Slitta di tre mesi il ritocco dell’imposta, per la copertura aumentano gli acconti Irpef-Ires. Rincarano anche le accise sulle sigarette elettroniche

Pubblicato il 27 Giugno 2013 in da Vitalba Paesano

Corriere della Sera: “Rinvio Iva, sale l’acconto Irpef”, “L’aumento sospeso per tre mesi. Berlusconi da Napolitano: pieno sostegno a Letta”, “Piano del governo per i giovani: 200 mila posti di lavoro”. A centro pagina: “America, la Corte Suprema dice sì ai matrimoni gay. Obama: sentenza storica”

La Repubblica: “Altre tasse per il rinvio dell’Iva”, “Slitta di tre mesi il ritocco dell’imposta, per la copertura aumentano gli acconti Irpef-Ires. Rincarano anche le accise sulle sigarette elettroniche”, “’Piano lavoro da 200mila posti’. Berlusconi da Napolitano: sostegno a Letta”. A centro pagina, la decisione della Corte Suprema Usa con foto delle associazioni gay in festa: “Rivoluzione gay: il matrimonio non è solo uomo e donna”. In taglio basso: “Tesoro, derivati a rischio, inchiesta della Procura”.

La Stampa: “’Decreto da 200 mila posti”’, “Letta vara il pacchetto lavoro: bonus per i giovani assunti stabilmente. Rinvio di tre mesi per l’aumento Iva, sarà coperto con l’acconto Irpef”. In alto: “Sì dai giudici Usa ai matrimoni gay. Obama esulta: storico passo avanti”.

Libero: “Il gioco delle tre tasse. Il rinvio di tre mesi dell’Imposta sui beni lo pagheremo con un’accisa sulle sigarette elettroniche e con l’anticipo di Irpef, Ires e Itrap: una botta, soprattutto per le imprese. Letta tira solo a campare. Aumentano tutte le marche da bollo. Arriva anche la stangata sui libri di testo

Il Sole 24 Ore: “Iva e occupazione: tutte le novità”, “stop all’aumento ma sale l’acconto Irpef, Ires e Irap. Per over 50 e giovani 1,5 miliardi”. Di spalla, le parole del presidente della Commissione Ue: “Barroso: al vertice Ue piano da 100 miliardi per sostenere le Pmi”. In taglio basso: “Bot, i tassi tornano oltre l’1 per cento”, “piazza Affari rimbalza (+ 2 per cento): banche in netto recupero”.

L’Unità: “Lavoro, bonus per i giovani”, “varato il decreto occupazione: incentivi a chi assume. Iva, stop di tre mesi. F35, intesa sul rinvio”. A centro pagina, con foto: “Nozze gay, la Corte suprema dice sì”. In taglio basso: “Berlusconi come Le Pen: Marina leader”.

Il Giornale: “Berlusconi pronto a tutto. Il leader Pdl indica al Colle le condizioni per proseguire la legislatura e confermare l’appoggio al governo. Stop all’amento Iva e incentivi al lavoro. Ma è vittoria a metà”. In evidenza anche uno “scoop” del settimanale Panorama: “Grillo in vacanza col maxi sconto”. Secondo Panorama Grillo, “già fustigatore della casta, si è goduto soggiorni Valtur a prezzi stracciati”. Anche su Libero si dà spazio allo “scoop” di Panorama: “Grillo come la casta: vacanze a scrocco”.

Il Fatto quotidiano punta sui verbali dell’inchiesta dei pm di Napoli sul “mercato parlamentare antiProdi del 2008”: “Chi comprava i senatori, ‘tutto ok, ha pagato B.’”. In taglio basso: “Il condannato ricevuto al Colle. Cancellieri: ‘ci vuole l’amnistia’”.

Iva, Lavoro, governo

Uno dei dossier de La Repubblica è focalizzato sulle misure del governo sul fronte del lavoro: bonus da 650 euro al mese se si assume un under 30, sgravi per gli over 50, meno vincoli sui contratti a termine. Il prossimo passo dell’esecutivo, spiega La Repubblica, sarà ottenere i fondi europei del piano “Giovani garantiti”.

Intervistato da La Repubblica, l’ex ministro del Lavoro Tiziano Treu commenta: “La strada è quella giusta, ma i soldi messi sul piatto sono davvero pochi”, “gli ingredienti per avviare un buon piano ci sono tutti, ma per invogliare una impresa ad assumere un giovane a tempo indeterminato serve un sostegno robusto. E qui non lo vedo, soprattutto per quanto riguarda il nord”. In quelle aree manca il contributo dei fondi europei. Cosa di doveva fare? “C’è quell’aspetto e c’è anche il fatto che la disoccupazione giovanile nel meridione assume toni drammatici. Ma la crisi non fa sconti. Era meglio investire sul lavoro, invece che sull’Iva”. Bloccare l’aumento dell’Iva è stato un errore? “La politica ha le sue esigenze, ma sarebbe stato meglio prevedere un rialzo, salvando un determininato mix di beni, e accettando il fatto che l’Imu non va abolita per tutti, non per chi può contare su alti livelli di reddito”. Per la validità di questo progetto, dice ancora Treu, il problema delle risorse è fondamentale: mi auguro che il premier Letta riesca a strappare all’Europa qualcosa in più”. Tuttavia Treu sottolinea che, sul fronte dei fondi europei, tutte le esperienze dimostrano che “gli incentivi devono essere accompagnati da strumenti di politica attiva del lavoro”, “è importante che le misure siano supportate da servizi che selezionino gli aventi diritto stabiliscano se i fondi vanno destinati alla formazione, all’autoimpresa, o ai lavori socialmente utili. Non è una cosa di sinistra: lo stanno facendo anche in Gran Bretagna”.

Carcere

Il Corriere della Sera spiega il via libera del Consiglio dei Ministri al decreto carceri: potranno andare direttamente agli arresti domiciliari coloro che hanno una pena residua da scontare inferiore a tre anni, al netto dalle detrazioni derivanti dalla liberazione anticipata. E potrà lasciare la cella anche chi ha precedenti penali: in particolare tutti i detenuti per reati non gravi possono essere ammessi sia all’affidamento in prova ai servizi sociali, misura alternativa di durata più ampia, fino ai due anni, sia alla semilibertà, secondo i requisiti previsiti dalla legge, e sempre previa valutazione nel merito da parte del magistrato di sorveglianza. Sono stati esclusi da qualsiasi tipo di beneficio solo coloro che devono scontare condanne per il reato di maltrattamenti in famiglia nei confronti di un minore di anni 14 e per le condanne inflitte per atti persecutori aggravati commessi a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità. I tossicodipendenti potranno essere ammessi al lavoro di pubblica utilità anche se sono stati condannati per reati non legati direttamente alla droga. Nella relazione che illustra le varie modifiche di legge si spiega che “questi interventi consentiranno di riequilibrare il sistema della esecuzione penale, eliminando una serie di rigidi automatismi privi di un reale significato in termini di ‘difesa sociale’. Si tratta infatti di preclusioni che non corrispondono all’accertamento di una attuale pericolosità sociale sul condannato, ma si fondano su presunzioni legali generali e astratte, quali l’aver riportato una condanna per taluni reati o l’aver già riportato condanne per delitti, di qualunque specie, in qualunque tempo”. Si è quindi deciso di far accedere alla liberazione anticipata o ai domiciliari o in attesa della esecuzione della pena anche i recidivi. Al ministero della giustizia hanno calcolato che nei prossimi due anni potrebbe diminuire la popolazione carceraria di 6000 detenuti. La misura rappresenta quindi un primo passo per provare a contrastare il sovraffollamento carcerario. Ma il ministro Cancellieri ha anche dichiarato: “Ad aiutare davvero sarebbe una amnistia, che farebbe uscire circa 20 mila reclusi e consentirebbe interventi davvero strutturali”. Lo stesso ministro ha voluto scansare poi ogni sospetto politico: “Nel decreto approvato – ha detto – non c’è nulla che possa essere letto a favore o contro Berlusconi”.

Il Fatto, invece, titola: “Cancellieri insiste, B. spera: ‘l’amnistia è necessaria’”. Ma il quotidiano rivendica a se stesso il merito di aver fatto sparire dal decreto sulle carceri i “salvacondotti per l’ex premier e per i mafiosi”.

Obama

“Con questa doppia sentenza la Corte suprema ha raddrizzato un torto e tutto il Paese ne esce vincitore”. Queste le parole del Presidente Obama, riferite dal Corriere della Sera. Le ha pronunciate a bordo dell’Air Force One che lo portava verso l’Africa, per una visita ufficiale di Stato. Obama è stato tra i primi a commentare la storia decisione del massimo tribunale Usa che ieri ha dichiarato incostituzionale il DOMA (defense of marriage act), la legge firmata nel 1996 dall’allora presidente Clinton, che riconosceva nella definizione di matrimonio esclusivamente l’unione legale tra un uomo e una donna, sollevando quindi tutti gli Stati dall’obbligo di riconoscere le unioni gay celebrate in altre giurisdizioni. Sono complessivamente 12, su un totale di 50, gli Stati americani dove gay e lesbiche possono sposarsi. Con una seconda sentenza la Corte ha invece riaperto la strada per la ripresa dei matrimoni gay in California, banditi dal 2008 in seguito della entrata in vigore della controversa Proposition 8 che, tramite referendum, aveva vietato i matrimoni tra persone dello stesso sesso. I giudici hanno sentenziato che i sostenitori del referendum non avevano la possibilità di presentare appello contro le decisioni dei tribunali di livello inferiore, che avevano già dichiarato il divieto incostituzionale. L’ago della bilancia sul DOMA è stato il giudice moderato Anthony Kennedy, il cattolico praticante scelto da Reagan. Contro di lui, compatti, gli altri 4 cattolici della Corte: Antonin Scalia, Clarence Thomas, Samuel Alito e il giudice capo John Roberts. Si sono uniti a Kennedy i 4 giudici liberal: Ruth Bader Ginzburg, Stephen Breyer, Sonia Sotomayor ed Elena Kagan. Il quotidiano riproduce il tweet di Obama: “Today’s DOMA ruling is a historic step forward for #marriageEquality. #LoveIsLove.

Su L’Unità l’analisi in prima pagina firmata da Luigi Manconi ed Angela Condello, sotto il titolo “La lezione americana”. Dove si legge: “’Love is love’, così Obama su twitter a commento della sentenza sul caso United States Vs Windsor”. La Corte afferma che la terza parte del Defense of marriage act è incostituzionale: “devono essere riconosciuti, di conseguenza, anche alle unioni omosessuali, i benefici federali (tributari, sanitari e pensionistici) di cui godono attualmente le sole coppie composte da un uomo e una donna”, spiegano Manconi e Condello. La Corte “doveva decidere a proposito di due ricorsi (United States versus Windsor e Hollingworth versus Perry) al fine di verificare se il DOMA violasse il principio di eguaglianza sancito dal testo costituzionale. La risposta è stata affermativa”, “e non solo sul piano generale e astratto delle affermazioni di valore”, bensì “anche su quello concreto delle politiche pubbliche. Secondo il testo costituzionale, ogni volta che l’esecutivo impone un obbligo o concede dei benefici – in questo caso le prerogative per le coppie eterosessuali – non deve negare a nessuna la egual protection, ovvero una tutela uguale. Pertanto la sentenza della Corte rappresenta “un passo decisivo verso l’uguaglianza”, per riprendere le parole di Obama che applaude l’abrogazione di una norma che ‘trattava coppie gay innamorate e impegnate come cittadini di serie B’. Se fosse ancora necessario (e visti il sollievo e il consenso con cui la decisione è stata accolta, lo è eccome), è stata ulteriormente confermata l’idea secondo cui l’uguaglianza si gioca anche, e soprattutto, nel riconoscimento delle differenze. Lo spazio dei diritti è, dunque, quello che più efficacemente può assicurare parità di condizioni e di garanzie e soggetti differenti per identità, stili di vita, per disponibilità di risorse e capacità sociali”. Insomma, concludono Manconi e Condello: “Una nitida lezione americana. Sapremo coglierla in Italia?”.

La Stampa spiega che la sentenza premia la tesi di Edith Windsor, la newyorkese che contestava al governo l’impossibilità di usufruire dei diritti familiari nel trasferimento di eredità dalla coniuge deceduta. Secondo un sondaggio NBC negli Usa oggi i favorevoli alle nozze gay sono il 55 per cento: dieci anni fa rappresentavano il 32 per cento. La conferenza episcopale americana, con un comunicato firmato dal presidente Dolan, ha parlato invece di un “giorno tragico per la nazione”. Poiché la Corte Suprema ha ribadito che la definizione delle nozze spetta ai singoli Stati, è su questo terreno che ora, secondo La Stampa, si sposta lo scontro. Sono 30 quelli dove al momento i matrimoni gay sono banditi, e dunque la battaglia per legalizzarli si indirizza al momento lì dove i Parlamenti non hanno ancora deciso, come l’Illinois o il New Jersey.

Quanto ad Anthony Kennedy, il giudice “ago della bilancia”, La Stampa sottolinea che sebbene la sua investitura provenga dal Presidente Reagan, dunque da un Repubblicano, inquadrarlo da un punto di vista ideologico appare assai arduo: da alcuni è definito “libertario”, da altri “liberal”, ma lui preferisce dirsi “ispirato al principio di libertà”, per il quale ogni caso viene giudicato individualmente anziché sulla base di una impostazione ideologica. Della sentenza di ieri ha detto: “con la DOMA le coppie dello stesso sesso avevano vite sepolte”. Il quotidiano intervista Larry Sabato, direttore del Center for politics alla University of Virginia, che spiega perché i Repubblicani non scendono in piazza contro la sentenza. L’elite Repubblicana, dice Sabato, “si trova tra l’incudine e il martello, perché la base della destra religiosa invece scalpita”. Sanno che l’80 per cento dei giovani è favorevole ai matrimoni gay, e quindi “fanno un calcolo politico. Se continuano ad opporsi perderanno le elezioni per una intera generazione. L’elite del GOP in realtà è contenta della sentenza, perché spera che i giudici tolgano il tema dal tavolo, stabilendo che le nozze civili sono legali”. Sono tra l’incudine e il martello perché “se dicono che la Corte ha sbagliato perdono l’elettorato giovane, se invece la difendono, vengono attaccati dalla base della destra evangelica”. Insomma, “questo oggi è il problema del GOP, la base estremista, che lo spinge verso posizioni perdenti su quasi tutti i temi, dalla economia all’ambiente”, secondo Sabato.

Internazionale

La Stampa riferisce che il Presidente afghano Hamid Karzai ha infine detto sì, in una teleconferenza stampa con Obama, ai colloqui di pace tra il governo di Kabul e i taliban. In un comunicato la Casa Bianca ha spiegato che Obama e Karzai “hanno riaffermato che un processo di pace e riconciliazione con gli afghani, guidato dagli afghani, è la via sicura per porre fine alla violenza”. E le parole “guidato dagli afghani” vanno nella direzione voluta da Karzai, che si era in qualche modo sentito scavalcato, anche in seguito all’apertura di un ufficio dei talebani in Qatar, con la targa Emirato islamico d’Afghanistan.

A tre giorni dalle grandi proteste annunciate in Egitto dal movimento Tamarrud contro il presidente Morsi per chiederne le dimissioni, ad un anno esatto dalla sua elezione, La Repubblica descrive il Paese “nel caos”. Ieri sera a Mansura i manifestanti pro e anti Morsi si sono affrontati a colpi di molotov e sassaiole. Il primo bilancio parla di due morti e oltre 170 feriti. Nel timore di un contagio della violenza, l’esercito ha iniziato a schierarsi nei principali centri del Paese. Il ministro della difesa, il generale El Sissi, ha annunciato già nei giorni scorsi che l’Egitto non permetterà che il Paese possa di nuovo precipitare in una spirale di violenza. Domani i sostenitori Morsi torneranno in piazza per dimostrare il loro appoggio al Presidente.

Il movimento Tamarrud ha raccolto quasi 15 milioni di firme per le dimissioni di Morsi, ed ha ribadito che le marce di domenica in tutte le città saranno pacifiche. Chiedono elezioni presidenziali anticipate, un governo tecnico, e la sospensione della Costituzione fatta approvare da Morsi con un referendum, che per La Repubblica è stato una sorta di golpe istituazionale.

Anche su Il Sole 24 Ore: “Esercito in strada, anniversario ad alta tensione in Egitto”.

Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini