Pensioni, ecco la riforma. Sindacati critici

Pubblicato il 2 Dicembre 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Pensioni: contributivo per tutti. Protesta dei sindacati. Il ministro apre sul reddito minimo garantito. Passera: allarme recessione. Il ministro: lunedì la riforma. Monti convoca le parti sociali”. Di spalla il discorso del presidente francese Sarkozy: “L’Europa rischia la fine, ora nuove regole”. A centro pagina la “svolta” in Finmeccanica, con l’uscita del Presidente Guarguaglini, che “lascia con 5,6 milioni di euro” di liquidazione.

La Repubblica: “Pensioni, ecco la riforma. Stretta su anzianità e donne, contributivo per tutti. L’aumento dell’Iva destinato allo sviluppo. Draghi: bilancio unico nell’eurozona”. “No dei sindacati, Monti convoca le parti sociali. Fornero: reddito minimo garantito”. In evidenza anche la Fiat: “Marchionne attacca la Fiom: così la Fiat non può investire”. A centro pagina: “Scandali Finmeccanica, Guarguaglini si dimette. Buonuscita da 5,5 milioni. L’ad Orsi è il nuovo Presidente”.

Il Sole 24 Ore: “Donne in pensione a 62-63 anni. Per gli uomini vecchiaia a 66-67, anzianità solo con 41-42 anni di contributi. Sindacati critici, domenica l’incontro”. E poi: “Super Ici sulle seconde case, sulla prima prelievo progressivo. Tagli Irap sul lavoro”. Di spalla: “Si raffredda la tensione sugli spread europei. Btp-Bund a quota 455. Effetto banche centrali sui mercati”. A centro pagina: “Draghi: vincoli comuni ai bilanci. Per il presidente Bce ‘la Banca è pronta a fare la sua parte’, possibile modificare i Trattati. Sarkozy: Europa da rifondare o sarà spazzata via, lunedì vertice con la Merkel”.

Il Giornale: “Monti spacca la sinistra. Sulle pensioni il Pd non ride più. Bersani deve decidere: o sta con il governo anti-sindacati o sposa la piazza comunista e tradisce Napolitano. Marchionne: ‘C’è una tirannia della Cgil’. E la Fiat pensa di lasciare l’Italia”.

Il Fatto quotidiano: “Opere inutili, doni a Mediaset: come buttare 10 miliardi. Monti e Passera chiedono sacrifici e parlano di recessione. Ma basterebbe rinunciare alla Tv Genova-Milano e non regalare le frequenze tv ai soliti noti per dimezzare la Manovra”.

Monti 

Su La Repubblica una intervista alla presidente del Pd Rosy Bindi (“Attenti a non colpire i deboli, per alcuni 300 euro sono tanti”). La Bindi ricorda che lo stesso Monti ha “riconosciuto che l’Italia ha fatto una riforma previdenziale forse più seria di altri Paesi europei. L’impianto della riforma Dini non può essere sconvolto, e anche se si parla di accelerazione, questa va fatta con gradualità e secondo il metodo degli incentivi e dei disincentivi. La bussola del Pd è l’equità, l’attenzione alle fasce più deboli, alle situazioni più complesse, agli interventi sui privilegi”. Quanto al governo, “questo non è il nostro Governo, bensì l’esecutivo di responsabilità nazionale che sosteniamo, non pretendiamo che Monti faccia quello che faremmo noi al governo. Ma non mancherà il nostro appoggio nell’interesse dell’Italia. E non ci saranno due linee nel Pd ma una sola”:
Un “retroscena” de Il Giornale si sofferma sul Pd di fronte al pacchetto di misure anti-crisi del governo. “Bersani implora il Prf: ci ascolti. E i democratici ingoiano il rospo”. Ma la tensione nel partito sarebbe tanto alta che si “sta pensando di rinviare l’assemblea nazionale fissata per il 16 dicembre. Una convocazione obbligata a termini di statuto, ma che finirebbe per cadere in un momento troppo delicato”. Ci sarebbe una “utile coincidenza”, perché il 16 dicembre c’è uno sciopero nazionale dei trasporti, “la scusa ideale per rinviare l’assemblea a tempi migliori, visto che le centinaia di delegati avrebbero grosse difficoltà per raggiungere Roma”.
Un “retroscena” del Corriere della Sera spiega: “Con il governo Monti sparisce la concertazione e appare la negoziazione, un metodo ibrido come la ‘maggioranza’ che sostiene il gabinetto tecnico, ma inevitabile”. Perché il Pd non può permettersi di votare sì in Parlamento alla riforma previdenziale mentre la Cgil grida no nelle piazze. Perché il Pdl non può accettare di votare sì alla reintroduzione dell’Ici”. Prima di varare la manovra, ha detto Monti al segretario Pdl Alfano, “voglio sentire Berlusconi”. Quindi la negoziazione è in corso.
Monti, come scrive La Repubblica, incontrerà domenica mattina le parti sociali e gli enti locali: a 24 ore dall’approvazione del pacchetto di riforme da parte del Consiglio dei ministri di lunedì. Sul fronte dei sindacati la segretaria Cgil Camusso ribadisce il suo no all’innalzamento del monte contributi di 40 anni per il pensionamento, a prescindere dall’età anagrafica. La Cisl, con Bonanni, insiste sulla necessità di un incontro con il governo “per trovare soluzioni eque”. E sul no della Cgil al “numero magico” dei 40 anni dice: “Ma che è un problema di cabala?”. Tuttavia sui 40 anni la Uil di Angeletti la pensa come la Camusso.

Il Corriere della Sera sottolinea che si teme che, senza la concertazione, la Cisl possa finire schiacciata sulle posizioni della Cgil. Secondo il quotidiano, Monti agirebbe anche attraverso la “compensazione”: potrebbe concedere sulla patrimoniale al Pdl, mentre sull’altro fronte sarebbe disposto a lasciar fuori dalla manovra la riforma del mercato del lavoro per conquistarsi il Pd.
Intanto la neoministro del Lavoro Elsa Fornero, alla sua prima uscita europea, ha parlato di ammortizzatori sociali, ipotizzando l’istituzione di un reddito minimo garantito, pur specificando che si tratta di una sua preferenza personale e non del programma del governo. Il Sole 24 Ore sottolinea che in Europa soltanto Italia e Grecia non hanno mai introdotto il reddito minimo garantito, nonostante il Parlamento europeo abbia più volte richiamato gli Stati membri ad attuare ogni sforzo per garantire adeguate forme di protezione sociale a disoccupati e cittadini meno abbienti. Nel Regno Unito, Paese pioniere di questa istituzione, la misura è nota come “income-based job seekers allowance”, e consiste in un aiuto economico di circa 300 euro mensili per un tempo illimitato. I beneficiari devono avere almeno 18 anni, e un reddito di meno di 13 mila euro. Viene loro pagato l’affitto, e ricevono sussidi ad hoc per i figli, se ne hanno. In Francia si chiama revenu minimun d’insertion (RMI), e garantisce 425 euro al mese a disoccupato, purché abbia compiuto 25 anni. Il sussidio cresce se si è coppia e se si hanno figli. In Germania si chiama Arbeitslosengeld, 345 euro al mese, cresce a seconda della numerosità delle famiglie. Viene pagato anche l’affitto e il riscaldamento.
L’Italia ha avuto un breve periodo di sperimentazione: la legge 328 del 2000 voluta dall’allora ministra Livia Turco, che permise di sperimentare il reddito minimo di inserimento in circa 300 comuni italiani.
Su La Repubblica, fra i dossier che riguardano la manovra, una pagina è dedicata alla ipotesi di pagare le imprese con titoli di stato al posto di denaro contante. E così che il governo potrebbe sanare i debiti della Pubblica Amministrazione. In Italia ci vogliono in media 180 giorni per passare all’incasso, e i tempi stanno aumentando di anno in anno. In Germania lo Stato salda le aziende entro 135 giorni, in Francia entro 64.

Draghi

Ieri il Governatore della Bce Mario Draghi è intervenuto al Parlamento Europeo: “Draghi: Bce ultimo baluardo dell’Euro, serve una unione anche di bilancio”, riassume La Repubblica, riferendo le sue parole, con cui ha precisato che “l’acquisto di titoli pubblici è temporaneo e limitato”. Draghi ha precisato che la Bce è prestatore di ultima istanza “solo per le banche solventi, non per gli Stati membri”, respingendo così le pressioni che vengono dalla Francia. Poi ha precisato ancora: “La Bce può agire solo nell’ambito dei Trattati europei. Non gli si deve chiedere cose che sono fuori dai Trattati”. Per Draghi è necessario dotare l’Europa di una organizzazione “che esprime l’essenza delle regole di bilancio e degli impegni assunti dai governi, assicurando che questi siano pienamente credibili, individualmente e collettivamente”. Non arriva ad evocare apertamente la nascita di un ministro dell’Economia europeo come aveva fatto il suo predecessore, Trichet.
Intanto ieri, il Presidente francese Sarkozy ha tenuto un lungo discorso sulla crisi europea: “Se l’Euro crolla, l’Europa non c’è più”, ha detto, insistendo sulla necessità di un “governo economico europeo”, perché “serve convergenza”. E convergenza è la parola sulla quale ha insistito: si intende convergenza verso politiche di bilancio più omogenee, verso la solidarietà e la disciplina, verso un vero governo economico. Ma per realizzarla non ci vogliono né Europa delle nazioni, né Europa comunitaria, bensì una integrazione su base intergovernativa, perché solo i governi nazionali hanno legittimità democratica.
Lunedì all’Eliseo Nicolas Sarkozy e Angela Merkel presenteranno il loro piano europeo per salvare la governance dell’Europa.

Internazionale

L’inviato de La Repubblica in Egitto, per raccontare la situazione nel Paese all’indomani del voto, è Bernardo Valli. Il suo reportage sottolinea come il successo dei Fratelli Musulmani, che oggi sarebbero al 40-45 per cento nelle prime nove province (su 18 ) in cui si è votato, fosse annunciato: quel che invece non ci si aspettava era l’affermazione dei salafiti del partito Al Nur, che sarebbero al 20-25 per cento. Mentre i Fratelli Musulmani hanno capitalizzato il prestigio conquistato con gli anni di prigione scontati dai loro militanti, hanno usato la capillare organizzazione assistenziale in ospedali, scuole, dispensari, in un Paese in cui il sistema di welfare latita; e mentre i Fratelli Musulmani non chiedono l’abrogazione degli accordi di Camp David del 1979 su Israele, sebbene chiedano di rinegoziarli sul Sinai, dove vorrebbero una presenza egiziana più intesa, di tutt’altra natura il partito Al Nur, integralista, nato sulla scia della rivoluzione di gennaio e subito appoggiato e finanziato dai wahabiti dell’Arabia Saudita. Al Nur esprime un islam politico intransigente, proibisce l’alcol, non riconosce l’emancipazione delle donne, e chiede che i principi della sharia dominino la Costituzione. Sei i rivoluzionari di piazza Tahrir si scontrano con l’esercito, ora paradossalmente sono proprio i militari a costituire una diga dietro la quale possono rifugiarsi liberali e rivoluzionari.
Dell’affermazione del cosidettto ‘Islam politico’ nelle elezioni che si celebrano all’indomani della Primavera araba si occupa anche Antonio Ferrari sul Corriere della Sera, in un analisi dal titolo “L’onda islamica e quel modello turco (quasi) impossibile”. Secondo Ferrari il segnale di quel che poi sarebbe accaduto in questi giorni, si poteva cogliere già cinque anni fa, quando Hamas trionfò alle elezioni palestinesi, fortemente volute dalla amministrazione Bush nella convinzione che i laici di Fatah le avrebbero vinte agevolmente. Tutti gli strumenti di analisi utilizzati per decenni, validi ai tempi della guerra fredda e forse nei primi anni che seguirono all’attentato delle Torri, devono essere aggiornati. Tutti i nomi delle forze e dei movimenti islamisti vincitori richiamano un preciso modello, quello dell’Akp turco, ma, al momento, nessuno può ancora specchiarsi in quel sistema politico.
Sullo stesso quotidiano, i lettori troveranno una intervista al presidente dell’Assemblea Onu, il qatariota Al Nasser: “E’ nella natura della democrazia – dice – quando cambi regime, quando se ne va un presidente, dopo 30 o 40 anni, i contraccolpi sono inevitabili. Ci vuole tempo. Ma la svolta è comunque salutare, di grande crescita per la regione”.
Su tutti i quotidiani, anche le ripercussioni dell’attacco dei cosiddetti “studenti” iraniani all’ambasciata britannica a Teheran. La Stampa spiega che l’ambasciatore italiano in Iran sta tornando a casa, così come quelloo tedesco, francese, olandese e spagnolo. Al momento, il rientro collettivo non è diventato parte di un sistema di sanzioni, come auspicato dalla Gran Bretagna. L’Ue si limita a estendere a 39 persone e 141 società il congelamento dei beni e dei fondi già in vigore, nonché a siglare il divieto di accesso al continente. A gennaio si discuterà di un emargo energetico, finanziario e dei trasporti.
Sullo stesso quotidiano, si analizzano le ripercussioni di sanzioni come l’emargo petrolifero: per l’Italia la salvezza arriverà dalla Libia.

E poi

Il neoministro della cooperazione nonché fondatore della Comunità Sant’Egidio Andrea Riccardi ha detto ieri che i cattolici sono vivi: “Ma credo che non credo rinascerà la Dc, perché la storia non si riproduce”. A proposito delle deleghe al suo ministero, ha detto: credo che dovrei occuparmi anche di famiglia, giovani e consulta islamica.
Da Il Giornale segnaliamo un articolo imperniato sulla ricostruzione che la rete tv Al Arabya avrebbe fatto della fine di Bin Laden: il capo di Al Qaeda sarebbe stato tradito dal suo vice, l’egiziano Al Zawairi. Prima che Osama cadesse nella trappola americana, il 2 maggio, Al Zawairi aveva inviato più volte nel covo di Abottabad un militante controllatissimo dalla Cia. Non sarebbe questa l’ultima coincidenza, spiegata con l’ambizione di Al Zawairi di prendere il posto del capo di Al Qaeda.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini