Le aperture
Il Corriere della Sera: “‘A disagio una famiglia su due’. Monti: pareggio di bilancio nel 2013, torneremo a crescere. Il premier presenta i conti. Le difficoltà legate a lavoro e reddito. Lo spettro della Grecia”. A centro pagina: “Berlusconi indagato a Bari per induzione a mentire. La difesa: archivieranno”. E poi: “Lega, Belsito preprò un dossier contro Maroni”.
La Repubblica: “Monti, sacrifici fino al 2013. Il Consiglio dei ministri approva il Def. Allarme di Confindustria: aumenta la disoccupazione. Male i mercati, Milano perde il 2,4 per cento. ‘Quest’anno niente crescita, i partiti mi aiutino riformando la politica’”. In evidenza il quotidiano diretto da Ezio Mauro offre una intervista al governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco: “Misure coraggiose per sviluppo e lavoro”. L’intervista è alla trasmissione “La storia siamo noi”, e porta la firma di Giovanni Minoli. Di spalla: “Scotch sulla bocca agli immigrati rimpatriati in aereo”. La storia, documentata da un viaggiatore su un aereo, ha provocato l’intervento del capo della polizia Manganelli. Su La Repubblica commento di Michela Marzano. A centro pagina lo “scandalo Tarantini, Berlusconi indagato. L’accusa dei pm di Bari: ha indotto a mentire. Lega, Maroni denuncia: dossier contro di me”.
Anche La Stampa apre con le parole di Monti. In prima pagina anche la notizia degli algerini sull’aereo Roma-Tunisi con lo scotch sulla bocca e l’inchiesta barese su Berlusconi. Sulla Lega: “Maroni: spiato coi soldi del partito”. “Attacco contro l’ex tesoriere leghista: e poi sarei stato io a complotare'”. In prima sul quotidiano torinese anche un richiamo alla gara di Formula 1 prevista in Bahrein: “Arriva la Formula 1, nervi tesi in Bahrein. L’anno scorso la corsa era stata cancellata e il regime teme disordini”.
Il Giornale: “Ci stanno rovinando. Grazie all’Imu il valore degli immobili giù del 20 per cento. Salta l’incontro tra il premier e Berlusconi. Sulle frequenze tv il Pdl attacca Passera. ‘Ministro mediocre. O è maldestro o è troppo furbo'”.
Il Fatto quotidiano: “Gli toccano le tv, Berlusconi minaccia Monti. 10 anni dopo l’editto bulgaro, il Caimano annulla il vertice col premier che non vuole regalargli le frequenze. Intanto è indagato a Bari: spinse Tarantini alla falsa testimonianza”.
E’ stato il direttore de Il Foglio a dare ieri la notizia del vertice saltato tra Berlusconi e Monti. Il titolo di apertura è “Il gran rinvio. Dietro al pranzo saltato con Monti ubbie del Cav e malumori di corte. Non dare l’idea che si sarebbe parlato di tv, la motivazione. Le tensioni sulla giustizia e il partito del voto subito”. Un commento di Ferrara è dedicato al tema.
Berlusconi-Monti
“Berlusconi nervoso annulla l’incontro con Monti”, scrive Il Foglio. “Ci sono le elezioni che preoccupano il Pdl, c’è Passera che non si spiega bene con una grande azienda quotata in Borsa dal nome Mediaset, c’è questo nuovo reato di traffico di influenza che sembra fatto apposta per incremenetare la logica forcaiola e gognesca delle P3, P4 e altre varie forme di concorso esterno (il contrario di quel che si dovrebbe fare). Comprensibile una botta di malumore. Non tutto deve essere accettato, ci sono centro battaglie particolari, in particolare quelle sulla giustizia e in difesa della tv privata che valgono la pena di essere combattute”. Ma – dice Ferrara – i capi del centrodestra farebbero “bene a guardare la sostanza”, che è quella di un premier e di un governo che si è “comportato in modo responsabile”, che parla con il suo predecessore e gli “chiede consigli”, cosa che “fa rabbrividire il partito di Repubblica e dei manettari”. Monti ha fatto inoltre “l’unica proposta politica sensata per il 2013”, quella basata su “coesione ed unità nazionale” per un “progetto di riforme a medio e lungo termini”. E dunque “per Berlusconi è un errore fare le bizze, o risentirsi anche per giuste cause particolari, e una buona e calma visione delle cose dovrebbe consigliargli di fare le riforme istituzionali ed elettorali invise ai suoi nemici e perseguire un cartello di unità nazionale, ‘tutti per l’Italia’, che persuada gli elettori ad un percoeso realistico e visionario insieme”.
La cronaca del cambio di programma nell’incontro Monti-Berlusconi è su tutti i quotidiani. La Stampa: “Berlusconi salta il pranzo. Gelo del Cavaliere col premier”.
Secondo Libero “c’è l’asse Tremonti ed ex An dietro il nuovo gelo Pdl-governo”. Si riferisce che l’uomo chiave sarebbe Gianfranco Conte, presidente della commissione finanze della Camera (che ha esaminato il decreto fiscale e dunque la questione dell’asta delle frequenze). Conte sarebbe un “uomo di Tremonti”. E con lui altri esponenti del Pdl che punterebbero al “voto anticipato” e che mirano alla “caduta del governo per andare a votare in ottobre”.
L’editoriale de Il Giornale, firmato da Alessandro Sallusti, spiega che la fiducia posta dal governo sul decreto fiscale è una sfida al Pdl: “come dire: prendere o lasciare. La sfida è chiara: caro Berlusconi, se vuoi farmi cadere fallo sulle tue tv che poi lo vai a spiegare al mondo e agli elettori. Affari di Mediaset, si potrebbe dire, se non fosse che nella stessa legge sono contenuti i provvedimenti fiscali che invece sono affari nostri. In sintesi, Monti si è blindato il voto sul fisco nascondendosi dietro al conflitto di interessi che mette il Pdl con le spalle al muro”.
Lavoro
Sul Corriere della Sera una intervista a Susanna Camusso, che critica (“Una scelta molto discutibile. Veramente molto discutibile”) la decisione del ministro Fornero di andare il prossimo lunedì all’Alenia a spiegare la riforma del lavoro. “Ritengo che ognuno abbia i suoi ruoli”, “io ci vedo della supponenza in questo gesto, una sorta di ‘vengo io che così gliela spiego la riforma’ perché voi non sapete fare il vostro mestiere'”. Sulla “fase 2” e l’agenda per la crescita sostenibile presentata dal ministro dello sviluppo Corrado Passera: “Non riesco ad avere la percezione di un cambio di passo. Si è rinviato troppo: la fase della crescita sarebbe dovuta andare insieme con quella del rigore, perché il rigore da solo ha effetto recessivo-depressivo e produce la richiesta di altro rigore”.
La Camusso dice anche “c’è stata una attenzione eccessiva sull’articolo 18, e intanto sulla precarietà il governo non ha mantenuto le promesse”.
Il ministro Fornero scrive una lettera a La Repubblica, in risposta ad un editoriale di Tito Boeri che, ieri, tornava sulla sua proposta di riforma del mercato del lavoro incentrata sul contratto unico di inserimento. La Fornero lo accusa di rappresentare in modo distorto le idee altrui, pur di sostenere la propria proposta. E spiega: “Uno degli obiettivi dichiarati della riforma era di separare la flessibilità buona, da mantenere, da quella cattiva (precariato) da contrastare. Una idea magari opinabile ma difficilmente conciliabile con il contratto unico. Il contratto a tempo determinato, il part time, persino il lavoro a progetto e il lavoro a chiamata, hanno del buono, e sono serviti negli anni passati, oltre che a far emergere del nero, a offrire occasioni di impiego”. Secondo la Fornero il fatto che un contratto si presti ad abusi non costituisce ragione sufficiente per eliminarlo, basta contrastarne gli usi cattivi. La Fornero ricorda anche che la riforma si basa su un altro importante pilastro, ovvero la radicale trasformazione del sistema di ammortizzatori sociali, in una “logica di universalismo”. In calce, la controrisposta di Tito Boeri.
Partiti
L’ufficio studi della Camera ha ieri sottolineato varie “incongruità” nel testo di riforma riguardante i rimborsi ai partiti e i controlli dei bilanci, condiviso dai leader che sostengono la maggioranza, Alfano, Bersani e Casini. I tecnici sottolineano che “in mancanza di una disciplina di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione (natura giuridica dei partiti, ndr.), non essendo censibili tutti i partiti destinatari delle disposizioni, il controllo sull’adempimento degli obblighi appare difficilmente realizzabile”. Il Corriere della Sera ricorda che il calendario ipotizzato prevedeva l’esame da parte della Commissione Affari costituzionali, in prima batttuta, della ‘leggina Abc’ e poi il testo di attuazione dell’art. 49. Il presidente della Commissione stessa, Donato Bruno, come ricorda il quotidiano, lo aveva detto: “I testi vanno esaminati insieme”. Ma Pd e Pdl hanno insistito per “spacchettare” la riforma. Peraltro, il testo pare non faccia riferimento al taglio dei rimborsi elettorali e, anzi, prevede in qualche modo finanziamenti alle elezioni primarie.
Nadia Urbinati, su La Repubblica (“Perché lo Stato deve finanziare i partiti”) scrive che la ipotesi di privare i partiti del finanziamento pubblico non garantisce di essere la via migliore per impedire la corruzione. Per provarlo, basta ripercorrere la storia del finanziamento pubblico, a partire dalla introduzione nel 1974. Per la Urbinati, si introdurrebbe “disuguaglianza politica”: “lasciando che siano i privati a finanziare i partiti si darebbe alle differenze economiche la diretta possibilità di tradursi in differenze di potere di influenza politica”. Ricorda anche che contro il modello americano invocato si sono espressi da anni e si battono giuristi, opinionisti e teorici politici americani, che vanno da John Rawls a Ronald Dworkin. La Urbinati ripercorre quindi il dibattito esistente negli Usa tra un Congresso che ha proposto e approvato leggi che regolano e limitano il finanziamento privato e la Corte Suprema che – “a maggioranza liberista-conservatrice” – pur ammettendo che l’influenza del denaro delle corporazioni esiste ed è corrosiva, ha concluso che non si può impedire la libertà di donazione di denaro da parte dei cittadini ai partiti o ai candidati.
Giustizia
Il Corriere della Sera intervista il ministro della Giustizia Paola Severrino, che invita i partiti a dare “prova di maturità” nel valutare il testo del disegno di legge anticorruzione. La Severino spiega l’introduzione delle fattispecie di “corruzione tra privati” e di “traffico di influenze illecite”, così come il tentativo di “graduare varie forme di corruzione e di distinguerle più puntualmente, oltre che di distinguere quando il privato è costretto a pagare il pubblico ufficiale da quelle in cui è solo indotto. Più esplicitamente: “se un soggetto usa la sua autorità per costringere un altro a sottostare alle proprie volontà è un conto, se lo induce lasciando all’altro soggetto un margine di scelta è un altro: in quest’ultimo caso chi accetta di sottostare al ricatto merita anche lui una punzione, seppure minore. Di qui la distinzione in due reati. Non si può bloccare la produzione di nuove norme solo perché vi sono processi in corso”, dice la Severino facendo riferimento alle polemiche connesse alla celebrazione del processo Ruby e all’inchiesta riguardante l’ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati.
La Repubblica intervista il presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, sulle inchieste che coinvolgono il suo movimento. Zaia dice: “I leghisti onesti ringraziano la magistratura per le inchieste”, “tanti devono andarsene a casa e magari anche qualche innocente. Ma la storia è così. Nel ’92 noi della Lega abbiamo mandato a casa tanti mascalzoni, ma anche brava gente, politici onesti e di qualità. Ora tocca a noi”. Secondo Zaia “quanto accade alla Lega è lo specchio di una degenrazione del sistema”, ricorda che c’è stato un referendum che chiedeva l’abolizione del finanziamento pubblico ma “si è andati avanti lo stesso, invocando il rischio di maggiore corruzione e condizionamento”: visti i risultati, bisogna ammettere “il fallimento di questo sistema”. Rischio che le lobby prendano in ostaggio la politica? “Perché, adesso non lo è?”, risponde Zaia citando ad esempio il fatto che consiglieri regionali della Lombardia, di tutti i partiti, avrebbero speso un milione di euro per la campagna elettorale: “chi glieli ha dati, il partito?”.
Internazionale
I quotidiani oggi danno ampiamente conto di quello che Il Fatto, ad esempio, definisce “la grande fuga dal carro di Sarkozy”. Non scommetterebbe più un euro sulla vittoria dell’attuale presidente l’attuale primo ministro Fillon che – secondo alcune indiscrezioni – avrebbe fatto sapere che ritiene non ci sia più speranza; altrettanto avrebbe detto il ministro degli esteri Juppe, e dichiarazioni analoghe sarebbero venute dal titolare all’economia Baroin. Tornano all’ovile i ministri di sinistra che credettero in Sarko, come l’ex ministro delle politiche urbane, di origine maghrebina, Fadela Amara.
Anche su La Repubblica: “Parigi, è già fuga da Sarkozy, la destra prevede la disfatta”. Ma, sottolinea il quotidiano, i mercati temono Hollande. E’ un argomento che torna anche nell’analisi di Gianni Riotta, su La Stampa, dedicata a come l’America guarda al voto francese: si ricorda il giudizio del presidente del Council on foreign relations, Richard Haas, secondo cui, se vincesse il socialista Hollande, le Borse crollerebbero, con fughe di capitali dalla Francia e conseguenze nefaste sul debito europeo.
E poi
Su La Repubblica, un’intervista al governatore di Bankitalia Ignazio Visco, tratta dallo speciale che “La storia siamo noi” (Gianni Minoli) ha dedicato alla figura di Guido Carli. Un giudizio sul governo Monti: “E’ un governo politico di cui fanno parte persone che non hanno fatto politica”. La riforma delle pensioni “è il coronamento di un processo molto lungo che ha dato alla fine un frutto importante”; la riforma sul lavoro “è da completare”, “bisogna trovare le risorse per un sistema più completo degli ammortizzatori sociali. Ma bisogna anche tener conto che la riforma del mercato del lavoro è parte di una serie di riforme che vanno viste in senso organico: bisogna cambiare l’economia del Paese, insiema al lavoro”.
Sul Corriere il filosofo Dario Antiseri offre una riflessione sul tema del “relativismo contemporaneo”, “filosofia inevitabile e virtuosa”: pluralismo, libertà e responsabilità devono regolare la morale comune, che non è mai scienza.
DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini