Le aperture
Corriere della Sera: “Renzi apre i giochi sulle riforme”, “Tre proposte per la legge elettorale. Berlusconi disponibile”.
In apertura a sinistra: “L’operazione Fiat promossa in Borsa”, “Balzo del 16,4% dopo l’annuncio su Chrysler”.
In taglio centrale: “Respiro dai mercati: i Btp sotto il 4%. Ma il fabbisogno sale”.
La Repubblica: “Riforme, Renzi sfida i leader”, “’Tre proposte sulla legge elettorale: ora scegliete’. Berlusconi apre”.
A centro pagina: “La Borsa brinda alla Fiat d’America”.
La Stampa: “Riforme e diritti, il piano Renzi”, “Forza Italia: sì, ma election day a maggio. I grillini: da noi nessun aiuto”.
Sotto la testata: “Fiat vola in Borsa: +16% il giorno dopo l’intesa per Chrysler”.
La grande foto a centro pagina illustra la 2svolta liberal in Colorado”: “A Denver tutti in coda per la marijuana”, “Assalto ai coffe shop dopo la scelta di legalizzare la cannabis”.
Il Giornale: “Asse Renzi-Berlusconi”, “Voto più vicino”, “Tra i due leader intesa possibile sulla nuova legge elettorale. Isolati Letta e Alfano”, “Forza Italia si prepara alle urne e nomina i coordinatori”.
Una grande foto a centro pagina di Obama, Marchionne e Landini, campeggia a centro pagina sotto il titolo: “Perché Fiat è costretta a traslocare”, “Qui tratta con Landini, là con Obama”.
Il Sole 24 Ore: “Fiat vola in Borsa sull’effetto Chrysler”, “Rialzo del 16,4%. Fitch: no impatti sul rating”.
Di spalla: “Renzi scrive ai partiti: tre ipotesi di riforma elettorale”, “Berlusconi apre: sì ma poi al voto. Sms M5S a eletti: ‘Non rispondete’”.
In taglio basso: “Il tasso dei Btp va sotto il 4%”.
L’Unità: “Riforme, la spallata di Renzi”, “’Offerte’ ai partiti tre leggi elettorali: doppio turno, sistema spagnolo e Mattarellum con premio. ‘Scegliete, ma facciamo in fretta’. Berlusconi: sì ma al voto subito. Grillo vieta ai suoi il confronto”.
In taglio basso, l’intervista alla segretaria Cgil: “Camusso: ‘La Fiat compra, l’Italia paga”.
La foto a centro pagina rimanda al G8 di Genova: “Mattamza Diaz: gli arresti dopo 13 anni”, “Ai domiciliari undici agenti condannati per l’irruzione e il pestaggio nella scuola”.
Avvenire: “Voto e bicameralismo, adesso si fa sul serio”, “Da Renzi tre modelli di regole elettorali. Mossa che divide anche su diritti civili e legge Bossi-Fini. Alfano: sì al sindaco d’Italia”.
A centro pagina, le cifre della Prefettura della Casa Pontificia relativa ai primi nove mesi di pontificato di Bergoglio: “Al Papa 7 milioni di abbracci”. Cifra di fedeli che hanno partecipato a vari incontri in Vaticano (dalle udienze generali alla partecipazione alle messe in Piazza San Pietro) “calcolata per difetto” secondo Avvenire.
Riforme
Ieri il segretario del Pd ha fatto conoscere tre proposte di riforme elettorali sulle quali ha intenzione di incontrare tutti i partiti.Il primo modello proposto è quello spagnolo, che il Corriere spiega così: divisione in 118 piccole circoscrizioni con premio di maggioranza del 15 per cento. Ogni circoscrizione elegge da 4 a 5 deputati. La soglia di sbarramento è al 5 per cento.
Il secondo è la legge Mattarella rivisitata: 475 collegi uninominali e assegnazione del 25 per cento dei restanti attraverso l’attribuzione di un premio di maggioranza del 15 per cento, oltre al diritto di tribuna per il 10 per cento del totale dei collegi. L’ultimo è il doppio turno di coalizione dei sindaci, illustrato così dallo stesso Renzi: ‘Chi vince prende il 60 per cento dei seggi, e i restanti sono divisi proporzionalmente tra i perdenti. Possibile sia un sistema con liste corte bloccate, con preferenze o con collegi. Soglia di sbarramento al 5 per cento”. Tra i modelli proposti – sottolinea il Corriere – c’è quindi quello spagnolo, molto gradito a Silvio Berlusconi, e poco ad Angelino Alfano. Oltre alla legge elettorale “maggioritaria”, Renzi chiede di accelerare la trasformazione del Senato “in Camera delle autonomie locali, con la cancellazione di ogni indennità per i senatori, non più eletti ma tali per i loro ruoli in comuni o regioni”, come ha precisato lo stesso segretario Pd. Nel patto di coalizione che dovrebbe siglarsi a gennaio Renzi ha poi inserito il capitolo diritti civili che – ha spiegato – comprende non solo le modifiche alla Bossi Fini, le unioni civili, la legge sulla cooperazione internazionale, i provvedimenti per le famiglie, ma anche una disciplina più moderna delle adozioni. Berlusconi plaude al metodo e alla sostanza, per quel che riguarda il sistema spagnolo, ma aggiunge una postilla: la riforma dovrebbe essere immediatamente seguita dalle elezioni, con un election day a maggio. Quanto ad Alfano, ha ribadito di preferire il sistema dei sindaci d’Italia.
Su La Stampa: “Alfano: Letta deve mediare o con noi non c’è accordo”, “apertura sul sistema di voto dei sindaci. Teme un accordo segreto con Forza Italia”. Spiega il quotidiano che Alfano sta facendo di tutto per ottenere il modello dei sindaci poiché esso ha un impianto proporzionale che gli consente di correre da solo e di essere determinante in caso di ballottaggio di coalizione. Per quel che riguarda poi le unioni civili, il ministro delle riforme Ncd Quagliariello dice: “Noi non abbiamo intenzione di abdicare ai nostri principi”.
L’Avvenire intervista Maurizio Sacconi, ex ministro del lavoro nei governi Berlusconi e oggi capogruppo del nuovo Centrodestra. Questo partito – spiega – è nato anche perché i valori non negoziabili li ritiene davvero tali, non li mercanteggia. “Non firmeremo mai un patto di coalizione che contenga le unioni gay se queste significano diritti di coppia”. Sulla accelerazione sulla legge elettorale, Sacconi dice che Renzi ha “riconosciuto che l’intesa debba partire dalla maggioranza”, e alle “malelingue” che, come suggerisce il cronista, sospettano che il Nuovo Centrodestra cercherebbe la politica dei due forni, risponde: “Sarò chiaro, noi saremo sempre e solo per una coalizione di centrodestra. Mai, mai e poi mai porteremo voti a un premier di centrosinistra. Pensi al paradosso che è segno del cinismo dei tempi: la sinistra non è mai stata così ‘laicista’ ed è guidata da due cattolici”.
Su L’Unità: “Il Ncd in allarme: sui diritti civili ci sia una moratoria”.
La Stampa: “Unioni civili per i gay con diritto alla pensione”, “il modello che propone il segretario Pd è quello della Gran Bretagna”. E sulla Bossi Fini: “Sugli immigrati il Pd vuole una rivoluzione”, “via il reato di clandestinità e permanenza nei Cie solo per due mesi”. Domani la segreteria Pd si occuperà anche di flussi migratori, con una revisione dei meccanismi delle quote dei flussi. Ma la vera novità potrebbe essere l’apertura di sedi distaccate del collocamento presso le ambasciate italiane all’estero: “Non possiamo avere una concezione di massa indistinta di immigrati in cerca di lavoro”, spiega Davide Faraone, responsabile del welfare. “Dobbiamo essere consapevoli che occorre introdurre delle distinzioni tra gli immigrati”.
Il Giornale: “Un altro schiaffo ad Alfano: Renzi vuole votare a maggio”, “il segretario del Pd detta l’agenda delle riforme e mette in crisi il vicepremier, costretto ad ingoiare un programma di sinistra”. E di fianco si parla di “esecutivo in bilico”: “Il Cav apre al rottamatore per dare lo sfratto a Letta”.
La Repubblica intervista il ministro Ncd Lupi: “Né Mattarellum né ispanico. Lavoriamo per il sindaco d’Italia. Unioni civili? Non c’è fretta. A Matteo dico che non è il governo del Pd”.
Su L’Unità, in prima pagina: “Votare a maggio non è più un tabù”, “l’accelerazione del segretario è una nuova sfida al governo, oltre che ai leader di partito. Se l’operazione riesce si voterà assieme alle europee”.
Il Corriere della Sera intervista la responsabile per le riforme istituzionali del Pd Maria Elena Boschi, che sulle tre proposte dice: “E’ una scelta coerente con quello che abbiamo sempre detto. Gli obiettivi irrinunciabili, scelti da tre milioni di italiani alle primarie, sono: rapporto diretto con gli elettori, governabilità e certezza del risultato. Obiettivi che si possono realizzare con ognuno dei tre modelli”. Alla domanda se non sarebbe stato meglio partire dal modello “ufficiale” del Pd, il doppio turno alla francese, la Boschi risponde: “ne abbiamo presentati tre per consentire il confronto più ampio possibile”. Gli incontri – dice la responsabile riforme – inizieranno presto, saranno bilaterali, “niente caminetti o incontri segreti”, e riguarderanno tutti, maggioranza e opposizione. “Se non si troverà un’ampia maggioranza dovremo fare una scelta e guardare i numeri. E’ molto importante cambiare subito perché è un impegno preso davanti ai cittadini. Basta rinviare”. Su Grillo: “Nonostante le nostre aperture, le repliche folcloristiche di alcuni esponenti dei 5 Stelle dimostrano che non c’è disponibilità a cambiare le cose”. Sulla abolizione del Senato, Alfano vorrebbe membri elettivi remunerati. Siete disposti ad aprire? “Su questo no. Noi siamo per un Senato composto da rappresentanti di Regioni e Comuni, senza indennità aggiuntive. Sono convinta che sarà Alfano ad aprire”.
Su L’Unità si sottolinea che sul modello spagnolo il Pd potrebbe trovare l’accordo ed i voti indispensabili in Senato anche con Forza Italia e la Lega, che avrebbe garantita una robusta rappresentanza in Parlamento grazie alla sua forza territorialmente concentrata. Il vero punto interrogativo resta Alfano, perché o fa saltare il banco o – per il terrore di tornare a votare – accetta tutta l’agenda Renzi (comprese unioni civili e superamento della Bossi-Fini). La sfida sulle riforme lanciata ieri da Renzi sul Fatto è invece rivolta agli elettori grillini. La Stampa intervista il senatore M5S Nicola Morra: “Noi non siamo qui a inseguire Renzi”, dice. E sulle proposte? “Quelle dipendono dal consenso della Rete. Chi ci conosce lo sa”. Il modello spagnolo, con collegi uninominali molto piccoli, vi piace, così come il Mattarellum? “Vero. Sul modello spagnolo la proposta di Renzi è simile a quella elaborata da noi”. Ma Grillo dice: “O Mattarellum o morte”. Morra: “ha ragione. E non c’è contraddizione con quanto sostengo io. Il Mattarellum è l’ultimo sistema legittimo espresso da un Parlamento eletto in maniera costituzionale”, “se si va a votare con il Mattarellum è meglio, diversamente noi sottoporremmo qualunque proposta al blog di Grillo. Se il Pd è disposto a conquistarsi consenso e credito, noi siamo disponibili a votare, lo faremmo con chiunque”.
Lo stesso quotidiano intervista il professor Stefano Ceccanti: “Il sistema dei sindaci va bene ad Alfano, perché aumenta le chances per i centristi. Il Mattarellum potrebbe in teoria accontentare Forza Italia, perché fa prevalere i partiti maggiori. Il modello spagnolo è un invito a Grillo, perché permetterebbe l’esistenza di una terza forza. Il fatto che si tratti di una proposta aperta a tutti è un fatto positivo, ma sono convinto che non ci sia spazio per un accordo né con Grillo né con Berlusconi. Il primo si autoesluderà a priori, e così potrà dire che è tutto un imbroglio. Berlusconi eviterà qualunque mossa che lo allontani dal voto”. Ceccanti è convinto che alla fine Renzi troverà un accordo con Alfano per adottare il sistema dei comuni. L’opinione del professore è invece che la sintesi più ragionevole sia il Mattarellum corretto a doppio turno.
Fiat
L’Unità intervista la segretaria Cgil Camusso: “La conquista della Chrysler è una grande operazione compiuta da una azienda italiana”, sottolinea, augurandosi che la Fiat possa diventare davvero una protagonista globale del mercato dell’auto. Poi aggiunge. “Detto questo non vorrei si dimenticasse il prezzo pagato dall’Italia e dai lavoratori affinché Sergio Marchionne realizzasse la sua strategia”, “la strategia di Marchionne ha privilegiato l’America, non ha combattuto in Italia e in Europa, dove altri produttori hanno difeso produzione e quote di mercato. Non abbiamo avuto gli investimenti di Fabbrica italia e sono stati chiusi gli stabilmenti di Termini imerese e Irisbus. Tutti gli impianti sono stati colpiti dalla cassa integrazione. Dice ancora la Camusso: “Spero che l’azienda mantenga le sue radici in Italia”.
Su Il Sole 24 Ore: “Cgil, Cisl e Uil plaudono ma chiedono garanzie”. Michele De Palma, della Fiom: “Chiediamo che la presidenza del consiglio convochi tutte le parti per affrontare il futuro occupazione e industriale degli stabilimenti italiani, ed avere quindi certezze sul futuro del nostro Paese.
Su Repubblica Federico Rampini: “L’America plaude all’intesa con Veba. E’ la vittoria del piano Obama per salvare il colosso di Detroit”. Ma vengono evidenziate le critiche del Wsj: “Fiat dipende troppo da tre Paesi, Stati Uniti, Italia e Brasile”, scrive il quotidiano Usa, sottolineando anche la “scarsità degli investimenti in ricerca e sviluppo”. Il quotidiano intervista peraltro Paolo Fresco, che fu presidente del Lingotto negli anni difficili di inizio millennio e firmatario dell’accordo con GM del 2000: “Bravo Marchionne, una allenza negli Usa era il sogno dell’avvocato”. Nel 2000 Agnelli preferì GM a Mercedes.
Il Sole Ore e La Stampa pubblicano la lettera che John Elkann e Sergio Marchionne hanno inviato i dipendenti (“Un grande segno di integrazione culturale e industriale”, il titolo).
Internazionale
Come scrive La Repubblica, il New York Times ha deciso di scendere in campo con un editoriale per chiedere al presidente Obama un atto di clemenza o una qualche forma di patteggiamento in favore di Edward Snowden, l’ex contractor della Nsa che ha dato il via allo scandalo della intelligence americana. Scrive ancora il NYT: “Avrà anche commesso un reato, ma grazie al suo atto di coraggio tutti adesso conoscono il programma di spionaggio”.
Il Corriere della Sera si occupa della missione del segretario di Stato americano Kerry, in Israele. Ieri ha incontrato il premier Netanyahu, che rivedrà di nuovo prima di incontrare a Ramallah il presidente palestinese Abbas: “Nelle prossime settimane i due leader dovranno prendere decisioni dure”, ha detto Kerry. Alle questioni irrisolte del negoziato (dalle colonie ebraiche in Cisgiordania alla questione della sovranità su Gerusalemme, per passare al rientro dei profughi palestinesi) il governo Netanyhau ha aggiunto due nuove richieste: il riconoscimento di Israele come Stato ebraico e uno scambio territoriale. Quest’ultimo capitolo viene spiegato così dal Corriere: Israele mira a conservare il pieno controllo sui quartieri di gerusalemme est e sugli insediamenti più importanti in Cisgiordania. In cambio è disposto a concessioni sul cosiddetto triangolo, la regione più densamente abitata da arabi, la cittadina di Um El Fham, situata all’interno dei confini precedenti alla guerra del 67. Significa che oltre 300 mila arabi israeliani potrebbero passare sotto la sovranità del futuro stato palestinese. Ma sono gli stessi palestinesi a respingere la prospettiva. Il quotidiano intervista lo scrittore e commentatore di Haaretz Ari Shavit: “L’ebraicità del nostro stato è una richiesta legittima”, dice, precisando che è ovvio che si tratti di “un Israele democratico, pluralista, con diritti uguali per tutti i suoi cittadini, ebrei e non ebrei, musulmani, cristiani o altro”.
Su La Stampa l’inviata a Ned Delhi Maria Grazia Coggiola, che racconta l’ennesimo stupro in India: la sedicenne vittima per ben due volte di un branco di sei uomini, morta tra atroci sofferenze dopo due mesi, dopo esser stata bruciata viva dagli aguzzini. Secondo le statistiche, in India avviene uno stupro ogni 22 minuti. Nel 2012 i casi si strupro denunciati a New Delhi sono stati oltre 1300, il doppio dell’anno precedente. Difficile dire se si tratti di un aumento dei casi denunciati o se si tratti di un aumento del femminicidio. La vittima, come ricorda il Corriere, era anche incinta. La gente è scesa in piazza contro la polizia. Prima di chiudere gli occhi la sedicenne è riuscita a far sapere alla polizia che non era stata lei a darsi fuoco per vergogna. I difensori dei diritti delle donne accusano la polizia di non aver protetto la ragazza dopo la prima aggressione denunciata.
E poi
L’inserto R2 de La Repubblica è dedicato all’addio all’Europa degli ebrei: la minaccia dell’antisemitismo e la crisi economica li spingono a lasciare il vecchio continente. Nell’Unione europea due terzi della popolazione ebraica considera il razzismo un problema reale. Dei 19 mila 200 nuovi cittadini dello Stato di Israele, oltre un terz è partito dall’Europa occidentale, soprattutto dalla Francia (con un aumento del 63 per cento rispetto al 2012) ma anche dall’Olanda (+ 57 per cento) e dal Belgio (46 per cento). Si leggono quindi i dati elaborati dalla agenzia europea per i diritti fondamentali. Su 5847 ebrei interpellati, il 76 per cento crede che l’antisemitismo sia aumentato negli ultimi 5 anni. Parallelamente, come evidenzia il professor Sergio Della Pergola, la prima motivazione è di tipo economico: nel vecchio continente la crisi colpisce gli strati medio-bassi della società, mentre in Israele la disoccupazione è bassa e gli indicatori della crescita sono positivi.
Nell’inserto-inchiesta trova posto anche un commento dello scrittore Marek Halter: “Uguali, ma da sempre sospetti, siamo capri espiatori di altri”.
Da La Stampa segnaliamo una pagina sulla “svolta liberal” del Colorado, dopo la decisione di legalizzare la marijuana: “Libertà e business. Denver scopre ‘l’oro verde’”, “Assalto ai coffee shop: volano i prezzi. Mail governo federale vuole frenare la legalizzazione”, “Il primo cliente è stato un reduce dell”Iraq. Poi è arrivata mezza America ‘alternativa’ e liberal”.