Le aperture
Repubblica: “Tasi, ecco i costi, per 7 famiglie su 10 più cara dell’Imu”, “Aliquota massima nei capoluoghi, giù nelle metropoli”, “Tagli del 3% ai ministeri, Cottarelli da Renzi pronto all’addio”, “Cgil in piazza, Fiom annuncia lo sciopero contro il governo”.
La grande foto a centro pagina è per Suor Olga Raschietti, una delle missionarie trucidate in Burundi: “’Violentate e sgozzate per un orologio’. Il giallo del massacro delle suore”.
Il “caso” raccontato in prima pagina: “Marchionne e Maranello nel fortino Ferrari, gelo con Montezemolo e Della Valle lo attacca”.
A destra in prima pagina Michele Serra commenta la scelta di alcuni librai francesi di non mettere in vendita il libro della ex compagna del presidente francese Hollande, Valérie Trierweiler: “Perché difendo il libraio francese”.
La Stampa: “Lavoro, il piano di Renzi. Nuovi assunti licenziabili”, “Sì anche al demansionamento, ma resta l’articolo 18”, “Il governo cerca un percorso rapido per il Jobs Act. Cgil e Fiom tornano in piazza a ottobre”.
A centro pagina, la missionaria Olga Raschietti con un bimbo tra le braccia: “L fine orribile delle tre missionarie”.
Sotto la testata: “Troppi studenti sbagliano Università” e “La Francia: basta scorie nucleari italiane”.
In taglio basso: “Montezemolo-Ferrari a un passo dal divorzio”.
Il Fatto: “La guerra di Luca”, “Montezemolo contro Marchionne”, “Della Valle attacca Marchionne che licenzia l’amico: ‘Furbetto, paghi le tasse in Italia’. Oggi la trattativa per una buonuscita milionaria. Il presidente cacciato si sfoga: ‘Basta toccare un dettaglio e nessuno compra più le auto’. Per Maranello si parla di Lapo Elkann”.
Il quotidiano parla di “riforme segrete” e titola: “Giustizia, i testi segreti di Orlando: bavaglino e bloccaprocessi”.
Spending
Stampa riferisce che ieri si è tenuto un vertice a Palazzo Chigi del presidente del Consiglio con il ministro dell’Economia Padoan, il consigliere economico del premier Yoran Gutgeld, il commissario alla Spending review Cottarelli: per quest’ultimo è stata una delle ultime riunioni prima del rientro a Washington, dove sarà direttore esecutivo per l’Italia al Fondo monetario internazionale, alla fine di ottobre, dopo aver impostato la manovra, la Legge di Stabilità sarà alle Camere e sul tavolo della Commissione Ue. La revisione della spesa pubblica, scrive il quotidiano, è lenta e costa di più ad alcuni che ad altri: i tagli lineari – o ‘semilineari’, come li chiama qualcuno a Palazzo Chigi – appaiono più giusti: ciascun ministro è costretto a fare la sua parte. E domani Renzi comincerà ad incontrarli uno ad uno: “Cottarelli presenta i suoi tagli. Summit con Renzi e Padoan”, “Riduzioni di spesa per 10-12 miliardi, la sanità contribuirà per tre”.
Su La Repubblica: “Tagli del 3% ai ministeri. E Cottarelli prepara le valigie, via dopo la legge di Stabilità”, “Vertice a Palazzo Chigi sulla Spending review. Cgil in piazza, Fiom annuncia lo sciopero contro il governo”.
Il Corriere intervista Piero Giarda, docente di scienze delle finanze, da sempre attento alla revisione della spesa pubblica. Dice che si tratta di una “attività lunga e complessa”, che occorre “molta attenzione per i dettagli” e che il taglio del 3 per cento alle spese dei ministeri non sarebbe una spending review ma “un semplice taglio di spesa, come quelli visti in passato”.
Il Fatto: “’O tagliate voi o lo faccio io’. Il premier avverte i ministri”. Obiettivo del governo è risparmiare 20 miliardi entro il 2015 e 32 dall’anno dopo. E per il quotidiano “Addio pareggio: venti miliardi bastano appena per confermare i bonus euro e Irap, rispettare gli impegni di Letta e poco altro. La Ue non sarà contenta”.
Ferrari
Per La Repubblica “nessuno a Maranello scommette più sulla possibilità di ricucire lo strappo”, perché sono state troppo dure le parole di Sergio Marchionne. Ma se un amministratore delegato come Marchionne attacca un presidente che porterà a casa quest’anno utili per 400 milioni e ricavi miliardari -ipotizzano a Maranello- è perché hanno in testa un’altra Ferrari: “una Ferrari ‘lamborghinizzata’, completamente integrata nel gruppo Fiat, una Ferrari “come la Marelli”. Finita l’era Montezemolo, Marchionne avrà un punta di diamante, un biglietto da visita suo e di Elkann in America, lo strumento per convincere gli investitori di Wall Street a scommettere sul nuovo titolo Fca.
Il Fatto: La crisi di Luca & Diego, tra capitali in fuga e salotti senza soldi”, “Il Cavallino è una garanzia per la quotazione a Wall Street. A Cordero resta il guaio Ntv e l’asse con il Della Valle furioso”. Per il quotidiano Montezemolo non ha comunque intenzione di “andare in pensione”: nonostante la buonuscita che lo aspetta. Non ha tanti nemici, ma ne ha due pesanti: Sergio Marchionne e John Elkann. Ma ha moltissimi amici e resta comunque il vicepresidente di Unicredit, in quota Aabar, un fondo arabo, a dimostrazione delle ottime relazioni costruite con le élites del Golfo, avide di Ferrari. Le stesse relazioni che gli permetteranno di prendersi una rivincita: è ormai certo che sarà il presidente della nuova Alitalia. Piace agli arabi di Etihad e ha la benedizione del governo Renzi, che lo ha usato come mediatore nella trattativa. Il quotidiano intervista Carlo Rossella: “Agnelli direbbe: Sergio, pensa alle Panda”, “Se l’Avvocato potesse parlare ai suoi eredi, direbbe loro di pensare a piazzare le utilitarie invece di mandare via chi ha lavorato bene”. E pronostica: “Luca tornerà alla grande, a Torino lo trattano come una comparsa, ma per gli arabi è un gigante e molte aziende sono pronte ad arruolarlo”.
La Stampa (alle pagine dello sport): “Ultimo atto”, “Ferrari e Montezemolo verso il divorzio consensuale. Il presidente: ‘La situazione non sta in piedi, è finita’”.
Riforme
Repubblica: “Riforme a rischio rinvio, il governo punta sulla Pa e sulla legge di stabilità”, “L’Italicum ‘superato’ al Senato dal testo Madia. Alla Camera niente sovrapposizioni con la manovra”. Scrive il quotidiano che “al senato l’Italicum aspetta che qualcuno lo tolga dai cassetti dove giace da mesi”: prima, intanto, su indicazione di Palazzo Chigi, ci sarà da esaminare la legge delega sulla Pubblica amministrazione, “un provvedimento complicato”. Per il premier riaprire il contenzioso su quel testo rischia di rendere ancor più caldo un autunno già pieno di insidie.
Sul Corriere ci si occupa della giustizia: “Le novità della riforma: il giudice non potrà piu ordinare altre indagini”. ” Ferie delle toghe ridotte a trenta giorni”.
La Stampa dedica attenzione al fronte riforme sul versante del Lavoro e sintetizza così l’orientamento del governo: niente smantellamento dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, niente revisione globale dello Statuto nel suo complesso, anche a costo di “scontentare” l’alleato del Nuovo centro Destra. Via libera invece al “contratto d’inserimento a tutele crescenti”, riservato ai giovani fino a 35 anni e alle persone con più di 50 anni. I loro datori di lavoro potranno per tre anni licenziarli senza vincoli, ma se li confermeranno riceveranno un bonus fiscale. Sì anche a due significative modifiche dello Statuto: le aziende potranno “demansionare” i loro dipendenti (cioè ridurre la loro mansione, tagliando anche il salario) e potranno usare le tecnologie per controllare le tecnologie per controllare le prestazioni dei lavoratori. Il Sole intervista il ministro dell’Istruzione Giannini: “Esame di maturità più legato al lavoro”. Si parla anche della valutazione degli insegnanti e della annunciata maxi assunzione dei precari.
Pd
Fatto: “Renzi, autunno caldo col Pd”, “Il Rottamatore offre posti in segreteria alla minoranza sperando di non avere grattacapi su Finanziaria e Italicum. Ma i sindacati a ottobre sono già in piazza”. La Stampa intervista l’ex segretario Pd Guglielmo Epifani, che dice: “Il Pd diventi un partito plurale e più autonomo”, “Deve fare da cerniera tra le scelte del governo e la funzione dei parlamentari”.
La Repubblica: “Renzi stoppa i bersaniani, ‘Segreteria unitaria sì, ma niente posti chiave’”, “C’è l’accordo solo con l’area guidata da Speranza, non con l’ala più dura, che chiede un vice”. E il quotidiano intervista Gianni Cuperlo, ex presidente Pd e leader della minoranza: “Le riforme di Matteo ancora imballate come i mobili Ikea. E basta adulatori”, “Non entrerò nella squadra, chi critica non è a caccia di poltrone”. Sulla legge elettorale: “la soluzione dei deputati nominati non va bene, e sui capilista è peggio la toppa del buco, bisogns cambiare.
E poi
La Repubblica intervista Padre Mario Pulcini, superiore della missione dei saveriani in Burundi, che spiega: “In questo Paese sconvolto dalla guerra, giovani allo sbando e troppa violenza”, “L’assassino? Stanno cercando un balordo della zona, forse l’hanno già catturato”, “Conviviamo pacificamente, qui non c’è mai stato odio religioso nei nostri confronti”.
La Stampa: “’Noi , ultime missionarie nelle terre dei sacrifici umani’”, “Erano 1 milione nel ’70, oggi 40.000 con la crisi delle vocazioni. Tre su quattro hanno oltre sessant’anni, ma resistono”.
Sul Corriere due intere pagine dedicate al referendum scozzese: “Verso un mondo senza Gran Bretagna?”.