Il Sole 24 Ore: “Patto Parigi-Berlino sulla riforma Ue. Asmussen (Bce): acquisti di bond solo in tandem con i fondi salva-Stati”. Il titolo dell’editoriale di Adriana Cerretelli è “La svolta europea della Merkel”.
Il Corriere della Sera: “Le nuove regole sulla salute. Una multa da mille euro a chi vende sigarette ai ragazzi. Tassa sulle bibite zuccherate e stretta per il pesce crudo”. A centro pagina: “Lo scatto di Berlino e Parigi su integrazione e crescita: così rafforzeremo l’Europa”. “Costituito un gruppo di lavoro anche per le banche”.
La Repubblica: “Stretta su fumo, alcolici e giochi”, “domani Monti dalla Merkel. Napolitano: ‘L’Italia può farsi valere’”.
Il Fatto quotidiano: “Ora chiedono in pegno il Colosseo. Oggi a Roma gli invitati del governo finlandese da Monti. Vogliono in garanzia i beni dello Stato per dire sì allo scudo sullo spread. E’ l’Europa che batte cassa. Alla Grecia fu chiesto il Partenone: fino a quando Palazzo Chigi potrà dire di no”.
L’Unità: “Il lavoro finisce sotto terra”, “Sardegna, un gruppo di minatori barricato a 370 metri di profondità. Sulcis in ginocchio in una regione in cui anche Alcoa sta per chiudere”.
Il Giornale: “Zuffa a sinistra. Non sanno neanche litigare. I compagni per offendere Grilla gli danno del ‘fascista’. Ma guai a rinfacciare loro la militanza nel Pci. Se vale la par condicio insultatevi a colpi di ‘comunista’. E Bersani ammette: meglio Vendola di Casini”.
Libero, con caricatura di Fini: “Che fai, ricatti?”. Il quotidiano si riferisce al presidente della Camera che ieri, in una intervista a Repubblica, ha lanciato, secondo il quotidiano, una “minaccia sulla legge elettorale” (“Alla Camera ci potrebbero essere voti segreti”, ha detto Fini).
Europa
Il Sole 24 Ore racconta che dopo un incontro tra il ministro delle finanze francese Pierre Moscovici e il suo omologo tedesco Wolfgang Schauble, Francia e Germania hanno deciso di istituire un gruppo di lavoro bilaterale per trovare posizioni comuni sulle questioni più strutturali: dalla sorveglianza bancaria alla integrazione politica. Come ha precisato Schauble l’obiettivo è quello di “avvicinare i punti di vista” dei due Paesi in vista del consiglio europeo di fine ottobre. La commissione europea contribuirà alla discussione presentando all’inizio di settembre un progetto di unione bancaria: previsto il trasferimento della vigilanza bancaria alla Bce, regole comuni sia sulla gestione delle crisi bancarie che sulle garanzie pubbliche dei depositi. Il quotidiano parla di una “svolta europea della Merkel”, dovuta tanto alla convinzione che sarebbe maturata nella cancelliera tedesca che sia più facile vincere le elezioni nel settembre 2013, “con in tasca un euro in fase di graduale risanamento piuttosto che senza”, quanto alla “constatazione che la crescita tedesca non brilla affatto”, e che “le previsioni per l’export si annunciano negative”. La Germania è costretta ad intendersi con la Francia socialista di Hollande per realizzare la sua Europa, vale a dire con un Paese “sovranista” e antifederalista da sempre, con un governo che tra le sue fila conta consumatri anti-europeisti come il ministro degli esteri Laurent Fabius. Un Paese in cui l’opinione pubblica al 72 per cento respingerebbe la regola del pareggio di bilancio prevista dal fiscal compact: figurarsi come i francesi potrebbero reagire all’unione fiscale propugnata dalla Germania.
Anche il Corriere della Sera parla di una “nuova alleanza” tra Germania e Francia: su Grecia e Spagna è stato deciso di muoversi con una maggior sintonia, e il gruppo di lavoro sarà chiamato a delineare una strategia sulle risposte da dare al governo di Atene, e sul rifinanziamento delle banche spagnole. I due Paesi dovranno mettere a punto una posizione comune all’indomani della missione della trojka Ue-Bce-Fmi in Grecia.
Allo stesso tempo tanto Il Sole che il Corriere evidenziano come Jorg Asmussen, membro tedesco della Bce, abbia smentito il presidente della Bundesbank Weidmann, “sposando” la linea di Mario Draghi, accusato di voler finanziare gli Stati in modo indiretto. Ha detto Asmussen: “Le voci sull’uscita di singoli Paesi membri, e della conseguente svalutazione, danneggiano in modo massiccio il funzionamento del mercato bancario”.
Sul Corriere si riassumono così le parole di Asmussen, ex braccio destro del ministro Schauble: “la Bce è pronta a compare bond. Ma i Paesi accettino le condizioni”. E nelle sue parole c’è stato un riferimento diretto all’Italia, allorché ha spiegato che il nuovo programma di acquisti di titoli di Stato sarà strutturato in modo “da non ripetere l’errore commesso con l’Italia l’estate scorsa, quando la Bce ha acquistato titoli di Stato italiani e il tempo guadagnato non è stato purtroppo usato per le necessarie misure di aggiustamento”.
Sanità
“Un decreto sugli stili di vita”: così il Corriere presenta il “decretone sulla sanità” che sarebbe in arrivo al Consiglio dei ministri di venerdì prossimo. Prevederebbe multe pesanti ai tabaccai che vendono sigarette ai minorenni, gioco d’azzardo vietato a meno di cinquecento metri da scuole e ospedali, cartelli con informazioni su congelamento di pesce fresco e sushi. Un altro capitolo è dedicato alla categoria dei medici, con esercizio della libera professione in ospedale con regole di tracciabilità anche sul piano fiscale. I medici di famiglia si riuniranno in aggregazioni di studi per garantire un servizio sul territorio 24 ore su 24. Previsto un meccanismo di polizze assicurative per tutelare i camici bianchi dalle denunce.
L’Unità spiega che si prevede una “tassa straordinaria per tre anni” per i produttori di bibite analcoliche con zuccheri aggiunti ed edulcoranti e di superalcolici, per finanziare parte dei livelli essenziali di assistenza sanitaria (Lea). Nuove regole anche per la gestione del servizio sanitario: più trasparenza per le nomine dei direttori generali delle aziende e degli enti di servizio sanitario regionale: resteranno di competenza delle Regioni, ma queste dovranno garantire “adeguate misure di trasparenza nelle valutazione degli aspiranti”. Per concorrere sarà necessario un diploma si laurea magistrale e adeguata esperienza dirigenziale, almeno quiniquennale nel campo delle strutture sanitarie e settennale negli altri settori, con autonomia gestionale e con diretta responsabilità delle risorse tecniche, umane o finanziarie. Prevista anche la pubblicazione online dei prezzi di beni e servizi acquistati dalle Asl.
Anche La Repubblica si occupa estesamente del dossier sanità: “Maxi-ambulatori e orari no-stop, ecco il nuovo medico di famiglia”. E spiega che i cittadini troveranno il medico di famiglia all’interno di un maxiambulatorio da 15-25 professionisti aperto 24 ore su 24. Ci lavoreranno anche pediatri, guardie mediche e specialisti, e verranno fatti esami come le ecografie. Le nuove funzioni del medico di base serviranno a ridurre la pressione sugli ospedali. Si praticherà anche la cosiddetta medicina di iniziativa: i malati cronici verranno contattati periodicamente e invitati a fare visite ed esami. Dal Corriere della Sera segnaliamo un articolo in cui si legge che nessuno vuol fare la guardia medica, considerato un lavoro rischioso: all’ultimo bando di una Asl milanese, per 300 posti, si sono presentati soltanto in 99. Tra i 96 ammessi, 20 erano di origine straniera.
La vicenda torna sulla prima pagina de Il Foglio, dove si sottolinea che la guardia medica è stata l’ultima, dequalificata, ruota dell’immaginifico e costoso carro del servizio sanitario nazionale, una innovazione che non è mai decollata davvero: le paghe sono pur sempre largamente superiori ai duemila euro netti mensili per 38 ore settimanali, ma il lavoro è ritenuto non all’altezza, lo status di medico non valorizzato. Si preferisce aspettare all’interno dei circuiti universitari e delle aziende pubbliche, l’arrivo di occasioni di lavoro: perché il numero chiuso alle facoltà ha finito per restringere persino troppo il potenziale umano, e perché è in atto l’uscita di massa dai ranghi del servizio sanitario dei medici che negli anni 60 e 70 furono incoraggiati dal binomio tempo pieno-aumento cospicuo degli stipendi a correre ad arruolarsi nell’esercito degli ospedalieri.
La Repubblica spiega, tornando al dossier sanità, che sulla professione intra moenia, verrà lasciata la possibilità di lavorare nel proprio studio privato al professionista, che registrerà però tutta la sua attività su un computer collegato ai terminali dell’azienda, ma non accetterà pagamenti in contanti ma solo con carte o bancomat, affinché siano tracciabili.
Internazionale
“Due miliardi per conquistare la Casa Bianca”: questo il titolo della corrispondenza da La Stampa, dove si svolge la convention repubblicana. Uragani e proteste non scuotono almeno una delle poche certezze della crociata di Mitt Romney per la conquista della Casa Bianca e del Congresso: il suo agguerrito arsenale finanziario. Le sue cassaforti contengono oggi quasi sessanta milioni di dollari più del rivale, il Democratico Obama. Senza contare gli assegni molto più generosi, per decine e centinaia di milioni, finora staccati dai suoi sostenitori a favore di organizzazioni politiche fiancheggiatrici. Gli strateghi democratici sono convinti che nel solo scontro presidenziale Romney sarà in grado di spendere facilmente 1,2 miliardi, quasi il doppio di quanto speso nel 2008 da Obama, che allora aveva battuto ogni precedente campagna. Un ruolo fondamentale lo hanno i cosiddetti SuperPack, fondi informali cui la Corte Suprema ha spalancato le porte nel 2010, una sentenza che ha bocciato limiti alle spese politiche indipendenti da parte di aziende o sindacati equiparandole alla libertà di espressione. I tradizionali donatori democratici, da George Soros a magnati dell’hi tech a Hollywood, sono apparsi al momento più timidi: Obama ha faticato a coltivarli, qualcuno dice per scarsa propensione caratteriale. Altri sottolineano che i grandi finanziatori liberal soffrono di delusioni politiche o sono contrari ai fondi informali alla politica, preferendo donare a cause sociali.
Anche La Repubblica ha un inviato alla convention repubblicana: “miliardari, banche e petrolieri, ecco i padroni della convention”. Federico Rampini scrive che Romney si è consegnato al consiglio dei 100 super finanziatori, una “cupola” di 100 nomi fatto di miliardari e di grandi imprese, “i veri padroni” della convention in Florida. Il potere vero è nelle mani dei grandi burattinai ma, “in modo esplicito, visibile”, al punto da organizzare per loro una convention parallela, con eventi esclusivi cui partecipano lo stesso Romney, il suo vice Ryan e tutti i maggiorenti del partito. E’ il segno della “privatizzazione” di una intera campagna elettorale.
Il Corriere ha incontrato Carl Rove, architetto della vittoria di Bush e oggi stratega di Romney. Dice che Obama è stanco e che la sua campagna segna il passo perché “non parla del futuro”.
Sul Sole 24 Ore si racconta invece lo scarso entusiasmo dei supporters Tea Party nei confronti di Mitt Romney: al loro raduno non si vede un manifesto per il candidato repubblicano. Il candidato non scalda i cuori se non per aver scelto Ryan come vice. Il movimento pensa di non aver avuto uno spazio adeguato nella convention di Tampa.
Il Foglio si occupa della conferenza dei Paesi non allineati in corso a Teheran e stigmatizza la presenza del segretario generale Onu Ban Ki Moon: “Così il palazzo di vetro dell’Onu è diventato una filiale dell’Iran”, titola il quotidiano, sottolineando parallelamente che gli ayatollah stanno entrando in tutte le agenzie che contano. Questo mese Teheran ha ottenuto infatti un seggio all’interno della conferenza Onu che si occuperà di redigere un trattato per la regolazione del commercio internazionale delle armi. E recentemente ha ottenuto in incarico nella commissione Onu anche sulla libertà di informazione. Un seggio lo hanno poi ottenuto nella maggiore organizzazione dell’Onu, il Programma per lo sviluppo, di cui Teheran è uno dei 36 membri. Siede nel consiglio della agenzia per i rifugiati, nel programma per l’ambiente, nel programma per gli insediamenti umani. La scorsa primavera al consiglio dei diritti umani di Ginevra è arrivato Gholam Hossein Esmaeli, iraniano sulla lista nera dell’Ue per le violazioni dei diritti umani nelle carceri di Teheran, di cui è stato sovrintendente.
Su La Repubblica si riproduce un articolo del New York Times, dove si racconta che al “vertice-vetrina” della conferenza dei Paesi non allineati sono in mostra le auto degli scienziati uccisi: sono i rottami accartocciati di tre automobili colpite da alcuni missili, mentre alla loro guida si trovavano scienziati nucleari iraniani, rimasti uccisi o feriti. Il vertice è stato inaugurato dal ministro degli esteri iraniano Salehi, che ha rivolto ai 120 Paesi del movimento una supplica affinché si oppongano alle sanzioni imposte al suo Paese, ed ha chiesto loro di combattere il terrorismo, affermando che l’Iran è la principale vittima degli attacchi terroristici mondiali.
Il Sole 24 Ore si occupa del “business degli arsenali”: anche se non è ancora scoppiato, il nuovo, eventuale conflitto nel Golfo Persico attorno al nucleare iraniano è già un grande affare, poiché i Paesi della regione moltiplicano i loro arsenali. Solo nel 2011 l’Arabia Saudita ha comprato armi americane per 33,4 miliardi di dollari. Sono insomma i Sauditi a garantire il fenomenale successo commerciale dell’apparato militar-industriale Usa dell’anno scorso. Secondo uno studio del Congress research service le vendite del 2011 si sono triplicate. Parallelamente, in modo silenzioso e spesso violando gli embarghi delle Nazioni Unite, i cinesi stanno conquistando il mercato dell’Africa subsahariana: sono almeno 16 i Paesi africani clienti dei cinesi e fra questi ce ne sono sette sanzionati con embargo Onu.
Sui quotidiani ampio spazio per quella che l’Unità definisce la “punizione talebana”: si tratta dello sterminio di 17 civili, comprese due donne, colpevoli di prender parte ad una festa in una casa privata. Il massacro è avvenuto in piena notte a Musa Qala, nel sud dell’Afghanistan: alcuni cadaveri erano stati decapitati, altri giacevano con la gola tagliata. Secondo l’Unità potrebbero aver agito anche per motivi che hanno poco a che vedere con l’estremismo integralista: potrebbe essere il frutto di rivalità tra capi locali. Sul Corriere: “decapitati a una festa danzante: la furia castigatrice dei talebani”. Ma anche qui si riferisce delle diverse versioni circolanti, senza escludere quella di una lite tra rivali per questioni di donne. Un responsabile militare afghano poi, avrebbe detto che le vittime sono state assassinate perché sospettate di essere delle spie.
La Repubblica ricorda che donne e musica, più che essere odiati, sono temuti dai talebani, per cui rappresentano il diverso e quindi l’ignoto. Alla festa privata prendevano parte due ballerine, che sono state legate e poi decapitate. I taliban sono padroni di quelle terre. Ci sono nati, impongono le loro regole, ovvero niente cultura, scuole da chiudere, alunni e maestre da uccidere con il veleno.
La Repubblica si occupa delle dichiarazioni del presidente francese Hollande sul massacro in Siria: se Assad usasse armi di distruzione di massa nel conflitto, questo “rappresenterebbe per la comunità internazionale una causa legittima per un intervento diretto”.
Democrazia rappresentativa
Sulla prima pagina del Corriere, in riferimento alla nuova legge elettorale in corso di elaborazione, Giovanni Belardelli paventa per l’Italia “un secondo caso di suicidio della democrazia” (dopo quello dell’avvento al potere di Mussolini). E’ pur vero che in tutto il mondo “la democrazia rappresentativa sta subendo uno svuotamento sostanziale, come risultato del peso sempre maggiore dei mercati e delle istituzioni sovranazionali”, scrive Belardelli, ma proprio per questo è necessario riannodare il filo spezzato con gli elettori. Invece il premio del 10 o 15 per cento al maggior partito non garantisce governabilità e sembra anzi “fatto apposta per determinare una frammentazione politica” che affiderebe la formazione della maggioranza alle trattative tra i partiti solo dopo il voto. Il ritorno alle preferenze rischia di riportarci al mercanteggiamento di voto; altrettanto dannosa è la previsione di assegnare un terzo o la metà dei seggi attraverso liste bloccate, che ha portato finora ad un Parlamento di “nominati”. Quest’ultima previsione viene spiegata con la necessità di assicurare l’entrata in Parlamento di “parlamentari di alto livello” (Cicchitto): “quanto a dire che il principio della sovranità popolare dovrebbe essere corretto alla luce di una sorta di diritto di essere rieletti dei ‘politici di alto livello’.
Alle pagine dei commenti de La Repubblica, una analisi di tutt’altro orientamento firmata da Nadia Urbinati parla di “democrazia al bivio”. Dove si legge che “la democrazia rappresentativa è in crisi”. In Italia più che in Germania o in Francia. E polemicamente la Urbinati scrive: “abbiamo appreso anche di recente che da Oltralpe si guarda con preoccupazione all’eventualità – che è un atto dovuto, costituzionale – che in Italia ci siano nuove elezioni e che Monti possa non essere più primo ministro”. Insomma, “si teme che il ritorno dei partiti, e quindi le libere elezioni, metta fine all’impegno italiano di rientrare nei ranghi, riportando Roma ad essere un problema per il Continente”. Nessuno si sogna di dirsi preoccupato se Angela Merkel non verrà rieletta e “sembra che si torni ad accarezzare l’idea che il governo libero (leggi la democrazia rappresentativa) si adatti meglio ai Paesi del Nord rispetto ai Paesi del Sud.
di Ada Pagliarulo e Paolo Martini