Terremoto in Emilia

Pubblicato il 30 Maggio 2012 in da redazione grey-panthers
Minacce dell'Isis all'Italia

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Scosse infinite, paura e morte in fabbrica. Il terremoto ha colpito di nuovo l’Emilia: 16 vittime tra cui 10 operai e 3 imprenditori. Gli sfollati sono 14 mila. Donna estratta viva. Napolitano: ‘parata sobria’ il 2 giugno”.
A centro pagina: “Quei capannoni accartocciati. Fornero: altrove non succede. Polemica sulle strutture crollate. La difesa di Confindustria”.

La Stampa: “Terremoto, strage di operai. Ieri allo 9 seconda terribile scossa in dieci giorni. Crollano i capannoni dove era appena ripartito il lavoro. Una regione in ginocchio. Un violentissimo sisma in Emilia fa 16 vittime. Migliaia senza casa. E la terra continua a tremare”

Il Sole 24 Ore: “Colpita al cuore l’Emilia laboriosa. Oggi al Consiglio dei ministri prime misure per le popolazioni. Napolitano: 2 giugno dedicato alla tragedia. Accordo Confindustria-sindacati per iniziative di solidarietà”.

La Repubblica: “Emilia, il terremoto infinito. Crollano capannoni industriali e chiese: 16 morti, 350 feriti. Si scava tra i detriti. Nuove forti scosse nel modenese, paura in tutto il Nord. La gente fugge in strada, quasi 15 mila sfollati. Proteste per la scarsa presenza dell’esercito nei soccorsi”.

Su tutti in quotidiani si dà rilievo alla frase “shock” di Monti, ieri: “Il calcio andrebbe fermato” (La Repubblica), “Monti: se il calcio si fermasse 2-3 anni” (Il Corriere della Sera). Il Giornale, in apertura: “Monti ci toglie il calcio. L’ultima trovata del Prof: campionati in castigo per un paio d’anni. Ma non farebbe meglio a occuparsi di banche e magistratura? Scandalo scommesse, i pm vogliono interrogare Buffon. Conte rischia, ‘sapeva di due combine'”. A centro pagina: “Bpm e mazzette, arrestato Ponzellini. L’ex banchiere nei guai per 5,7 milioni di euro di tangenti”, scrive il quotidiano.

Terremoto 

Susanna Camusso firma un commento sulla prima pagina de L’Unità. La segretaria della Cgil sottolinea come colpisca che tra le vittime di ieri ci sia anche chi era entrato in uno stabilimento industriale per “controllarne l’agiblità”. “Appare in tutta la sua crudezza quanto sia importante in termini di sicurezza la costruzione e la prevenzione antisismica anche per i luoghi di lavoro. Appare in tutta la sua crudezza la necessità di non lasciare sole le popolazioni e i comuni colpiti, di decidere, insieme alle forme di raccolta e di solidarietà, sulle quali ci siamo subito mobilitati, come cominciare a ricostruire”.
Sullo stesso quotidiano una intervista al sismologo Marco Mucciarelli, che lavora presso l’università della Basilicata ed è “uno dei massimi esperti di terremoti” nel nostro Paese. “Che la pianura Padana fosse catalogata zona sismica non è una novità”; nel 2003, dopo il terremoto del Molise, è passata da un non classificazione a un grado 3, il che significa che c’è una significativa attività sismica conosciuta storicamente”. “Bisogna partire dall’idea che il terremoto fa parte del nostro vivere. E’ come una malattia rara: le probabilità che avvenga sono bassissime ma non sono nulle”.

Su La Stampa una delle pagine dedicate al terremoto si sofferma sugli “interrogativi”: la comunità scientifica “sembra divisa”, tra chi pensa che sia necessario fare altre valutazioni sulla sismicità dell’area, aggiornando di conseguenza le carte sismiche, e che invece non è affatto stupito da quanto sta avvenendo in questi giorni”. Gianluca Valenzise, ricercatore dell’Istituto di Geofisica, intervistato dal quotidiano, dice che “la pianura Padana è stata spesso snobbata dai ricercatori perché raramente è stata protagonista di episodi eclatanti”, ma nel terremoto di questi giorni “non ci sono anomalie”. Quanto alla prevenzione, la pagina successiva si sofferma sul parere di ingegneri ed esperti di costruzione. “Miglia di edifici, dal dopoguerra in poi, sono stati costruiti quando non c’erano norme specifiche e, anche quando la legge ha cominciato a pensare ai criteri antisismici, non ha formulato direttive retroattive”, dice Claudio Chesi, ingegnere ,ordinario di tecnica delle costruzioni al dipartimento di ingegneria strutturale del Politecnico di Milano. “Oggi non esister nessun dispositivo di legge automatico che tuteli il patrimonio edilizio pre-esistente alle leggi”. Pier Paolo Diotallevi, dell’Università di Bologna, spiega che oggi “l’obbligo di adeguare la vecchia casa alle nuove norme” esiste solo nel caso di ampliamenti. Quanto ai capannoni industriali, “abbiamo imparato che sono strutture carenti, con pochi collegamenti tra pilastri e scarse giunzioni. Sono edifici che devono essere rinforzati con armature pesanti e disponendo di limitatori di scorrimento. Così si garantisce la ‘trasmissione’ delle forze sismiche nol modo più armonico possibile.

Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi sarà oggi e domani in Emilia, scrive Il Sole 24 Ore, dando conto della polemica che si è scatenata ieri perché alcuni stabilimenti sono stati messi sotto accusa, anche se crolli e decessi sono avvenuti in fabbriche che avevano avuto l’agibilità. Squinzi ribatte alle accuse nei confronti del mondo imprenditoriale, in particolare per l’area della ceramica di Modena: “non è vero che sono crollati capannoni di carta velina, si tratta di aziende costruite con tutti i crismi. Ho parlato con un imprenditore, mi ha raccontato che dal 1570 non si verificano terremoti nell’area colpita”.

Le date relative al 1500 tornano anche in una intervista su La Repubblica a Romano Camassi, ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che ricorda come tra il 1570 e il 1574 la zona intorno alla Ferrara degli Estensi sussultò a lungo: 2000 scosse che danneggiarono la città, costringendo alla fuga duchi e servitori, dopo un iniziale tentativo di minimizzare la gravità del fenomeno. 11 mila persone abbandonarono all’improvviso case e palazzi per un anno almeno, mentre la corte si trasferì nei giardini sotto lussuose tende. 13 anni di sussulti che indussero proprio a Ferrara l’architetto Pirro Ligorio, successore di Michelangelo alla Fabbrica di San Pietro, a sviluppare l’idea di una architettura antisismica: case non più alte di due piani, redistribuzione degli spazi, creazione agli angoli delle stanze di pilastri di rinforzo.
Sullo stesso quotidiano Alberto Marcellini, dirigente di ricerca al Cnr e professore di sismologia alla Statale di Milano, spiega che nelle mappe di rischio sismico quest’area è classificata come “medio – bassa”: “probabilmente il dato è sottostimato e dovrà essere aggiornato. Ma a differenza di altre zone d’Italia, nella pianura Padana i terremoti molti violenti sono estremamente improbabili”. E ancora su La Repubblica si scrive che si calcola 1 miliardo di danni, e il made in Italy ora è in ginocchio: devastati il distretto biomedicale e l’industria alimentare.
Più estesamente, sul Sole 24 Ore: “Mirandola, biomedicale raso al suolo; Finale Emilia, crolla la ceramica; a Medolla si sgretola l’alimentare; Cavezzo, piegata la meccanica; Carpi, il tessile ha chiuso i cancelli”.

Ponzellini

Su Libero un articolo sullo “tsunami Bpm” (“Prestiti facili ai politici, arrestato Ponzellini”), racconta che i pm “puntano sul mondo degli ex An”, e ricorda l’episodio del novembre scorso, appena scoppiato il caso Bpm, quando la Guardia di Finanza negli uffici romani di Francesco Corallo, titolare di Atlantis Bplus, e trovarono il senatore ex An Amedeo Laboccetta, che impedì il sequestro di un computer portatile sostenendo di eserne iltitoplare. Se lo portò via. I pm hanno ritenuto di indagare Laboccetta per favoreggiamento nell’ambito della stessa inchiesta che ieri ha portato all’arresto di Ponzellini.
La Stampa offre una pagina dedicata al “personaggio” Ponzellini, “da Prodi alla Lega e Tremonti, il manager per tutte le stagioni”, dove si ricorda che “da banchiere teorizzava: dobbiamo essere al servizio della politica’”. Bolognese, figlio di uno dei fondatori del Mulino, ha seguito Prodi in Nomisma, al ministero dell’Industria e poi all’Iri. Poi per dieci anni alla Banca europea degli nvestimenti. Dal 2002 al 2006 è amministratore delegato della Patrimonio dello Stato, poi Tremonti lo nomina amministratore del Poligrafico dello Stato. Nel 2007 passa alla presidenza di Impregilo, nel 2009 arriva alla “lottizzatissima Popolare di Milano”.

Internazionale

I maggiori Paesi europei, oltre a Stati Uniti, Canada e Australia, hanno espulso gli ambasciatori siriani dalle rispettive capitali, in risposta al massacro di Hula. E proprio ieri l’inviato Onu Kofi Annan ha incontrato il presidente Assad, nel tentativo di salvare la proposta di mediazione e il suo piano di pace (rispetto della tregua, ritiro delle armi pesanti dalle città, liberazione dei prigionieri, dialogo con l’opposizione). Assad avrebbe risposto, secondo quanto riferisce La Repubblica, che il successo del piano “dipende dalla fine del terrorismo”. Su La Repubblica si riferisce peraltro della denuncia di un fotografo italiano, Marco Di Lauro; una sua foto, questa la sua accusa, èstata usata “a scopi di propaganda” poiché per mostrare i corpi dei bambini di Hula sarebbe stata utilizzata una foto da lui scattata in Iraq. Il Corriere della Sera riferisce le parole del neopresidente francese Hollande: “non è da escludere un intervento armato, a patto che sia effettuato nel rispetto del diritto internazionale, ossia dopo una deliberazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu”: la condizione posta non è di facile realizzazione, visto il veto di Cina e Russia. Hollande riceverà venerdì il presidente russo Putin e ha affermato di volerlo convincere a permettere il varo di una nuova risoluzione. La Casa Bianca, che vorrebbe che Assad lasciasse il potere, fa sapere di non ritenere adesso l’intervento militare in Siria la via giusta, perchè porterebbe più caos e carneficine.

Su l’inserto R2 de La Repubblica e su La Stampa si spiega come ogni settimana il Presidente Usa aggiorni personalmente l’elenco dei nemici dell’America da eliminare con i droni. La Repubblica parla della “kill list del Presidente”: tra i nemici anche minorenni e cittadini Usa, e per molti è una contraddizione con la responsabilità morale di un Nobel per la Pace. Quasi in simultanea, il settimanale Newsweek e il quotidiano New York Times si sono occupati della vicenda, con due inchieste: dalle quali non emerge un Presidente guerrafondaio, poiché il quadro che emerge è più sfumato, poiché si ricorda che una delle promesse fondamentali di Obama, ovvero la chiusura di Guantanamo e il trasferimento dei processi nei tribunali civili, è stata preclusa al Presidente dal Congresso. Insomma, scrive La Repubblica, gli ideali del 2008 sono stati combinati con robuste dosi di pragmatismo, e l’innovazione introdotta da Obama con la kill list risponde anche a un principio di responsabilità etica: il Presidente non vuole lasciare ai suoi collaboratori la scelta più grave. E così ogni attacco di droni in Yemen, Pakistan o Somalia ha ricevuto la sua approvazione personale.
Sulla prima pagina de l’International Herald Tribune: “Obama’s personal role in the war on Al Qaeda”.
La Stampa scrive che per avere una idea dell’intensità delle uccisioni mirate basta pensare che da inizio aprile sono stati eliminati 14 colonnelli di Al Qaeda nello Yemen, 6 in Pakistan e 1 in Afghanistan.

Restiamo a La Stampa, per segnalare che il candidato alle presidenziali egiziane dei Fratelli Musulmani, Mohamed Morsi, ha annunciato che, in caso di vittoria, formerà una coalizione di governo non necessariamente guidata dai Fratelli Musulmani. Ed ha ipotizzato anche una vicepresidenza per un copto e una donna.

Una analisi su Il Corriere della Sera si occupa della qualificazione al ballottaggio delle presidenziali egiziane dell’ultimo premier di Mubarak: il grande assente nelle dichiarazioni, il convitato di pietra, è la giunta dei 20 generali guidati dal maresciallo Tantawi, che dal febbraio del 2011 ha il quasi assoluto potere in Egitto. Manipolano i governi, si impongono al Parlamento a maggioranza islamica, ritardano la nuova Costituzione che dovrebbe fissare i poteri del Presidente. Di guisa che quando verrà eletto nessuno saprà ancora che ruolo avrà. In Egitto qualcuno pensa che dipenderà da chi vince: se dovesse imporsi il Fratello Musulmano Morsi, i generali saranno ancora meno propensi a permettere che il Presidente abbia veri poteri. Altri sostengono che la Giunta non lascerà mai il Paese a un Fratello Musulmano, e il successo di Shafik è scontato, magari con brogli.

E poi

Ieri sul Corriere della Sera il senatore Pd e giuslavorista Pietro Ichino analizzava il senso della sentenza nei confronti delle nuove Br in Corte d’Assise d’Appello a Milano, che ha scartato la condanna per terrorismo e si è attenuta a quella per associazione sovversiva. Oggi è Giancarlo Bosetti ad occuparsi della vicenda, con un intervento su La Repubblica. Bosetti ricorda che Ichino vive sotto scorta, ed era parte civile nel processo, ed aveva avanzato una proposta di dialogo, basata sulla richiesta di essere considerato non un simbolo del sistema di cui le nuove br vogliono sbarazzarsi ma un essere umano, e come tale di aver diritto a non essere aggredito. Ichino era il protagonista di una telefonata intercettata tra due dei condannati. Dicevano che a uno come lui “non è che gli puoi fare nient’altro che farlo fuori”. Per metamorfosi, per quel che riguarda Ichino, “il suo essere diventa un simbolo, la sua identità molteplice” diventa una sola, ovvero “il capitalismo da abbattere”, e la riduzione della identità a quella di simbolo “è il passaggio indispensabile per facilitare l’azione: i giovani uccisi sull’isola di Utoya dal killer norvegese erano simbolo di una classe dirigente accusata di meticciare l’Europa; gli ambulanti senegalesi di Firenze, uccisi da Gianluca Casseri, erano simboli dell’inquinamento razziale. Roberto Adinolfi, gambizzato dalla Federazione Anarchica Informale, è il simbolo del ‘tentacolo nucleare’ del capitalismo”. Per Bosetti “l’amara e sofferta ironia” (circa la scomparsa della aggravante terroristica) della lettera che Ichino ha scritto sul Corriere della Sera, è da condividere e far nostra”.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini