Il Corriere della Sera: “Un’altra forte scossa. Paura in tutto il Nord”. “Magnitudo 5,1, epicentro nel Modenese. Crolla la Torre dell’Orologio a Novi, in tanti tornano all’aperto”. A centro pagina: “Piano crescita. Via libera in settimana. Passera: 28 milioni di italiani colpiti dalla crisi”. “Minibond e fondo per le imprese. Ultimatum alle Regioni su centrali e rigassificatori”. A centro pagina anche un richiamo alle parole del Papa, ieri a Milano: “Grande folla per la chiusura delle giornate milanesi di Benedetto XVI. Apertura del Papa ai separati: ‘La Chiesa vi deve sostenere’”.
La Repubblica: “Crisi, arriva il fondo salva-banche. Braccio di ferro sugli aiuti alla Spagna. Merkel: non li vogliamo. L’ipotesi di fare slittare il voto sul fiscal compact in Italia. Bce pronta a tagliare i tassi. Passera: 28 milioni colpiti dalla crisi’”. A centro pagina: “Nuova forte scossa, paura in tutto il Nord, in Emilia la gente fugge in strada di notte”. E poi le polemiche sulla scuola, dopo una intervista concessa allo stesso quotidiano ieri dal ministro Profumo: “Scuola e università, il Pd boccia Profumo”.
La Stampa: “L’allarme di Passera: ‘Un italiano su due lotta contro la crisi’. Il ministro dello Sviluppo: crescita sostenibile per creare posti di lavoro”. “Tasse sull’auto, nel 20111 stangata da 9 miliardi. Da Ue e Bce un superpiano per salvare l’euro”. Di spalla la “paura senza fine” del terremoto, dopo l’altra forte scossa di ieri in Emilia.
Il Giornale: “Il partito di Gomorra. Resa dei conti a sinistra. Scrittori e giornalisti si preparano a scalare il Pd (coi soldi di De Benedetti). Saviano e Concita i capicordata”. E poi: “Berlusconi: ‘Orgoglioso del mio Pdl’. Da Grillo ai leghisti cresce la fronda anti-Imu”. A centro pagina il Papa Milano: “E poi dicono che Benedetto XVI è finito. Un milione di persone a Bresso”.
L’Unità, dalle giornate della famiglia e dalle parole del Papa, evidenzia un passaggio: “Il Papa: l’amore contro il profitto”. All’interno due commenti, uno sulla laicità e l’altro sulla “famiglia che cambia”. A centro pagina si parla della Lega: “L’Opa di Maroni minaccia Formigoni. Tosi eletto segretario della Lega Veneta. I congressi del Carroccio si chiudono tutti nel segno dell’ec numero due. Possibile sfiducia al governatore Lombardo”.
Europa
La Repubblica parla di un “ircocervo” con la testa Pdl e il corpo Pd che vorrebbe sbarrare la strada alla approvazione del cosiddetto fiscal compact. Se Monti puntava ad una ratifica del trattato in contemporanea in Italia e in Germania, il progetto sembra saltato; così come è destinato a sfumare anche il desiderio di Monti di arrivare al consiglio europeo del 28 giugno con il trattato approvato almeno in un ramo del Parlamento. Secondo il quotidiano tra Pdl e Pd si sarebbe creata una intesa di fatto: contro la Merkel, ma anche contro la linea considerata troppo “tedesca” di Monti. Nel Pd Sandro Gozi ricorda come il partito sia in stretto contatto sia con la Spd tedesca che con i socialisti francesi per far pressione sulla Merkel. La Cancelliera tedesca ha bisogno di un voto costituzionale dei due terzi per far ratificare il nuovo trattato, e il capogruppo Spd Steinmeier ha avvertito che il partito non voterà il fiscal compact a meno che non vi sia una decisione chiara sulla tassazione delle transazioni finanziarie.
I quotidiani parlano anche di un piano cui starebbero lavorando il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy, quello della Commissione Barroso, della Bce Draghi e il primo ministro lussemburghese Juncker, per salvare l’euro: ne ha riferito la Welt Am Sontag, parlando di un “documento rivoluzionario” incentrato su riforme strutturali, rafforzamento del mercato interno, una “unione bancaria” (proposta di Draghi) composta da una autorità di vigilanza sugli istituti, da un fondo centralizzato di salvataggio delle banche in difficoltà e da un sistema comune di garanzia dei depositi. Ci sarebbe una maggiore armonizzazione delle politiche finanziarie, fiscali, di politica estera e di sicurezza, nonché un rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo. L’Unione fiscale comprenderebbe un meccanismo di garanzia in comune dei debiti, cioé gli eurobond, secondo La Stampa.
Il quotidiano intervista anche Simon Johnson, ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale, che considera le possibilità che Atene esca dall’euro tra l’80 e il 90 per cento, poiché il Paese è “tecnicamente fallito”, l’opinione pubblica è divisa e contraria all’austerity imposta dall’Europa.
Per Johnson in teoria si potrebbe ancora salvare l’euro, ma sarebbe necessaria una forte azione di leadership per varare una Costituzione simile a quella che gli Stati Uniti adottarono al momento della loro nascita: una vera autorità fiscale centrale. Per Johnson dopo l’uscita della Grecia è ipotizzabile che i Paesi più deboli siano costretti ad uscire, uno dopo l’altro: “A quel punto si potrà costruire un nuovo euro, riservato ai virtuosi”. Questo significherebbe una spaccatura dell’Italia: “Perché il Nord del vostro Paese ha tutte le carte in regola per entrare nell’Unione dei virtuosi, dal punto di vista economico, della struttura produttiva e anche dell’etica del lavoro. Il sud invece no, sarebbe automaticamente escluso”.
Il Corriere della Sera intervista George Soros, ospite nei giorni scorsi del festival dell’economia di Trento. “La Germania farà ciò che serve per preservare l’euro, ma giusto questo, niente di più. Le differenze tra la sua economia e quelle dei Paesi indebitati possono continuare a crescere e la periferia europea trovarsi costantemente in difficoltà e bisognosa di aiuti. Una zona euro di questo tipo può diventare un impero tedesco, con la periferia come retroterra”. “E’ la tragedia di una serie di errori. E’ ciò che accade quando, di fronte a una decisione da prendere, si sceglie sempre di seguire quella con la linea di minore resistenza”. Visto che Spagna e Italia continuano a “pagare vari punti percentuali più della Germania”, e dunque faticano a recuperare competitività, per Soros la soluzione potrebbe essere creare un “cordone di sicurezza attorno” ai due Paesi, nel caso in cui la Grecia esca dall’euro. “Se il premio di rischio sull’Italia scendesse, per Mario Monti sarebbe più facile proseguire le riforme perché gli italiani ne vedranno i benefici grazie al calo dei tassi. E’ per questo che la Banca centrale europea deve tenersi pronta a comprare vaste quantità di debito pubblico. E per garantirla, il fondo salvataggi deve impegnarsi a coprire solo eventuali perdite della Bce sui bond sovrani che avrà acquistato”.
La Repubblica offre una sintesi di ciò che Soros ha detto al festival di Trento, sotto il titolo: “Le responsabilità di Berlino”.
Papa
Un milione di fedeli da 170 nazioni del mondo ha seguito – scrive La Repubblica – l’ultimo atto della visita del Papa a Milano, nel settimo raduno delle famiglie, nel pieno dello scandalo vaticano. Il quotidiano si sofferma su quella che considera una “plateale apertura” verso i “fedeli che sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione”, come ha detto Benedetto XVI assicurando loro che “il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica”. Lo ha detto precisando anche di auspicare “che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza”. Non è ancora la svolta sul controverso divieto di somministrare la comunione ai divorziati, ma mai prima c’era stato un segnale così forte di solidarietà e comprensione.
Contestualmente, l’omelia ha richiamato il concetto di un “matrimonio tra uomo e donna” e della famiglia come “prima scuola delle virtù sociali”, soprattutto “in un mondo dominato dalla tecnica” e da “una concezione utilitaristica del lavoro”. Il Papa ha difeso il diritto al riposo e alla festa, trovando qui la sintonia del sindaco di Milano Pisapia.
La Stampa riporta un altro passo dell’intervento del Papa, in difesa della famiglia, poiché per tutelarla è necessario evitarle gli shock di una economia selvaggia in cui prevale “la logica unilaterale” del “massimo profitto” che accresce disuguaglianze e degrado sociale, mentre “vanno armonizzati” i tempi del lavoro perché solo così si cotruisce una “società dal volto umano”.
Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera scrive della folla a Milano e dice che “è una Italia silenziosa, di cui si parla e si scrive poco, considerata minoritaria se non residuale, quella che per tre giorni, e in particolare ieri mattina si è presa la parola e la scena”, riversandosi in un vecchio aeroporto, con famiglie numerose, con gli anziani in carrozzella, i bambini in carrozzina. Il viaggio del Papa è stato accolto con entusiasmo, al di là o forze anche a causa delle angosce del presente, anche in relazione alle vicende che hanno colpito la Chiesa, ma il successo della visita “ci ricorda che il mondo cattolico non può essere compresso dietro alle mura vaticane”, sa rinascere dalle proprie ceneri, “è vivo e vitale, non partecipa alla generale rivolta contro l’elite che in altri ambienti non risparmia neppure il Papa”.
Su L’Unità il filosofo Carlo Sini sottolinea che il successo della visita, malgrado le recenti vicissitudini interne,costituisce un elemento di ulteriore e proficua riflessione: si tratta di comprendere “la grande funzione delle istituzioni (e la Chiesa è tra le più diffuse ed universali)”. Una Chiesa senza una chiesa, uno Stato senza stato, è una pericolosa illusione ed è necessario cercare una demarcazione sempre più limpida e serena tra le funzioni della società civile e quelle della comunità religiosa: “Ma bisogna aggiungere che entrambe le funzioni non devono limitarsi a demarcare il territorio di rispettiva competenza: c’è anche una funzione generosa che entrambe possono reciprocamente esercitare, per il bene reciproco e di tutti”. E’ importante che la più grande autorità spirtuale del nostro Paese ricordi alla politica il dovere della dedizione, dell’altruismo, il dono di sé, la rinuncia all’egoismo tattico per il bene comune.
Internazionale
Ieri il presidente siriano Bashar Al Assad, in un intervento in Parlamento diffuso via tv, ha parlato della strage di Hula, che è costata la vita a 108 persone, compresi 49 bambini. “Si tratta di un massacro brutale che neppure dei mostri avrebbero compiuto”, ha detto, secondo quanto riferisce La Stampa. Ha quindi escluso che ci sia la mano del suo governo: “Le maschere sono cadute, il ruolo internazionale in quanto sta accadendo in Siria è chiaro. Non siamo di fronte a un problema politico, ma a un progetto di distruzione del Paese”.
Scrive il Corriere che le parole di Assad sono in contrasto con quelle del capo delle missioni di peacekeeping dell’Onu, Ladsous, secondo cui sarebbero le milizie pro-regime, i famosi shabiha, ad esser responsabili della maggior parte delle vittime: lo indicherebbero alcune testimonianze di sopravvissuti, facilitate da oppositori e immagini satellitari pubblicate da BBC e dipartimento di Stato Usa, che mostrano come il quartiere di Hula, dove è avvenuto il massacro, sia vicino ai check point e a presunte basi degli shabia. Che non sono le uniche milizie, però, visto che gli stessi Usa ammettono la presenza di bande jihadiste in Siria. Damasco ha avviato una sua inchiesta, secondo cui le famiglie massacrate erano fedeli al governo.
La Stampa offre le valutazioni di Dennis Ross, ex inviato Usa in Medio Oriente, che di recente ha avuto un incontro pubblico a New York ed ha risposto alle domande di James Hoge, ex direttore di Foreign Affairs. Dice che “un intervento militare sul modello della Libia non è praticabile” in Siria, sia perché la Russia si oppone sia perchè la Siria ha una difesa aerea molto più sofisticata. Per accelerare comunque la fine di Assad servono “quattro mosse”: “Spingere Mosca ad abbandonarlo, offrendo a Putin di rivendicare il merito della caduta e chiedendo agli arabi di porre Mosca di fronte all’alternativa tra loro ed Assad. Far capire agli alawiti che hanno un futuro anche senza Assad. Costruire una zona di sicurezza nel nord del Paese, con l’appoggio della Turchia. E costringere l’opposizione a prendere una posizione unitaria”.
La Repubblica si occupa dell’ennesimo attacco terrorista contro una chiesa nel Nord della Nigeria, che ha provocato almeno 15 morti. Colpevoli della strage sono sempre gli stessi: i qaedisti di Boko Haram, gruppo islamico. Ieri a provocare l’esplosione è stata una autobomba guidata da un kamikaze schiantatasi a tutta velocità contro un posto di controllo, nei pressi di una chiesa pentecostale, dove era in corso il servizio religioso della domenica. La presenza del posto di blocco ha impedito all’attentatore di raggiungere il suo obiettivo, che era quello di provocare una ecatombe nel luogo di culto.
Si chiamava la “chiesa del campo di grano”, e si trovava a Bauchi, scrive La Stampa, ricordando che è il principale luogo di culto dei protestanti pentecostali. L’attentato non è stato rivendicato, Boko Haram è riuscito già ad imporre la sharia in 12 stati settentrionali. Il vescovo di Jos, Ignatius Kaigama, parla di “pulizia etnico religiosa”: sabato scorso era al sud, nella capitale Abuja, in un vertice che doveva restare segreto, nella villa del presidente Goodluck Jonatahn, insieme ad altri prelati del nord. Kaigame ha fatto presente che “i cristiani sono trattati come stranieri”. “L’incendio sistematico delle Chiese, senza che ci siano provvedimenti da parte della polizia, ha portato a un senso di impunità, molto pericoloso”.
L’International Herald Tribune ha una corrispondenza dal Mali, in cui si racconta come nel Nord, a Timbuctu, i ribelli abbiano imposto leggi islamiche, obbligando le donne alla copertura totale del viso, bandendo la musica dalle radio. Il risultato: paura, esodi dal Paese.
E poi
Il filosofo Roberto Esposito, alle pagine R2 cultura de La Repubblica, sottolinea come la ricerca filosofica si sia concentrata quasi esclusivamente su questioni dell’etica. Ma può, “la pratica del pensiero, limitarsi alla riproposta di valori che sono già parte integrante della nostra cultura, e che, almeno in linea di principio, nessuno mette in discussione?”. Non compete a questa scienza l’onere di cercare, “all’interno di quegli stessi valori, come si sono sedimentati nella nostra tradizione, i motivi di lunga durata della loro difficoltà a tradursi nella pratica concreta?”. Tra gli spunti, la ristampa di un celebre testo di Nietzsche, per Einaudi: La genealogia della morale”.
DA RASSEGNA STAMPA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini