Le aperture
La Stampa e il Corriere della Sera hanno in prima una foto di Obama con lo staff del Consiglio di sicurezza. C’è il vicepresidente Biden, c’è la segretaria di Stato Clinton con la mano sulla bocca: stanno seguendo in diretta le immagini del blitz nella casa di Bin Laden. Questo spiega i titoli dei due quotidiani.
La Stampa: “‘Bin Laden, foto raccappriccianti'”, “La Casa Bianca frena sulla diffusione: ‘Non vogliamo che si infiammino gli animi”.
E il Corriere: “‘Le foto di Bin Laden? Spaventose'”, “La Casa Bianca terme che la diffusione riaccenda i sentimenti antiamericani nel mondo islamico”.
La Repubblica: “Tutti i segreti di Bin Laden”, “La Cia studia il materiale prelevato nel nascondiglio di Abbottabad. Il dubbio sulle immagini del blitz: ‘Diffonderle potrebbe danneggiarci”. E poi: “Nel bunker era disarmato. Gli Usa: foto atroci, nei computer un tesoro di informazioni”.
La foto su cui punta La Repubblica mostra la gigantesca copertina del Time che campeggia a Times Square: raffigura Osama, cancellato da una croce che ne segnala l’eliminazione.
Il Riformista: “Il giallo del blitz”, “Circolano foto false in attesa di quelle ‘ufficiali’. E da Islamabad spunta una versione diversa sulla morte dello Sceicco. Il direttore della Cia accusa il Pakistan di connivenza col terrore”.
Europa: “Le prove di Obama”, “Deve mostrare il corpo di Osama. Ma il vero test è il Pakistan”.
Il Sole 24 Ore punta sulle dichiarazioni del premier sul caso Parmalat-Lactalis: “‘L’Opa non è concordata’”, “Il premier anticipa la Consob: l’iniziativa Lactalis in regola con le norme del mercato. Francesi fermi sul prezzo”. “Il board Parmalat affida a Goldman la valutazione dell’offerta”.
Libero: “Dopo Osama, Gheddafi?”. “Lo sceicco del terrore eliminato mentre, da vigliacco, si faceva scudo della moglie. Adesso toccherebbe al Colonnello. Ma al pensiero che dovrebbero provvedere gli europei vien da ridere”.
E, in neretto: “Pdl e Lega hanno trovato l’intesa: oggi il via libera alla mozione sull’intervento in Libia”.
Il Giornale punta proprio sull’accordo sulla Libia e titola: “Altro che Silvio-Bossi, affonda Fini”, “Il ledaer di Fli ha paura e dice che il voto alle amministrative non conta. Il motivo? Il suo partito non supera il 2%”.
In neretto: “E i pm ora indagano anche le opinioni: Lassini sotto inchiesta per i manifesti sui giudici-Br”.
Il Foglio: “Bin Laden confidential. La lunga caccia a Osama è partita da lontano”, “La decapitazione di Al Qaeda è cominciata nel 2006”. Per il quotidiano è la “storia di un’impresa divisa tra due presidenti”.
Osama
La Repubblica ricostruisce le fasi che hanno portato all’operazione in Pakistan e spiega che il direttore della Cia Leon Panetta ha accelerato l’attacco, temedo che i pakistani potessero allertare Osama Bin Laden. Sull’attacco in sé si scrive che era disarmato e che è stato ucciso davanti alla figlia. Panetta si trovava nel palzzo della Cia, in collegamento con la “situation room” della Casa Bianca, dove il presidente Usa con tutto il suo staff sicurezza seguiva l’attacco: viene descritto ampiamente da Vittorio Zucconi. “Sono entrati in Pakistan”, dice Panetta alle 14.05. E poi il nome in codice di Osama: Geronimo.
La “notte di guerra alla Casa Bianca” viene raccontata anche dal corrispondente de La Stampa negli Usa, Maurizio Molinari.
Il Corriere spiega come la Casa Bianca abbia “corretto” la ricostruzione del blitz: ha resistito, ma non era armato. Si è combattuto “stanza per stanza”. Il quotidiano descrive poi il personaggio Panetta: “quel calabrese ‘duro’ che ha ripulito e rilanciato la Cia”, “contrario alla tortura, ha scommeso tutto sulla strategia dei droni”. “Sognava di ereditare la fattoria di famiglia, ha conquistato il rispetto bipartisan”.
Per il Corriere Obama è ora il “presidente ritrovato” dai repubblicani: lo hanno a lungo accusato di essere inesperto e indeciso, ora elogiano il comandante in capo. E “lui rilancia: restiamo uniti”.
La Stampa intervista il neoconservatore David Frum: “Ora è un presidente americano” -dice, e sottolinea che “ha dimostrato determinazione nel difendere il Paese”. “Come i predecessori”, aggiunge.
Sul Corriere della Sera anche la strategia dell’intelligenze Usa, che ha deciso di tenere all’oscuro il Pakistan per non scoprire il blitz: gli 007 locali coltivano secondo la Cia i terroristi “come arma nella guerra contro l’India”.
La Stampa intervista il politologo ed attivista dei diritti umani pakistano Tariq Ali (naturalizzato britannico) , che dice: “E’ stata un’esecuzione, dovevano processarlo”, “Obama è come Bush, è stata solo una vendetta”
Libia
Sulle prime pagine dei quotidiani trova spazio anche l’accordo raggiunto tra Pdl e Lega sulla missione in Libia. “Soldi a tempo per la missione”, riassume Il Riformista spiegando che ieri, nel corso del vertice a Palazzo Chigi, l’orientamento di Berlusconi sarebbe stato espresso con questo concetto: “Prima ce ne andiamo, meglio è. Più del 70 per cento degli italiani sono contrari all’intervento in Libia”.
Per La Stampa ci sarebbe “l’ombra di Tremonti dietro il braccio di ferro”: “Finiti i 150 milioni già impegnati, il ministro non stanzierà altri fondi”. L’accordo è stato raggiunto nel momento in cui si è stabilito un accordo sulla mozione che verrà votata oggi alla Camera, che contiene il principio “fine missione in tempi certi”. La data -spiega La Stampa- dovrà essere comunicata al Parlamento: in sede Nato, secondo il quotidiano, “strabuzzano gli occhi”, perché o difendi le popolazioni civili o non le difendi, mica lo fai per un po’ “e poi magari smetti entro luglio, come suggerisce a nome dei Responsabili il capogruppo Sardelli”. Però “pure l’opposizione non scherza”, visto che “il Pd voterà un documento di sostegno all’azione bellica e quello, ancor più netto, del Terzo polo; subirà di conseguenza la defezione dei deputati cattolici pacifisti, autorizzati ad astenersi”, boccerà il testo Pdl-Lega e poi si asterrà sull amozione dipietrista, contrarissima ai bombardamenti: “insomma, i nostri piloti che decollano per la Libia non sanno più tanto bene chi ce li manda e perché”, chiosa La Stampa. E domani atterra a Roma la Clinton: Frattini -scrive il quotidiano- spera che non ci chieda un ulteriore sforzo militare.
Il Giornale descrive l’accordo come “un capolavoro di sintesi politica” e spiega che il testo prevede l’esclusione, per il futuro, di qualunque nostra partecipazione ad azioni di guerra, oltre che la razionalizzazione delle missioni già in corso e l’impegno a non determinare ulteriori aumenti della pressione tributaria finalizzati al finanziamento dell amissione libica.
(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)