Il Corriere della sera: “Gli stadi svuotati dalla paura. ‘Una bomba pronta ad esplodere’, annullata Germania-Olanda. E salta pure Belgio-Spagna. Ma a Wembley Inghilterra-Francia non si ferma. Ottantamila tifosi cantano la Marsigliese”.
A centro pagina: “Mosca con Parigi. Missili sulla Siria dal Mediterraneo”.
Due i commenti in prima pagina: “L’incerta guerra di Putin”, di Franco Venturini e “I rischi dei poteri speciali”, di Sergio Romano.
Nella parte alta della prima due interviste: Amos Oz (“Un piano Marshall per aiutare il mondo islamico”) e Julia Kristeva
A fondo pagina: “La mamma: ho buttato Loris nel canale”. “Crolla dopo un anno: ‘Si è strangolato con le fascette, mi sono fatta prendere dal panico’”.
La Repubblica: “Germania, l’incubo dell’Is”, “Annullata gara contro l’Olanda, allo stadio prevista la Merkel, ‘Rischio di attacchi multipli’”, “L’Europa dice sì a Hollande: ‘Forniremo alla Francia un’assistenza militare’”, “Asse tra Cremlino e Eliseo, nuova offensiva su Raqqa. Putin: come contro Hitler”.
In basso, sulla politica italiana: “Grillo cancellato dal simbolo M5S: ‘Il movimento ora è adulto’”.
Poi il richiamo ad un’intervista alla vedova del dirigente Mps Davide Rossi: “Scandalo Mps, la vedova di Rossi: ‘Non fu suicidio, ecco le prove’”.
La Stampa: “Terrorismo, paura in Germania”, “Allarme bomba, evacuato lo stadio di Hannover: salta la sfida con l’Olanda, stava arrivando Merkel. Putin schiera navi russe in appoggio alla Francia. Renzi: fidiamoci di lui, ma non sia il kingmaker”, “L’Ue dice sì alla richiesta di aiuto di Hollande. Trovato il cellulare di uno dei kamikaze, c’era un sms: ‘Ok, siamo pronti’. In fuga un secondo uomo”.
Sulla legge di stabilità: “Sì dell’Ue ma con riserva. Canone Rai, c’è l’ipotesi di pagare in dieci rate”.
L’Unità: “Come vincere la guerra”, “La Ue dice sì alla richiesta d’aiuto militare francese. Renzi: per sconfiggerli non solo le armi. Il sostegno degli Usa. Anche missili russi su Raqqa: ‘Uniti contro l’Isis, è come Hitler’”.
Il quotidiano riproduce ampi stralci dell’intervento del premier ieri, alla presentazione del settimanale “Origami” de La Stampa: “Il premier: ecco la strategia dell’Italia contro il terrore”.
Più in basso: “Allarme bomba, partita sospesa, era attesa la Merkel”.
A fondo pagina, con foto di Beppe Grillo: “Chi l’ha visto? Strage a Parigi, 5Stelle non pervenuti”.
Il Sole 24 ore: “Energia e difesa trainano le Borse. I mercati scongiurano la paura per la strage di Parigi. La fiducia delle imprese tedesche torna a salire dopo sei mesi”. “L’euro cala a 1,06 dollari, minimo da 7 mesi in vista del rialzo dei tassi Fed”.
Di spalla: “Sì Ue agli aiuti militari a Parigi. Navi russe e francesi insieme. Renzi: pronti a tutto ma non vince solo con le armi”.
Sotto, l’allarme bomba ad Hannover. “Annullata Germania-Olanda, era attesa la Merkel”.
A centro pagina: “Parigi vuole più flessibilità nel deficit. La Ue: Italia rimandata, conti a rischio. ‘Roma dovrà usare la flessibilità per investire’. Padoan: regole rispettate”. E poi: “Il premier Valls: supereremo i parametri per investire in sicurezza. Moscovici possibilista”.
In alto il quotidiano parla della legge di Stabilità: “Sconti Imu e Tasi per i canoni concordati”. “Canone Rai a rate”.
Il Giornale: “Volevano un’altra strage. Jihadisti pronti a far saltare in aria lo stadio di Hannover, Germania-Olanda annullata. E in Turchia i tifosi urlano ‘Allah è grande’ nel minuto di silenzio”. “Puin: ‘Guerra come contro Hitler’. Renzi diserta”.
Il titolo di apertura è per Mario Cervi, il giornalista cofondatore del quotidiano morto ieri. “Si è spento a 94 anni. E’ morto Mario Cervi, grande gionalista, cofondatore del ‘Giornale’”.
A centro pagina: “Le mani di Renzi sulla Procura di Milano. Per il dopo Bruti sono in lizza Gratteri e Melillo, tutti e due vicini al premier”.
A fondo pagina: “Fini, la casa di Montecarlo venduta a 1,4 milioni”. “L’appartamento svenduto da An”.
Ue, Francia
L’Unità: “Lotta all’Isis. L’Europa pronta ad aiutare Parigi”, “Sì unanime alla richiesta di Hollande ma non ci sarà una missione di difesa europea. La ministra Pinotti: escludo intervento in Siria, già impegnati in Iraq”. E si riferiscono le parole di Federica Mogherini, Alto rappresentante alla Politica estera e di sicurezza Ue, che ha ieri citato l’articolo 42.7 del Trattato di Lisbona: stabilisce che qualora uno Stato membro subisca un’aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso. La Francia -scrive ;arco Mongiello- ha scelto quindi di fare appello solo ai partner Ue, escludendo l’utilizzo dell’articolo 222 del Trattato europeo, che prevede una solidarietà militare e che implica un coinvolgimento delle strutture europee (Commissione Ue e Parlamento) e non solamente degli Stati membri. Una scelta in linea con la politica estera francese, che da una parte ha sempre rivendicato un’indipendenza europea rispetto alla Nato e dall’altro preferisce ricorrere ai rapporti tra governi. Il ministro della Difesa francese Le Drian, al termine dell’incontro ieri con Mogherini, ha spiegato che l’accettazione unanime da parte dei Paesi Ue della richiesta di aiuto permetterà alla Francia di “avere gli incontri bilaterali necessari” per capire che tipo di aiuti ogni Stato membro sarà disponibile ad offrire. Mogherini stessa ha sottolineato: “Penso che le decisioni che i singoli Stati membri prenderanno e le necessità (della Francia) saranno così differenziate che ogni Stato membro sarà in grado di contribuire nello spirito della sua politica estera e di difesa”.
Su La Stampa, Marco Zatterin da Bruxelles, sottolinea, a proposito dell’aiuto che ogni Paese Ue fornirà alla Francia e dell’invocazione della procedura di Difesa collettiva prevista dall’articolo 42.7 del trattato di Lisbona che è “una prima assoluta” ed una mossa politica che apre la via al consolidamento dell’offensiva contro il Califfato. L’idea, scrive Zatterin, “è nata sulla Senna” e conferma le ritrosie mai sopite di Parigi nei confronti dell’intesa atlantica che portano Hollande a un sostegno cauto della Nato e conferma allo stesso tempo una maggiore sintonia sulla frequenza europea sulle questioni militari, dopo averla a lungo sabotata.
Su La Repubblica: “Aerei, truppe e mezzi, così l’Unione europea si prepara ad aiutare Parigi, ‘I Trattati lo impongono’”, “Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza: ‘Stiamo dimostrando come l’Europa della Difesa è qualcosa che possiamo usare’”. E’ Andrea Boanni a sottolineare, qui, come sia la prima volta che viene invocata questa norma dei Trattati: “dopo l’11 settembre, con una mossa analoga, gli Stati Uniti avevano fatto ricorso all’articolo 5 della Nato chiedendo e ottenendo solidarietà degli alleati atlantici. Sembrava un gesto formale. Ma dopo qualche mese la Nato è intervenuta in Afghanistan”. In questo caso sarà la stessa Francia, tramite contatti bilaterali, a raccogliere le disponibilità dei vari governi e ad avanzare a ciascuno le richieste di aiuto che riterrà necessarie”.
Sul Sole si spiega che nell’appellarsi all’articolo 42.7 la Francia “ha compiito un gesto politico significativo” anche se “concretamente non è ancora chiaro come la solidarietà dei suoi vicini si materializzerà”. La scelta di evocare questo articolo piuttosto che un altro, il 222, deriva dal fatto che quest’ultimo “prevede una trafila più complessa e il benestare dei Paesi dell’Europa a 28”, dunque è più “comunitario” mentre il 42.7 prevede l’aiuto intergovernativo. Si applica e si attiva insomma “con la richiesta del Paese” mentre il rchiamo all’articolo 222 avrebbe dovuto rispettare “precise condizioni” ed essere approvata dai 28. Inoltre l’articolo 42.7 non ha alcun impatto sulle finanze dell’Unione e non comporta obblighi nazionali. Infatti nessuna decisione formale è stata presa dai ministri della Difesa dei 28, riuniti ieri a Bruxelles.
Sullo stesso quotidiano Beda Romano scrive che la scelta francese di non chiedere l’applicazione dell’articolo 5 del Trattato Nato, secondo il quale un attacco contro un Paese membro è un attacco contro tutta l’alleanza, deriva forse dal “timore di lanciare un messaggio neocolonialista, in prticolare in Siria dove la Francia sta già bombardando lo Stato Islamico responsabile degli attacchi terroristici di venerdì”,oppure dal fatto che “Parigi non ha voluto stuzzicare la frangia americana” della sua stessa opinione pubblica.
L’asse Mosca-Parigi
Il Messaggero: “Siria, Putin schiera le navi. ‘Uniti come contro Hitler’”. Si legge che “Mosca vorrebbe mettere in piedi una vera alleanza ant-terrorista, mentre Washington e Londra frenano decisamente. Troppi i pericoli di imbarcarsi in una azione del genere”.
La Repubblica, pagina 8, Nicola Lombardozzi da Mosca: “’Uniti come contro Hitler’. Bombe e missili dal mare, è alleanza Putin-Hollande”, “Il presidente parla al Paese e dice che Mosca è in guerra insieme alla Francia. Pioggia di fuoco sulla capitale del Califfato. Conferma sull’attentato all’Airbus con 224 vittime: ‘Ordigno a bordo tra i bagagli’”. Putin e Hollande, in una intensa telefonata di mezz’ora, si sono scambiati proposte e considerazioni strategiche in attesa di vedersi presto, a Mosca, il 26 novembre. Si è parlato poco di politica e molto di azioni militari -scrive Lombardozzi- in questa insolita alleanza naturale tra due nazioni ugualmente colpite dal terrorismo dell’Is. E non è un particolare da poco. Nell’ansia legalista della Russia di Putin, l’escalation congiunta di Mosca e Parigi trova infatti la sua legittimità nell’articolo 51 dello Statuto Onu che sancisce il diritto di uno Stato all’autodifesa. Con un tempismo, forse ben studiato, Mosca ha infatti ufficializzato proprio ieri quello che tutti sapevano da tempo: la strage dell’aereo delle vacanze, l’Airbus esploso in volo con tutti i suoi 224 passeggeri il 31 ottobre scorso sul Sinai, è stato un attacco deliberato alla Russia, programmato e messo in atto dal Califfato due settimane prima dei massacri che hanno sconvolto Parigi”.
La Stampa parla del “nuovo asse”: “Francia e Russia all’Isis: ‘Vi inseguiremo ovunque e saremo spietati’”, “Azione congiunta dopo l’intesa Hollande-Putin: bombe su Raqq. Mosca: l’Airbus abbattuto sul Sinai da una bomba. ‘Ci vendicheremo’”. Maurizio Molinari sottolinea che il Cremlino vede negli avvenimenti di questi giorni “la possibilità di ridimensionare il ruolo della Casa Bianca in ragione del basso profilo scelto da Barack Obama che al G20 ha ribadito la strategia dei ‘tempi lunghi’ contro l’Isis. ‘La verità è che gli americani non collaborano con noi nella lotta a Isis come invece fanno i francesi’, spiegano i portavoce russi per seminare veleni nel legame Usa-Francia. La replica di Washington arriva con la minuziosa descrizione dei raid compiuti a Deir al-Zour, nell’Est della Siria, dove gli A-10 e gli Ac-130 -denominati gli artiglieri del cielo- hanno distrutto 116 cisterne cariche di petrolio destinato ad essere venduto illegalmente dal Califfato, in gran parte ad acquirenti turchi. Insomma, Washington batte un colpo attaccando le infrastrutture economiche di Isis. Seppure venata dalle frizioni Usa-Russia, la cooperazione trilaterale anti-Isis accresce la pressione militare sul Califfato”.
L’Unità: “Siria, Mosca bombarda dalle navi: coalizione anti-jihadisti come contro Hitler”. Le navi sono le unità della Marina militare russa di stanza nel Mediterraneo: “nella guerra a Daesh -scrive Umberto de Giovannangeli- sul fronte siriano, nasce l’asse franco-russo”. Putin ha dato ordine alle unità della Marina militare russa di stabilire contatti con quelle francesi e collaborare con loro ‘come alleate’ contro lo Stato islamico in Siria”.
Il Giornale: “L’Europa trova una guida con l’asse Putin-Hollande. ‘Uniti come contro Hitler’. L’Is rivendica l’abbattimento dell’aereo russo e gli attentati in Francia. Intesa Parigi-Mosca sui bombardamenti in Siria. E il Cremlino ricorda la coalizione che sconfisse il nazismo”. Il quotidiano spiega chese i francesi ieri hanno colpito, con Mirage e Rafale, un posto di comando e un centro di addestramento dello Stato islamico nella zona della sua roccaforte siriana Raqqa, il ministero della Difesa russa ha confermato il lancio di 34 missili Cruise da un sottomarino nel Mediterraneo dell’Est verso obiettivi della stessa area. I russi avrebbero avvvertito gli americani prima di colpire.
Sul Corriere Paolo Valentino: “Putin ‘a fianco’ di Hollande contro l’Isis. Pioggia di missili da cielo e mare sulla Siria. Entrano in azione i Tupolev dalla Russia e un sommergibile in Mediterraneo. Colpiti oltre 200 obiettivi”. Valentino scrive che “il colloquio di Putin con il comandante della Moskva”, l’incrociatore che dal Mediterraneo protegge le installazioni russe in Siria, “è stato mandato in diretta televisiva con una scelta da film di James Bond”.
Sul Corriere Franco Venturini: “Lo zar aveva visto giusto ma perderà la sfida se sceglie la ‘crociata’”. Si legge che “i meriti” del presidente russo sulla Siria e l’Isis “vengono da lontano”, perché il Cremlino “denunciò per primo, nel 2011, che gruppi jihadisti molto aggressivi e molto radicali si stavano formando in Siria”. Viceversa, scrive Venturini, “Obama ha dovuto compiere una clamorosa marcia indietro elogiando i suoi bombardamenti prima definiti ‘controproducente’”. Ma “il Cremlino ora vittorioso rischia di perdere domani, come tutti”, perché “è molto difficile mettere a punto una strategia unitaria ed efficace per battere un Califfato che nel frattempo continuerà a colpire”.
Da segnalare anche, su L’Unità, pagina 3: “La lotta al terrorismo ‘rompe’ i vincoli del patto di Stabilità”, “Il premier Manuel Valls: ‘Costretti a oltrepassare i limiti sul deficit’. La Francia assumerà 8500 agenti in più, salta il taglio agli organici militari”.
Germania
La Stampa, pagina 2: “Allarme bomba ad Hannover. Salta il match Germania-Olanda”, “L’incubo terrorismo arriva in Sassonia, evacuato lo stadio: ‘Minaccia concreta’. Sugli spalti era attesa la Merkel. La polizia: niente arresti, ma l’attacco era pronto”.
La Repubblica, pagine 2 e 3: “’Bomba allo stadio della Merkel’. L’Is fa tremare la Germania”, “Notte di paura: bloccati anche stazione, metro e una sala da concerto. La cancelliera era attesa al match”.
Su La Stampa Tonia Mastrobuoni scrive che “ora i tedeschi si sentono nel mirino e la Cancelliera non li rassicura più”. E si citano le parole del ministro dell’Interno de Maizière: “Il pericolo è serio, per l’Europa e per la Germania, lo dico da tempo”. Per Merkel, secondo Mastrobuoni, è un colpo terribile: ad insistere per una strategia della normalizzazione era stata proprio lei; all’indomani della strage di Parigi aveva detto che avrebbe partecipato alla partita con mezzo governo, per non dare l’impressione di farsi intimidire. Troppa ansia di mostrare simbolicamente la fronte ai terroristi, mentre l’altro alleato, la Francia, dichiarava guerra all’Isis. Non a caso, scrive ancora Mastrobuoni da Berlino, Merkel non aveva mai parlato in questi giorni di “guerra”, come ha fatto Hollande e come ha fatto persino il presidente tedesco Gauck: aveva mostrato una cautela, non solo verbale, che la rende molto più in sintonia con Matteo Renzi che con il suo più stretto alleato.
Sul Corriere il corrispondente Danilo Taino scrive che De Maizière “non ha volito dire chi o cosa abbia messo in allarme la polizia e quali siano state le ‘molte indicazioni’ di pericolo arrivate. Ciò rivelerebbe i metodi dei servizi di sicurezza è ‘metterebbe in pericolo la sicurezza nazionale’. Ma le indicazioni sarebbero state così tante da ‘obbligare’ alla cancellazione dell’evento”.
Immigrazione, integrazione, banlieues
Sul Sole: “Merkel: ‘Possiamo accogliere i profughi’”. Si legge che “nonostante il calo nei consensi e la paura diffusa dai fatti di Parigi” la Cancelliera tedesca ha ribadito ieri che l’economia del suo Paese è abbbastanza forte da assorbire “l’enorme flusso di rifugiati”. “Non dovremmo parlare solo dei pesi che questa sfida ci getta addosso ma anche delle opportunità”. Il quotidiano segnala che “avanza il partito anti-islam”. Afd, Alternativa per la Germania, ha guadagnato un altro punto nei sondaggi, per la seconda settimana consecutiva, e esarebbe oggi al 10,5 per cento (era al 3 in agosto). Un consenso superiore a quello che hanno i verdi o la Linke.
Su L’Unità, il filosofo Giacomo Marramao: “Due modelli di integrazione falliti”, “Sono in crisi tanto l’approccio assimilazionista francese quanto il multiculturalismo britannico. Per uscire dall’impasse l’Europa deve saper costruire un universalismo della differenza”, “ispiriamoci alla civitas romana, spazio politico e giuridico capace di accogliere in sé le diversità”. Cosa non funziona del modello francese ? Marramao: “Intendiamoci, è un grande modello di integrazione: abbiamo visto anche in questi giorni come la Francia anche nei momenti più difficili ritrovi la passione dell’unità cantando la Marsigliese. E’ un modello che ammiro immensamente, ma è il modello di una sfera pubblica della cittadinanza indifferenziata. Lo abbiamo visto nella polemica sul velo”. Poi ricorda di essere stato nelle banlieues in rivolta: giovani magrebini di terza generazione che parlavano un francese perfetto e poco o niente arabo, dicevano di non ribellarsi per il salario, “ma per la qualità del luogo”. Insomma la banlieue: “il punto è che sempre di più nel ventunesimo secolo i conflitti si spostano dai luoghi della produzione agli spazi di vita, e la lotta diventa una battaglia per la qualità dei luoghi”. E il modello britannico? Per Marramao è un multiculturalismo “dei ghetti contigui. Tanti ghetti uno accanto all’altro, che non comunicano tra loro. Ogni gruppo si autorappresenta nella propria differenza. Giustamente Amartya Sen lo ha definito non un multiculturalismo, bensì un ‘monoculturalismo plurale’, perché in effetti dentro il proprio spazio ciascun gruppo si chiude in una logica strettamente monoculturale”.
Da segnalare il Corriere che annuncia per questo pomeriggio sul proprio sito i risultati di un approfondimento online sulla domanda: gli attacchi hanno provocato un aumento dell’islamofobia? Con mappe e dati dopo gli attentati.
La guerra
Il Corriere intervista Richard Pipes, il massimo studioso americano di ex Unione Sovietica e Russia, oggi 92enne, ebreo di origini polacche, ieri a Milano per partecipare ad un evento dell’Istituto Bruno Leoni. “Il terrorismo islamico è una minaccia seria”, “non è stato affrontato in misura sufficiente”. Spiega di non credere che la causa del terrorismo affondi le sue radici nell’intervento in Afghanistan e in Iraq. La prima è stata una “risposta all’aggressione, non la causa” e poi l’origine della disgregazione della Siria e del terrorismo “è religiosa”, “credono di poter islamizzare l’Occidente”, uno scontro di civiltà “generato dall’Islam” per affrontare il quale occorre usare i servizi segreti. L’Europa “in qualche modo dovrà fermare l’arrvo di milioni di musulmani”, “simpatizzo con i rifugiati ma l’Europa non può gestirli”. Sulla Russia: “Mosca oggi interviene dove vede le debolezze degli altri”, “l’Europa è debole”, ma “non vedo Mosca cooperare con l’Occidente”, Putin è popolare “proprio perché si oppone all’Occidente”. Auspica che il prossimo presidente Usa sia Marco Rubio.
Su La Repubblica, alle pagine delle “Idee” ci si chiede: “Siamo in guerra”? E lo si chiede, tra gli altri, al filosofo liberal americano Michael Waltzer, “teorico della ‘guerra giusta’, che dice: “Stiamo combattendo ma non dobbiamo rinunciare all’etica dell’Occidente”, “li bombardiamo, loro ci attaccano nelle strade, è un conflitto reale e concreto, ma di un genere mai visto”, “Noi liberal criticammo duramente il Patriot Act perché violava i limiti costituzionali. Il nostro governo si è spinto oltre. Voi europei non dovete fare lo stesso sbaglio, anche se invito tutti i progressisti a non sottovalutare la paura che si è diffusa nella società, e che per il momento fa il gioco solo dell’estrema destra”.
Su La Repubblica anche un commento di Adriano Sofri: “Da Bataclan al Pantheon, così Parigi si è scoperta bersaglio universale”, “I ragazzi del come gli eroi della République. La solennità della Sorbona e il giardino del museo di Cluny. Viaggio nella città colpita a morte. Attraverso i simboli che accecano i jihadisti”.
Il quotidiano intervista il caporedattore del settimanale satirico Charlie Hebdo, Gérard Biard: “Dopo Charlie un altro attacco alla libertà”, “Con Charlie avevano voluto colpire la libertà di espressione. Questa volta hanno colpito la libertà tout court”.
Ancora su La Repubblica, da Parigi, scrive Bernardo Valli: “Sul dolore dell’Europa l’ombra lunga dell’emergenza profughi”, “Dieci mesi fa, dopo l’attacco a Charlie Hebdo, le piazze si riempirono. Oggi l’atmosfera non è più quella. In mezzo, la crisi dei migranti, uno degli eventi più traumatizzanti per il continente che ne è uscito spaccato e cambiato”. Dopo la strage del Bataclan, ricorda ad esempio Valli, il presidente della Csu Seehofer (che dopo l’attacco a Charlie Hebdo aveva invitato il movimento anti-immigrati Pegida a non manifestare) ha dichiarato che bisogna intensificare il controllo delle frontiere europee per per ristabilire la legge e l’ordine.
Alle pagine 18 e 19, ancora le pagine delle Idee. Con un intervento di Roger Cohen, copyright New York Times: “Solo un’alleanza con i musulmani moderati sconfiggerà l’Is”, “Gli attentati di Parigi mostrano che l’unica opzione è quella militare. La battaglia sarà lunga ma possiamo vincerla: abbiamo bisogno però dell’aiuto dei milioni di islamici che vogliono fermare l’orrore”.
Di fianco, un’intervista al poeta siriano Adonis, spesso criticato per il suo sostegno ad Assad: “Riempire le piazze europee e arabe per superare le nostre paure”. Il terrorismo è per Adonis il vero male del secolo e “l’Occidente adesso deve estirparlo riparando agli errori compiuti in Medio Oriente”.
Per tornare al Corriere, due ampie interviste ad Amos Oz ed a Julia Kristeva. Lo scrittore israeliano dice che non è un pacifista, “non sono mai stato contrario alla necessità che, quando serve, occorre utilizzare il bastone” ma per “sconfiggere i fanatici musulmani” “l’unica forza al mondo” sono i “musulmani moderati”, “sono loro prima di tutto che dovrebbero fare un passo avanti”. Oz racconta una conversazione avuta con una infermiera arabo-palestinese di cittadinanza israeliana mentre era rcoverato per una operazione. Gli disse che le manifestazioni delle masse arabe che si vedono ogni giorno in tv inneggiare alla guerra santa “sono praticamente solo uomini, per lo più giovani di età compresa tra i sedici e i trenta anni”, “solo una piccola parte delal poopolazione”, mentre gli altri “se ne restano a casa, passivi, impauriti, dietro le finestre serrate”, ma sono “la vera maggioranza”. “Da allora spero che proprio loro scendano in piazza per manifestare contro gli altri”. Cita come modello positivo la Tunisia in cui “la parte moderata e laica della popolazione in ben tre tornate elettorali ha sconfitto il fronte estremista islamico”, e dice che l’Europa dovrebbe sostenere economicamente questo modello. Invoca un “piano Marshall” per il mondo islamico “che dia forza e coraggio ai moderati. Solo così il bastone della guerra ai fanatici potrà avere prospettive di successo”.
Julia Kristeva, filosofa e scrittrice francese di origini bulgare, dice che “per la prima volta da quando sono in questo Paese” le persone “credono nell’unità nazionale”. Dice di non voler restare “nei riflessi consueti della mi famiglia politica, la sinistra” di approvare l’intervento armato in Siria, “la guerra è arrivata in Francia, è giusto combatterla”, “la guerra non è una cosa da americani, bisogna farla quando è necessario, prendersi la responsabilità della più grande fermezza e anche andare oltre, chiedere a Stati come l’Arabia Saudita o il Qatar della ricchezza sospetta dell’Isis”.
Da La Repubblica segnaliamo anche un intervento di Moises Naìm: “Ecco cosa sta rivoluzionando le guerre del terzo millennio”, “nonostante i suoi sforzi lo Stato islamico è un organismo terroristico privo di qualunque requisito di statualità”, “I conflitti non riguardano più solo i governi: ora sono determinati da gruppi d’individui con nuove strategie, tecnologie e forme d’organizzazione”.
Cyber-attacco
Sul Corriere notizie sulla comunità internazionale di hacker “Anonymous” che aveva annunciato la sua “cyber guerra” contro l’Isis. “’Oscurati 5500 profili Twitter dei terroristi”. La campagna è stata contrassegnata con gli hashtag opIsis e opParis.
Il Gionale: “L’incubo. Cyber-attacco coordinato a un attentato. E’ l’allare che attraversa l’Europa. Anonymous oscura 5500 profili Isis”. Dove si cita anche Giuliano Tavaroli, ex capo del “Tiger Team” di Telecom, oggi “consulente per l’analisi dei rischi, compresi quelli digitali”, che dice che secondo simulazioni fatte negli scorsi anni dagli Usa un attacco cibernetico da parte dei terroristi “sarebbe devastante”, “renderebbe critica la gestione dell’emergenza”. Per esempio “gli ospedali operano con la reperibilità, sa cosa significherebbe non poter contattare il personale sanitario per organizzare i soccorsi?”. “Le risorse contano e noi investiamo poco in sicurezza”, dice Tavaroli, “non ci mancano le competenze, ma le risorse”.
Italia
La posizione del governo è stata illustrata da Matteo Renzi ieri, nel corso della presentazione del settimanale “Origami” de La Stampa.
L’Unità offre un’ampia sintesi delle dichiarazioni del presidente del Consiglio in quella occasione: “’Frontiere chiuse e bombe? No, occorre una strategia’”, “Impensabile tenere Putin lontano dal tavolo”, “L’Italia deve tenere unita l’Europa”, “E’ guerra? Non uso questa parola”.
Su La Stampa: “Renzi: ‘Bisogna fidarsi di Putin ma non deve essere il king maker’”, “Il premier: va portato al tavolo anche se non dobbiamo appaltare la Siria a Mosca. L’Italia non si nasconde: siamo in tante partite, senza fare dichiarazioni roboanti’”.
Su La Repubblica, la rubrica “Il Punto” di Stefano Folli: “L’attivismo di Parigi e l’Italia a basso profilo”.
Stabilità, politica
Sul Giornale: “Dubbi Ue sulla manovra: promossa ma con riserva. Resta il nodo flessibilità”. “La finanziria approvata da Bruxelles anche se ‘a rischio di conformità’. Il bonus di tolleranza invocato da Renzi è ancora in bilico: bisognerà attendere la prossima primavera. Padoan esulta. Brunetta: ‘Servirà intervento correttivo”. Il quotidiano descrive quella di Bruxelles come “una mezza promozione (o bocciatura) che il ministro dell’economia si è affrettato a descrivere come una vittoria del governo italiano”.
Il Corriere intervista Matteo Salvini: “’Mai un candidato di Ncd. Lista unica solo alle Politiche o si fa una marmellata”. Salvini dice che a Milano “ci saranno Matteo Salvini e Silvio Berlusocni”, “io sarò capolista della Lega” e “Berlusconi penso proprio che sarà in prima fila nella sfida”. Quanto al candidato sindaco “magari non verrà fuori domani” ma ci sarà. “Su Giuseppe Sala mi sono fatto fare un sondaggio da cui risulta che prenderebbe molto ma molto meno di Pisapia, roba da dieci punti di differenza”. Riadisce il “mai con Alfano”, e dice che Berlusconi è “assolutamente d’accordo”. Ma se esponenti del Ncd avessero un “ravvedimento operoso le cose potrebbero cambiare”.
Il Giornale scrive che a Milano, dopo l’addio di Bruti Liberati, “è partita la corsa alla poltrona più importante”, quella di Procuratore capo. “Le mani di Renzi su Milano: vuole prendersi la Procura. Dopo l’addio di Bruti Liberati è partita la corsa alla poltrona più importante. Si fanno avanti due nomi vicini al premier: il sottosegreterio Melillo e Gratteri”. Giovanni Melillo non è sottosegretario ma capo di gabinetto del ministro della giustizia Orando. “Nessuno mette in discussione le sue qualità e il suo curriculum”, scrive Stefano Zurlo. Ma “lavora gomito a gomito” con il ministro Orlando, “è un tecnico prestato alle istituzioni e inserito nel team di governo”. Quanto a Gratteri, “piacerebbe a Renzi per almeno due ragioni”, ovvero il fatto che ha “cordiali rapporti con Palazzo Chigi” e perché “diventerebbe una firma sulla narrativa renziana, sulla retorica del nuovo corso aperto alle energie più impegnate nella lotta alla grande criminalità”.