Le aperture
Il Corriere della Sera: “Così cambia il valore della laurea”. “Oggi il decreto sulle semplificazioni. Nuove regole per ricercatori e atenei telematici. Subito i certificati online”. E poi: “Berlusconi: non faccio cadere il governo. Bossi lo insulta: ha paura”. A centro pagina le trattative sulle riforme del lavoro: “Vertice Monti-Fornero. Sul lavoro si va avani, ma senza un documento”.
La Repubblica: “La rivoluzione dei certificati. Ecco il testo del decreto semplificazioni che oggi andrà al Cdm. Il Cavaliere: non stacco la spina al governo. Il Senatur: sei una mezza cartuccia”. Nel sottotitolo il quotidiano spiega: “Basta attese per i documenti pubblici”, e “Berlusconi-Bossi, scontro su Monti”. A centro pagina: “Cortei no Tav, ventisei arresti nei centri sociali. In manette anche ex militanti Br e Prima Linea”. In prima pagina anche l’indagine di Bankitalia sui bilanci familiari: “Salari a picco, mai così bassi da dodici anni”.
La “retata contro i no Tav” è il titolo di apertura de La Stampa: “Tra gli arrestati ex terroristi e un consigliere comunale”. Il commento del professor Carlo Federico Grosso è titolato: “Punite le violenze, non il movimento”. Il titolo più grande è dedicato al piano europeo per la crescita preparato dagli sherpa francesi e tedeschi, in vista del vertice di luned’ tra Monti, Merkel e Sarkozy: “Europa, il piano per i giovani. Fondo per lo sviluppo, nuovo apprendistato e ufficio di collocamento comune”. In prima pagina anche il richiamo ad una intervista ad Emma Marcegaglia: “Serve una vendita straordinaria di società pubbliche”.
Libero: “Addio Pdl. Cavaliere, torni a bordo. Sondaggi impietosi, elettori sconcertati per l’appoggio al governo: le prossime amministrative rischiano di dare il colpo di grazia alla casa del centrodestra. Bossi attacca Berlusconi: ‘Sta con Monti, è una mezza cartuccia’”. In evidenza, a centro pagina, con foto, anche un articolo dedicato al viceministro del Lavoro Michel Martone: “La vera storia del viceministro ‘sfigato’. La fulminea carriera di Martone scatena l’ironia dei colleghi”, dove si raccontano i “dubbi sul concorso da ordinario” che Martone ha vinto a 29 anni.
Il Giornale apre con il titolo del settimanale tedesco Spiegel, che “ci definisce un popoli di codardi perché ‘gli italani non sono una razza’. Loro sì, invece, e lo hanno dimostrato assieme a Hitler. A noi Schettino, a voi Auschwitz”. La “lettera ai tedeschi” è firmata da Alessandro Sallusti, che scrive tra l’altro: “Questi tedeschi sono ancora oggi arroganti e pericolosi per l’Europa. Se Dio vuole non tuonano più i cannoni, ma l’arma della moneta non è meno pericolosa. Per questo non dobbiamo vergognarci. Noi avremmo pure uno Schettino, ma a loro Auschwitz non gliela toglierà mai nessuno”. Di spalla Vittorio Feltri si occupa del confronto Bossi-Berlusconi: “Bossi, Silvio e la mezza cartuccia”.
Il Sole 24 Ore: “Famiglie e imprese, addio a 330 leggi. Il Governo vara oggi il decreto per la semplificazione. Sul fisco il prossimo provvedimento: meno burocrazia anche per l’assistenza. Certificati online e in tempo reale. Oneri ridotti per le piccole e medie aziende”. Di spalla: “Si allenta la tensione sullo spread Btp-Bund. Il decennale sotto il 6 per cento. Bene le aste dei CTz e dei titoli indicizzati”.
Europa
I quotidiani si occupano ampiamente del Consiglio europeo che si riunirà lunedì prossimo, e spiegano che sarà preceduto da quello che il Corriere della Sera definisce un “prevertice ristretto” tra la Cancelliera tedesca Merkel, il presidente francese Sarkozy e il presidente del Consiglio Monti. La bozza che già circola viene sintetizzata nei contenuti così: “L’Ue: non solo rigore, ora crescita” (Corriere), “La Ue lancia la sfida della crescita” (Il Sole 24 Ore), “E ora Francia e Germania sono pronte: piano per la crescita” (La Stampa). “Ue: austerity ok, ma ora la crescita. Agire subito per dare lavoro ai giovani” (La Repubblica). Spiega Il Sole che nella bozza si mette l’accento su tre aspetti: l’occupazione, soprattutto dei più giovani; il rilancio del mercato interno; il finanziamento dell’economia, e in particolare delle piccole e medie imprese. La Stampa sottolinea che sul fronte della lotta alla disoccupazione giovanile si chiede di “incoraggiare la formazione”, proponendo al Consiglio europeo di “adottare un piano per l’apprendistato”. In una logica di circolazione dei giovani Francia e Germania sono dell’idea di “potenziare il collocamento al lavoro” oltre i “confini nazionali” attraverso un maggior uso dell’Eures, il portale europeo della mobilità professionale e la sperimentazione delle agenzie comuni di collocamento in aree più vaste. Nella bozza si chiede anche di ridurre l’onere fiscale sul lavoro; una proposta che sta particolarmente a cuore ai tedeschi è quella di potenziare le relazioni commerciali transatlantiche, attraverso un accordo di libero scambio tra Usa e Ue, attraverso un percorso che porti ad una “abolizione dei dazi” e una “convergenza normativa”.
Sul fronte dell’eliminazione delle barriere commerciali la bozza dice che sono necessari “rapidi progressi” verso un maggiore e pragmatico coordinamento delle politiche fiscali, evitando “pratiche fiscali dannose”. Il quotidiano di Confindustria ricorda che il nuovo patto sul bilancio, con le nuove regole di disciplina fiscale, dovranno essere sottoscritte con un accordo finale al vertice del 30 gennaio e vanno entro quella data risolti alcuni nodi, a partire dal desiderio della Polonia di partecipare ai vertici della zona euro, pur non avendo ancora adottato la moneta unica: “La Polonia deve far parte del processo decisionale relativo al funzionamento del patto di bilancio – ha detto il primo ministro polacco Tusk. “Se vediamo che le soluzioni prospettate non ci garantiscono un ruolo vero, non firmeremo il trattato”, ha detto. Ma la Francia per il momento si oppone. Un altro nodo riguarda i poteri della Corte di giustizia di sanzionare i Paesi che non introducono nella loro legislazione la regola del pareggio di Bilancio.
Europa, Davos
Al vertice di Davos ieri è intervenuto il premier britannico David Cameron e – come riferisce Il Sole 24 Ore – ha definito la Tobin tax “semplicemente una follia nel momento in cui, invece, l’Europa dovrebbe crescere”. Secondo Cameron se passa una tassa sulle transazioni finanziarie, il 90 per cento degli operatori lasceranno i mercati europei”. La parola su cui ha puntato Cameron è “audacia”, per lui la Eurozona ideale è una banca centrale vera, che stia dietro al sistema finanziario e monetario, con eurobond.
Il Corriere della Sera a Davos ha incontrato il finanziere George Soros, che rilancia la sua proposta, ispirata – come lui stesso dice – da Tommaso Padoa Schioppa – di garantire la Bce dai fondi salvataggi. Si rivolge proprio all’Italia, spiegando come funzionerebbe il suo piano: “E’ semplice: tramite la Bce l’Italia si finanzierebbe pagando almeno il 3 per cento in meno di oggi. Ma non sarebbe finanziamento monetario del debito, che è proibito in Europa, perché eventuali perdite sarebbero garantite dall’Efsf e dall’Esm, cioé dai governi”.
Soros ammonisce che l’Euro rischia ancora la disintegrazione e sottolinea che le banche comprano solo bond del proprio Paese con i fondi offerti dalla Bce: di conseguenza il mercato finanziario dell’area euro si segmenta sempre di più.
La Stampa anche oggi offre ai lettori un panorama sullo “stato dell’Unione”, in coordinamento con alcuni quotidiani europei. A Sarkozy è dedicato il ritratto del Guardian (“Antipatico in patria, statista all’estero”, aveva promesso una svolta, ma l’elettorato è rimasto subito deluso). A Cameron il ritratto di Le Monde: “Il gentleman che diventò un radicale”, il suo no al Trattato lo ha fatto risalire nei sondaggi e la City lo applaude. La Suddeutsche Zeitung descrive il primo ministro polacco Donald Tusk: “L’europeista che ammira la Germania del rigore”, la stragrande maggioranza dei suoi connazionali è convinta come lui che un buon funzionamento dell’Ue sia pieno interesse della Polonia, non ha intenzione di intaccare la posizione storicamente molto forte della Chiesa, il suo governo ha tentato di erigere un fronte dei Paesi beneficiari contro i donatori non riscontrando un particolare assenso da Parigi e Berlino.
Il vertice di Davos è anche occasione per due interviste alla presidente di Confindustria Marcegaglia. Su La Repubblica: “Marcegaglia: con Monti il Paese è più credibile, adesso ce la possiamo fare”. Sul confronto con la ministra Forner dice che ci sono alcuni punti in comune, come sulla “flessibilità in entrata”, poiché “siamo d’accordo nell’incentivare l’apprendistato e il lavoro interinale”. Sulla riforma degli ammortizzatori dice che il ministro Fornero ha presentato una architettura completamente nuova, “ma ha detto che è per i prossimi 1 o 2 anni, poiché c’è la crisi, quindi non bisogna toccare niente”. Sul salario minimo dice di avere perplessità, perché rischia di disincentivare le persone a cercare lavoro. Sul fronte dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, dice che non va abolito, ma è necessario definire bene la cosiddetta giusta causa, perché non è possibile che non si possa licenziare un assenteista cronico e, come nel resto del mondo, bisogna poterlo allontanare dandogli una indennità.
Su La Stampa, la Marcegaglia, nel corso dell’intervista, ribadisce che è necessaria “una straordinaria vendita di asset pubblici”: “Le privatizzazioni serviranno a ridurre il debito”.
No Tav
Ieri all’alba è scattata una operazione della Digos di Torino che ha portato all’arresto di 26 attivisti noTav, all’obbligo di dimora per 15 persone, e ad 11 perquisizioni nei confronti di altrettante persone indagate a piede libero. Reati ipotizzati: violenza privata, lesioni, danneggiamento, resistenza aggravata. I fatti – scrive La Stampa – si riferiscono al 27 giugno, durante lo sgombero del presidio no Tav della Maddalena di Chiomonte, e al 3 luglio, quando il movimento contrario alla linea ferroviaria Torino Lione tentò – invano – di assediare il cantiere. Tra le forze dell’ordine ci furono complessivamente 220 feriti. Tra gli arrestati, vi è uno dei fondatori delle Brigate Rosse, il milanese Paolo Maurizio Ferrari, 66 anni, un irriducibile scarcerato dopo 30 anni nel 2004. A lui è dedicato un ritratto del quotidiano. Come riferisce la Stampa, il Procuratore capo di Torino Caselli ha subito spiegato: “In questo provvedimento non c’è niente contro la valle di Susa, contro il dissenso, niente contro la mobilitazione che rimanga, sia pur espressa con modalità vivaci, nel perimetro del rispetto della legge. Le ragioni della mobilitazione dei noTav, giuste o sbagliate che siano, non ci riguardano. Non vogliamo, non dobbiamo, non possiamo occuparcene. La nostra azione è stata limitata agli atti che hanno provato con sicurezza, attraverso testimonianze e immagini, la partecipazione degli indagati, uno per uno, alle violenze culminate in lesioni, danneggiamenti, e resistenza a pubblico ufficiale”. A chi gli chiede perché non sia stato contestato il reato associativo, Caselli risponde: “Non avevamo le prove. Lo stesso Gip che si è occupato delle posizioni dei 38 maggiorenni” parla di “una organizzazione determinatasi sul momento”, che non aveva finalità diverse dall’attacco alla polizia schierata a difesa del cantiere. Tra gli arrestati, due hanno precedenti per terrorismo, ma Caselli ha ribadito: “il terrorismo qui non c’entra. Attorno al cantiere della Tav si è formato un crocevia di forze diverse e variegate. Sottolineo che solo 3 dei 41 indagati sono valsusini”, “le indagini non sono partite dall’area anarchica ma dai dati di fatto, cioè gli atti violenti”. Caselli ha detto anche che da parte dei militanti no tav sono state presentate denunce per le violenze subite: “La legge è uguale per tutti – ha detto – e in forza di questo principio cardine della magistratura le vaglieremo una ad una, e se emergeranno profili di reato, li perseguiremo contro chiunque”. Il Corriere intervista l’ex governatrice del Piemonte, Mercedes Bresso: “Errori anche nella sinistra che non ha saputo isolare i violenti”.
Il giorno della Memoria
Su La Stampa è Abraham Yehoshua a scriverne: “Ma l’Olocausto non è misura di tutte le cose”, “dobbiamo ricordarci che il fatto di esser stati vittime non è sufficiente a conferirci uno status morale”. Il quotidiano ricorda anche la battaglia della associazione Garivo – la foresta dei Giusti – di Gabriele Nissim, per l’istituzione di una “giornata internazionale dei Giusti”, da celebrare il 6 marzo. Il titolo di “Giusto tra le Nazioni” è stato coniato per onorare coloro che – non ebrei – durante la Shoah avevano salvato la vita di un ebreo. Tra gli uomini salvati dall’imprenditore tedesco Schindler, c’era anche Moshe Bejski, che poi divenne giudice della Corte costituzionale in Israele, e poi fu presidente della Commissione che vagliò la documentazione relativa agli atti di salvataggio in vista dell’attribuzione del titolo di Giusto.
Su La Repubblica Tzvetan Todorov parla del libro – testimonianza della etnologa francese Germaine Tillion, deportata nel corso della Seconda guerra mondiale, poi militante per la pace, e impegnata contro la guerra di Algeria: in “Ravensbruck” ha descritto nel dettaglio la vita nel campo di prigionia nazista (“La donna che ha riscritto il lager”).
Su Il Giornale due contributi: Fiamma Nirenstein descrive “come è fatto l’antisemita di oggi”, che “odia gli ebrei per motivi ideologico-politici, demonizza Israele e ottiene il plauso del mediocre mondo culturale”; Giorgio Israel recensisce il volume di Valentina Pisanty “Negare, banalizzare, sacralizzare la Shoah”, in cui si accenna anche ai limiti della giornata, “spesso intrisa di retorica celebrativa, autoconsolatoria e autoindulgente”.
E poi
A leggere il resoconto del Corriere della Sera dal vertice di Davos, tra le star del World Economic Forum c’è stato sicuramente il premier del Qatar, lo sceicco Al Tani: gli onori tributatigli dal Forum sono stati di molto superiori a quelli riconosciuti alla premier danese, presidente di turno dell’Ue: lei parla a nome di mezzo miliardo di europei ed ha avuto solo qualche comparsa su palchi secondari -sottolinea l’inviato Fubini – mentre per il premier qatariota, che amministra un Paese di circa 200 mila sudditi si è assistito ad un monologo in solitaria nella sala principale del centro congressi. “Non è sorprendente, in fondo i Paesi emergenti sono ormai le grandi potenze di Davos. Il secondo Paese più rappresentato, dopo la Gran Bretagna, è l’India – scrive Fubini. “Ma in cosa Al Tani sia impegnato a migliorare lo stato del mondo’ è risultato meno chiaro”. A chi lo ha definito un vero visionario, a chi elogia le sue accuse per la distribuzione sbagliata dei frutti dello sviluppo che hanno portato alle rivoluzioni del mondo arabo, invocando il diritto dei cittadini a scegliere il proprio sistema, il Corriere ricorda che il Paese è una monarchia assoluta di tipo feudale, in cui gli immigrati, 80 per cento del Paese, sono legalmente trattati come schiavi. Senza il consenso dei datori di lavoro non possono lasciare il Paese, né cambiare impiego, guidare, fare la spesa.
Su La Repubblica la vicepresidente della Commissione europea nonchè commissaria alla Giustizia Reding spiega la riforma che questa settimana la Commissione proporrà sull’utilizzo dei dati inseriti online, che comprende anche un “diritto all’oblio” e nuove norme per il trattamento degli stessi dati, che circolano attraverso i social network o che immettiamo in rete per prenotare un viaggio aereo e via dicendo.
Il Corriere della Sera ha letto la classifica dei migliori think tank stilata ogni anno dall’Università della Pennsilvanya: i Paesi emergenti sono in ascesa, ma nella “hit parade” dei 50 centri di ricerca non statunitensi non c’è nessun organismo italiano. Nella classifica relativa ai Paesi dell’Europa occidentale, al 32° posto si trova soltanto l’Istituto affari internazionali e, al 50°, l’Istituto Bruno Leoni.
DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini