Nuova fiducia dalla EU

Pubblicato il 27 Maggio 2013 in da Vitalba Paesano
 

Il Corriere della Sera: “Piano italiano per la crescita. Investimenti su lavoro e giovani, si tratta con l’Europa. Deficit, vero la promozione. Letta: più margini ma conti difficili. Maroni: il Nord voti sull’euro”. A centro pagina il quotidiano offre una intervista al giudice della Corte Suprema Usa Antonin Scalia: “Il supergiudice Scalia: l’attivismo dei magistrati è un abuso di potere”.

L’editoriale, firmato da Sergio Romano, è dedicato al discorso del Presidente Obama alla National Defense University: “Metamorfosi di un leader. La svolta di Obama sul terrorismo”. Un richiamo in prima pagina sulle elezioni amministrative: “Crolla l’affluenza, Roma record: – 20 per cento con l’effetto derby”.

La Repubblica: “Crolla l’affluenza, il picco a Roma. Deficit, la Ue promuove l’Italia. Fisco, banche, corruzione: ecco le linee guida. Amministrazione, oltre il 15 per cento in meno: oggi alle urne fino alle 15. L’Europa chiude la procedura di infrazione. Bologna boccia le scuole private ma il referendum è un flop”. A centro pagina: “Gli anti gay invadono Parigi, Cannes premia il filom lesbo”. “La polemica sulle unioni omosessuali”. Alla pagina delle Idee il quotidiano propone una riflessione dello scrittore Tahar Ben Jelloun: “Nella testa dei terroristi che stanno isolando l’Islam”.

La Stampa: “Ue, via libera da 12 miliardi. Bruxelles dà fiducia ai conti italiani: stop alla procedura per deficit eccessivo, nuove risorse per il governo. Le condizioni della Commissione”. Un richiamo in prima pagina è sull’Ilva: “Piano di salvataggio per l’Ilva. Ci sarà il commissariamento. Oggi il ‘risanatore’ Bondi incontrerà Zanonato e Vendola. Il Presidente di Federacciai: ‘Stiamo favorendo gli stranieri’”. A centro pagina la notizia della giovane uccisa dal suo “fidanzatino”: “Fabiana, bruciata viva a 15 anni per gelosia”.

Il Giornale: “Ci voglioino morti di tasse. I diktat dell’Europa. L’Italia cancellata dalla lista nera del deficit, ma Merkel & C. tramano per vietarci di togliere l’Imu e di non aumentare l’Iva. Il Pdl sventa il blitz del Pd sulla casa”. A corredare il titolo un commento firmato dal capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta: “Un dovere rifiutare il rigore più cieco”. A centro pagina: “Omicidio passionale in Calabria. Bruciata viva dal fidanzatino. Se i minorenni non esistono più”.

L’Unità: “Elezioni, allarme astensione. Crolla l’affluenza, a Roma giù del 19 per cento. Bologna, referendum flop: vota solo il 28,7 per cento”. A centro pagina: “Ue, ok all’Italia: ora la priorità è il lavoro”.

Patto di stabilità

Dopodomani, secondo voci ufficiose, la Commissione europea proporrà che il nostro Paese esca dalla procedura per deficit eccessivo avviata nell’ottobre 2009, cioè appunto quasi quattro anni fa, come scrive il Corriere della Sera.

La Repubblica: “Il Tesoro incassa il bonus, sei mesi per la manovra su lavoro, edilizia e fisco”. Dove si legge che l’introduzione del bonus, tecnicamente ‘flessibilità del patto di stabilità, è una novità: è stata approvata dai consigli europei del dicembre 2012 e del marzo 2013, grazie alle pressioni dell’Italia e all’accorta regia negoziale del ministro per gli affari europei Enzo Moavero. Tuttavia il bonus non scatterà quest’anno, perché parallelamente l’Italia ha ottenuto già di poter utilizzare uno 0.5 per cento del Pil, in via straordinaria, per pagare i debiti alle imprese per 40 miliardi in due anni, e sette miliardi sono già stati contabilizzati sul deficit, portandolo dal 2,4 al 2,9. Dunque, scrive La Repubblica, non ci sono più spazi. Ma dal prossimo anno lo 0,5 sarà disponibile, anche se potrà essere utilizzato esclusivamente per finanziare interventi pubblici produttivi.

La Stampa intervista il ministro degli Affari Regionali Delrio, che si dice “soddisfatto della ‘buona notizia’” che oggi arriverà da Bruxelles. “Solo la chiusura della procedura ci permette un margine di spesa tra i 7 e i 10 miliardi, 12 nelle previsioni più ottimistiche. Significa che nel 2014 avremo un deficit dello 0,5 in più rispetto all’1,8 nominale”. Come verrà speso? “Abbiamo detto che la priorità è il lavoro ai giovani, l’altra è la casa: ad esempio gli oneri per spalmare in 10 anni il bonus energia e il 55 per cento dello sconto per le ristrutturazioni edilizie valono circa 2 miliardi”. Sul lavoro: “si possono mobilitare risorse molto superiori ai 7 miliardi di cui si parla, fino a 10-12 miliardi. Quindi è una buona notizia che deve essere accompagnata da un lavoro molto serio di revisione del patto di stabilità, per fare in modo che gli investimenti produttivi non vengano conteggiati”. Nella raccomandazione che accompagna la chiusura della procedura europea si chiede all’Italia di rendere più efficiente l’amministrazione e di introdurre una maggiore flessibilità del mercato del lavoro. “Sul primo punto abbiamo già obbligato i piccoli comuni alla gestione associata dei servizi. E le province dove siederanno solo i sindaci, insieme alle città metropolitane, sono due esempi di riforme in tal senso. Su questo c’è ancora molto da fare, ma va fatto prima dell’anno prossimo per portare a termine il percorso. Sul mercato del lavoro, a livello personale sono favorevole a una maggiore contrattazione a livello territoriale, che renda più efficace la creazione di lavoro e ricchezza”.

Ilva

Il Gip di Taranto Patrizia Todisco ha chiesto il maxisequestro di otto miliardi e 100 milioni di euro della famiglia Riva, mentre la magistratura di Milano ha già eseguito quello di un altro miliardo e 200 milioni. Il Corriere della Sera raccoglie lo sfogo di Emilio Riva, 87 anni, agli arresti domiciliari: “Quando sono arrivato io era un ferrovecchio”, ricostruisce con il suo avvocato, ricordando che nel 1994 l’Iri di Prodi decise di vendere l’allora Italsider. Dice ancora Riva: “Me la sono presa che era un disastro, l’ho rinnovata, e oggi è ancora un arnese perfettamente funzionante nonostante tutto”, “anche questa storia del miliardo e 200 a milano è assurdo, erano soldi guadagnati all’estero e riportati in Italia, in parte per essere investiti nell’Ilva”.

La Repubblica scrive invece che le indagini hanno dimostrato che i soldi del gruppo sono quasi tutti all’estero e parla di una “nota riservata” con cui il Dis (Dipartimento informazioni per la sicurezza) avrebbe comunicato a Palazzo Chigi che la famiglia Riva avrebbe accumulato disponibilità fuori dai confini. Notizia che – scrive La Repubblica “l’inchiesta ha poi confermato nella sostanza”, e con numeri macroscopici rispetto a quelli inizialmente intercettati dai servizi, poiché la cifra di cui la nostra intelligence aveva avuto notizia era decisamente più bassa. Il quotidiano scrive anche che per la prima volta, l’inchiesta della magistratura tarantina ha fatto finire sul banco di accusa i sindacati, poiché nell’avviso più recente notificato ad Emilio Riva ed ai suoi familiari c’è l’accusa di avere comprato “il consenso di politici, mass media, organizzazioni sindacali, settore scientifico e clero”.

La Stampa intervista il presidente di Federacciai,, Antonio Gozzi, che “non riesce a capacitarsi delle ultime mosse della magistratura nei confronti del colosso siderurgico italiano, proprietario a Taranto del più grande stabilimento di Europa: il sequestro di 8,1 miliardi alla famiglia Riva”. “Le dimissioni del presidente Bruno Ferrante e dell’amministratore delegato Enrico Bondi, del tutto condivisibili vista la situazione, sono l’epilogo purtroppo annunciato di una vicenda che sconcerta. Mi sembra evidente che il provvedimento della magistratura di Taranto non può che andare nella direzione di voler costringere alla chiusura la nostra più importante impresa siderurgica, che ora si trova oggettivamente privata delle necessarie risorse finanziarie e della governance, nelle condizioni di dover interrompere il suo funzionamento”.

Gozzi dice che da lunedì l’Ilva, “per come è organizzata”, non avrà più le risorse per pagare i fornitori: i fondi sono a monte, lì dove sono stati bloccati dai magistrati. L’azienda sarà costretta a fermarsi. Io credo che i Riva debbano assumersi le proprie responsabilità. Invece, grazie a queste mosse incomprensibili, vengono di fatto deresponsabilizzati”. Chi si avvantaggia da questa situazione? “Gli stranieri. In Europa soprattutto tedeschi e francesi, in tandem con gli indiani. Stappano champagne, sono increduli di fronte a un simile regalo in tempi di crisi. Otto milioni di tonnellate di acciaio tolti dal mercato”. Perché si possa procedere al commissariamento invocato, “come per Lucchini, e pensando all’azione di Bondi con Parmalat”, dice Gozzi, “deve essere acclarato lo stato di insolvenza. Non so se sia la soluzione. Se però al commissario non vengono dati gli strumenti, ossia i quattrini bloccati a monte, lui non potrà lavorare e si limiterà a cercare di vendere per far cassa”. La nazionalizzazione? “E’ una stupidaggine. I riva restano tuttora proprietari e certo non possono essere espropriati dalla magistratura, se il diritto ha ancora un senso. Se esproprio deve essere, serve una legge. Ma non credo che l’Europa lo consentirebbe”.

Pd, Renzi

Il segretario Pd Guglielmo Epifani, in una intervista, ha assicurato che il congresso del partito si terrà entro il 2013 ed ha aggiunto: “lì si ferma il mio orizzonte. Ciò che verrà dopo lo vedremo dopo”. Sul congresso l’importante, “più che decidere chi sarà il nuovo segretario, è decidere il partito che vogliamo”, perché “si deve partire dal basso e non dall’alto, dai circoli dove c’è la comunità”. Sulle regole, da ridiscutere, Epifani, secondo La Stampa, sarebbe favorevole alla idea che piace a Renzi di separare la figura del segretario da quella del candidato premier: “Mi convince di più il modello europeo, dove i segretari del partito non sono necessariamente candidati premier”. Sulle primarie, ammette: “Non sono convinto da quelle per i parlamentari”, come quelle che sono state fatte in dicembre dal Pd. E spiega: “Capisco che sono state il frutto del porcellum”, ma se Epifani trova le primarie utili per le cariche monocratiche, “per un collegio di dieci o venti candidati hanno più problemi di quelli che aiutano a risolvere”. Epifani ha parlato anche, secondo quanto ha riferito La Repubblica, della ineleggibilità di Berlusconi, ribadendo il suo no: “Gli avversari politici si battono politicamente, le scorciatoie sono un errore”.

Il Corriere della Sera, dando conto delle parole di Epifani, torna anche alle dichiarazioni del sindaco di Firenze Renzi che, in una intervista, ha detto: “Potrei fare il premier se lo vorranno gli italiani con le elezioni, al prossimo giro. Del resto sarei il meno adatto a guidare un governo di grande coalizione”.

Renato Mannheimer, nel suo “osservatorio” sul Corriere, commenta i dati di un sondaggio Ispo realizzato tra il 22 e il 23 maggio su un campione di 800 persone. Tra gli interpellati, Renzi raccoglie il 64 per cento di giudizi positivi (presenti in particolare tra chi possiede titoli di studi più elevati) e risulta più popolare di Letta (che si colloca al 59 per cento), della Bonino (che tradizionalmente raccoglie un ampio consenso trasversale) e, di gran lunga, del segretario del Pd Epifani, che si ferma al 33 per cento. Anche tra gli elettori dello stesso Pd, il sindaco di Firenze appare, con l’89 per cento di consensi, più popolare dello stesso segretario, che si colloca al 62 per cento. Scrive Mannheimer: è vero che esponenti di altri partiti, all’interno del loro elettorato, ottengono una percentuale di approvazione superiore a quella rilevabile per Renzi nel Pd (Grillo può contare sul 92 per cento di consensi tra i votanti del M5S e Berlusconi sul 90 per cento nel Pdl). Ma il sindaco di Firenze, insieme a Letta, è tra i pochi politici che godono di un supporto trasversale, esteso a tutto l’arco politico, tanto che viene giudicato positivamente dal 67 per cento dell’elettorato Pdl, da una analoga percentuale tra i votanti per la Lega, e tra quelli del Movimento 5 Stelle, e dal 70 per cento della base di Scelta Civica.

Unioni civili

La Repubblica intervista Davide, il diciassettenne gay autore di una lettera al quotidiano: “le mie parole sull’amore gay, un sasso nella palude dei politici, e ora vediamo se si svegliano”. “Non mi aspettavo tutto questo. Volevo lanciare un sasso nello stagno, con la speranza che chi deve farlo lo andasse a recuperare e da me non si pretendesse altro. Non voglio diventare qualcuno da mostrare in televisione. Non sono il rappresentante di una categoria. Già mi sento molto esposto”.

Sullo stesso quotidiano, intervista a Sandro Bondi, senatore Pdl che, per primo, nel centrodestra, ha aperto alle unioni civili. Prende in parola Nichi Vendola, scrive La Repubblica, e si dice pronto a sostenere in Parlamento le “larghe intese sui diritti civili”. Al quotidiano spiega che “il Pdl non deve lasciare alla sinistra l’affermazione di diritti sui quali la maggioranza della opinione pubblica è favorevole. Io penso che se questa è la legislatura della pacificazione e del superamento degli steccati ideologici, anche sulle questioni bioetiche e dei diritti civili, si possono trovare convergenze significative tra i diversi schieramenti sulla base di soluzioni ragionevoli e di buonsenso”. Bondi ricorda che “in molti Paesi europei, fra cui la Germania e la Gran Bretagna, vengono riconosciuti e estesi alle coppie stabili omosessuali alcuni diritti civili che già valgono per la famiglia”. Ricorda poi la decisione del Presidente degli Usa: è di fede cristiana e “non è uno scandalo – anche per un credente come me- ritenere coraggioso e giusto” il traguardo del matrimonio civile tra coppie omosessuali. Gli si fa notare che nel Pdl l’ala che fa capo a Maurizio Sacconi ed Eugenia Roccella si attesta su posizioni teocon. Sono maggioritari? Bondi: “Questa ispirazione conservatrice presente nel mondo cattolico è minoritaria nella Chiesa italiana, ma ha fatto proseliti e ha molti seguaci nel mio partito e nei partiti di destra. E’ una posizione che non condivido perché concepisce la religione cristiana alla stregua di una posizione teorica, dottrinale, e genericamente culturale”.

Su Il Giornale ne scrive Marcello Veneziani, parlando di “nuova inquisizione degli integralisti laici”, per cui è “vietato difendere i valori”. Vittorio Sgarbi dice che gli omosessuali sono già liberi e che il matrimonio è un rito arcaico. Ed un altro articolo dello stesso quotidiano porta questo titolo: “Nozze gay, da Parigi a Roma la rivolta dei ‘conservatori’”. Si ricorda come in Francia siano stati in migliaia i cittadini scesi in piazza per protestare “contro le leggi che cambiano il concetto di famiglia tradizionale”, e si scrive che è una “onda pronta a sfondare anche da noi”. Ma si ricorda che una volta lottare per i diritti degli omosessuali voleva dire, almeno in Italia, essere di sinistra. Oggi la frontiera si sta spostando, e il dibattito esplode fragoroso dalle parti del centrodestra, dove prima l’argomento era tabù o quasi”.

Su L’Unità: “Unioni gay, il Pdl si spacca. Cicchitto dice sì. Gasparri: mai”. Ha spiegato Cicchitto in una nota: “Reputo anche io che le unioni omosessuali vadano regolate con una legge per evitare disparità di trattamenti”.

Su La Repubblica: “Parigi, decine di migliaia in piazza contro la legge sulle nozze omosex”. Dopodomani, a Montpellier, due uomini saranno uniti in matrimonio, ma le centinaia di migliaia di persone che hanno sfilato ieri nella capitale hanno voluto ribadire, per l’ultima volta, la loro opposizione a una legge che riconosce agli omosessuali il diritto di formare una famiglia come tutti gli altri cittadini. Erano un milione, secondo gli organizzatori. Soltanto 150 mila per la polizia. A parte la simbolica occupazione di una terrazza della sede del Partito socialista da parte di una ventina di persone, ci sono stati scontri violenti solo dopo lo scioglimento della manifestazione. Gli oppositori al provvedimento hanno dimostrato di rappresentare una forte corrente della società francese, sottolineando però che il movimento è lacerato al suo interno: c’è chi a destra cerca di recuperarlo, chi vorrebbe radicalizzarlo, chi pensa di trasformarlo in movimento politico. E la leader incontrastata fino a qualche giorno fa, l’umorista Frigide Barjot, si è chiamata fuori, dopo esser stata minacciata da alcuni militanti di estrema destra: ieri non ha sfilato ed ha riconosciuto che la battaglia è stata persa (“il ritiro della legge non è è più possibile, si tratta di diritti accordati a persone umane”). Le divergenze si sono manifestate anche all’interno della destra parlamentare: se alcuni hanno lasciato immaginare un cambiamento della legge in caso di alternanza nel 2017, altri hanno riconosciuto che le nozze gay non potranno essere soppresse dal codice civile. Intorno alla opposizione alle nozze gay, ricorda il quotidiano, è nata una nebulosa di nuovi militanti di destra: alcuni pacifici, altri radicali, che si sono ribattezzati “primavera francese”, riecheggiando le rivolte arabe, ed è proprio tra questi ultimi che si trovano i nuovi estremisti di “generazione identitaria”, che ieri hanno occupato la sede socialista per srotolare uno striscione che chiede le dimissioni del Presidente Hollande.

Internazionale

L’Unità si occupa del conflitto siriano: per la prima volta dall’inizio del conflitto, nel marzo 2011, è stata presa di mira la periferia sud di Beirut, e in particolare un quartiere controllato da Hezboollah. L’attacco arriva all’indomani di un discorso del leader di Hezbollah, Nasrallah, che ha promesso ai suoi sostenitori la vittoria della guerra in Siria, dove il suo movimento sciita combatte a fianco dell’esercito fedele al presidente siriano Assad. Nella cruciale battaglia di Qusayr, in corso da giorni, sono 120 i miliziani di Hezbollah uccisi. Nasrallah ha affermato di avere “contattato il presidente siriano Assad e membri dell’opposizione per trovare una soluzione, ma Assad ha accettato, mentre l’opposizione ha detto no”. Ancora parole di Nasrallah: “I takfiri (che L’Unità traduce con ‘fanatici religiosi’) sono la componente prevalente nell’opposizione”, “se la Siria cade nelle mani dei fanatici religiosi e degli Usa, Israele entrerà in Libano”. La situazione in Siria sarà oggetto di un vertice a tre dei ministri degli esteri di Francia, Usa e Russia, che si terrà a Parigi domani sera. In risposta ai proclami di Nasrallah la coalizione nazionale dell’opposizione siriana ha lanciato ai combattiti sciiti libanesi un appello a disertare, diffondendo un comunicato da Istanbul, dove è riunita da tre giorni per decidere una linea sulla cosiddetta “Ginevra 2”, la conferenza cui il governo siriano ha deciso di prender parte.

Oggi a Torino parlerà Antonin Scalia, veterano dei giudici della Corte Suprema Usa (è in carica dal 1986, quando fu nominato da Ronald Reagan). In una intervista a La Stampa accusa gli europei di avere un atteggiamento di superiorità su temi come Guantanamo: “E’ un atteggiamento ipocrita – dice. “Non vi piace Guantanamo? Bene, ma cosa dovremmo fare? Lasciarli liberi di tornare a uccidere i nostri soldati o altra gente? Saremmo felici di rilasciarli in Italia. Diteci dove li volete, ve li spediamo”. Quindi resteranno in quelle celle per sempre? “E’ molto difficile trovare una soluzione, non si possono celebrare processi ordinari per questa gente. Sono stati catturati sul campo di battaglia e nelle nostre aule servono testimoni, non fonti di prove indiziarie. Cosa dobbiamo fare? Andare a cercare testimoni in Iraq o Afghanistan? Impensabile”. Sul ruolo dei giudici e i nuovi diritti, su temi come l’omosessualità e il matrimonio gay, Scalia dice: “Io non credo in una ‘costituzione vivente’ che si evolve secondo la ‘mentalità del tempo’. Se si vogliono cambiare le leggi, lo si faccia con gli strumenti della democrazia. Il giudice si limiti al suo ruolo”.

Anche sul Corriere della Sera, intervista a Scalia, così sintetizzata: “’Chiudere Guantanamo? Una ipocrisia’. Da 26 anni alla Corte Suprema, un abuso l’attivismo dei giudici”.

Su La Repubblica lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun descrive i “folli, solitari e imprevedibili” jihadisti “di casa nostra che spaventano l’Occidente”: i casi analizzati sono quelli di Mohamed Merah a Toulouse nel marzo 2012 (aveva preso di mira una scuola ebraica ed ha ucciso a freddo dei bambini), gli attentatori di Boston di origine cecena e gli assassini di Londra. E’ un “terrorismo dall’interno, impossibile da prevenire, impossibile da combattere perché non c’è nulla -non un’organizzazione, né un gruppo o un movimento, anche se chi ha colpito si ispirava ad alcuni gruppi terroristici- in cui l’assassino abbia trovato ragioni ideologiche o politiche per i suoi gesti”, scrive Ben Jelloun sottolinenado come questi gesti portino “un gravissimo pregiudizio alle comunità musulmane di quei Paesi. Secondo un sondaggio, il 74% dei francesi ritiene l’Islam ‘incompatibile con le leggi francesi'”.

Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini