Le aperture
Il Corriere della Sera: “Tsipras insiste, trattativa bloccata”, “Atene conferma il referendum. Renzi: un errore. Juncker e Merkel: stop ai contatti fino al voto”, “La Bce mantiene invariati i finanziamenti alle banche. La Commissione di Bruxelles: aiuti a condizioni più dure”.
Il quotidiano intervista l’ex presidente del Consiglio Mario Monti, che dice: “Contagio? Toccherebbe a Lisbona e Madrid”.
A centro pagina: “La bandiera americana che sventola all’Avana”, “Riaprono le ambasciate. La Casa Bianca: ora via l’embargo”.
A centro pagina anche gli arresti di ieri in Lombardia e nel Lazio: “L’uomo dell’Isis reclutava anche in Italia”.
A fondo pagina, i dati dell’Autorità garante degli scioperi: “Pubblici (dis)servizi: 3 scioperi al giorno”, “L’anno scorso 1.233 serrate. La proposta dell’Authority: consultazione prima dei blocchi”.
La Repubblica: “La Merkel gela la Grecia”, “I tedeschi respingono l’ultima proposta di Tsipras: ‘Senza senso parlare prima del referendum’. Le borse europee riprendono fiato, cala lo spread. Nei sondaggi la maggioranza ora è per il sì”.
Il quotidiano intervista l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi: “Atene non diventi la nostra Sarajevo”.
A centro pagina, foto di Maria Giulia Sergio, 27 anni, in diversi momenti della sua vita, la cui evoluzione viene segnata dalla progressiva copertura del capo con veli, fino al reclutamento dell’Isis: “La famiglia di Lady Jihad reclutata dall’Isis”, “Dieci arresti, quattro sono italiani: volevano riunirsi e combattere in Siria”.
Sulla colonna a destra “la copertina”: “Guardando a L’Avana, il ritorno degli yankee”, “Su tutte le tv cubane l’annuncio di Obama: riapriamo le ambasciate”.
La Stampa: “Merkel boccia Tsipras, si va al voto”, “Negoziati interrotti, riprenderanno solo dopo il referendum di domenica prossima”, “Linea dura della cancelliera tedesca che respinge l’ultima controproposta di Atene. .”.
Il quotidiano intervista l’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero: “Non taglierei le pensioni dei greci”, dice.
A centro pagina: “Ecco come un’italiana si converte all’Isis” (con le foto della trasformazione progressiva di Maria Giulia Sergio), “Retata dell’antiterrorismo: nel mirino anche un’intera famiglia che viveva nel milanese”.
Sulla colonna a destra: “Trenitalia chiama Italo: ‘Dividiamoci i pendolari’”, “’Abbonamento unico’”.
E il disgelo Usa-Cuba: “Usa e Cuba riaprono le ambasciate”.
Infine, una notizia dal Friuli Venezia Giulia: “Friuli, arriva il sussidio antipovertà”, “M5S vota con il Pd”.
Il Giornale parla di “Quarto Reich” e titola: “Renzi si inchina alla Merkel”, “Il Presidente del Consiglio vola a Berlino per giurare fedeltà alla Cancelliera”, “Della Valle e Pier Silvio scaricano il premier”.
In prima l’intervento di Silvio Berlusconi, a sinistra nello spazio degli editoriali: “Lettera di Berlusconi: teniamo la Grecia e cambiamo l’Europa”.
A centro pagina: “I seguaci del Califfo fra noi”, “Guerra santa in Italia, arrestati sette jihadisti. L’intercettazione: ammazzeremo i miscredenti.
“I convertiti all’Islam sono più pericolosi”, scrive Magdi Cristiano Allam.
In prima anche la foto di Adriano Celentano: “Celentano superstar di Canale 5”.
Sulla colonna a destra: “Caso Fincantieri, miliardi in fumo. E ora il governo corre ai ripari”, “Azienda alla gogna”.
E Carlo Lottieri firma un commento: “Toghe sfasciste”, “Questa giustizia fondamentalista uccide le imprese”.
Il Manifesto, con le foto di Jean-Claude Juncker, Angela Merkel e Jeroen Dijsselbloem: “L’orgia del potere”.
La colonna di apertura a sinistra riproduce il discorso del premier greco Alexis Tsipras, ieri in tv : “In Europa da cittadini”.
Sulla colonna a destra: “La Grecia di sinistra ed europeista conferma il ‘no all’austerità’”.
E “lo scoop del Guardian”: “I documenti segreti della Troika rivelano l’inganno del debito”.
Infine: “Alla corte di Merkel”, “Renzi in visita a Berlino si schiera per il ‘sì’ che licenzia Tsipras”.
In prima anche un intervento di Fausto Bertinotti: “La lezione di Atene”, “Il re è nudo ma resta sul trono”.
A centro pagina: “America Latina-Italia”, “Operazione Condor: finalmente tutte le carte”.
E sui rapporti Usa-Cuba: “Obama-Castro: dal 20 luglio aperte le due ambasciate”.
A fondo pagina: “L’Isis attacca nel Sinai, decine di soldati uccisi”, “’Operazione’ senz aprecedenti di un gruppo affiliato allo Stato islamico”.
Il quotidiano annuncia poi che lunedì sarà in edicola con un’edizione straordinaria, dopo i risultati del referendum in Grecia.
Grecia
E’ Il Manifesto a riprodurre integralmente l’appello lanciato ieri dal premier greco Tsipras ieri in tv. Che inizia così: “Il referendum di domenica non riguarda la permanenza o no della Grecia nell’eurozona. Questa è scontata e nessuno può contestarla. Domenica dobbiamo scegliere se accettare l’accordo specifico oppure rivendicare subito, una volta espresso il responso del popolo, una soluzione sostenibile. In ogni caso voglio assicurare al popolo greco che la ferma intenzione del governo è quella di ottenere un accordo con i partners, in condizioni però di sostenibilità e di prospettiva per il futuro. Già l’indomani della nostra decisione di proclamare un referendum sono state poste sul tavolo proposte riguardanti il debito e la necessità di ristrutturarlo, migliori di quelle cje ci erano state presentate fino a venerdì. Non le abbiamo lasciate cadere. Abbiamo immediatamente presentato le nostre controproposte, chiedendo una soluzione sostenibile”. Il governo greco, ha ribadito Tsipras, rimarrà al tavolo delle trattative “anche lunedì, subito dopo il referendum, in condizioni più favorevoli per la parte greca. Il verdetto popolare, infatti, è sempre più potente rispetto alla volontà del governo”.
La Stampa, pagina 3, “retroscena” del corrispondente a Bruxelles Marco Zatterin: “Il crac o la crisi di governo. Così il referendum spinge Tsipras in un vicolo cieco”. Si racconta quindi la giornata di negoziato con Bruxelles, ieri, “tra aperture e retromarce”. Si legge che Tsipras avrebbe promesso apertamente a diversi interlocutori, tra cui il presidente della Commissione Ue Juncker “va bene, ritiro il referendum”. Rivela una fonte: “Si era impegnato a farlo, e non solo: era anche pronto ad accettare il piano dei creditori con qualche piccolo cambiamento concordato”. Invece nulla, scrive Zatterin: quando a tarda sera, ieri, le istituzioni hanno letto le priorità d’azione arrivate da Atene, “qualcuno ha fatto un balzo sulla sedia”. La fonte spiega: “Era andato oltre il pattuito, con proposte che non potevano essere accettate, come il rinvio dell’intervento sulle pensioni e il mantenimento dello sconto fiscale sulle isole”. Ed è stato allora -è sempre la fonte a parlare- che “i margini tecnici e politici per continuare a parlarsi sono svaniti definitivamente”. Così il presidente della Commissione Juncker ha chiesto ai suoi di non parlare più per quattro giorni, mentre l’Eurogruppo ha deciso di non negoziare fino a lunedì. Il pressing in questi giorni non è cessato, Tispras si è mosso martedì con la lettera che suggeriva l’apertura di una linea di credito da 30 miliardi in carico al fondo salva-Stati Esm, “certo non una sorpresa per Bruxelles, che pare averla suggerita in buona parte. Mancava però qualcosa. Non c’era il contraltare, le riforme, i tagli. ‘Arrivano’, è corso ai ripari lo staff del premier, che pure ha preso l’impegno che avrebbe sbloccato la trattativa. ‘Il referendum sarà sospeso’. Poi i greci hanno ricambiato le carte in tavolo e, ieri, registrata la teutonica fermezza di Faru Merkel, hanno deciso di andare fino in fondo. ‘Tutti al voto, si va allo scontro finale’, ha commentato a quel punto un alto funzionario europeo”.
Sulla stessa pagina, l’inviato ad Atene Niccolò Zancan: “Otto milioni di greci alle urne. La consultazione è valida se l’affluenza supera il 40%”. E si riproduce il testo del quesito: “Deve essere accettato il piano di accordo consegnato dalla Commissione Ue, Bce e Fmi all’Eurogruppo del 2 giugno, che si compone di due parti, le quali costituiscono la loro proposta unitaria?”. Seguono i titoli delle due parti.
Sul Corriere, pagina 2: “Grecia al referendum, la trattativa si ferma”, “Merkel: porte aperte al dialogo, ma la cancelliera punta a una vittoria dei sì. La Commissione di Bruxelles: terzo programma di aiuti a condizioni più dure. Il Fondo Monetario prende tempo sul default. Papa Francesco: pregate per il popolo”. Scrive l’inviato a Bruxelles Ivo Caizzi che tra i maggiori leader europei, solo il presidente francese Hollande ha esortato a “trovare un accordo prima del referendum”, per “evitare le conseguenze che si conoscono” per l’eurozona e l’Ue.
A pagina 3 il “retroscena” di Federico Fubini: “Il piano segreto di Varoufakis: una moneta parallela all’euro”, “L’ipotesi di una conversione in dracme con un cambio uno a uno. Intanto i pensionati senza bancomat possono ritirare 120 euro ogni 3 giorni”. Racconta Fubini che ieri Yannis Dragasakis, vicepresidente del governo greco: leader nei negoziatori con i ministri delle Finanze europei, “si è rifiutato di diventare l’oggetto del sacrificio da consumarsi in diretta con Bruxelles e non si è presentato al ministero delle Finanze per la teleconferenza dell’Eurogruppo. E’ la prima volta, ed è un chiaro segno che in questi giorni le fedeltà intorno a Tispras si stanno disintegrando insieme alla tenuta del governo. Il moderato Drasakis, insieme all’ex governatore della Banca di Grecia George Provopoulos e (meno probabile) all’attuale governatore Yannis Stournaras, sono candidati di punta alla guida del prossimo governo che, con basi più ampie e moderate, dovrà portare la Grecia fuori dall’emergenza”.
Su La Repubblica il “retroscena” di Alberto D’Argenio da Bruxelles: “Passa la linea tedesca, un sì per silurare Alexis e riaprire il negoziato con un nuovo governo”, “La vittoria del ‘sì’ farebbe ripartire il braccio di ferro, con i tedeschi decisi a non concedere quasi nulla alle autorità elleniche”. Secondo D’Argenio gli uomini di Tsipras “fanno sapere agli europei le intenzioni del loro leader. Se passa il referendum, il premier si dimetterà ma metterà l’ala moderata del partito a disposizione di un governo di unità nazionale che firmi il memorandum per il terzo pacchetto di aiuti. Un minuto dopo si sfilerà dalla maggioranza provocando le elezioni anticipate, che si dice certo di vincere. In caso di vittoria del ‘no’, che lui sostiene, tornerà invece a Bruxelles chiedendo tutte le concessioni che ha richiesto in questi mesi”.
A pagina 6 il reportage da Atene di Ettore Livini: “Greci sulle barricate divisi, confusi, pessimisti, e Syriza rischia il tracollo”, “Primp sondaggio a favore dei ‘sì’. Si litiga nelle file davanti ai bancomat. Dragasakis guida le ‘colombe’”.
E a pagina 7 l’intervista di Andrea Bonanni all’ex premier italiano (nonché ex presidente della Commissione Ue) Romano Prodi: “Atene non uscirà dall’euro ma senza autorità federale sarà proprio l’Europa a fallire”. Non crede nella Grexit: “Il danno sarebbe troppo grande, si troverà un compromesso”.
In prima su Il Giornale l’intervento di Silvio Berlusconi: “perdere la Grecia -scrive- significa accettare l’idea che l’integrazione europea è reversibile”. Senza dubbio il governo di Tsipras ha enormi responsabilità, e tuttavia -sottolinea Berlusconi- “perché i greci hanno eletto Tsipras?” (così come in Italia si vota Grillo e in Francia Le Pen?). Perché “l’Europa di fronte alla crisi si è rivelata clamorosamente inadeguata”, “la formula adottata dalle istituzioni europee e internazionali di un ‘rigore senza sviluppo’ non soltanto non è accettata dai cittadini di molti Paesi europei, ma è avvertita -a torto o a ragione- come una scelta egoistica da parte dei Paesi più forti dell’Unione europea”.
Su La Stampa, in prima, l’editoriale di Giovanni Orsina: “Il nostro centrodestra così antieuropeista”: “nel coro delle reazioni nostrane alla crisi euro-greca, colpisce la grande debolezza dell’europeismo di centrodestra. Una debolezza tale da lasciare Renzi pericolosamente isolato nella sua cauta posizione filotedesca”.
E a pagina 5, su La Stampa, l’intervista all’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero, che dice: “Pensioni greche, no ai tagli. Le riforme ci sono già ma hanno bisogno di tempo”, “La Grecia ha anche l’esenzione fiscale per gli armatori in Costituzione. Forse può essere rivista”.
Il Corriere intervista l’ex premier (ed ex commissario Ue) Mario Monti: “Atene sbaglia -dice- ma Berlino stia attenta. O scatenerà una rivolta degli spiriti”.
Jihadisti d’Italia
La Stampa, pagina 6: “Presi 5 jihadisti della porta accanto”, “Gli arruolati dell’Isis erano nel Milanese. Cinque latitanti. A Roma chiuso il forum islamista”. Scrive Guido Rutolo che le indagini dell’Antiterrorismo e della Digos di Milano hanno portato a dieci ordinanze di custodia cautelare. Cinque sono stati arrestati, cinque latitanti: “l’inchiesta racconta l’indottrinamento e la radicalizzazione di una famiglia. E’ la figlia Maria Giulia, alias Fatima, che, convinta musulmana, spinge i genitori e la sorella ad abbracciare la Spada dell’Islam. Madre e sorella si ritrovano così a indossare il niqab, il padre si ‘trasforma’ facendosi crescere la folta barba. I tre sono stati arrestati a Inzago, nel milanese. Tra le dieci ordinanze, anche i parenti di Aldo Kobuzi, il marito di Fatima. A Scansano, in Maremma, è stata arrestata la zia Arta Kacabuni, detta Anita. Lo zio Baki Koku, boscaiolo in Toscana, è invece stato catturato in Albania. Restano per ora latitanti Fatima, il marito Aldo, la madre Doika, la sorella Serjola e la presunta reclutatrice Haik Bushra, canadese”. Di Maria Giulia Sergio, alias Fatima, i media si occuparono quando si seppe che faceva parte di quella settantina di foreign fighters italiani. Al telefono con i familiari, dalla Siria, dice: “Noi qui stiamo ammazzando i miscredenti per poter allargare lo Stato islamico, ok? E’ finito il tempo dell’ignoranza. Non c’è nessuna amicizia tra noi e i miscredenti, nessuna. Neanche se sono padre e madre”. Tre settimane fa, l’8 giugno, Fatima chiama dalla Siria via Skype la famiglia: “Il musulmano che non può raggiungere lo Stato islamico è chiamato a compiere obbligatoriamente la jihad nel luogo in cui si trova, e la jihad consiste nell’uccidere i miscredenti”.
Alla pagina seguente l’inviato a Inzago Fabio Poletti racconta la famiglia “convertita pronta al martirio”.
La Repubblica: “Padre, madre e sorella: la famiglia di Lady Jihad pronta a unirsi all’Isis”, “Milano, i parenti della combattente italiana in Siria fermati mentre stavano per partire e raggiungerla”. E “il diario di Fatima: ‘Uccido miscredenti per amore di Allah’”. Se ne occupano Paolo Berizzi e Franco Vanni. Mentre Carlo Bonini dà conto dell’arresto di due maghrebini: “propaganda sul web in nome di Al Qaeda, a Roma i reclutatori”.
Il Corriere: “L’inchiesta che svela i segreti dell’Isis”. E Marta Serafini descrive “il personaggio”, ovvero Maria Giulia Sergio: “La trasformazione di Maria Giulia: ‘Qui ammazziamo i miscredenti’”.
“Le carte e le intercettazioni” vengono presentate a pagina 11: “Così il colonnello del Califfo reclutava i combattenti in Italia”, “Gli ordini di Abu Alharit agli aspiranti soldati: ‘I telefonini sono vietati’”. Ne scrive Gianni Santucci. E il quotidiano intervista il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, che dice: “Agire sulla Turchia: i foreign fighters passano da lì”, “L’indagine milanese per la prima volta offre uno spaccato dell’operatività dell’Isis”.
Roma Capitale
Ieri in Commissione Antimafia l’audizione del procuratore della Repubblica a Roma Giuseppe Pignatone sul caso “Mafia Capitale”. Su Il Manifesto: “Pignatone ribadisce: Marino estraneo”, “Rapporti diversi con le due giunte”, “Infiltrazioni nel mondo cooperativo anche durante l’attuale amministrazione”.
E il quotidiano racconta anche “l’altra faccia di ‘Mafia Capitale’”, ovvero “gli operatori sociali senza stipendio”. Il movimento dei lavoratori dell’accoglienza chiede di smantellare i “megacentri” fonte di sfruttamento dei migranti.
Il Corriere: “Pignatone e Mafia Capitale: con Marino c’è stato un cambiamento”, “Il procuratore di Roma: per Buzzi boom di fatturato nell’era Alemanno. Barca ‘riabilita’ tre circoli Pd sotto accusa” (si tratta di Testaccio, Torrino e Ponte Mammolo).
La Stampa: “Mafia Capitale, Pignatone attacca il sistema coop”, “Il procuratore: ‘Sono privilegiate, e senza controlli interni’”, “C’è una riflessione da fare sul ruolo delle coop. C’è da riflettere su agevolazioni, sulle simpatie e sui tipi di controllo di cui godono. Ma questo non è compito della procura, è compito della commissione”.
Internazionale
Il Corriere: “Obama: ora togliamo l’embargo a Cuba”, “Ristabilite dopo 54 anni le relazioni diplomatiche, il 20 luglio riapriranno le rispettive ambasciate. Il presidente Usa: c’è voluto del tempo per capire che il blocco non ha funzionato per mezzo secolo”.
La Stampa: “Stati Uniti e Cuba riaprono le ambasciate, ‘Ora via l’embargo’”.
Su La Stampa: “Assalto dell’Isis ai militari del Sinai. L’Egitto: ‘E’ guerra’”, “Blitz contro 15 postazioni: 70 soldati uccisi, centinaia i feriti. Il Cairo risponde con gli F16, ma non riprende il controllo”.
Il Corriere: “Giorno di battaglia nel Sinai. Jihadisti all’attacco: 100 morti”, “Estremisti alleati dell’Isis in azione nel nord della Penisola. Sisi invia gli F-16”.