Le aperture
Il Corriere della Sera: “Il killer che angoscia la Francia. Strage alla scuola ebraica. La pista del neonazismo. A Tolosa l’assassino ha usato la stessa pistola con cui aveva ucciso tre soldati di origine maghrebina”. L’apertura è dedicata alle trattative sulla riforma del lavoro. “La spinta di Napolitano per l’intesa sul lavoro. Oggi l’incontro decisivo delle parti sociali con il premier. Vertice Fornero-sindacati, resta lo scoglio dell’articolo 18”.
La Repubblica: “Napolitano: lavoro, serve l’accordo. Riunione notturna senza intesa tra Fornero e Cgil, Cisl e Uil. Nel piano del governo più facile il licenziamento individuale. Oggi vertice sull’articolo 18. Dall’Iri alla green tax, ecco il nuovo fisco”. A centro pagina: “Orrore a Tolosa nella scuola ebraica strage di bambini, pista neonazista”. In prima pagina anche un articolo sulla nuova inchiesta lombarda: “Inchiesta sugli appalti per le case popolari. Pirellone, indagato fratello di La Russa”. E’ Romano La Russa, consigliere regionale del Pdl, “decimo inquisito in Regione”.
La Stampa: “Lavoro, pressing di Napolitano: grave se non c’è una intesa. Il governo cambia il Fisco: niente 3 aliquote volute da Berlusconi, resta l’Irap. Cgil-Cisl-Uil divisi, vertice notturno con Fornero”. Di spalla: “Strage alla scuola ebraica, pista neonazi”.
Il Giornale: “Euro per euro tutti i soldi dei nostri politici. Il più ricco è Berlusconi, il più povero dichiara 26 mila euro. E quasi nessuno compra titoli di Stato”. Il titolo di apertura: “Milano e la Lombardia commissariate dai Pm”. A centro pagina: “Strage di bimbi ebrei, vittime del cancro razzista”.
Il Fatto quotidiano: “Lusi si è fregato 23 milioni e dichiara 305 mila euro. Diffusi i redditi ‘bidone’ di deputati e senatori. Generici e incompleti. Tanto che l’ex Tesoriere della Margherita può sembrare un bravo contribuente. Ancora fumo negli occhi dei cittadini”.
Libero: “Ci svaligiano la casa. L’Imu sarà una stangata da 600 euro a famiglia. Ma il peggio deve arrivare: la modifica del catasto si tradurrà in un’altra salatissima tassa sul bene rifugio degli italiani”.
Lavoro
A poche ore dal vertice di oggi (in queste ore i sindacati stanno incontrando di nuovo il ministro Fornero, oggi pomeriggio vedranno Monti) le posizioni sono ancora lontane. Secondo Il Sole 24 Ore i sindacati sono ancora divisi tra chi – Cisl – cerca una linea unitaria da portare all’Esecutivo, e chi – Cgil-Uil – non intendono rinunciare allo scudo dell’articolo 18 che protegge con il reintegro i licenziamenti disciplinari. La proposta di Bonanni era quella di accettare l’idea del governo, di affidare al giudice la scelta tra indennizzo e reintegro nel caso di licenziamenti disciplinari, alzando però l’asticella dell’importo o stabilendo delle causali contrattuali per ridurre la discrezionalità sui licenziamenti disciplinari. La proposta però – scrive il quotidiano di Confindustria – non è servita a superare le resistenze degli altri due sindacati confederali. In Cgil “c’è fermento”, aggiunge il quotidiano. La Fiom ha indetto per oggi due ore di sciopero nelle fabbriche, proprio a sostegno dell’articolo 18, sollecitando un referendum su ogni proposta di riforma. Un altro articolo del Sole 24 Ore dà conto delle preoccupazioni del Pd, che punta ad una intesa sul “modello tedesco”, dove è il giudice a decidere tra reintegro ed equo indennizzo. Il Partito democratico inoltre preferirebbe che il governo agisse con una legge delega e non con un decreto legge, e che il confronto parlamentare si faccia dopo le elezioni amministrative.
Anche su La Stampa: “Lavoro, Bersani preme sulla Camusso per arrivare all’intesa. Per il Pd lo spettro è l’accordo separato Bonanni-Angeletti”.
Ieri i sindacati hanno anche ricevuto la sollecitazione del Presidente Napolitano, che è intervenuto ad una cerimonia per ricordare Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dieci anni fa dalle Brigate rosse. “Mi aspetto che anche le parti sociali dimostrino di intendere che è il momento di far prevalere l’interesse generale su qualsiasi interesse e calcolo particolare. Lo richiedono le difficoltà del Paese, i problemi del mondo del lavoro e dei nostri giovani. Penso che sarebbe grave la mancanza di un accordo cui le parti sociali diano solidalmente il loro contributo”. Ieri sera Napolitano ha convocato al Quirinale il premier, il ministro Fornero e il sottosegretario Catricalà. Nella nota politica sul Corriere della Sera Massimo Franco scrive che è significativo che il Capo dello Stato abbia usato la parola “calcolo”: “Evidentemente, teme la tentazione di sottrarsi all’accordo, magari per utilizzare il ‘no’ a fini interni. ‘Sarebbe grave’, ammonisce”:
Il Corriere della Sera ricorda che ora sono dieci i consiglieri regionali della Lombardia nei guai con la giustizia dopo l’informazione di garanjzia per violazione della legge sul finanziamento dei partiti nei confronti di Romano La Russa, assessore alal sicurezza nonché fratello dell’ex ministro Ignazio. L’assessore La Russa è indagato perché un manager dell’azienda lombarda delle case popolari (Aler) avrebbe pagato a suo favore dei “santini” elettorali, manifesti ed incontri, senza far figurare nel bilancio della società le relative fatture come contributi elettorali. L’inchiesta riguarda gli appalti della Aler. Il direttore dell’area gestionale dell’Aler, Marco Osnato, consigliere comunale a Milano e genero di La Russa, e Luigi Serati, coordinatore delle filiali Aler nella provincia, avrebbero “impartito disposizioni” per aggirare la normativa sugli appalti a cinque “service manager”, figure create in Lombardia per gestire gruppi di condomini,. Secondo l’accusa avrebbero frazionato le commesse per la gestione dei condomini in modo da non superare le soglie (massimo 200 mila euro) oltre le quali la legge vieta l’assegnazione diretta e impone la gara d’appalto. Le accuse nei confronti di La Russa ipotizzano che uno dei service manager dell’Aler (Luca Ruffino) abbia versato contributi economici al finanziamento della campagna elettorale per le regionali del 2010 e le amministrative di Vercelli del 2011. Lo stesso Romano La Russa, secondo quanto riferisce La Repubblica, si difende così: “Un dirigente del partito, Luca Ruffino, imprenditore, mi avrebbe aiutato sobbarcandosi il costo di qualche mio manifesto per un totale di meno di 5 mila euro divisi in due campagne elettorali”, “una cosa da ridere”, anche perché “è evidente che si ridurrebbe alf atto di non aver scritto nella apposita dichiarazione il modestissimo contributo elettorale”.
Sui quotidiani anche l’inchiesta sulla vendita del 29.75 per cento della Sea milanese al fondo F2i di Vito Gamberale, su cui la magistratura milanese ha aperto un fascicolo per turbativa d’asta contro ignoti. Il Corriere della Sera dà conto del contrattacco del sindaco Pisapia in una infuocatissima seduta del Consiglio comunale, nel corso del quale ha ribadito la correttezza della Giunta e la trasparenza della gara. Giovedì scorso era stato l’Espresso a svelare una intercettazione telefonica che coinvolgeva Vito Gamberale e rispetto alla quale la Procura di Firenze ha ieri precisato che non è Riccardo Conti (Pd, ex assssore ai trasporti della Regione Toscana) l’altro protagonista della telefonate.
Francia
La Stampa spiega che gli inquirenti hanno collegato la strage davanti ai cancelli della scuola media e liceo ebraico di Tolosa, avvenuta alle otto del mattino, durante l’ingresso a scuola, ad altri omicidi avvenuti nei giorni scorsi. Domenica 11 marzo la vittima è stata un paracadusta. Giovedì 11 marzo, altri tre parà, nella vicina Montauban, vengono attaccati: due muoiono, un terzo è gravemente ferito. Le modalità sono le stesse: il killer arriva su una moto, vestito di nero, casco nero, e spara con una calibro 45. I parà erano di origine magheribina e musulmani. Le vittime della scuola, tutte ebree con doppio passaporto (francese e israeliano). Il quotidiano ricorda che tre militari dei paracadutisti di Tolosa nel 2008 furono cacciati dal reggimento a seguito delle numerose fotografie davanti ad una bandiera con croce uncinata e braccio levato nel saluto nazista.
Un articolo di fianco sul quotidiano La Stampa descrive “il cuore nero dell’odio” che “resiste nella Répubblique”, dove si legge che il rapporto 2010 dell’agenzia ebraica sull’antisemitismo considera la Francia uno dei Paesi più pericolosi del mondo libero, per gli ebrei. Un cancro che cresce nella follia della destra estrema e trova linfa anche nello scontro etnico e religioso legato alle intransigenze di una minoranza violenta della grande comunità arabo-musulmana.
E dal 2000, dopo la seconda Intifada, che le cose hanno inziato a peggiorare. In Francia abita più di mezzo milione di ebrei, di cui 25 mila a Tolosa.
I morti sono 4: un professore di religione trentenne, che accompagnava i suoi due figli a scuola, pure uccisi, e una bambina, figlia del rabbino e preside della scuola. Un killer ha sparato fuori dalla scuola, poi è entrato, ha inseguito la bambina e – pare- dopo averla presa per i capelli, le ha sparato a bruciapelo.
Lo scrittore francese Marek Halter, fuggito bambino con i genitori da Varsavia nel 1940, su La Repubblica, scrive: “In questi tempi di ristrettezze sta crescendo in Francia la rabbia verso gli ‘arabi’, perché sono visti come quelli che ci mangiano nel piatto e – parallelamente – aumenta l’antisemitismo. Appena la società si rivolta contro una minoranza, a pagarne le conseguenze sono anche gli ebrei, che però non sono minoranze, poiché da secoli gli ebrei francesi sono cittadini francesi come gli ebrei italiani sono cittadini italiani. Ma da duemila anni sono loro i ‘colpevoli’ di tutti i mali. Halter ricorda che la strage di Tolosa è arrivata nell’anniversario dell’Indipendenza dell’Algeria. L’assassino avrebbe ucciso prima dei paracadutisti francesi, gli ultimi che lasciarono Algeri dopo aver compiuto barbari crimini, e poi ha ammazzato gli ebrei, probabilmente dicendosi che uccidendo solo dei parà la stampa non ne avrebbe parlato abbastanza, ma uccidendo “qualche ebreo” ne avrebbero parlato tutti.
Sul Corriere della Sera, ad occuparsene è Bernard-Henry Lévy, invitando la classe politica francese a pronunciare un forte no collettivo all’antisemitismo, riunendosi per una iniziativa comune, o meglio un “atto di comunione”: Lévy ricorda che circa 20 anni fa tutta la classe politica, a parte il Front National di Le Pen, seppe sfilare insieme con Mitterand in testa, contro la profanazione di 34 sepolture ebraiche nel cimitero di Carpentras. E conclude: “Avviso ai piromani della difesa di una ‘identità nazionale’, intesa come entità chiusa, timorosa, che si nutre di risentimento e di odio: è il contratto sociale ad essere ucciso in una strage di questa sorta”.
La Stampa spiega che il Presidente Sarkozy ha fermato la sua campagna elettorale, è volato a Tolosa ed ha definito l’avvenimento una “tragedia nazionale”, annunciando misure straordinarie. Il suo avversario, il socialista Hollande, ha fatto lo stesso, e per una sera si ritrovano insieme per un rito funebre in una sinagoga di Parigi.
E poi
L’inchiesta che compare alle pagine R2 de La Repubblica è dedicata al “modello svedese” di welfare: il modello nordico è stato considerato per quasi cento anni il prefetto compromesso tra capitalismo e socialismo ma, nel pieno di una nuova grande depressione, la destra ne ha fatto il proprio cavallo di battaglia, tanto che la sinistra svedese è passata al contrattacco e vuole registrarne il marchio, con una sorta di “brevetto”. Sul tema interviene anche il direttore di Reset Giancarlo Bosetti, che sottolinea il problema dell’uso di formule come “nordic way” da parte dei moderati è indicativo del fatto che anche i conservatori vogliano intestarsi quella “bella eredità”, proprio mentre le sinistre e le coalizioni progressise europee cercano nuove formule sul welfare. L’analisi è articolata e complessa, e vale la pena di leggerla.
DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini