Le aperture
La Repubblica: “Afghanistan, strage di bambini”, “Orrore a Kandahar: soldato Usa spara sui civili, 16 vittime”.
Di spalla, a sinistra: “Lavoro, arrivano due miliardi per i disoccupati”.
In taglio centrale: “Dell’Utri, il Pdl all’attacco dei pm”, “Berlusconi e Alfano contro i magistrati. Bossi sul voto: la Lega va da sola, Silvio mi fa pena”.
In basso: “La grande fuga dall’università, ci va solo il 60% dei diplomati”, “Dieci anni fa erano il 70%. Una delle medie più basse in Europa”.
Il Corriere della Sera: “La strage casa per casa del sergente assassino”. A centro pagina: “Spese, 100 miliardi al setaccio. Riprende la trattativa sul lavoro. Le ipotesi di modifica dell’articolo 18 sui licenziamenti”. “Giarda: dal tagli degli sprechi le risorse per ridurre le tasse”. In evidenza a centro pagina anche le dichiarazioni di Berlusconi sul processo Dell’Utri: “Per Dell’Utri 19 anni di gogna e sofferenza”.
La Stampa: “Lavoro, il governo trova i fondi. Due miliardi per la riforma. L’obiettivodell’esecutivo è di chiudere entro fine mese. Camusso non cede sull’articolo 18. Intervista a Bonanni: l’accordo è vicino, ma dalla Cgil troppi no”. A centro pagina, con grande foto, la campagna elettorale di Sarkozy: “L’Ue e Sarko: ci vuole il made in Europe. Nuove regole in vista per tutelare il commercio. Il presidente francese: ‘agire o andremo da soli'”. In prima pagina anche un richiamo per la strage in Afghanistan e per la situazione in Rssiua: “Il blogger Navalny: ‘Putin teme di fare la fine di Gheddafi'”.
Il Giornale: “Bossi suicida la Lega. Il Senaur offende Berlusconi, ma è pieno di guai: la guerra civile con Tosi può affondare il Carroccio e l’isolamento finisce per favorire il nemico Casini”. L’editoriale di Alessandro Sallusti è dedicato al processo Dell’Utri: “Sbugiardati i faziosi. Tutto il resto è solo demagogia”:
Afghanistan
Sedici vittime, di cui nove bambini e tre donne in Afghanistan. Spiega il Corriere che a uccidere domenica notte è stato un soldato americano: uno solo, secondo la versione dei comandi Usa, anche se alcuni abitanti hanno parlato di un gruppo di militari ubriachi. Un sergente è sotto interrogatorio. Dopo la strage, è tornato alla base, da cui si era allontanato alle tre del mattino e si è consegnato ai superiori. Un cronista della France Presse racconta di aver visto in una abitazione corpi bruciati. Un parente avrebbe detto alla Reuters che il killer ha versato qualcosa sui cadaveri prima di dargli fuoco. Il luogo, spiega La Repubblica, è il villaggio di Balandi e di Alkhozi, a mezzo chilometro dalla base Usa nel distretto di Panjwai, nella provincia di Kandahar che fu roccaforte dei taleban ed è la patria del presidente Karzai. Lo stesso presidente aghano parla di assassinio, di “intenzionale e imperdonabile esecuzione di civili innocenti”. Il direttore del Kroc Institute dice che è “il colpo mortale” sulla missione americana in Afghanistan. Il quotidiano interviste Bruce Riedel, consigliere della Casa Bianca. Dice che “il fantasma del Vietnam aleggia sopra l’Afghanistan fin dal primo giorno”. Il portavoce del contingente italiano ad Herat teme che esploda la violenza e dice che gli italiani sono in stato di allerta. Su La Stampa le parole di Obama, che ha chiamato il collega Karzai ed ha promesso che “sarà fatta piena luce sui fatti e, nel più breve tempo possibile, saranno assicurati alla giustizia i responsabili”. Tra i commentatori americani c’è già chi paragona la strage al famigerato massacro di My Lay, in Vietnam, quando il 16 marzo 1968 alcuni soldati dell’undicesima brigata uccisero 34 civili.
Lavoro
Secondo La Repubblica il Tesoro ha trovato i soldi necessari a coprire la spesa per gli ammortizzatori sociali. Si tratterebbe di circa 2 miliardi di euro, frutto dei risparmi realizzati grazie alla riforma del sistema pensionistico realizzata dal ministro Fornero. Oggi riprende il confronto tra governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro. Il piano, secondo il quotidiano, prevede che oltre alla cassa integrazione ordinaria (prevista per difficoltà temporanee) resterà in vigore anche quella straordinaria, ma sarà concessa solo in caso si ristrutturazioni, non più in caso di cessazione dell’attività. Dal 2017 scomparirà la mobilità, ma continuerà ad essere versato l’assegno di disoccupazione.
Il Corriere della Sera parla di un “modello tedesco” per quel che riguarda la riforma dell’articolo 18. Resterebbe solo per i licenziamenti discriminatori: per quelli economici, secondo la proposta del leader Cisl Bonanni, è previsto un controllo da parte del giudice limitato alla verifica che non si tratti di un licenziamento discriminatorio. Ma il giudice non potrà sindacare sull’effettività del motivo economico-organizzativo. Il licenziamento seguirà una procedura sindacale e il lavoratore avrà diritto ad un congruo indennizzo. Per quel che riguarda i motivi disciplinari, la riforma prevede che il giudice possa decidere il reintegro o l’indennizzo fino a 18 mensilità, secondo il modello tedesco.
La Stampa intervista il segretario della Cisl Raffaele Bonanni: “La soluzione è vicina. Dalla Cgil troppi no”. Gli viene chiesto se ci si avvicina all’ennesimo accordo separato. Bonanni risponde: “non credo converrebbe a nessuno, né credo che lo cerchi il governo, ma il rischio c’è, non posso negarlo, e il motivo ha a che fare con i troppi no e le troppe impuntature della Cgil”. Dice anche che vorrebbe che la Cgil facesse la sua parte fino in fondo: “Se però da parte loro non ci fosse nessuna apertura, non permetteremo che il governo ne approfitti per fare da solo”, “noi resteremo attaccati al tavolo fino all’ultimo minuto della trattativa”. Sull’articolo 18: “sulla tutela da abusi e discriminazioni siamo inflessibili. Per gli altri tipi di licenziamento proponiamo di applicare il modello tedesco: un ricorso veloce di fronte al giudice con due rappresentanti, uno del lavoratore e l’altro dell’impresa”. Il giudice, “se c’è abuso o discriminazione dispone l’immediato reintegro. Negli altri casi deciderà per un congruo indennizzo”.
Sulla riforma della cassa integrazione dice che è importante “allargare a più persone possibili un modello sostenibile per le casse dello stato, perchè a carico soprattutto di imprese e lavoratori”. “Il cambiamento ci deve essere, ma su quel che accade durante il periodo di non lavoro. Io ad esempio propongo che venga dato alle agenzie di lavoro per l’outplacement (agenzie per la riqualificazione e il reiserimento di lavoratori, ndr) le liste dei lavoratori in cassa straordinaria o in mobilità: se rifiutano altre proposte di lavoro si può perdere l’assegno (di mobilità, ndr)”. Bonanni dice anche che vanno assolutamente superati i “finti contratti di subordinazione come partite Iva, associati in partecipazione, collaboratori a progetto”, “fenomeno tutto italiano”.
Il Corriere della Sera intervista il ministro dei rapporti con il Parlamento Pietro Giarda. Parla soprattutto di spending review: revisione della spesa. Significa analisi dei meccanismi di spesa da parte dell’Amministrazione per migliorarne l’efficienza. Dice che sarà essenziale la revisione dei contratti di fornitura in scadenza per beni e servizi in scadenza tra il 2012 e il 2013.
Dell’Utri
Nei giorni scorsi la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello che condannava Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Il Procuratore generale Iacoviello, nel chiedere ai giudici di annullare la sentenza, ha detto che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è “diventato un reato autonomo” in cui “nessunocrede”. La Repubblica scrive che i magistrati chiedono regole certe per definire il concorso esterne, invocano un intervento legislativo. E le parole del Procuratore generale della Cassazione spaccano le toghe.
Il Corriere della Sera intervista l’ex procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna. Dice, a proposito del concorso esterno che, secondo lui, esiste come reato: “Non si tratta di una interpretazione né di giurisprudenza: si tratta di essersi macchiati di concorso (previsto nell’articolo 110 del codice penale) nel reato previsto dall’articolo 416 bis (cioé il reato di associazione mafiosa)”. Che differenza c’è con il favoreggiamento? “Il favoreggiamento è sempre nei confronti di una singola persona, il concorso esterno viene invece contestato a chi, pur non facendo parte di una associaizone mafiosa, compie atti che consentono alla associazione mafiosa di rimanere in vita, così come stabilito a sezioni unite della cassazione nel 1994 dalla sentenza Demitry”. Vigna va un esempio: un trafficante d’armi che rifornisca terroristi europei, Hezbollah e magari Al Qaeda, se vende armi anche a Cosa Nostra deve rispondere di concorso esterno.
La Stampa intervista il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia ricorda che a Palermo sono state processate molte persone per concorso esterno in associazione mafiosa e ricorda che ci sono due fondamentali pronunce della Cassazione legate una al caso Carnevale e una al caso Mannino, per cui “esistono paletti molto precisi per questo reato”. Per Ingroia “il problema non è il reato ma l’imputato”, ed è per questo che anche nel caso Andreotti, dove il reato non era il concorso esterno ma l’associazione mafiosa vera e propria, ci sono state molte polemiche. Secondo Ingroia “nel processo dell’Utri non ci sono le condotte del favoreggiamento. Dell’Utri non è accusato di aver favorito l’impunità di qualcuno, ma di essersi adoperato a favore dell’organizzazione mafiosa. Nel suo caso noi avevamo davanti un altro tipo di scelta: se procedere oppure no”.
Carlo Federico Grosso, su La Stampa, sconsiglia una tipizzazione più stringente dei singoli comportamenti punibili come concorso esterno. Sottolinea che la Cassazione ha già fatto chiarezza, enunciando i criteri sulla base dei quali è “possibile stabilire se il contatto con la mafia costituisca concorso esterno punibile o fatto penalmente irrilevante”. La Cassazione, secondo Grosso, ha stabilito che non qualsiasi rapporto con la mafia o con singoli mafiosi può essere considerato reato, ma soltanto quel contatto che, come scrive la Cassazione, abbia concretamente contribuito al rafforzamento della organizzazione criminale o quantomeno al rafforzamento della sua forza. Insomma, spiega Grosso, perché un politico possa essere incriminato non sarà sufficiente che si accerti che ha accettato voti mafiosi, ma sarà necessario stabilire che ha stipulato un patto e quale è stata la controprestazione promessa.
Nigeria, India
Sul Corriere della Sera una lettera del ministro degli esteri Giulio Terzi di Sant’Agata si riferisce alla vicenda dell’ingegnere italiano ucciso in Nigeria: “Dalla Nigeria all’India, con le polemiche non si risolvono le crisi”. Sul blitz fallito in Nigeria dice che il ministro degli esteri britannico Hague ha assicurato “piena collaborazione” ed ha anticipato che verrà a Roma nei prossimi giorni. Per quel che riguarda la vicenda dei pescatori indiani e dei due militari “ingiustamente trattenuti in India”, Terzi ricorda: “Dal primo momento, cioè appena avuto notizia di quanto avvenuto in acque internazionali a sud dell’India, ho dato parere negativo all’avvicinamento della nave in territorio indiano, nonostante tale decisione non fosse competenza del ministro degli esteri, ed ho continuato ad oppormi formalmente al trasferimento dei nostri marò a terra, cosa che è avvenuta solo a seguito di una azione coercitiva della polizia indiana”.
Israele, Iran
In prima su La Repubblica si anticipa un intervento dello scrittore israeliano David Grossman sotto il titolo: “Israele, non colpire Teheran”, che rimanda all’inserto R2 del quotidiano. Lo scrittore definisce “azzardato, sconsiderato, precipitoso e in grado di cambiare completamente il nostro futuro” l’eventuale attacco israeliano contro Teheran. “Chi ha il diritto di condannare a morte migliaia di persone solo in nome di un timore che potrebbe non concretizzarsi mai?”. Grossman sottolinea che l’Iran non è solo un Paese fondamentalista ed estremista: ampie fasce della sua popolazione sono laiche, colte, progredite, il che non significa che una parte del popolo iraniano provi simpatia per Israele: “Ma un giorno, nel futuro, queste persone potrebbero governare l’Iran ed essere forse più propense a Israele”. E si chiede Grossman: cosa farà Israele se a un certo punto anche l’Arabia Saudita deciderà di volere armi nucleari e le otterrà? Sferrerà un altro attacco? Questo vale anche per l’Egitto”: “Israele bombarderà? E rimarrà per sempre l’unico Paese della regione autorizzato ad avere armi nucleari?”.
Il quotidiano riproduce una intervista di Fareed Zakaria all’ex segretario di Stato Usa Kissinger. Kissinger dice di essere inquieto per quel che riferiscono le cosiddette fonti di intelligence, secondo le quali non siamo in grado di sapere se gli iraniani stanno effettivamente fabbricando armi nucleari. “Io credo che dovremmo partire dal presupposto che loro stanno facendo di tutto per acquisire una specifica capacità militare, tuttavia l’Iran è più isolato che mai, e per questo gli israeliani pensano che se colpissero adesso, Teheran non riceverebbe un grande aiuto dalla comunità internazionale”. Secondo Kissinger è necessario negoziare, ma ponendosi tre domande distinte: possiamo pensare ad una data limite per le tratttative? Esiste un obiettivo preciso da perseguire? E’ ipotizzabile che l’Iran riesca ad entrare nel sistema internazionale e divertarne un membro responsabile?”. In ogni caso l’Iran “è una nazione importante, e come tale può e deve trovare una collocazione nel sistema internazionale”.
Gran Bretagna
Tanto il Corriere della Sera che La Repubblica riferiscono della decisione dell’ex premier britannico laburista Blair di appoggiare la legalizzazione delle nozze tra omosessuali, su cui il governo conservatore guidato da Cameron si prepara a proporre una legge. Scrive La Repubblica che si tratta di una sfida aperta alla Chiesa cattolica, ma che l’iniziativa non piace neanche ai vertici anglicani. Sintetizza il Corriere: “Nozze gay, Blair e Cameron alleati contro la Chiesa. L’ex leader laburista convertito al cattolicesimo: stavolta non sto con il Papa”. Il quotidiano riferisce le parole di David Cameron: “Io non sono a favore dei matrimoni gay, nonostante sia un conservatore. Sono a favore dei matrimoni gay proprio perché sono un conservatore”. Secondo i sondaggi del Sunday Telegraph e del Sunday Times è favorevole anche la maggioranza dell’opinione pubblica: 44 contro 34. Le unioni civili sono riconosciute dallo Stato dal 2005, ed ora si sta per compiere un passo in avanti, attribuendo alle persone dello stesso sesso il diritto di celebrare le nozze in municipi o in alberghi, in presenza di pubblici ufficiali. La Repubblica parla di un 45 per cento della popolazione britannica a favore.
Francia
Sulla prima pagina de La Stampa ci si occupa della campagna presidenziale francese, con l’ultima iniziativa del presidente e candidato Sarkozy, che il quotidiano riassume così: “Basta con il dumping commerciale dei Paesi emergenti (“Libero scambio sì, concorrenza sleale no”) e poi “buy european act”, sul modello dell’analoga legge americana, secondo la quale per ogni appalto pubblico è obbligatorio utilizzare prodotti made in Usa. E ancora, sempre in riferimento a quanto si fa in America, riservare una parte delle commesse pubbliche alle piccole e medie imprese europee. Sarkozy ipotizza anche la tassazione degli utili realizzati dalle imprese all’estero. E la revisione in senso restrittivo degli accordi di Schengen, perché l’Europa non può essere un “ventre molle”: lo slogan è “libera circolazione sì, immigrazione incontrollata no”. Ieri ha detto queste cose nella banlieue nord di Parigi, nel suo più grande comizio della campagna: 80 mila secondo il suo partito, 50 mila secondo altri. Anche su La Repubblica: “Sarkozy contro l’Ue, ‘cambiamo Schengen’. ‘Troppi immigrati’. Il presidente mostra il pugno di ferro per risalire nei sondaggi”. Sul Corriere: “Ultimatum all’Europa, lo strappo di Sarkozy: ‘Pronti a sospendere Schengen entro dodici mesi'”.
Russia
Su La Stampa ci si occupa del blogger anticorruzione russo Navalny. Dice che mobilitazione continuerà e che non ha alcun dubbio sul fatto che in un voto onesto e libero Putin non avrebbe vinto al primo turno. Il Cremlino lo considera servo degli Usa, l’FSB lo sorveglia e per sicurezza non è mai solo: “Putin ha paura di fare la fine di Gheddafi”, dice Navalny. E quindi Putin “pensa che l’unico modo per lui di restare vivo, vegeto e ricco è di rimanere presidente”.
Europa
Alle pagine R2 Cultura de La Repubblica prosegue il dibattito sulla “anatomia della crisi” europea: oggi il quotidiano ospita un intervento del filosofo tedesco Jurgen Habermas, che apparirà in forma integrale sulla rivista Reset e sul sito Reset.it. Scrive Habermas che nel processo di integrazione europea vanno distinti due piani: l’integrazione degli Stati e l’integrazione dei cittadini: “L’integrazione degli Stati diventerà credibile solo quando potrà poggiarsi ad una integrazione dei cittadini in cui si manifestino maggioranze dichiaratamente pro-europee”. Da questo punto di vista Habermas è critico verso il governo tedesco di Angela Merkel: anche sul fiscal compact, la Merkel festeggia solo la prima parte del patto, quella sulle penalizzazioni delle infrazioni di bilancio, mentre non spende una parola sulla seconda parte, mirante ad una concertazione politica della governance economica.
Per Habermas le parole d’ordine del governo tedesco sul bilancio suscitano all’estero il sospetto che la Germania federale persegua mire nazionaliste: la proposta lanciata da Berlino – un commissario plenipotenziario ad Atene, dove già ci sono, con analoghe funzioni di controllo, tre commissari appena giunti dalla Germania – dimostra una incredibile insensibilità nei confronti di un Paese in cui non si è ancora spento il ricordo delle efferatezze compiute dalle SS e dalla Wermacht.
DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini