Pigliatutto

Pubblicato il 8 Maggio 2012 in da redazione grey-panthers
inverno

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Crollano Pdl e Lega, la scossa di Frillo. Il Pd tiene, nei comuni prevale la sinistra. A Parma il movimento del comico al ballottaggio. Alfano: basta vertici con gli altri segretari. Bersani: noi ora siamo più forti, Monti ci ascolti”. L’editoriale, firmato da Massimo Franco, è titolato: “Non cercate alibi”. A centro pagina ci si sofferma su Palermo: “Il ritorno di Leoluca Orlando: 20 anni dopo trionfa a Palermo. Verona, Tosi al primo turno”. A fondo pagina la notizia dell’attentato ieri all’Amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. “Genova, lo spettro del terrorismo”.

La Repubblica: “Comunali, il tracollo del Pdl. Vince il centrosinistra, boom di Grillo. Lega punita in Lombardia, Tosi è subito sindaco. Alfano ammette la sconfitta, Berlusconi lo sconfessa: mi aspettavo di peggio. Centrodestra escluso da molti ballottaggi. Effetto Orlando a Palermo. Altissima l’astensione”. A centro pagina: “Genova, incubo terrorismo, colpito manager Ansaldo. Revolverata alla gamba di Roberto Adinolfi. Gli inquirenti: tecnica Br”. “Il ritorno del fantasmi armati” è il titolo del commento di Benedetta Tobagi.

La Stampa: “Cadono Pdl e Lega, boom di Grillo. A Genova Doria sfiora l’elezione e andrà al ballottaggio contro Musso. Il Movimento 5 Stelle elegge alcuni sindaci e sfonda a Parma. Alfano: non mi dimetto e basta vertici con Bersani-Casini. Berlusconi: confederazione dei moderati. Carroccio giù anche nelle sue roccaforti. Cresce il Pd: l’esecutivo ci ascolti di più. Male il terzo polo”. A centro pagina: “Le Borse scommettono sulla svolta in Europa”. In alto anche la notizia dell’attentato al dirigente Ansaldo: “L’allarme degli inquirenti: una tecnica da terroristi”. In prima anche un richiamo ad una intervista a Romano Prodi: “L’Ue diventi più forte o salta tutto”.

Il Sole 24 Ore: “Europa-Italia, protesta e voglia di crescita. Hollande apre il dossier sviluppo. Merkel: fiscal compact non negoziabile. Napolitano: con la Francia per crescere., Monti punta su golden rule sugli investimenti, venture capital e project bond”. E poi: “Crollano Pdl e Lega, tiene il Pd, male il terzo polo, vincono Grillo e astensione. Bersani e Berlusconi: resta la fiducia al Governo”. A centro pagina il quotidiano dà notizia di una “apertura” della Commissione europea a Madrid. Bruxelles ha fatto sapere alla Spagna che “terrà conto della situazione economica” del Paese quando dovrà decidere se concedere più tempo per riportare al 3 per cento il rapporto del deficit sul Pil.

Il Fatto quotidiano: “Tutti a casa. Ciclone 5 stelle. Pizzarotti al ballottaggio a Parma. A Sarego vicentino il primo sindaco. Grillini terzo partito. Crolla il Pdl. Nelle città più importanti non va neanche al secondo turno. Bastonata la Lega (a Verona si salva Tosi). Tiene il Pd. Ma a Genova è trascinato da un candidato non suo. Mentre a Palermo deve assistere al trionfo di Orlando”.

Libero: “Il vaffaday. Alle elezioni amministrative, bastonati tutti i partiti tradizionali. Trionfa solo Grillo: un voto contro i politicanti, contro Monti, contro il fisco, contro la Ue a guida crucca. Il Pdl ne tragga le conclusioni se non vuole sparire”.

Il Giornale: “Sberla elettorale. Il centrodestra perde terreno. Berlusconi: pensavo peggio. Gli elettori non perdonano il sostegno al governo che mette le mani nelle loro tasche. Casini e Lega in picchiata”. “Il boom di Grillo fa tremare il Pd. Bersani esulta, ma vince solo con candidati non suoi”.

Il Foglio: “Euro, voto e a capo. Le elezioni greche spaventano tutti i mercati, quelle francesi no. Le Borse rimbalzano prima di capire come Hollande contratterà con l’inflessibile Merkel su austerity, crescita, Eurobond e Bce”.

Europa

Scrive Il Sole 24 Ore che il voto greco preoccupa i vertici della Commissione europea: il timore è che l’esito del voto faccia decidere “l’uscita dall’unione monetaria” di Atene, “provocando un effetto a catena sull’intera zona euro”. Secondo il quotidiano, si discute sempre più animatamente di un “riorientamento della politica economica europea”: non si tratterebbe di abbandonare l’austerità sui conti pubblici, ma di associarvi una maggior attenzione al rilancio dell’economia, tema al centro della campagna elettorale di Hollande. Si cita la dichiarazione del portavoce della Commissione Altafaj sulla situazione spagnola: “La Spagna si è impegnata su obiettivi di finanza pubblica. Ciò detto, l’analisi della commissione tiene conto delle condizioni economiche”. Stesso quotidiano, stessa pagina: dove si racconta che la cancelliera tedesca Merkel, pur avendo fatto sapere a neopresidente francese che “sarà ricevuto in Germania a braccia aperte”, ha voluto puntualizzare che “il patto fiscale non è negoziabile”: “in Europa non possiamo, dopo ogni elezione, riaprire la discussione su quello che era stato già concordato in precedenza”.
Paul Krugman, in un’analisi pubblicata da La Repubblica, esordisce così: “I francesi si stanno ribellando e i greci fanno altrettanto. Era ora”. Secondo Krugman di sicuro c’è che la vittoria di Hollande segna la fine dell’asse franco-tedesco che negli ultimi due anni ha imposto il regime di austerità. E’ necessario implementare “politiche molto più espansive” e che la Banca centrale europea “la smetta di fissarsi sull’inflazione e si concentri invece sulla crescita”.
Sullo stesso quotidiano è il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, a insistere sul “cambio di direzione” insito nei risultati delle elezioni francesi: “Dalla crisi stanno emergendo un ‘demos’ europeo e una nuova sfera pubblica. I cittadini europei stanno realizzando quanto dipendiamo gli uni dagli altri. La fragilità di un Paese minaccia l’intera economia europea, e solo insieme possiamo trovare la via d’uscita, scrive Schulz, mettendo sotto accusa “l’egoismo” di alcuni Stati membri. Ricorda poi che da tempo le Istituzioni europee chiedono una iniziativa orientata alla crescita analoga a quella invocata da Hollande: l’ha fatto il Parlamento europeo, lo ha fatto la Commissione europea, che sta lavorando a un patto per la crescita da discutere a giugno. Schulz sollecita investimenti mirati in cui la Banca europea per gli investimenti possa avere un ruolo per progetti infrastrutturali come in ambito energetico; ipotizza di dotare la Bei di maggiori risorse per facilitare i prestiti. Su La Stampa si intervista il politologo Charles Kupchan, che dice: “Ad uscire sconfitta è la politica dell’austerity promossa da Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. Grazie a Hollande la Francia può promuovere una ricetta nuova, basata sulla crescita, per contrastare la crisi mettendosi alla guida di una coalizione di Paesi che include Italia, Grecia, Portogallo, Spagna e, a ben vedere, anche dei tasselli britannici, visto che nelle ultime votazioni locali i conservatori hanno perduto. Kupchan sottolinea che “Obama è stato sempre assai critico nei confronti della strategia dell’austerity, come Merkel ha promosso e Sarkozy sostenuto. Ciò che accomuna Obama e Hollande è la convinzione che la crisi si batte facendo leva sulla crescita, sostenuta dagli stimoli come dalla tassazione dei più ricchi. Obama e Hollande hanno avanti un percorso comune.
Ancora La Stampa intervista l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi: “Spero che Hollande capisca quanto sia utile stringere rapporti più stretti con Spagna e Italia, superando la politica del rapporto solitario con la Germania. Assieme alla quale la Francia continuerebbe a fare la parte del parente povero”.

Italia

Secondo Il Sole 24 Ore la parola d’ordine nel Pdl è di imputare la sconfitta anzitutto alla impopolarità dell’appoggio al governo Monti, anche se la scelta di sostenere l’esecutivo non viene messa in discussione, almeno non da Berlusconi e da Alfano: “I risultati non influiranno sulla tenuta del governo”, ha detto il Cavaliere. E Alfano: “Sosteniamo Monti e non toglieremo l’appoggio, perché siamo responsabili”. Ma il segretario Pdl avverte che nel partito l’ala dura è pronta a voltargli le spalle e quindi annuncia di non essere più disponibile a vertice Abc: “Non portano a nulla”.
La Repubblica intervista il coordinatore del Pdl La Russa, che dice, sul governo: “Non vogliamo più essere complici di scelte sbagliate”. Considera già in qualche modo un appoggio esterno quello espresso dal Pdl al governo Monti. Sullo stesso quotidiano si sottolinea che il Pdl rischia “la deflagrazione”, che è in corso una guerra tra falchi e colombe. Una analisi del Sole 24 Ore sottolinea come sia franato “l’asse del Nord”: sconfitta per il Pdl ma anche per la Lega, che è andata da sola. Ma l’analisi sottolinea che in molti casi, anche sommando i voti, i due partiti non sarebbero comunque riusciti a prevalere; e che il dato sulle astensioni, più alte nel Nord rispetto alla media, rivela quanto i due maggiori partiti si siano rivelati incapaci di rappresentare le istanze di gruppi sociali che un tempo costituivano lo ‘zoccolo duro’. Più che gli scandali, abbattutisi anche sulla Lega, hanno pesato il mancato rispetto degli impegni presi con l’elettorato, primo fra tutti il federalismo. Si sottolinea poi che il risultato-eccezione, quello del leghista Tosi, è rivelatore: la sua lista (civica-Alleanza per Verona) ha preso il 36 per cento dei consensi, mentre il Carroccio si è fermato a circa il 10 per cento. A Monza il sindaco leghista uscente Mariani, noto per aver messo a disposizione Villa Reale per i ministeri di Bossi e Calderoli, non è neppure riuscito ad andare al ballottaggio, fermandosi a meno del 12 per cento.
La Lega è stata sconfitta anche in luoghi-simbolo, come Cassano Magnago, paese natio del Senatur.
La Stampa intervista Tosi, il cui risultato complessivo è un 57,4 per cento a Verona. Dice che la sua lista ha vinto insieme alla Lega, ma il movimento deve cambiare, “basta demagogia”, basta con il “populismo”; “Io sono per una Lega che torni ad essere legata al territorio. Della ricandidatura di Bossi dice: “Chi chiede che si ricandidi gli vuole male”. Poi parla del risultato del movimento 5 Stelle a Verona (9.3 per cento): “Grillo rappresenta la protesta per la protesta. Non hanno un programma. Ma se non si cambia la legge elettorale, che pure abbiamo fatto noi, dando la possibilità ai cittadini di scegliere, sarà sempre peggio”.
Il Sole 24 Ore scrive, a proposito delle amministrative, che “l’unità premia il centrosinistra”: è una analisi di Roberto D’Alimonte in cui si sottolinea che il Pd tiene perché è riuscito ad aggregare Sel ed Italia dei Valori attorno a valori comuni. La Repubblica in un articolo dà conto delle dichiarazioni di Bersani, ieri e titola: “Il leader Pd prepara la rete anti-Grillo”. La strategia sarebbe che nel 2013 deve finire la grande coalizione: secondo il quotidiano il segretario ha rilanciato l’intesa con l’Udc di Casini, riformulando in qualche modo la foto di Vasto. Bersani sa che c’è una fetta del partito che non si fida di Vendola e Di Pietro, e sa che quello di Grillo ora non è più un movimento che un partito.
La Stampa dedica due pagine a Grillo e al “boom-5 stelle”: è un viaggio nel movimento-partito. Il serbatoio dei voti ottenuti: la Lega e le astensioni. Di fianco, viene sollecitato a fornire un’opinione sui grillini  il leader di Sel, Nichi Vendola: “non li snobbiamo” -dice- “con loro dobbiamo misurarci, non certo fare a gara di insulti”. E sottolinea: invece vedo che “il Pd si attarda dietro la chimera del Terzo polo”.

Internazionale

In Grecia si rischia il ritorno alle urne, scrive Il Sole 24 Ore, che ricorda che Nuova Democrazia e Pasok non superano i 149 seggi. Sono senza maggioranza i due partiti storici che hanno negoziato con Ue e Fondo Monetario Internazionale. Il conservatore Samaras ha gettato la spugna, rinuncia all’incarico conferitogli di formare un nuovo governo di coalizione. Il leader della sinistra radicale di Syriza, Alexis Tsipras, piazzatosi al secondo posto, ha escluso la possibilità di entrare a far parte di un governo di unità nazionale con i conservatori, e oggi prenderà l’iniziativa di formare un nuovo esecutivo. Punterà sui comunisti del KKE, che però hanno già detto no ad un fronte unito; parlerà a Sinistra Democratica, ma ovviamente, senza i voti del Pasok e dei greci indipendenti (10 per cento) non riuscirà a raggiungere la maggioranza minima di 151 seggi.
Una intera pagina del quotidiano è dedicata alla situazione in Grecia, a quanto sia difficile la trattativa, visto che il 66 per cento degli elettori, complessivamente, chiede di rivedere le misure dell’Europa. Il quotidiano intervista uno dei leader della sinistra radicale di Syriza, Vassilis Primikiris, che sottolinea come sia “fallito il dogmatismo neoliberale”.
La Stampa intervista il leader di Syriza, Alexsis Tspiras, che dice: “Pronti al governo, ma voglio la moratoria sul debito”; “possiamo unirci ai socialisti del Pasok se questo partito cambia”:

Si è votato in Siria, a parlarne è il Sole 24 Ore, in una corrispondenza da Damasco. In ballo ci sono i 250 seggi del Parlamento, malgrado la situazione di guerra civile. Ma quel che contava, oltre alla propaganda in tv, dove si mostravano gli elettori in fila per i seggi, è un “progetto politico” che l’inviato riassume così: dopo avere “sirianizzato” il Libano, la Siria di Bashar Al Assad ha deciso di libanizzarsi, puntando sulle minoranze interne. Ovvero: per attenuare il peso della maggioranza sunnita che alimenta gran parte della protesta, l’idea è di esaltare il ruolo delle minoranze (sciite, ismailite, curde, armene).

For fun

La Stampa racconta di come al “Président” spettino privilegi medievali: non tanto castelli o ville, ma antichi titoli cavallereschi o addirittura religiosi. Per esempio, Hollande diventerà anche co-sovrano del principato di Andorra, Gran Maestro dell’Ordine della Legion d’Onore, canonico onorario di Saint Germain-des-Près a Parigi. E primo e unico canonico d’onore della Basilica di San Giovanni in Laterano, che gli conferisce l’esclusivo privilegio di poterci entrare a cavallo.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini