Libero apre con il titolo: “Le telefonate di Napolitano”. Ci si riferisce alle anticipazioni del settimanale Panorama che “svela le chiamate del Quirinale”. Per la verità il settimanale diretto da Giorgio Mulè ricostruisce le conversazioni che il Capo dello Stato avrebbe intrattenuto con Micola Mancino. E Napolitano “si lascerebbe andare” a pesanti giudizi politici nei confronti di una parte della magistratura palermitana e dell’apparato mediatico che la sostiene. Oltre ad apprezzamenti non proprio lusinghieri nei confronti di Antonio Di Pietro e Silvio Berlusconi”.
Il Giornale: “Ecco le telefonate segrete. Secondo ‘Panorama’ il presidente avrebbe dato giudizi pesanti su Berlusconi, Di Pietro e Ingroia. L’ex ambasciatore degli Stati Uniti svela i retroscena di Tangentopoli”.
Il Fatto quotidiano: “Panorama spara. ‘Napolitano insultò i Pm, Di Pietro e Berlusconi. Il settimanale del Cavaliere sostiene che il Presidente è sotto ricatto ma poi rivela che si abbandonò con Mancino a pesanti apprezzamenti. Ingroia: gli unici ricattatori sono quelli che scrivono queste cose”.
Il Corriere della Sera: “Merkel a Monti: ce la farete da soli. Il vertice avvicina le posizioni deu due leader. Una giornata ancora positiva per i Bot a sei mesi: tassi giù dell1,58 per cento. Berlino apprezza le riforme italiane. Le nuove condizioni per lo scudo antispread”. “Draghi ribatte alla Bundesbank: se sarà necessario misure eccezionali per l’euro”. In prima pagina un richiamo su Napolitano: “L’ultima polemica che turba il Colle”.
Il Sole 24 Ore: “Merkel: l’Italia ce la farà senza scudo. La cancelleria a Monti: no alla licenza bancaria per l’Esm, basta il fondo salva Stati. Pieno sostegno di Berlino al premier italiano: ‘Lo spread scenderà portando avanti le riforme: ho fiducia nel governo”. A centro pagina: “Draghi rilancia: pronti ad azioni straordinarie”
La Repubblica: “Merkel promuove l’Italia di Monti. ‘Ce la farete senza bisogno di aiuti’. Draghi: pronti a misure eccezionali”. Un retroscena del quotidiano romano è titolato: “Angela chiede al premier: ‘chi verrà dopo di te?’”.
La Stampa apre con una intervista al ministro Passera: “Patto per l’Italia. Drammatico il ritardo di competitività del Paese”. In prima anche un richiamo alla lotta dei minatori sardi: “I minatori: pronti a tutto. Napolitano: li capisco”.
L’Unità: “Dalla parte dei minatori. Interviene Napolitano: vicino alla lotta dei lavoratori del Sulcis. ‘Ora si trovino soluzioni’”.
Il Foglio invece dedica un lungo articolo alle rivelazioni di Maurizio Molinari, giornalista de La Stampa, che intervistò l’ex ambasciatore Usa in Italia Bartolomew: “Molinari rivela sulla Stampa che il compianto ambasciatore americano in Italia segò i diplomatici Usa manettari, in nome dei diritti e della decenza violati con la carcerazione preventiva. E altro”. Su La Stampa: “L’ex console Semler: Di Pietro mi preannunciò l’inchiesta su Craxi e Dc”. Il quotidiano intervista oggi, insieme all’ex console Sembler, anche lo stesso Di Pietro: “Mai violato il segreto. I partiti erano corrotti e tutti lo sapevano”.
E poi
Un retroscena de La Repubblica si sofferma sul colloqui di ieri di Monti con Angela Merkel e su quelli che il premier italiano ha avuto con Barroso.”Il faro è acceso oggi sull’Olanda, che andrà al voto anticipato proprio il 12 settembre, lo stesso giorno in cui la Corte di Karlsruhe farà conoscere il suo verdetto sulla compatibilità del fondo salva Stati con la costituzione tedesca. Si avvicina dunque un giorno fatidico, in cui l’intera costruzione elaborata in questi mesi potrebbe vacillare sotto il maglio dei giudici tedeschi, gelosi della sovranità tedesca, e degli elettori olandesi, arrabbiati con l’Europa”. I sondaggi in proposito danno in testa i due principali partiti Ue: i populisti di Wilders e il partito socialista di Roemer, versione arancione di Syriza.
Sul Corriere della Sera Massimo Gaggi si occupa della convention repubblicana spiegando che “l’America di Ryan (più che di Romney) vuole tagli spietatri per ritrovare vigore”. Gaggi spiega che “per quanto squilibrata, la proposta ecoomico-sociale di Ryan affronta un tema ormai ineludibile – quello dell’esplosione del debito pubblica – che Obama con la sua riforma sanitaria ha solo sfiorato. E che per il resto il Congresso, paralizzato dai veti incrociati, ha fino qui spazzato sotto il tappeto”. Ridurre i sussidi ai poveri “per spronarli ad essere più attivi sul mercaot del lavoro è certamente una ricetta troppo dura, in un Paese che già non brilla per gli ammortizzatori sociali”. Gaggi si chiede se la piattaforma Ryan-Romney possa però spingere i democratici a “darsi un piano economico più stringente”. Ma ne dubita, vista “l’estrema polarizzazione della politica americana”. E la sinistra Usa dovrebbe “fare una riflessione”, perché forse “con le loro parrucche settecentesche i Tea party possono anche essere un movimento destinato ad esaurirsi”, ma diversi “giovani leoni” della destra rigorista, come Ryan o come Rubio, si stanno affermando.