Le aperture
Corriere della Sera: “Napolitano: ‘Così non si va avanti’. La preoccupazione per il clima politico. Rinviata tra le accuse a Montecitorio la discussione sulla prescrizione breve. Un’altra rissa sulla giustizia, il presidente convoca i capigruppo al Quirinale”. L’editoriale di Michele Ainis è titolato “Deriva pericolosa”. A centro pagina: “Colonnello dei parà ferito e mutilato da un pacco bomba”. Si tratta di un attentato alla Folgore a Liverono, ieri, per un pacco bomba arrivato nella caserma. “Firma anarchica”.
La Repubblica: “Parlamanto nel caos, allarme del Colle. Napolitano convoca i capigruppo. Nuove risse alla Camera, rinviato il processo breve. Un’altra giornata di bagarre in aula: cori e lanci di oggetti contro Fini, insultata una deputata disabile. Bersani: li abbiamo fermati, ora scendiamo in piazza”. A centro pagina: “Pacco bomba alla Folgore, gravi ferite per un ufficiale”. E poi: “Scontro sui profughi. Le Regioni accusano Maroni: gli accordi erano altri. Bossi: pochi al nord”. E poi: “Berlusconi: vado a Tunisi”.
La Stampa: “Napolitano: basta scontri. Bagarre in aula sul processo breve, rinviato a martedì. Fini colpito da un giornale, Alfano lancia il suo tesserino. Ancora caos alla Camera, convocati i capigruppo. Deputata disabile insultata”. A centro pagina: “Berlusconi a Tunisi per fermare gli sbarchi. Premier in missione lunedì. A Lampedusa immigrati in rivolta, altro naufragio con 12 morti”. In alto la bomba in caserma, “è grave un parà”.
Europa: “Napolitano convoca tutti, è allarme rosso istituzionale. Figuraccia del governo, slitta la prescrizione breve, le opposizioni cantano vittoria. I partiti chiamati al Quirinale, Berlusconi furioso con i suoi, caos immigrati”.
Libero: “Capitano tutte a lui. Una grana dietro l’altra. Per insipienza o per dolo i parlamentari del Pdl affondano il processo breve. Il premie resta così esposto ai pericolosi assalti della Procura di Milano. Contestazioni organizzate, insulti e attentati: il clima nel Paese è orrendo. Continua il conflitto in Libia, e il nodo immigrati è sempre più irrisolvibile”.
Il Giornale: “I tormenti di Berlusconi. Il premier innervosito dalle risse in aula e dalle tensioni nella maggioranza. Napolitano minaccia di sciogliere il Parlamento. Via 2500 clandestini da Lampedusa. Il Cav lunedì a Tunisi per convincere il governo a riprenderseli”.
Il Fatto quotidiano: “Governo di sbandati. Il golpe sul processo breve si trasforma in un flop. La legge personale per B e la bagarre alla Camera allarmano Napolitano che convoca i capigruppo”.
Il Riformista: “Battuto (e non con l’Aventino). Respinto il blitz del centrodestra per approvare il processo breve. Caporetto Pdl”, con immagine del premier che – in un altro titolo – viene descritto come “nero di rabbia”.
Il Foglio: “Processo breve, parlamento lungo. Il Pdl si imbroglia da solo sui regolamenti parlamentari e fa slittare la discussione sulla prescrizione celere. Si proverà con un altro blitz sull’ordine dei lavori. Altre turbolenze in Aula, richiamo del Quirinale”. Di spalla la Libia: “L’esercito di Gheddafi è indistinguibile dai ribelli. Così la guerra si fa lunga. Le forze del regime si spostano su furgoncini e roulotte per non essere riconosciuti dall’alto. Lo stallo diplomatico. Bob Gates teme il pareggio”.
L’Unità: “Le invasioni barbariche”, con l’immagine della giornata parlamentare: “Rissa e insulti. La destra va sotto e perde la testa. Giornali lanciati, offese alla Argentin”, la deputata del Pd.
Il Sole 24 Ore: “Scudo del Tesoro su Parmalat. La Cdp e il Fondo Strategico potranno acquisire partecipazioni. Nel decreto omnibus la norma per blindare le imprese: in campo anche Fintecna e controllate pubbliche”.
Politica interna
Il Corriere della Sera spiega in un “retroscena” firmato dal “quirinalista” Marzio Breda la decisione del presidente della Repubblica di rivolgersi ai capigruppo dei partiti convocati d’urgenza ieri sera al Quirinale. “Così non si può più andare avanti. Quello che sta accadendo da due giorni alla Camera è uno spettacolo intollerabile, che mette a rischio la credibilità delle istituzioni e sconcerta i cittadini. E’ il momento in cui ognuno, ogni forza politica, si deve assumere tutte le proprie responsabilità”. Napolitano, di ritorno dagli Stati Uniti, dove pure aveva evocato la “guerriglia quotidiana” di questi mesi, e dopo aver visto le immagini degli ultimi due giorni in Parlamento, “ha deciso di comportarsi come l’arbitro che convoca i capitani di due squadre in cui i giocatori hanno perso la ragione”. Le parole attribuite a Napolitano: “Io penso che si potrebbe costruire, e che sarebbe tempo di cominciare a farlo, non la pace, ma almeno un clima più civile e costruttivo nei rapporti tra governo e opposizione. Però, come la tregua significa cessazione dei combattimenti da ambedue le parti, egualmente la costruzione della pace, o meglio, nel caso nostro, di un clima più pacato richiede il contributo di tutte e due le parti. Richiede, perlomeno, più senso della misura…”
Secondo Il Corriere della Sera, il Carroccio condivide “fino in fondo” l’iniziativa di Napolitano di convocare i capigruppo di maggioranza e opposizione. Ma obietta che il Capo dello Stato dovrebbe fare questo “bel discorsetto” anche a Gianfranco Fini. A parlare è un dirigente leghista di primo livello, ma anonimo. Altissimo il malumore leghista, tuttavia, soprattutto nei confronti del Ministro La Russa.
L’Unità intervista il capogruppo del Pd Dario Franceschini: “Né Aventino né dimissioni, li battiamo in Aula”. Spiega Franceschini che “un grande partito deve costantemente tenere insieme una parte propositiva e una di contrasto duro quando si vedono abusi totali come quelli di questi giorni. Di fronte a tali violazioni delle regole l’opposizione deve diventare intransigente, senza timore che questo annacqui il messaggio riformista. E questo procude risultati”. Sull’Aventino: “capisco che possa avere un effetto evocativo, ma di Aventino nella storia italiana ce n’è già stato uno, e mi pare sia bastato”. Anche l’ipotesi di dimissioni di massa è un argomento “evocativo, ma non abbiamo nessuna intenzione di lasciare il campo libero a Berlusconi”.
Politica internazionale
Il Corriere della Sera ha un inviato a Daraa, luogo simbolo della protesta in Siria. Qui è nata, il 6 marzo, la scintilla che ha innescato la rivolta: 15 ragazzini siriani vennero arrestati per aver scritto sui muri degli slogan contro il regime, emulando i manifestanti tunisini ed egiziani visti in tv. Ripetono lo slogan che hanno sentito alla tv, e creano la rima con la parola “dottore” perché questo è il soprannome del Presidente Bashar al Assad. Hanno 13 anni, il più giovane 11, vengono arrestati, ma ai genitori che chiedono notizie si nega che siano detenuti. Il governatore li minaccia, dice che sbatterà in galera anche loro. Da sabato scorso a Daraa c’è l’esercito, Loro dicono “siamo una comunità unita. I cristiani hanno aiutato noi sunniti, hanno nascosto e curato i feriti”.
Sullo stesso quotidiano ci si occupa anche di Libia, anche perché Gheddafi è riuscito a riconquistare i terminal del petrolio. Le forze ribelli si stanno sfaldando e ripiegano verso Bengasi, dove la popolazione richiede un intervento di terra. La Nato ha deciso di aprire una inchiesta sui civili nei raid aerei su Tripoli. Tanto il Corriere che La Repubblica si occupano estesamente dell’ex ministro degli esteri libico Moussa Koussa: “Così gli 007 inglesi hanno fatto fuggire il ‘maestro degli intrighi’ di Tripoli”, titola Il Corriere, ricordando che l’ex ministro degli esteri è un uomo chiave, che conosce tutti i segreti del regime. Essendo stato capo dell’intelligence libica, dalla sua scrivania sono transitati gli ordini di complotti e attentati, a cominciare da Lockerbie, la bomba sull’aereo della Pan Am. Ma pur avendo un curriculum del genere, Koussa ha saputo gestire il disgelo con l’occidente: fu lui, con il beneplacito di Gheddafi, a rivelare i piani per le armi di distruzione di massa di cui il regime si stava dotando. Si trattava di un “regalo” alla Cia e all’MI6, per rompere l’embargo contro la Libia. E’ stato il regista del rilascio di Abdel Al Megrahi, l’ex agente libico detenuto in Scozia proprio per la strage di Lockerbie. La Repubblica racconta che a Bengasi sono euforici per la diserzione di Moussa Koussa, ma lo stesso Gheddafi gli avrebbe dato il permesso di recarsi in Tunisia, dove il Ministro aveva chiesto di potersi recare per curarsi una malattia. Il rais non poteva che fidarsi di un suo fedelissimo. Ma nell’isola tunisina di Djerba ha incontrato emissari francesi, per poi prendere l’aereo per Londra. A suo carico c’è una lunga lista di imputazioni, subito dopo Gheddafi c’era e resta lui. Da ex capo dei servizi segreti, certamente conosceva le possibili trame latenti o già in atto a Tripoli per liberarsi di Gheddafi. A Bengasi sono convinti che ora il regime di Tripoli “si scioglierà come il burro nella sabbia bollente”.
Sullo stesso quotidiano si racconta invece come la Cia sia attiva ora in Libia con operazioni segrete per indirizzare i bombardieri, cercare Gheddafi e sostenere la marcia dei ribelli. La notizia è stata divulgata dal New York Times, evidentemente fornita dallo stesso governo americano.
Sul Sole 24 Ore la notizia che anche l’ambasciatore libico all’Onu, Al Triki, ha deciso di defezionare.
Su La Stampa si racconta che Moussa Koussa, ex ministro degli esteri libico, ex braccio destro di Gheddafi, è arrivato a Londra protetto dai servizi segreti inglesi dopo essere scappato in Tunisia, e “sta cominciando a dischiudere i delicati dossier che ha portato da Tripoli. Un colpo durissimo per il rais perché ‘l’inviato della morte’ (secondo una raggelante definizione dei ribelli) consioderato la mente della strage di Lockerbie è in grado di svelare strategie, debolezze e alleanze del Colonnello”. Ieri Cameron, durante una conferenza stampa dopo un incontro con il premier turco Erdogan, ha messo a tacere le voci che parlavano di un accordo, “segreti in cambio della libertà”.
Su L’Unità una intervista con Ali Errishi, ex ministro dell’immigrazione della Libia passato con i ribelli. Secondo lui la defezione di Moussa Koussa è il “segno pesantissimo del vuoto che si sta facendo attorno a Gheddafi e ai suoi figli. E’ il segno di come i giorni del regime sono contati. E forse quei giorni sarebbero già finiti se la Comunità internazionale non avesse ritardato il soistegno militare all’opposizione libica”. Koussa era “uno dei consiglieri di cui Gheddafi si fidava di più, oltre che legatissimo ai servizi di intelligence”. Sulla ipotesi di esilio per Gheddafi in qualche Paese africano, dice che sarebbe una soluzione accettabile se servisse a salvare vite umani. “Ma per come ho imparato a conoscerlo non credo che Gheddafi accetterà questa via di uscita”. Secondo Errishi la Libia del futuro non sarà spacata in due, “la Libia resterà uno stato unico, con Tripoli come sua capitale”.
Anche Europa ha una intera pagina dedicata agli ultimi sviluppi della situazione in Siria. Si spiega chi è “l’inglese” (il ministro Moussa Koussa) che “ha tradito il rais”, quali scomode verità protegge. Mentre alcune indiscrezioni riportate dal quotidiano parlano della possibile decisione della Giordania di unirsi alla coalizione dei volenterosi contro la Libia. Anche con l’obiettivo di rafforzare il legame con gli Usa. Un’altra analisi si occupa della rivolta non placata in Siria, dopo l’intervento di due giorni fa del Presidente siriano Assad.
Il Riformista torna ad occuparsi di Egitto, raccontando delle manifestazioni convocate per oggi da movimenti uniti dallo slogan “Salviamo la rivoluzione del 25 gennaio”. Si chiede ai militari una agenda di scadenze serie, una inchiesta sui soldi rubati al vecchio regime, la dissoluzione del partito nazional democratico del presidente Mubarak. Contemporaneamente si è creata una coalizione di sostenitori del vecchio presidente, che ha annunciato la nascita di un partito: obiettivo principale sarebbe quello di presentare il figlio Mubarak alle presidenziali di fine anno.
E poi
Nelle pagine R2 Cultura de La Repubblica un articolo di Vito Mancuso parla della imminente visita a roma di Matthew Fox, teologo americano autore nel 2005 di una “replica” della affissione delle 95 tesi luterane contro le indulgenze papali. Fox sarà domenica in un dibattito con Mancuso per parlare di Lutero e della Chiesa. E affiggerà le sue 95 tesi davanti alla basilica romana di Santa Maria Maggiore, il cui arciprete è Bernard Francis Law, ex arcivescovo di Boston rimosso da quella città per aver insabbiato numerosi casi di pedofilia. “C’è ancora bisogno delle 95 tesi?”, si chiede Mancuso.
(Fonte: Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)
Il regime di Gheddafi “si scioglierà come il burro nella sabbia bollente” è quanto sperano i ribelli di Bengasi e la coalizione. Gheddafi sarà via via tradito dai suoi -vedi la fuga di Mussa Kussa ministro degli Esteri -Il regime del raìs sta franando dall’interno e non può sopravvivere a lungo, nonostante le alterne e sanguinose vicende sulla strada “della rivoluzione” che porta da Bengasi a Tripoli.
E’ quanto riporta su Repubblica , con espressioni colorite e forti l’inviato Bernando Valli , un giornalista storico e competente.
Con tutta forza lo speriamo.