Le aperture
Il Corriere della Sera: “Politica e appalti, i tagli di Renzi”. “Un terzo dei risparmi dagli acquisti di beni e servizi”. “La mappa delle spese da ridurre. ‘Ora decideremo noi’”. “I dubbi di Confindustria sulla crescita”. A centro pagina due notizie di politica internazionale: la viceda dell’aereo di linea malese “sparito”, e la situazione tra Russia e Ucraina: “L’assalto dei militari russi alle basi ucraine in Crimea. Preso il capo della flotta”.
La Stampa: “Il governo congela gli F35”, “Renzi in Aula alla vigilia del vertice Ue: anacronistico il vincolo del 3%. Forza Italia, è pressing su Pier Silvio Berlusconi per la candidatura”.
A centro pagina, foto dal quartier generale della Marina ucraina a Sebastopoli: “Raid russo, gli ucraini si ritirano dalla Crimea”.
La Repubblica: “Renzi alla Ue: il 3% va cambiato”, “’Sulla spending review decide il governo’. Frenata sui tagli alla Difesa”.
Di spalla a sinistra: “Berlusconi si arrende, dopo l’interdizione non è più Cavaliere”.
A centro pagina: “Paura in Crimea, occupate le basi dell’Ucraina”.
Il Fatto: “Eni, Enel, Poste, Finmeccanica. La grande rottamazione”, “Renzi ha deciso: sostituirà tutti i manager che hanno fatto più di tre mandati nelle aziende controllate dallo Stato. Dal Tesoro parte la lettera per chiedere il cambio di statuto: via gli imputati e i condannati per reati di corruzione. Salterà perfino l’intoccabile (e indagato) Paolo Scaroni”.
A centro pagina: “Barracciu, bugie sulle spese. Genovese, ordine di arresto”.
Il Giornale: “Gli sciacalli. Accanimento senza fine. Berlusconi costretto anche a sospendersi da Cavaliere del Lavoro. Elezioni europee: sulla scheda il nome ci sarà. Il rebus dei figli candidati”. “Ma non si ferma il fiume di firme di solidarietà”.
A centro pagina la notizia della richiesta di arresto per il deputato Pd siciliano Genovese: “Il primo arresto dell’era Renzi”.
L’Unità: “Guerra per l’eredità dell’ex Cav. Berlusconi non è più Cavaliere, Forza Italia è più che mai allo sbando. Le figlie Barbara e Marina si contendono lo scettro politico e la candidatura alle Europee: ma mezzo partito non ne vuole sapere”.
Il Sole 24 Ore : “Fed, meno vincoli sui tassi. Ridotti di altri 10 miliardi gli acquisti di bond. Politica monetaria stabile nel 2014. Wall Street cala dopo l’annuncio”. Si parla delle dichiarazioni di Janet Yellen, ieri. A centro pagina: “Renzi: anacronistico il tetto al 3 per cento”.
Renzi, 3%
Oggi Matteo Renzi sarà a Bruxelles, e – come scrive Il Sole 24 Ore – incontrerà Barroso su “conti e riforme”. Ieri ha “incassato” il voto favorevole delle due Camere sulla sua “mission” a Bruxelles, e anzi ha avuto “un surplus di voti (22) rispetto alla maggioranza”, aggiunge il quotidiano di Confindustria. Andrà a Bruxelles non per cercare “bollinature”, e dice di non temere “una Europa che fa le pulci” all’Italia, e “dice con convinzione: ‘noi e l’Europa siamo sulla stessa barca”.
Lo stesso quotidiano, in un editoriale firmato da Dino Pesole, spiega che “due decimali di deficit in più nel 2014, dal 2,6 al 2,8”, quelli che servirebbero a co-finanziare il taglio dell’Irpef, “potrebbero sulla carta anche non incontrare una tetragona opposizione da parte della Commissione europea”, ma difficilmente verrà consentito uno scostamento dal 3 per cento. Il governo però potrebbe da una parte ripercorrere la strada della “clausola per investimenti”, congelata lo scorso novembre, e quella delle “intese contrattuali” tra Stati della Ue.
La Repubblica, dando conto dell’intervento ieri del presidente del Consiglio alla Camera e al Senato, scrive che Renzi si è mostrato “senza alcun timore reverenziale” quando si è trattato di affrontare il tema del tetto del 3 per cento tra deficit e Pil fissato dal Trattato di Maastricht: “E’ oggettivamente anacronistico”, ha detto. Secondo quanto riferito da La Stampa si rivolgeva soprattutto al Movimento 5 Stelle, pur ribadendo al contempo che il parametro va rispettato per poter essere credibili. E La Repubblica dà conto della precisazione di Renzi, che ha promesso “una battaglia politica per provare a cambiarlo”. Ha poi aggiunto che “non è necessario uno sforamento del 3 per cento, ma il rispetto del 3 per cento con una eventuale, possibile, modifica dal 2,6 al 3”. Nella pagina di fianco si sottolinea come il presidente del Consiglio punti a portare il disavanzo dal 2,6 al 3 al momento della presentazione del Def, il Documento di Economia e Finanza, ovvero tra meno di un mese: “un momento della verità”, lo definisce il quotidiano. Sul fronte della spending review, La Repubblica evidenzia nei titoli l’orientamento del premier: “frenata sui tagli di Cottarelli: decidiamo noi senza colpire i ceti medi”. E si riferiscono le parole pronunciate da Renzi, ieri: “Il commissario ci ha fatto l’elenco e toccherà a noi come parte politica individuare dove tagliare o no”.
Il Fatto la legge così: “Cottarelli, è arrivato il siluro di Renzi: ‘Un commercialista’”. “L’analisi tecnica è comprensibile- ha detto Renzi- ma le scelte per quanto riguarda la revisione di spesa competono al governo e al Parlamento e sono una scelta politica, non si possono affrontare con le slide”, “Sarebbe come una famiglia che affida le scelte al commercialista”.
Su La Stampa si scrive che il ministro della Difesa Roberta Pinotti “congela gli F35”: secondo il quotidiano il governo ha sospeso tutti i pagamenti. Su La Repubblica: “F35, dal Quirinale stop ai tagli, ma il governo sospende i pagamenti alla Loocked”. Il quotidiano sottolinea che non ci saranno tagli al programma degli F35 e degli altri sistemi d’arma, compresa la ventilata a clamorosa vendita della portaerei Garibaldi, “almeno per ora”: lo stop è arrivato dalla riunione del Consiglio supremo della Difesa, presieduto dal capo dello Stato. Il ministro Pinotti ha spiegato: “aspettiamo prima le conclusioni del libro bianco e degli approfondimenti: dalla tipologia di eventuali minacce al nostro Paese decideremo dove potenziare e dove ridimensionare”. La Repubblica evidenzia anche la posizione del Pd: l’ultima scelta spetta al Parlamento. Il deputato Pd Scanu, capogruppo in Commissione Difesa, dice che “da quarant’anni decidono governo, industrie e militari”. Mentre il generale Camporini sottolinea che “i programmi di armamento rischiano di finire nel caos”.
Il Fatto: “F35 verso il taglio, Renzi riporta Napolitano in hangar”, “Il consiglio supremo della Difesa, presieduto dal Colle, cede: il Parlamento farà un ‘libro bianco’ sul riordino delle spese militari. Il Pd vuol ridurre la commessa per i caccia”
Forza Italia, Berlusconi
Il Corriere della Sera scrive che nel partito di Berlusconi “torna l’idea di un figlio in lista. E c’è chi pensa a Pier Silvio”. Secondo i sondaggi, scrive il quotidiano, la mancata presenza di Silvio Berlusconi in lista potrebbe significare almeno 5 o 6 punti percentuali in meno, tanto che “diventa essenziale presentare almeno un simbolo che contenga il nome dell’ex premier in posizione ben visibile”. Inoltre, secondo sondaggi e focus group che sarebbero stati fatti in questi giorni, non sarebbe quello di Marina o di Barbara il nome che potrebbe attirare più consensi (la prima ha sempre detto di no, la seconda è considerata troppo giovane), ma quello di Pier Silvio, che sarebbe “addirittura secondo a Renzi” nel gradimento tra gli italiani come uno dei “nuovi leader per il futuro”.
Sul Sole 24 Ore non si parla di Pier Silvio ma di Marina o Barbara, e si ricorda che ieri Giovanni Toti “è stato mandato in tv a smentire” le loro candidature. Sempre ieri, scrive il quotidiano, erano circolate indiscrezioni che indicavano in Toti, Tajani, Fitto e Brunetta i capilista in quattro delle cinque circoscrizioni elettorali perle prossime europee, ma anche queste voci venivano smentite: “Nessuna decisione è stata presa in merito alle candidature per le elezioni europee”, diceva un comunicato diffuso in serata.
Su Il Giornale: “Forza Italia, primi candidati. Ma è rebus sui figli in lista. La Gelmini: ‘favorevole alla discesa in campo di Marina e Barbara’. L’ipotesi Pier Silvio, poi la frenata: ‘Ancora nulla di deciso’. Già pronto il logo tricolore con il nome del fondatore”.
Il Fatto titola: “Lo chiamavano Cavaliere”, “prima di essere cacciato, l’interdetto Berlusconi si autosospende dal club degli imprenditori illustri. Ora non gli resta che il nome nel simbolo di Fi”. La Stampa: “Forza Italia nel caos, ora teme di andare sotto il 20 per cento”. E sulla pagina di fianco: “Un Berlusconi capolista. E’ pressing su Piersilvio”, “Il padre vorrebbe lanciare il figlio che però cerca di resistere”. Sull’autosospensione dal titolo di Cavaliere La Repubblica intervista Antonio D’Amato, che fu presidente di Confindustria “nei tempi d’oro del berlusconismo”, come scrive il quotidiano: “La freddezza dell’ex amico D’Amato, ‘Non era più in linea con i nostri valori”, è il titolo dato al colloquio. D’Amato sottolinea che “sono state perse molte occasioni, ma da tanti”.
La Stampa intervista Giuliano Urbani, tra i fondatori di Forza Italia: “Senza Silvio il partito non ha futuro, ma è colpa dei dirigenti”, “E’ così se scegli di vivere all’ombra del capo”, “Berlusconi si considera eterno e non prepara il futuro”. La Repubblica ricorda che fu il presidente Leone a conferire a Berlusconi il titolo di Cavaliere nel 1977, “quando era ancora soltanto un brillante giovane palazzinaro lombardo”. Il Fatto: “Fu Leone a dargli quel titolo (poi B. si iscrisse alla Pd di Gelli)”.
Ancora su Il Giornale una proposta di Sergio Gaddi: “Il partito cambi nome. Si chiami ‘Berlusconi’”.
Un altro articolo sul Corriere, firmato da Francesco Verderami, descrive Forza Italia come un partito assillato dall’ “incubo del sorpasso di Grillo”, “fuori controllo”, con la “paura di diventare terzo polo”. Verderamo cita un giudizio dato di recente da Fedele Confalonieri al quotidiano Il Foglio: “Il guaio è che Silvio non ha costruito un partito capace di vivere a prescindere da lui”.
Ancora dal Corriere una intervista a Claudio Scajola: “Io in campo, chi porta i voti va valorizzato”. “L’ex ministro: giusto candidarmi, c’è bisogno di qualcuno che traini”. Dice che di candidarsi glielo hanno “chiesto in tanti, sul territorio ma non solo”. “FI non può permettersi di perdere terreno. Questa tornata elettorale sarà importantissima per disegnare la mappa politica dei prossimi anni. Sono elezioni con preferenze , dunque serve un radicamento sul territorio, serve un grande trascinamento da parte dei candidati forti. A quelli che possono portare voti non deve essere ‘concesso’ di correre: bisognerebbe chiederlo per favore, di competere, semmai…”.
Genovese
Su La Repubblica: “Il gup di messina alla Camera: ‘Il pd Genovese va arrestato’. Truffa da 6 milioni di euro alla Regione”, “Lui: ‘Mi sospendo dal partito’. Coinvolti i familiari”. Il reati che gli sono stati contestati: associazione per delinquere, peculato, truffa, riciclaggio, falso in bilancio, evasione fiscale. Già nel luglio scorso erano finiti in carcere la moglie, la cognata, la segretaria. Secondo il quotidiano, che lo definisce “il ras della formazione professionale” in Sicilia, Genovese controllava 11 enti in questo settore. Sulla stessa pagina: “I dem lo hanno già scaricato, ‘Pronti a votare sì al carcere’”, “il Pd scarica mister 20mila preferenze”: la richiesta di arresto della Procura di Messina è arrivata alla Camera martedì. Si legge che lo scandalo della formazione professionale è già noto da un pezzo e “getta ombre su un bel pezzo di Pd siciliano. Non è un fulmine a ciel sereno, lo si sapeva quando Genovese aveva deciso di appoggiare Renzo alle ultime primarie, dopo esser stato bersaniano”.
In prima pagina su Il Fatto, Marco Travaglio ricorda che poco più di un anno fa il quotidiano aveva pubblicato un elenco di “impresentabili del Pd che aspiravano a un posto al sole in Parlamento” e che “fra questi troneggiava il ras di Messina”: Franca Rame lanciò un appello a Bersani perché non li candidasse, ma la Commissione di Garanzia del Pd decise diversamente, malgrado i numerosi conflitti di interesse riguardanti Genovese. Travaglio ricorda altresì che nel 2007 Veltroni gli affidò il neonato Pd in Sicilia e nel 2008 la stesura delle liste elettorali nell’isola, dove campeggiava lo stesso Genovese. E lo stesso fece Bersani un anno fa, malgrado una puntata della trasmissione Report avesse denunciato gli scandali degli enti di formazione professionale siciliana finanziati dalla Regione, in gran parte controllati dalla famiglia Genovese.
Fed
A fronte di una crescita economica più lenta la Fed ha comunque deciso di tagliare gli aiuti di altri 10 miliardi di dollari al mese nell’acquisto di bond. Lo ha annunciato ieri Janet Yellen, nella prima conferenza stampa da quando ha assunto l’incarico di capo della Federal Reserve. Il Corriere scrive che la presidente ieri ha annunciato il taglio ma anche la volontà di tenere i tassi bassi ancora “molto a lungo”. Una conferenza stampa descritta dal quotidiano come “rilassata” fin quasi alla fine, quando però la Yellen ha “commesso un errore”: anziché “restare sul vago”, alla domanda su quando i tassi ricominceranno a salire, ha detto che questo accadrà circa sei mesi dopo la fine del tapering, della fase di progressiva riduzione del sostegno della Fed all’acquisto di obbligazioni e titoli del Tesoro. “I mercati si sono fatti due conti”: se si va avanti a questo ritmo la fase di acquisto di bond dovrebbe finire in autunno. Da lì, sei mesi vuol dire che ad aprile i tassi ricomincerebbero a crescere. Un po’ prima di quanto previsto dagli analisti, che prevedevano una risalita a partire dal 2016. Questo ha prodotto una “piccola scossa” sui mercati ieri, dopo le parole di Yellen, scrive il quotidiano milanese.
Il Sole 24 Ore: “Fed più libera di agire sui tassi”. Dove si spiega che Yellen ha annunciato che nella scelta sui tassi non ci si riferirà più solo esclusivamente al tasso di disoccupazione, che è continuato a scendere negli ultimi mesi. L’anno scorso infatti il tasso del 6,5 di disoccupazione era considerato un target numerico per considerare il rialzo dei tassi. Poiché gli Usa sono a questo livello, la Yellen ha detto che non sarà solo questo l’elemento determinante. E quindi il board della Fed terrà conto di un “ventaglio ampio di dati”.
Internazionale
Da Il Fatto segnaliamo la corrispondenza di Roberta Zunini da Sebastopoli: in Crimea i russi hanno occupato le basi della Marina ucraina dando la caccia a quanti hanno fatto resistenza, mentre a Kiev il clima non è meno teso; deputati del partito nazionalista Svoboda hanno fatto irruzione nella sede dell’azienda che gestisce la tv nazionale Ntcu e hanno picchiato l’amministratore delegato costringendolo a scrivere una lettera di dimissioni. A Sebastopoli, si legge, sono apparsi gli uomini dell’Fsb (ex Kgb), che hanno portato via Serhiy Haiduk, comandante della flotta ucraina sul Mar Nero.
La Repubblica riproduce un’intervista della Bild Zeitung all’ex premier Yulia Tymoshenko: “Putin parla come Hitler, l’Europa e il mondo devono rispondere”, “Il capo del Cremlino vuole sradicare il sistema di sicurezza mondiale. Sta mettendo in atto il suo ‘Mein Kampf’”.
Dallo stesso quotidiano segnaliamo le pagine R2Diario: “Impero. Quell’intramontabile sogno della Grande Madre Russia”, sull’espansionismo di Mosca. E’ firmato da Paolo Garimberti. Nello stesso inserto, sullo stesso tema, Timothy Garton Ash: “E’ incominciata con la Crimea, ma l’obiettivo finale è Kiev”
Il Corriere della Sera: “Kiev decreta l’evacuazione della Crimea. I russi si impadroniscono delle strutture ucraine e catturarno il capo della flotta avversaria”. E poi: “Obama: nessun intervento militare nel Baltico”. Dove ci si riferisce alle parole pronunciate a Vilnius dal vicepresidente Usa Biden, che ha assicurato gli Stati baltici che gli Usa sarebbero “pronti a inviare truppe” nel Baltico, e al fatto che Obama ha definito “non appropriato” un intervento armato Usa.
Anche sul Il Giornale, nell’articolo dedicato alla situazione, ci si occupa delle dichiarazioni degli Usa, che “alzano la voce ma non mordono”-
Sul Sole si dà conto della condanna della Nato, che ha definito le azioni russe in Ucraina ‘la più grave minaccia alla sicurezza dell’Europa dalla fine della guerra fredda’, per usare le parole del Segretario Generale Rasmussen, “secondo il quale la Russia andrà incontro all’isolamento internazionale. Rasmussen ha ricordato la crisi nei balcani negli anni ’90 e quella tra Russia e Giorgia nel 2008, ma questa, ha detto, ‘è la minaccia più grave alla sicurezza e alla stabilità’ del Vecchio Continente”
Sul Sole 24 Ore si ricorda che “l’iter legale’ per l’annessione di Sebastopoli e della Crimea alla Russia ‘sarà completato alla fine di questa settimana’”, come ha detto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, parlando in un incontro a Mosca. E in Ucraina ‘devono rispettare pienamente’ la scelta di Sebastopoli e della Crimea. Il ministro ha osservato che ‘attualmente resta in corso l’adozione di misure concrete per attuare l’accordo, firmato tra i leader di Russia, Crimea e Sebastopoli”.
Il Messaggero intervista l’ex ministro degli esteri francese Vedrine, che dice: “Ci aspetta una guerra di trincea, un periodo di gelo in cui ognuno – Putin, l’Europa, gli Usa – resterà fermo sulle proprie posizioni. Ma il blocco non può durare in eterno e arriverà il momento di pensare ad uno statuto particolare per l’Ucraina”, una Ucraina federale, che garantisca le minoranze, e neutrale almeno per i prossimi 5-10 anni. “C’è una sola via d’uscita, creare uno Stato federale”, il titolo.
E poi
Su La Repubblica lo scrittore Roberto Saviano, in un lungo commento dal titolo “La Terra dei fuochi e la Terra delle menzogne” esprime forti critiche sul dossier ministeriale dedicato all’inquinamento dei terreni tra Napoli e Caserta, secondo cui solo il 2 per cento di quest’area è avvelenata dai rifiuti: è “una bugia paradossale” e la parola d’ordine è “minimizzare”.