioè si propone come leader. Ma gli altri un progetto non ce l’hanno e nemmeno sono coalizzabili intorno a Fitto. Gli altri sono mossi dalla gelosia per Verdini e per Renzi, e un po’ sono mossi anche dalla noia: non hanno niente da fare…”.

La Stampa intervista il leader Ncd e ministro dell’Interno Angelino Alfano, che dice: “La maggioranza ha deciso, sull’Italicum l’intesa è forte”, “Forza Italia deve capire che non possiamo perdere tempo”. Alfano rivendica il successo di aver ottenuto la soglia di sbarramento al 3% e le preferenze, sottolinea che “esiste una destra radicale ed estrema” che vuole portare l’Italia fuori dall’euro e dall’Europa, rappresentata dalla Lega. Poi -dice- “c’è un’area che si riconosce nel Ppe”, che ha una comune origine con Forza Italia. Una destra composta da due-tre tronconi “che dovrebbero aggregarsi per creare un’alternativa a Renzi”. E, di fronte alla prospettiva di un premio di maggioranza alla lista, che avvantaggerà il presidente del Consiglio, sottolinea: “Di fronte a un partito del 405 l’alternativa è l’aggregazione del fronte moderato”.

La Repubblica intervista i capogruppo Fi al Senato Paolo Romani: “Il Pd -dice- eviti diktat, guai a cambiare le soglie sotto ricatto dei piccoli”.

 

Internazionale

Su La Repubblica, due intere pagine sono dedicate al vertice Apec. Federico Rampini, inviato a Pechino, racconta il “disgelo nella Città proibita” tra Obama e Xi Jinping: è la “diplomazia della passeggiata”. Rampini racconta che a realizzare uno scoop è stata la tv di Stato cinese Ccctv il tg della sera ha mostrato i due leader a passeggio quasi soli nella Città proibita. Li seguono solo, a rispettosa distanza, i due interpreti. Chiacchierano in modo informale. Poi Xi, evidentemente, decide di continuare a rompere il protocollo e prolunga fino a tarda serata la cena a casa sua, perché non ci siano limiti alla chiacchierata con il presidente Usa. L’arrivo di Obama era stato preceduto da un coro unanime della stampa cinese sulla debolezza di Barack, il presidente che ha deluso le aspettative degli americani. Ma l’amministrazione Usa si è convinta che Xi, per le sue doti caratteriali e con l’uso spregiudicato della campagna anti-corruzione, ha eliminato fazioni rivali e sta concentrando nelle proprie mani un potere ineguagliato dai tempi di Deng Xiaoping. Da lui bisogna passare, quindi. Obama, certo, ha ribadito che oggi parlerà nuovamente di diritti umani, censura. Minoranze oppresse e Hong Kong. Ma ha rinunciato -scrive Rampini- a rivolgersi direttamente alla “società civile”, perché è con Xi che bisogna parlare. Del resto Obama incassa subito l’eliminazione delle barriere protezioniste che colpiscono la punta avanzata dell’hi-tech made in Usa. Dai semi-conduttori di alta qualità, alle apparecchiature biomediche, Pechino accetta di ridurre o azzerare dazi doganali che arrivavano fino al 30% per alcune categorie di software.

Grande attenzione anche sul Corriere della Sera sul vertice Apec e l’incontro Usa-Cina: “Xi e il Sogno di un’Asia meno americana”, “Il leader cinese propone un’area di libero scambio ‘rivale’ rispetto al Tpp sponsorizzato dagli Usa”, scrive Guido Santevecchi.

Alla pagina seguente, l’inviato a Pechino Massimo Gaggi dà invece conto della “svolta” sul clima: “raggiunta un’intesa storica” (che verrà annunciata poche ore dopo, ndr.). Gaggi sottolinea anche che tra Pechino e Washington ci sarà anche maggior collaborazione su Iran e Hi-tech.

Anche La Stampa si occupa del vertice Apec e sottolinea che per Obama si tratta del “giorno della svolta”.

Sul Corriere, pagina 17: “Le scuole pachistane e il giorno anti-Malala, ‘Offende l’Islam’”. Un giorno di conferenze, marce, proteste in 150 mila scuole del Pakistan al grido di “I’m not Malala”. In Pakistan talebani o estremisti islamici controllano intere regioni e migliaia di scuole.

Alle pagine R2 de La Repubblica i lettori troveranno un’intervista alla vedova di Arafat, Suha, che lancia un appello: “la via è il negoziato, le armi non porterebbero a nulla. Abu Ammar soffrirebbe a vedere com’è ridotto il nostro Paese”.