Le aperture
Il Corriere della Sera: “Ora si indaga sui colloqui con gli ultrà. Napolitano: non si tratta con i violenti”. Editoriale di Marco Demarco: “Un malessere giustificato”. Al centro: “La crescita lenta dell’Italia”. “Rapporto Ue: bene le riforme, attenti a debito e occupazione”. “La Francia protesta per l’Euro ‘troppo forte’, Roma è d’accordo, no della Germania”. Un box è dedicato alla Ucraina, dove “si prepara la battaglia di Odessa”. In basso: “Firenze, l’ombra del serial killer. Nastro adesivo identico in 6 casi”.
La Repubblica: “Napolitano ai club: ‘Rompete i legami con le curve ultrà’”.
A centro pagina, foto dall’Ucraina e i richiami all’intervista al ministro degli Esteri tedesco Steinmeier, che viene riassunta così nei titoli: “’Ucraina, guerra vicina, trattiamo con Putin’”.
A centro pagina anche le stime della Commissione europea: “La Ue: l’Italia cresce poco, meglio Spagna e Grecia”.
La Stampa: “Nelle carte della Figc la trattativa con gli ultrà”, “Napolitano: le società di calcio rompano con i facinorosi”.
A centro pagina, grande foto delle proteste a Lagos per il sequestro in Nigeria delle 270 studentesse: “Le studentesse rapite diventano schiave”, “Nigeria, gli islamisti di Boko Haram rivendicano il sequestro e minacciano: le venderemo”.
In evidenza anche l’intervista al sindaco di Torino Fassino, che si difende dopo il gestaccio rivolto ai tifosi granata: “Il gesto del dito medio? Aggredito, ho reagito d’istinto”.
Il Fatto: “Genny ‘a carogna”, “Prima trattano, poi lo indagano”.
La foto a centro pagina è per il presidente del Consiglio: “Renzi, un premier in tour elettorale ma che snobba la ‘nemica’ Cgil”.
A centro pagina il quotidiano si occupa di un’indagine delle Procure di Bari e Milano e per i titoli riassume i contenuti di alcune intercettazioni: “’Università, qui una poltrona a me e lì una cattedra a te’”. 38 professori indagati, “nel fascicolo dei magistrati anche Bernini (senatrice di Forza Italia) e Pizzetti (ex Privacy)”.
L’Unità: “Ultrà, il rigore di Napolitano”. “Il Presidente e la vergogna dell’Olimpico. ‘Non si tratta con i facinorosi, le società rompano i rapporti’. “Il Coni accusa il calcio: fatto poco contro i violenti”. Sul rapporto della Commissione Ue: “Per l’Italia crescita lenta. Il debito resta alto”. A centro pagina: “Renzi, ultimi in Europa senza riforme”.
Il Giornale: “Sinistra fuori di testa”. “Altro che nuovo corso”. Dove sono tre gli episodi raccontati dal quotidiane: il gestaccio di Fassino, “l’ultima della Picierno per insultare Berlusconi, dà del ‘rinco’ agli anziani” e la decisione dei “duri e pur di Tsipras” che – per protestare con l’informazione tv, “scoprono il corpo delle donne”.
A centro pagina: “L’allarme del Cav ‘In arrivo un milione di clandestini’”. E ancora: “Santoro-Travaglio a rischio divorzio per colpa di Grillo”.
Il Sole 24 Ore: “’Più fiducia dai capitali esteri’”. Editoriale di Alessandro Plateroti: “Unione finanziaria ‘cercasi’”. Di spalla: “Calcio, Napolitano e Renzi: non trattare con i violenti. In vista Daspo più severo”. Al centro: “Ue: ripresa lenta in Italia. Giudizio sospeso sui conti”. Sempre al centro: “Il premier: campagna per le europee ormai è derby tra rabbia e speranza”.
Stadi e trattativa
Secondo La Stampa nelle carte federali della Figc ci sarebbe la verità su quanto accaduto sabato sera all’Olimpico: gli ispettori confermano l’esistenza della trattativa: gli 007 del pallone, ovvero gli uomini che, inviati a bordo campo dalla procura della Federcalcio, consegneranno, forse oggi, al giudice sportivo, i frammenti del colloquio tra il capo ultras del Napoli, Genny ‘a carogna e il capitano azzurro Hamsik. I collaboratori del pm del calcio Stefano Palazzi erano a pochi metri di distanza.
Su Il Fatto il direttore Antonio Padellaro scrive che “in Italia, ciò che chiamiamo Stato ha sempre trattato con tutti i peggiori delinquenti. Con i tagliagole qaedisti per liberare a suon di milioni giornalisti e tursisti caduti in trappola. Ai tempi della Dc con i terroristi domestici per il rilascio dell’assessore campano Ciro Cirillo”, “e allora per quale motivo lo Stato che tentò di accordarsi con Totò Riina doveva rifiutare l’intesa con Genny ‘a carogna?”. E che ci sia stata trattativa, non è in dubbio, visto che, secondo Padellaro, “il negoziato pallonaro” è stato seguito in diretta tv. Detto ciò, quello del ministro dell’Interno Alfano elettorale “che minaccia l’adozione di Daspo vitalizi, che solo giovano al carisma dei carogna, sembra il classico ruggito del coniglio”.
Sul Corriere l’editoriale firmato da Marco De Marco torna ad affrontare il dibattito sulle violenze da parte delle forze dell’ordine e ricorda la “catena di misure legislative di recente ipotizzate o rispolverate”, dalla “richiesta di apporre su tutti i caschi e su tutte le divise un Id number , un codice identificativo” all’invito “avanzato al capo della polizia dal presidente della Camera Boldrini, su suggerimento del presidente della commissione diritti umani, Luigi Manconi, di eliminare il segreto dai procedimenti disciplinari interni al corpo”; “tutto insieme, tutto ora come se il nemico numero uno fosse il poliziotto, non il violento di professione o chi attenta al bene comune”. E, più avanti: “in Inghilterra, l’Id number sulle divise c’è dal 2005, ma è da tempo che lì negli stadi si va con la famigliola al seguito, senza l’incubo delle bombe carta o delle risse sugli spalti. Anche in Svezia e in Germania gli ufficiali di polizia sono tenuti a farsi facilmente identificare, eppure non risulta che da quelle parti le finali di Coppa dipendano da un Gerry ’a carogna o che un Gastone già noto ai giudici possa tirar fuori una pistola e sparare per uccidere”.
La Repubblica intervista un ultrà: “Altro che black bloc, l’anti Stato siamo noi e la violenza vincerà”. Spiega: “Io e tanti altri abbiamo deciso di uscire dal recinto delle partite. E chi voleva schedarci ora deve fare i conti con noi nelle piazze e nei cortei”. Il quotidiano lo descrive come un “animale da stadio di ultima generazione”: ha 26 anni, è un universitario, non ha i muscoli pompati e non somiglia affatto a Gennaro ‘a carogna. Considera quelli che utilizzano nomignoli di battaglia come la vecchia guardia, ultraquarantenni destinati ad uscire presto dal giro, “gente che pensa più agli affari che a scatenare l’inferno”.
Riforme
Scrive La Repubblica che la riunione della Commissione Affari costituzionali del Senato di questa mattina, dedicata alla questione della riforma di Palazzo Madama, potrebbe finire con una rottura: “bisogna partire dal testo del governo”, avrebbe ribadito il presidente del Consiglio. Anche perché, secondo alcuni, sarebbe convinto che ogni volta che accetta un compromesso sulle riforme, il governo e il Pd calano subito nei sondaggi. Ma Forza Italia rifiuta l’adozione del testo-base predisposto dal governo e “il malumore” cresce nel Pd, scrive il quotidiano. Sono irritati i senatori che hanno sottoscritto il contro-testo del Pd Vannino Chiti, che chiedono un Senato elettivo e a cui il seminario organizzato ieri da Renzi con i “professori” è parsa una “messa cantata”, un coro di opinioni favorevoli all’impianto generale ideato dall’esecutivo. Il quotidiano riferisce anche che, si è evitato di mettere “troppa carne al fuoco”, lasciando il presidenzialismo, nonostante il pressing di Forza Italia, fuori dalla discussione.
La Stampa: “Senato in bilico nella notte. Presidenzialismo? ‘Dopo’”. Si legge che la mediazione cui si stava lavorando ieri sera era quella di approvare, contestualmente al testo base del governo, un ordine del giorno, il cosiddetto “pillolato”, in cui fossero contenute le modifiche concordate: diminuzione del numero dei senatori nominati dal capo dello Stato, riequilibrio della rappresentanza a favore delle Regioni rispetto ai comuni, numeri diversi di senatori a seconda della grandezza delle Regioni. Il Nuovo centrodestra insiste poi perché vi sia un quarto punto, sgradito al Pd: che i senatori vengano eletti contestualmente ai consigli regionali in listini separati.
Sul Corriere si scrive che “la riforma del Senato e del Titolo V varata a Palazzo Chigi oggi potrebbe perdere alcuni pezzi in commissione Affari costituzionali, ma l’impuntatura del ministro per le riforme, Maria Elena Boschi, sta mettendo a dura prova i nervi dei relatori – Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega) – che oggi entro le 11 dovranno pur trovare una soluzione per l’adozione del cosiddetto testo base in commissione”. Il cronista del quotidiano scrive che ieri il ministro Boschi, rivolgendosi ai costituzionalisti convocati per un seminario sulle riforme, si è rivolto loro dicendo :’mi raccomando, non perdiamoci di vista’, e scrive che ieri “ha prima ammesso che ‘nessun testo è perfetto’. Ma poi ha ribadito, rivendicandola, ‘l’identità e l’unità degli obiettivi da realizzare nella proposta del governo’. Come dire che, sui punti concordati, si può chiudere l’accordo: in particolare, sull’aumento dei consiglieri regionali da inviare al nuovo Senato e la relativa diminuzione dei sindaci; sull’abolizione della quota fissa per le Regioni grandi e piccole (non più gli stessi numeri per Lombardia e Molise); sul ridimensionamento dei senatori nominati dal capo dello Stato (da 21 a 5)”. Da qui “l’idea del doppio voto”, ovvero “prima l’ordine del giorno e poi il testo del governo”, che “risolverebbe molti problemi ai relatori perché metterebbe d’accordo, seppure con diversi entusiasmi, la maggioranza dei senatori presenti in commissione. Invece, se il ministro Boschi decidesse di tirare dritto con una impuntatura rischierebbe di mandare sotto il governo”.
Lo stesso quotidiano intervista il senatore della Lega Calderoli, che ieri ha depositato a Palazzo Madama Senato un ordine del giorno che mira a ridisegnare il Senato e a diminuire il numero dei deputati. Calderoli parla di un nuovo “Lodo” che porti il suo nome. Ma “siccome io non mi fido di tutti, ne ho parlato con Berlusconi, con la Finocchiaro, con lo stesso Renzi, con Quagliariello e anche con i grillini”. Anche Renzi? Che ne dice il premier? “Devo dire che in lui ho sempre trovato molta disponibilità, gli stop semmai sono venuti da altri. La differenza tra noi è che lui pensa a un Senato che lavori due o tre volte al mese. Io a un Senato che lavori tre o quattro volte alla settimana”. Va bene. Me che cosa contiene il suo ordine del giorno? “Contiene la rappresentanza territoriale dei senatori. Che però devono fare solo i senatori, non anche i consiglieri regionali. E poi, e su questo sono d’accordo proprio tutti, la riduzione anche dei deputati. Io ho scritto a 400, ma la cosa giusta sarebbe 315, la metà degli attuali. Ma ovviamente di questo si dovrà discutere”.
Su Il Giornale si dà conto della riunione della Direzione Pd ieri: “Renzi annaspa sulle riforme e confessa: ‘Mi sono fermato’. L’ex rottamatore alla direzione Pd: cambieremo le istituzioni, ma niente frenesia, evitiamo lo scontro. Infatti apre a Berlusconi sul presidenzialismo”.
Nigeria, Boko Haram
Su La Stampa, attenzione per la rivendicazione, da parte del gruppo islamista Boko Haram, del rapimento di 270 ragazze in Nigeria. Due di loro sono riuscite a scappare e a raccontare cosa è accaduto. Alcune delle sequestrate sarebbero state vendute al prezzo di 10 euro circa, ai confini tra Camerun e Ciad. Il presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha annunciato di aver chiesto aiuto al presidente Obama. Sulla stessa pagina, un’analisi di Maurizio Molinari: “Quel mix folle di sharia e pulizia etnica”, “Fanatismo islamista e tribale per creare uno Stato dominato dagli hausa”. L’africanista Ali Mazrui, della Cornell University di Ithaca, spiega che Boko Haram “somma due identità, il fondamentalismo islamico e l’etnia hausa nel Nord della Nigeria”, in rivolta contro il governo centrale. Tutti gli hausa sono musulmani, mentre tutti gli Igbos, nell’Est, sono cristiani. Nell’ovest i Yoruba sono metà cristiani e metà musulmani. L’intento di Boko Haram è spingere gli hausa a staccarsi dalla Nigeria, il cui presidente è cristiano, e liquidare ogni presenza di cristiani o di musulmani infedeli al nord.
Sul Corriere si scrive che il video dura 53 minuti, ed è stato ottenuto dalla agenzia Afp.
Anche su La Repubblica, il racconto: “’Noi liceali in fuga da Boko Haram’”, “Due delle centinaia di ragazze rapite dai fondamentalisti islamici in Nigeria spiegano come si sono salvate. Per le altre la minaccia del capo dei jihadisti: ‘Le venderemo al mercato’. Continua la mobilitazione globale”.
Il Fatto scrive, sottolineando come a volte le donne siano le peggiori nemiche di se stesse, che mentre Boko Haram rivendicava il rapimento, la first lady della Nigeria, Patience Jonathan, ha fatto arrestare per “lesa maestà” la portavoce dei familiari delle giovani, che è diventata leader delle proteste scoppiate nel Paese per spronare il governo e il Parlamento ad impegnarsi di più nella trattativa per la loro liberazione. La donna è stata trattenuta per ore e rilasciata in serata.
Ucraina
La Repubblica intervista il ministro degli Esteri tedesco Steinmeier: “Ora la guerra è vicina, non consentiamo a Putin di essere nostro nemico. Serve una nuova Ginevra”, dice. E spiega: “Tutti i Paesi Ue escludono un intervento militare. Quindi dobbiamo cercare un mix bilanciato di pressione politica e offerte diplomatiche per preparare il terreno a una soluzione politica”. Perché la conferenza di Ginevra uno non ha funzionato? “L’errore non è stato la conferenza, ma il non aver elaborato un modo per tradurre nei fatti le intese. ‘Ginevra 2’ deve stabilire singoli passi vincolanti, ridurre la tensione nelle zone più colpite dai conflitti, rafforzare un processo politico e costituzionale che includa tutti in Ucraina, sullo sfondo della cooperazione tra Usa, Europa, Russia per la stabilizzazione economica ucraina”.
Su La Stampa Mark Franchetti ricorda che sulla Piazza rossa di Mosca si terrà il 9 maggio la parata che ricorda la Grande guerra patriottica contro il nazismo: sarà la più ricca di mezzi militari dal crollo dell’Urss, 23 anni fa. Durerà 59 minuti, un quarto d’ora in più rispetto all’anno scorso. Secondo i media russi, Putin -di cui si annuncia un discorso violentemente antioccidentale- volerà in Crimea subito dopo la sfilata per unirsi ai Veterani della Seconda guerra mondiale a Sebastopoli, sede della flotta russa sul Mar Nero.
E poi
Da segnalare sul Sole 24 Ore un articolo dedicato al voto in Sudafrica, un Paese “senza bussola”, che “si affida ancora una volta a Zuma”. Si parte dai dati economici: il Pil sudafricano rallenta, e gli ultimi dati dicono che la Nigeria ha superato il Sudafrica diventando la più grande del continente.
Il Giornale parla della giornata del ricordo degli oltre 20 mila soldati uccisi e dei 10 mila civili morti dal giorno della fondazione dello Stato di Israele. Articolo di Fiamma Nirenstein: “Israele ricorda 30 mila caduti senza lacrime”.
Su La Stampa la notizia che la Corte suprema Usa ha stabilito che pregare, prima delle riunioni politiche, non viola la Costituzione americana. La sentenza ha diviso i giudici conservatori da quelli liberale, ma aveva il sostegno dell’amministrazione Obama. Per undici anni la città di Greece, a Nord di New York, aveva aperto le sessioni del Consiglio comunale con una preghiera cristiana. Due cittadini avevano fatto causa e la corte d’appello locale aveva dato loro ragione. L’amministrazione Obama aveva scelto di schierarsi a favore della preghiera. I cinque giudici conservatori (Kennedy, Roberts, Alito, Scalia e Thomas) hanno sostenuto che la pratica rappresenta una tradizione nazionale, più che una vera e propria dichiarazione di fede e non viola la libertà degli altri credenti se non li discrimina in maniera specifica: chi non le sopporta, può uscire. I quattro giudici liberal (Breyer, Bader Ginsburg, Sotomayor e Kagan) hanno votato contro, rispondendo che la cosa pubblica non appartiene ai cristiani, più che ai buddisti o agli induisti.