Le aperture
La Repubblica: “Attacco alla Libia, Nato al comando”, “Battaglia a Misurata, almeno cento morti . Abbattutto jet di Gheddafi”.
In taglio basso: “Giustizia, affondo contro i magistrati”, “Passa l’emendamento sulla responsabilità civile. L’Anm: il governo ci vuole intimidire. Sì al federalismo regionale”.
La Stampa:”Libia, sì al comando Nato”, “Gli Usa: ‘L’alleanza farà rispettare la no fly zone e proteggerà i civili. Piano entro 48 ore’. La Camera approva l’operazione per 7 voti. Il premier: Gheddafi farà una carneficina”.
Corriere della Sera: “Comando Nato per proteggere i civili”, “Intesa a metà: per gli attacchi resta in campo anche la vecchia coalizione”.
A centro pagina: “Maxi-piano dell’Europa per salvare il Portogallo”, “La condizione: Lisbona deve accettare misure severe”. In prima anche un richiamo per le proteste in Siria: “Strage e proteste. Assad promette riforme”.
Europa: “Finalmente comanda la Nato. Ora in Libia si può fare presto”, “Sì anche della Turchia: nuova guida entro duie giorni. I francesi abbattono un aereo libico”. “Le operazioni ora saranno gestite da Napoli”, spiega un altro titolo.
“Protezione umanitaria in salsa leghista” è il titolo di un intervento che compare in prima, firmato dal demografo e senatore Pd Massimo Livi Bacci e dedicato alla immigrazione “usata come spauracchio politico”.
Libero apre su quello che definisce l'”allarme immigrazione”: “I disperati? Tutti al Nord”, “I nordafricani che sbarcano a Lampedusa saranno distribuiti solo in alcune Regioni. Maroni esclude Roma e grazia Sicilia, Calabria, Puglia e Abruzzo. Alla faccia dell’unità d’Italia”.
Il Giornale punta sugli insulti indirizzati ieri dal leader di Italia dei Valori Antonio Di Pietro, nei confronti del presidente del Consiglio, nel corso del dibattito ieri alla Camera. Nel momento in cui presiedeva i lavori Gianfranco Fini. Titolo: “Il coniglio Fini”, “Di PIetro dà del codardo a Berlusconi in aula. Il presidente della Camera se la ride. E domani apre a Milano la campagna elettorale per i suoi: altro che ‘super partes'”. E una vignetta raffigura un Di Pietro da circo che estrae dal cappello un Fini-coniglio.
Il Foglio ha un grande titolo rosso sulla Libia: “L’asse Roma-Mosca-Ankara lavora alla mediazione con il regime di Gheddafi”. Spiega il quotidiano che i tre Paesi in questione “cooperano con la comunità internazionale, ma hanno aperto la pista diplomatica”. Parallelamente, Il Foglio punta l’attenzione su quelli che il New York Times ha definito gli “shady dealings”, ovvero i “loschi affari” che hanno contribuito alla fortuna del regime libico: “Non solo interessi italiani in Libia: le richieste minacciose ai manager americani e i traffici di Gheddafi”.
Il Sole 24 Ore: “Tre nuovi patti per l’Europa”, “Al vertice dei 27 le intese su competitività, regole antideficit e aiuti d’emergenza da 500 miliardi”, “Ma il salvataggio di Lisbona cambia l’agenda del summit”.
A centro pagina, foto dell’ammiraglio Rinadlo Vieri: “La guerra in LIbia. Deciso il comando Nato, con base a Napoli. Pronte altre sanzioni petrolifere”.
Il Fatto torna ancora sulla nomina a ministro di Saverio Romano, “inquisito per mafia, è solo l’ultimo atto. Dalla Lombardia alla Sicilia, il centrodestra è inquinato da personaggi vicini ai boss”. Ancora su Romano: “Le parole del pentito Campanella e le intercettazioni raccontano di come Cosa Nostra, nelle elezioni del 2001, puntasse sull’esponente voluto dal premier”.
In taglio basso, i verbali della procura di Milano sul caso Ruby: “‘Ruby non deve parlare’, la ragazza controllata a vista”: sarebbe questa la “rete preparata dagli avvocati” del premier. “Blindata, interrogata, ricoperta di milioni. e in una conversazione dice: ‘I miei legali? Sono Di Noia e Ghedini'”.
Libia e Siria
Il Corriere tenta di illustrare il compromesso raggiunto sull’intervento in Libia: la Nato conserva il controllo delle operazioni navali, ma dalla settimana prossima prenderà il controllo anche di quelle aeree, almeno in parte, per far rispettare la no fly zone. Le ambiguità no nmancano, sottolinea il quotidiano, riferendo delle dichiarazioni del segretario generale Nato Rasmussen, che dice: “ci sarà ancora un’operazione della coaliaizone (i volenterosi) ed una della Nato”. Che potrebbe significare: attacchi mirati ai convogli di terra e alle caserme delle città, o ai bunker di Gheddafi verranno lasciati ai singoli Paesi che vogliono compierli. Quel che è certo è che il quartier generale della operazioni verrà trasferito da Stoccarda, dove ora è sotto controllo Usa, a Napoi, sede del comando Nato.
Un retroscena racconta dello scontro verificatosi ieri tra il premier turco Erdogan e il presidente francese Sarkozy, accusato di mirare al petrolio libico. E, ancora, il Corriere si sofferma sui “dubbi di Berlusconi sui ribelli” libici, oltre che sul suo assenso alla proposta Merkel per un embrago totale su petrolio e gas: ma vuole che sia adottato attarverso una risoluzione Onu.
Anche La Stampa racconta “l’angoscia di Berlusconi”, ‘trascinato in guerra’”: si legge che sarebbero ancora in piedi, e passerebbero attraverso quadri intermedi della nostra diplomazia, contatti con Tripoli: una finestra di mediazione si sarebbe aperta nella notte del varo della risoluzione Onu, ma l’occasione si è persa e il Cavaliere sarebbe angosciato per la scarsa conoscenza dei leader dei ribelli, alcuni dei quali, fino a qualche gionro fa, erano con il Colonnello: il riferimento è a figure come Mustapha Abdel Jalil, ex ministro della Giustizia di Gheddafi e ora presidente del Consiglio di transizione libico oppure Addel Fatah Junis, ex ministro degli Interni.
Scrive Il Foglio che di entusiamo tra i volenterosi ce n’è poco: “cresce, al contrario”, il numero dei governi che si preparano a mediare con Gheddafi o che hanno già cominciato a farlo, perché gli impegni assunti con la Nato non impediscono, per esempio, all’Italia, di cercare una soluzione diplomatica alla crisi. Il premier turco Erdogan ha compreso che l’unico modo per avere influenza in questa fase è ridurre il peso dei francesi trasferendo il comando delle operazioni al Patto atlantico. Con Italia e Turchia si muove la Russia, che si astenne sulle risoluzioni Onu: pur accogliendo le decisioni della comunità internazionale, il presidente russo Medvedev avrebbe anche lui un canale aperto per la mediazione.
In prima su Il Giornale un’analisi di Francesco Forte: “L’embargo alla Libia costerà caro all’Italia”. Ci si riferisce alla proposta della cancelliera Merkel, che torna ad insistere proprio su un embargo totale sul petrolio: secondo Forte la misura non colpirà Gheddafi (“che si arrangerà diversamente”), ma l’Italia: dalla Libia importiamo il 28 per cento del nostro fabbisogno di petrolio.
Su La Repubblica, il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle spiega perché “la Germania vuole l’embargo del petrolio, non i raid”. E in questo la Germania non sarebbe isolata, dice il ministro, sottolineando i rischi di una escalation che potrebbe sfociare in un intervento di truppe di terra.
Su Il Sole 24 Ore, l’inviato a Bengasi Alberto Negri firma un’analisi in cui si evidenzia come la Cirenaica ribelle voglia riprendersi il proprio petrolio: nella regione si estrae il 75 per cento del greggio prodotto e il sottosuolo custodisce metà delle riserve di gas della Libia.
“Ma non dovevano essere 330?”, si chiede in prima un editoriale di Europa: sono stati 300, infatti, i voti della maggioranza alla risoluzione sulla Libia. Ma solo per 7 voti la maggioranza ha retto, confermando una sua “debolezza politica”, secondo Mario Lavia, che firma l’analisi.
Sul Sole 24 Ore: “La Camera approva la missione per soli sette voti”, “L’ira di Berlusconi per il sì sul filo di lana”.
Una lunga analisi su La Stampa spiega come il presidente siriano Assad abbia deciso di “piegarsi” e di “aprire alle riforme”: dopo le voci di un centinaio di morti causate dalla repressione delle scorse settimane, a seguito delle proteste che hanno avuto come epicentro la città di Daraa, nel sud del Paese, Assad ha inviato in tv la sua consigliera, che ha annunciato riforme e sussidi alla poplazione, una nuova legge sui media, l’innalzamento dei salari ai dipendenti pubblici. Nessun cenno ai prigionieri politici: questo ha causato la bocciatura delle proposte da parte dell’opposizione.
Anche su La Repubblica si riferisce ampiamente della situazione in Siria: si ricorda anche che per la giornata di oggi, venerdì di preghiera, è stata indetta una giornata di mobilitazione denominata “Venerdì della dignità”.
E poi
In prima sul Corriere due foto dal Giappone: illustrano i danni causati ad un’autostrada. Rifatta in 6 giorni.
La Stampa intervista il neoministro dei Beni culturali Galan, che dice: solo a Venezia il festival del cinema, “stravagante la concorrenza di Roma”.
(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)