Senato, tensione sulla riforma

Pubblicato il 7 Maggio 2014 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della sera: “Senato, tensione sulla riforma”. “Governo sotto su un ordine del giorno di Calderoli. Forza Italia decisiva per il voto in commissione. La partita resta aperta. Renzi: la palude non ci blocca”. A centro pagina: “’Oggi nasce la Fiat globale: 7 milioni di auto in 4 anni’”. L’editoriale, firmato da Dario Di Vico, è dedicato al congresso Cgil e all’intervento di ieri di Susanna Camusso: “La ribellione della Camusso. ‘Renzi distorce la democrazia’”.

La Repubblica: “Senato, primo sì, ma Renzi deve minacciare la crisi”, “Voto in serata dopo un braccio di ferro in Commissione”, “La riforma passa con l’appoggio di Forza Italia”, “La maggioranza va sotto su un odg di Calderoli”.

A centro pagina: “Camusso: governo antidemocratico. Il premier replica: siete conservatori”.

A centro pagina, con foto di uno striscione che rende omaggio al tifoso napoletano ferito Ciro Esposito, si riferiscono le parole che avrebbe pronunciato Genny’ ‘a carogna: “L’ultrà allo stadio disse ad Hamsik, ‘Se ci menti ti verremo a cercare’”.

Il Fatto: “Renzi e Senato, il governo va sotto. Renzo e Cgil, volano gli insulti”, “Riforma: passa l’ordine del giorno Calderoli, poi telefonata a B. e ok al testo base coi voti di Forza Italia. Boschi minaccia le dimissioni. Camusso al congresso: ‘L’esecutivo distorce la democrazia’. Il premier: ‘La musica è cambiata, facciamo da soli’”.

A centro pagina: “Spari allo stadio, lite sulla prova scientifica. Genny, Alfano scappa”, “Dubbi sullo stub fatto a Gastone. I pm insistono: il colpevole è lui. Il ministro dell’Interno: ‘5 anni di Daspo al capotifoso del Napoli per la maglia anti-Raciti. Oggi non sarà a riferire in Parlamento. Allarme per Roma-Juve di domenica”.

Il Giornale: “Renzi traballa. Giornata ad alto rischio. Forza Italia salva il governo sulla riforma del Senato. Ma il Pd pugnala il premier alle spalle sulle coperture del bonus di 80 euro”. “Berlusconi: Alfano non ha il quid della gratitudine. E lancia Marina”.

La Stampa ha in evidenza a centro pagina i titoli su Fiat Chrysler: “Fca, piano da 55 miliardi”, “Marchionne: 7 milioni di auto entro il 2018. Otto modelli per rilanciare l’Alfa”.

Sotto la testata: “Duello Camusso-Renzi: ‘Sei antidemocratico’”, “’C’è una musica nuova’”. “Senato, governo ko. Poi passa il testo base”.

A centro pagina, lo striscione dei tifosi del Napoli dedicato a Ciro Esposito: “Nelle curva degli ultrà: romanisti, la pagherete”.

Di spalla, il richiamo all’intervista al segretario generale Onu: “Ban Ki-Moon: ‘Roma, avanti con le riforme’”.

L’Unità: “Cgil, scontro Camusso-Renzi. Al congresso la leader accusa: ‘Dal governo distorsione della democrazia, torni la concertazione’. Il premier replica: ‘la musica è cambiata’. Le proposte su pensioni, lavoro, ammortizzatori e fisco”. A centro pagina: “Riforme ad alta tensione. FI: non votiamo”.

Il Sole 24 Ore: “Btp, tassi ai minimi storici. Il rendimento dei titoli decennali scende per la prima volta sotto il 3 per cento. Spread con il Bund a quota 154. Euro oltre 1,39 dollari: pressing dell’Ocse sulla Bce per nuovi interventi”. Di spalla: “L’appello di Squinzi: votare per l’Europa, non agli eurodemolitori”. A centro pagina: “Fiat, 5 miliardi per il rilancio Alfa. Marchionne: non è un nuovo capitolo, oggi inizia un nuovo libro. Presentato il piano industriale: 80 modelli entro il 2018, target di vendita a 7 milioni di auto”.

Riforme

Il Sole 24 Ore racconta i lavori in Commissione Affari Costituzionali ieri al Senato: “La prima notizia della giornata, alla fine di ore concitatissime in Senato con tanto di ventilate e poi smentite dimissioni della ministra per le Riforme Maria Elena Boschi, è che la maggioranza di governo va sotto in commissione Affari costituzionali del Senato sull’ordine del giorno presentato dal leghista Roberto Calderoli che prevede un Senato delle autonomie elettivo”,ovvero “uno dei paletti imposti dal premier Matteo Renzi”. A votarlo sono Fi, Lega, M5S, ma soprattutto il “senatore centrista ‘dissidente’ Mario Mauro. Assente un altro dissidente, il Pd Corradino Mineo.

Alla fine della giornata però – aggiunge il quotidiano di Confindustria – la commissione adotta il testo base del governo, come fortemente voluto dal premier Matteo Renzi, con i voti dello stesso Mauro e anche di Fi in un ritrovato asse sulle riforme in corner. Il senso politico di quanto accaduto è forse nelle parole pronunciate a fine giornata dal capogruppo azzurro in Senato Paolo Romani: ‘Fi è stata determinante. Abbiamo votato l’ordine del giorno Calderoli e grazie a noi è passato; abbiamo votato il testo base e grazie a noi è passato. Questo dimostra che siamo determinanti per il cammino delle riforme che, grazie a noi, può partire’”.

Sul voto dell’ordine del giorno Renzi ha commentato che “’l’accozzaglia porta a casa un ordine del giorno che vale zero, la maggioranza tiene e approva il testo base, come avevamo promesso. Riforme 1-Palude 0’”.

Il Fatto sottolinea come il governo abbia ottenuto “in extremis” il voto favorevole in Commissione Affari costituzionali al Senato al testo-base predisposto dal governo. E riferisce che il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi avrebbe minacciato le dimissioni (poi smentite). In una nottata che il quotidiano descrive come caotica e concitata, è passato in Commissione l’ordine del giorno a firma di Roberto Calderoli, che prevedeva l’elezione a suffragio universale dei senatori, grazie al voto di Mario Mauro (“teoricamente maggioranza”). Il risultato è stato che la Pd Anna Finocchiaro aveva ritirato il suo testo, “frutto di giorni e giorni di mediazioni con la minoranza” Pd, che andava in direzione opposta. Alla fine, il governo incassa iol sì sul proprio testo: con qualche voto di Forza Italia. Il quotidiano riferisce che nel corso della serata tra il premier e Berlusconi ci sarebbe stata una serie di telefonate.

Su La Repubblica: “Il premier avverte Pd e alleati: ‘Basta giochi o mi dimetto’”. Scrive il quotidiano che a pochi minuti dall’inizio della seduta della Commissione “sembrava fatta”: nonostante il clima incandescente il governo aveva accettato di mediare su un documento da votare subito, prima del testo base, per fissare i punti della possibile modifica: tra questi il più importante era quello relativo alla modalità di scelta dei futuri senatori, che il premier vorrebbe indiretta e di secondo grado. Invece, “caldeggiato dalla minoranza dem, da Ncd e Forza Italia, si era arrivati a un compromesso, e cioè che sarebbe stato consentito “agli elettori, al momento del voto per i consigli regionali, di indirizzare le scelte tra i rispettivi componenti dei membri del Senato delle autonomie”. Di fatto, scrive il quotidiano, si tornava all’ipotesi di listini separati di consiglieri regionali. I dissidenti del Pd erano soddisfatti. Poi però, l’ok al testo di Calderoli: una “doccia fredda”.

Come detto, è stato determinante il voto a favore di questo testo Calderoli del senatore dei Popolari ed ex ministro della Difesa Mario Mauro, che il quotidiano romano intervista: “Palazzo Chigi la smetta con le prove muscolari”, dice. L’ordine del giorno Calderoli prevede che i senatori vengano eletti dal popolo, quanto è vincolante? Mauro: “Riflette l’opinione della maggioranza della Commissione. Il governo dovrò tenerne conto”.

Su Il Giornale: “Alla fine il Cav vota le riforme, ma Renzi rischia già di cadere. La maggioranza traballa, il nuovo Senato si allontana. Poi in extremis il sì di Forza Italia salva il premier. Il giallo delle dimissioni della Boschi”. Nell’articolo si dà conto del giudizio di Roberto Giachetti, che già in passato aveva invitato Renzi ad evitare la palude e ad andare al voto (“ma chi te lo fa fare”). Ieri Giachetti ha twittato di esser stato “facile profeta sulle riforme. Fidati di me, andiamo a votare, ma chi te lo fa fare”.

Cgil, governo

Sul Sole 24 Ore, con un richiamo in prima pagina (“Focus lavoro-concertazione, è scontro Camusso-Renzi”), si dà conto del passaggio più citato della relazione della segretaria Cgil ieri, aprendo il Congresso di Rimini: ““Camusso attacca, Renzi risponde . Il governo distorce la democrazia. La replica: i sindacati capiscano che la musica è cambiata”. Il quotidiano segnala anche un passaggio dell’intervento della Camusso sul governo e sulla Fiom, a proposito degli 80 euro: “Dire che il sindacato al tavolo della contrattazione non li ha mai ottenuto vuol dire farsi del male…”.

“Camusso-show contro Renzi”, titola La Stampa, ache in questo caso dando conto della relazione del segretario Cgil al congresso del sindacato ieri: “’L’autosufficienza del governo distorce la democrazia’. La replica: ‘Dove eravate in tutti questi anni?”. Scrive il quotidiano che lo sgarbo peggiore da parte della Camusso è stato quello di non nominare mai per nome e cognome il premier in un’ora e mezzo di discorso. E che la critica più feroce è stata la seguente: “Contrastiamo e contrasteremo l’idea di un’autosufficienza del governo, che taglia non solo l’interlocuzione con le forme di rappresentanza, ma ne nega il ruolo di partecipazione e di sostanziamento della democrazia. Una logica di autosufficienza della politica che sta determinando una torsione democratica verso la governabilità a scapito della partecipazione”.

Il Fatto: “Tra Renzi e sindacati è guerra. La Cgil cerca sponde nel Pd”. Il quotidiano sottolinea che in prima fila ad ascoltare la Camusso c’era pure gran parte della minoranza Pd, con Guglielmo Epifani, Roberto Speranza, Stefano Fassina, Cesare Damiano e Pippo Civati. C’era anche Massimo D’Alema, che a sorpresa -secondo Il Fatto- ha strizzato l’occhio a Renzi con queste parole: “Ho detto a Susanna Camusso che sarebbe stato meglio apprezzare un po’ do più il governo”.

La Repubblica intervista lo stesso D’Alema, che dice: “Un’idiozia l’idea delle due sinistre. E Susanna riconosca i meriti dell’esecutivo”. L’inviato al congresso Cgil a Rimini ricorda lo scontro che D’Alema ebbe a sua volta con il sindacato, scrive che “qui è di casa ma non è mai stato amato”. Quali apprezzamenti in più avrebbe dovuto esprimere la Camusso? “Beh, sul fatto che il governo ha aumentato la tassazione sulle rendite finanziarie e ridotto quella sul lavoro”, risponde D’Alema. Che conferma di aver trovato la relazione Camusso “molto coerente” e”piena di temi veri sui quali si deve riflettere”: perché ha parlato di “persone, precari”, di pensioni. Ma c’è in quella relazione una proposta di sinistra alternativa a quella del premier? “No. Questa è una vera idiozia”.

Tornando a La Stampa e al congresso Cgil, una pagina è dedicata al segretario Fiom Maurizio Landini che “va allo scontro”: “prepara uan lista e un documento alternativo”. Non sarà unitaria la conclusione del congresso, poiché vi saranno due documenti finali. Il primo, con ampia maggioranza, intorno a Camusso; il secondo, che potrebbe raggiungere il 10-15 per cento intorno a Landini. Infine ve ne sarà uno presentato da Giorgio Cremaschi (2,4 per cento, è la stima). Landini ieri stava lavorando alla presentazione di una lista alternativa per il nuovo direttivo: ma “a sorpresa” il segretario organizzativo Vincenzo Scudiere, subito dopo gli interventi degli ospiti, ha proposto di presentare liste e nomi entro le 9.30 di questa mattina. Furibondo Landini: nemmeno nelle assemblee condominiali “si chiude una discussione ancora prima di aprirla”.

Sul Corriere, è Dario Di Vico a dedicare l’editoriale all’intervento di Camusso, e scrive che la frase della segretaria della Cgil non è certo inaspettata, “perché sin dal suo insediamento il premier non aveva fatto mistero di voler mettere in discussione il potere dei sindacati ma da una sede formale, come il congresso nazionale della Cgil, la risposta non poteva essere più secca”. E aggiunge che “al di là della possibile guerriglia parlamentare” su temi come contratti e pensioni, che la Cgil può minacciare contando sul concenso di molti parlamentari, “l’impressione è che Renzi abbia scelto di contrapporsi frontalmente al sindacato (‘la musica è cambiata, meno permessi e pubblichino le spese online’ ha replicato in serata) perché la giudica una scelta vincente anche dal punto di vista elettorale”. Di Vico segnala anche un altro passaggio dell’intervento della Camusso, quello polemico nei confronti delle “false Coop”, dove è chiamato in causa l’attuale ministro del Lavoro Poletti, “ex presidente della Lega per non aver saputo arginare il fenomeno delle cooperative illegali”

Alle pagine interne del Corriere viene intervistata una ex dirigente Cgil, oggi senatrice Pd, come Valeria Fedeli: “Il premier sta cambiando l’Italia, ma non faccia saltare il dialogo”.

Su L’Unità un intervento del giurista Luigi Mariucci sul tema della concertazione, titolato “Se scompare il dialogo”.

Su Il Giornale si torna sul decreto che prevede gli 80 euro, e si spiega che ieri il viceministro all’Economia Enrico Morando ha giudicato “sbagliato reagire alle critiche non con obiezioni di merito bensì attraverso la delegittimazione dell’interlocutore”. Il riferimento è alla reazione del presidente del Consiglio dopo i rilievi degli uffici tecnici del Senato sulle coperture del decreto. “La parole di Morando – scrive Il Giornale – sono una adesione a un documento che è stato approvato dalla Commissione Bilancio di Palazzo Madama all’unanimità”, e dunque “anche dal Pd e dagli altri partiti della maggioranza”, di censura nei confronti delle dichiarazioni di Renzi”, che sono apparse al presidente della Commissione Azzollini – che ha proposto l’ordine del giorno – ‘fortemente lesive della indipendenza del Senato’”. Il titolo: “E il Pd prende a schiaffi il suo leader anche sulle coperture degli 80 euro”.

Internazionale

Su La Repubblica: “Cina, arrestati i ‘ragazzi di Tiananmen’”, “Decine di attivisti in manette. Tra questi, Pu Zhiqiang, uno dei simboli della rivolta”.

Sullo stesso quotidiano, attenzione per le elezioni oggi in Sudafrica: “Sudafrica al voto con il ‘Fattore R’, adesso sono i bianchi a sentirsi discriminati”. Il fattore R è la razza, ovvero la polarizzazione tra bianchi e neri.

Su La Stampa: “Sudafrica, i nati-liberi dimenticano Mandela. ‘La politica? Inutile’”, “Oggi al voto i ventenni del dopo-apartheid”. Solo un terzo dei giovani, pare, andrà alle urne.

Sul Corriere: “Mea culpa di Hollande. ‘Non ho rivelato la crisi dell’economia’. ‘Disoccupati giù o non mi ricandido’”. Più che una ammissione, scrive il quotidiano, somiglia ad uno “scarico di responsabilità” sul suo predecessore Sarkozy, perché Hollande ha detto di non aver detto abbastanza chiaramente, appena eletto Presidente, quanto la situazione economica fosse grave. Ma tutta l’intervista – in diretta radio e tv – era finalizzata a cercare di risalire da quel 18 per cento di apprezzamento cui lo condannano i sondaggi, affrontando le domande dirette, anche sulla sua vita privata. E infine: “’I francesi non mi hanno certo eletto perché avevo un programma sfavillante’. Come a dire: non lamentatevi troppo, perché ad avermi scelto, così come sono, esattamente due anni fa, siete stati voi”.

Anche sul Sole: “Hollande abbandonato dai francesi. Eletto il 6 maggio 2012, il presidente socialista è il Capo di Stato più impopolare della V Repubblica”.

E, su Il Giornale: “Hollande promette il rilancio, e intanto ammette il disastro”.

E poi

Sulla Fiat-Fca da segnalare anche una intervista allo storico dell’industria Giuseppe Berta, su L’Unità: “L’America non scherza, le promesse vanno mantenute”. Il destino degli stabilimenti italiani, dice Berta, è legato al successo del marchio Alfa Romeo.

Sul Sole Mario Platero scrive che ieri, durante la presentazione del suo primo piano quinquennale congiunto, Marchionne ha aperto il libro della espansione, che punta entro il 2018 a vendere 7 milioni di macchine, contro le 4,4 vendute l’anno scorso.

Un altro articolo del quotidiano di Confindustria sottolinea come saranno “Alfa Romeo e la Maserati – marchi pieni di fascino” i “perni intorno a cui ruota l’ambiziosa strategia di innalzamento della qualità industriale di cui è composto il sistema produttivo, tecnologico e commerciale di Fiat Chrysler Automobiles in Italia”.

La Stampa intervista il segretario generale Onu Ban Ki-Moon, che oggi è a Roma per il vertice del Chiefs Executive Board Onu: “L’Italia diventerà la base per la difesa della pace”, dice, e sottolinea come il contributo dell’Italia in Libano sia “decisivo”. A Torino, preannuncia, ci sarà il centro di addestramento per gli ufficiali delle missioni. Sui marò: “la richiesta di un arbitrato internazionale è legittima. Spero ancora nel dialogo”. Su Ucraina e Siria: “Gli accordi di Ginevra vanno rispettati. E Assad non può ricandidarsi, serve un governo di transizione nazionale”.

Il Fatto si occupa di quello che riferisce essere un best-seller: il libro dell’economista francese Thomas Piketty, “Capitale nel XXI secolo”. E’ diventato un fenomeno planetario, scrive il quotidiano, perché rivela i segreti della disuguaglianza. “Piketty riscrive l’economia: i ricchi vinceranno sempre”. E il “circolo vizioso”: i rendimenti dei patrimoni investiti crescono più in fretta dell’economia reale, soltanto la guerra ha rotto il meccanismo.

Alle pagine dell’economia de La Repubblica si riferisce di una prima intesa al vertice dei ministri Ue dell’Ecomia e Finanza: “Tobin tax dal 2016, e la Svizzera rinuncia al segreto bancario”, “Prima intesa Ecofin per tassare gli acquisti di titoli. Berna fornirà all’Ocse informazioni sui depositi”. Alla vigilia delle elezioni europee, scrive il quotidiano, i “magnifici dieci” tornano alla carica sulla Tobin Tax, la tassa sulle tassazioni finanziarie promessa da anni ma mai applicata in modo coordinato. Ora arriva un “impegno politico”, come ha detto il ministri tedesco dell’Economia Schauble, a metter in atto la tassa entro il 1 gennaio 2016. Hanno sottoscritto la dichiarazione Austria, Belgio, Estonia, Francia, Italia, Portogallo, Slovacchia e Spagna. Restano perplessità di Gran Bretagna e Bce. Da definire, campo di applicazione e aliquota.

Il Sole 24 Ore intervista – a margine dei lavori del G7 – il Segretario Usa all’Energia, Ernest Moniz: “’Usa pronti a fornire gas all’Europa’”. Moniz dice che gli Usa hanno già parlato con il ministro italiano Guidi, e che incontri tra tecnici sono previsti nei prossimi giorni, proprio per esaminare le “azioni che possono essere adottate”.