Le aperture
Il Corriere della Sera: “Processione silenziosa”, “150 mila per Martini”. Il titolo più grande è “La crisi assedia il commercio”, “nel settore già costrette a chiudere 105 mila imprese”, “per il 2012 previsto un calo ulteriore dei consumi del 3,3 per cento. I più colpiti sono i negozi al dettaglio”.
L’editoriale, di Massimo Franco (“Un convitato un po’ scomodo”) è dedicato al Pd e al governo Monti.
La Stampa: “Produttività, l’Italia è ultima”. “L’analisi dell’Istat: dieci anni persi, peggior risultato tra i 27 dell’Ue”. “La settimana calda di Monti: domani Hollande, mercoledì gli imprenditori. Fondi per la crescita, il governo frena”.
La Repubblica apre con la giustizia, e annuncia “le mosse del governo”: “’Subito la legge anticorruzione, ma non a forzature sulle intercettazioni’”, avrebbe detto Mario Monti. “Il premier con i ministri ha messo a punto il piano da sottoporre al Parlamento. La Cancellieri: ‘inconcepibile intercettare Napolitano’”. In prima pagina anche il richiamo ad una intervista a Susanna Camusso: “Niente tasse sulle tredicesime”.
Il Giornale insiste sulla “verità su Napolitano”: “Ecco come sono andate le cose: il pasticcio è nato nella Procura di Palermo. Niente menti raffinatissime, nessuna manina politica, solo la voglia di tenere in vita intercettazioni irrilevanti che non si potevano fare”.
Su tutte le prime pagine il post di Beppe Grillo sul suo blog, ieri: “Grllo evoca gli anni di piombo. ‘Istigano per farmi eliminare’” (Il Corriere della Sera); “Aizzano l’odio contro di me” (La Repubblica, con commento di Nadia Urbinati)
Lavoro
La Repubblica intervista la segretaria Cgil Susanna Camusso. Invoca da parte del governo un gesto di “discontinuità”, “per dare un po’ di soldi ai lavoratori e per rilanciare i consumi. E si può realizzare detassando le tredicesime fino a 150mila euro di reddito”. Con quali risorse potrà essere coperta questa misura? “I costi dipenderanno da come si interverrà. Per la copertura si potranno utilizzare i proventi della lotta all’evasione fiscale perché sarebbe una misura congiunturale e non strutturale”. Il governo “dovrebbe smettere di tagliare posti di lavoro perché p finito il tempo del rigorismo senza risposte. In questo senso vadiamo come arrivata al capoline l’esperienza del governo Monti”, dice ancora la Camusso, spiegando che “l’unica risposta che questo governo doveva dare era proprio quella della difesa dei posti di lavoro”: invece, se si guarda “a quel che sta accadendo nel pubblico impiego”, così non è, perché “senza la modifica del Patto di stabilità interno, gli enti locali dovranno tagliare i servizi”. La Camusso ricorda che il 28 settembre ci sarà lo sciopero dei lavoratori pubblici indetto da Cgil e UIl e poi, se non ci saranno risposte dal governo, uno sciopero generale: “e speriamo che sia di Cgil, Cisl e Uil”.
Sintetizzando un intervento della Camusso ad una festa del Pd tenutasi ieri, il Corriere titola: “Camusso: ‘Il governo è al capolinea’”. La segretaria Cgil -riferisce il quotidiano- resta scettica sul “patto di produttività” che il governo si appresta a proporre alle parti sociali, anzi, parla di “abuso” della parola stessa: anche perché considera la materia relativa alla produttività propria delle parti, come dimostra il fatto che nel giugno scorso la Cgil abbia sottoscritto con Confindustria un accordo in questo senso. Ed è lo stesso Corriere a continuare ad occuparsi del “piano” del ministro del Lavoro Fornero per “il patto imprese-lavoratori”: che consisterebbe in una delega, sostenuta da un’approvazione bipartisan, per realizzare il “modello tedesco” di coinvolgimento dei lavoratori nell’impresa. In cosa si tradurrebbe la delega? In una norma che fa perno sul contratto collettivo aziendale: è qui che le parti, nella loro autonomia, dovranno predisporre le regole della partecipazione dei lavoratori, che potrà essere più o meno pervasiva. In Germania, in cambio i sindacati dei lavoratori hanno concesso l’impegno ad una maggiore produttività, “che si è tradotta in una revisione dell’organizzazione del lavoro e dei salari”.
La Stampa legge i dati di fonte Istat sulla crescita del Pil italiano e sulla produttività. Nel periodo 2001-2010 la crescita del Pil in Italia è stata complessivamente del 4,1%: secondo Istat il risultato più modesto tra tutte le economie europee, visto che la Germanai ha avuto un indice del +11,9%, la Francia +12,1%, il Regno Unito 17,1% e la Spagna +22,6%. Ma l’Italia è anche in fondo alla graduatoria europea per la crescita della produttività oraria del lavoro, che nel 2010 era cresciuta solo dell’1,4% rispetto al 200, mentre nei 27 Paesi Ue era salita dell’11,4% (+13,6% in Germania e +10,4% in Spagna). “Dieci anni sprecati”, dice il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, che il quotidiano intervista. Dice che l’Italia ha “bucato” la rivoluzione informatica, che le imprese -troppo piccole- non sanno innovare. Abbiamo sostituito le maacchine da scrivere con i pc, dice Giovannini, ma poi “abbiamo continuato a produrre e a lavorare come prima. Il problema si concentra in particolare in alcuni settori come il terziario (con costruzioni, attività immobiliari e attività professionali che hanno perso produttività) e poi nel manifatturiero, in particolare nelle imprese piccolissime ed in quelle grandi. Solo il settore delle comunicazioni e le banche, col processo di riorganizzazione che c’è stato, hanno sfruttato questa occasione. Addirittura la pubblica ammministrazione ha fatto passi avanti”.
Grillo e i media
In un post pubblicato sul suo blog Beppe Grillo si è scagliato contro media e politici. Citando George Orwell, come ricorda La Stampa, allorché ha rispolverato il “rito dell’odio”. Le sue parole: “Il rito quotidiano dell’Odio da parte di aizzatori di professione nei miei confronti, nei confronti degli appartenenti al Movimento 5 Stelle e dei miei collaboratori, sta diventando fragoroso, insopportabile, indecente”. Lo scopo, spiega Grillo, è quello di “creare mostri da abbattere per mantenere lo status quo”, senza discutere nel merito, “con l’obiettivo di isolare, infamare, distruggere”. In seguito -si chiede Grillo- “dal tiro al bersaglio metaforico si passerà a quello reale? L’informazione sta sconfinando in molti casi in istigazione a delinquere, come avvenne negli anni di piombo. Li diffami, li isoli e poi qualcuno li elimina”.
Partiti
Il Corriere ha un colloquio con Romano Prodi sulle primarie Pd e riforma del sistema elettorale. “Certo che voterò alle primarie -dice il Professore- ci mancherebbe, ma sarà un voto riservato e non farò campagna elettorale per nessuno perché non desidero entrare nella contesa”. Ma “molto dipende dalla piega che prenderà la trattativa sulla riforma elettorale. Sella fine, per convenienze e interessi incrociati dei partiti, si arriverà ad un modello proporzionale, allora lo strumento delle primarie verrà inevitabilmente svuotato: a che servirebbe infatti chiamare il popolo del centrosinistra a scegliere il candidato premier del partito se poi la formula di governo, come avviene con il proporzionale, viene delegata alla trattativa tra le forze poltiche e solo dopo le elezioni?”.
Lo sfidante alle primarie Matteo Renzi, secondo quanto riferisce La Stampa, ha sedotto anche i duri e puri ieri alla Festa Democratica nazionale di Reggio Emilia (“nella terra dell’ortodossia Pd”) ed ha parlato, ovviamente,della sfida delle primarie: “si faranno, Bersani è persona seria”, “sarà una sfida dura sui contenuti, ma col sorriso sulle labbra per allargare il consenso del Pd”; “se poi vinciamo, proveremo a cambiare il Paese, se perdiamo dal giorno dopo daremo una mano a chi ha vinto. Le regole della casa sono non dividersi”; di certo “non chiederò premi di consolazione, come chi è diventato capogruppo o vicepresidente della Camera” (leggi Dario Franceschini e Rosy Bindi).
Su La Repubblica: “Renzi fa il pieno alla Festa Pd. ‘Alleati? Né Casini né Vendola, prima di loro ci sono i cittadini’”. E nella pagina di fianco: “Matteo seduce i militanti-nonni, top di applausi alla ‘rottamazione’”, “show nelle cucine. Ma c’è chi gli rimprovera la visita ad Arcore”. Parole di Renzi: “Se invece della foto di Vasto il centrosinistra fosse stato più credibile, quando è caduto Berlusconi ci saremmo andati noi al governo, non i tecnici”; “Da Vendola, che nel ’98 fece cadere Prodi, non accetto lezioni di centrosinistra”.
Il Corriere spiega che sulla riforma elettorale, all’interno del Pd, sta organizzandosi un fronte trasversale che insiste a chiedere che il premio di maggioranza vada alla coalizione e non al partito: il fronte va da Fioroni alla Bindi, passando per Fassina.
La Repubblica racconta che Berlusconi avrebbe chiamato il sindaco di Roma Alemanno per consigliargli di non ricandidarsi: brutti sondaggi. Alemanno avrebbe acconsentito, purché non venga sostituito con un ex-An: l’ex ministro Giorgia Meloni potrebbe infatti essere l’alternativa, ma il primo cittadino di Roma non sarebbe d’accordo.
Internazionale
Su La Stampa, una lunga analisi Enzo Bettiza: viaggio in 50 anni di storia della Russia dove, archiviato il passato dell’Urss, anche la dissidenza diventa farsa. Il titolo: “La Russia di Putin, da Solzenicyn alle Pussy Riots”. A Mosca “la democrazia resta incompiuta”.
Il Corriere della Sera si occupa delle convention repubblicana e democratica. E riferisce dell’inchiesta aperta dal procuratore generale dello Stato di New York per appurare se alcune delle società americane di private equity, compresa Bain Capital, che è stata fondata dal candidato repubblicato Mitt Romney, abbiano commesso abusi nell’applicare pratiche di elusione fiscale grazie alle quali avrebbero pagato centinaia di milioni di dollari di imposte in meno. Ma la vicenda potrebbe avere un effetto boomergand sulla convention democratica che si sta per aprire a Charlotte: se l’elusione è imponente, è anche vero che quelle pratiche erano molto diffuse, generalizzate, alla luce del sole. Per quanto ne sa, il fisco federale non le ha mai contestate apertamente: e allora si può contestare il fatto che proprio oggi il procuratore abbia deciso di muoversi, in piena campagna elettorale. Tanto più che il procuratore generale in America viene eletto dal popolo e spesso, dopo essersi fatto le ossa in magistratura, passa all’amministrazione della cosa pubblica.
Su La Stampa, la Francia “a lezione di morale laica”: dal prossimo anno nelle scuole partiranno i corsi di “valori universali”. Ne ha dato il preannuncio il ministro dell’educazione nazionale Vincent Peillon: la rifondazione della scuola repubblicana è uno dei punti chiave del programma del presidente socialista Hollande ed è uno dei tre settori (insieme a forze dell’ordine e magistratura) dove non proseguirà il salasso dei dipendenti pubblici: il governo punta ad assumere 60mila persone nel settore dell’educazione. Peillon ha spiegato che si sinsegnerà ai cittadini di domani “cosa è giusto” secondo “una morale universale, fondata su ideee di umanità e di ragione”, perché la morale laica “comporta una costruzione del cittadino, certo con una conoscenza delle regole della società, del diritto e del funzionamento della democrazia, ma anche di tutte le questioni che ci si pone sul senso dell’esistenza, sul rapporto con se stessi e congli altri, su ciò che fa una vita felice o buona. Se queste domande non sono poste, discusse e insegnate a scuola, lo saranno dai mercanti e dagli integralisti di ogni genere. Se la Repubblica non dice quali sono i vizi e le virtù, il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, altri lo faranno al suo posto”. Obietta il fisolofo Jean Baubérot: “non si può insegnare la morale come si insegna una regola di grammatica”.
Della vicenda si occupa anche il Corriere della Sera: “dal prossimo anno il piano di studi settimanale degli studenti francesi, dalla prima elementare alla fine delle secondarie, includerà lezioni di etica repubblicana”. Il Ministro Peillon ha spiegato: “la laicità come fatto giuridico, filosofico e storico, non è stata sufficientemente studiata. Alcuni pensano che la laicità è contro le religioni; altri, al contrario, che sia semplicemente tolleranza; altri che consista unicamente in regole di convivenza”, ma esiste “una laicità interiore”, ovvero l’arte di interrogarsi e ragionare, di considerare che “un ragionamento non è un’opinione”.
La Repubblica ha in Fabio Scuto un inviato nel Sinai: lì le tribù dei beduini minacciano Egitto e Israele e si presentano come “i nouvi Taliban”. I gruppi integralisti controllano il giro del contrabbando e i traffici di armi e di esseri umani, nel nome della Jihad.
E poi
La Repubblica intervista il professor Guido Rossi, secondo cui le idee del cardinal Carlo Maria Martini “anticiparono l’Europa”. E invita cattolici e laici ad unirsi per tenerle in vita. Anche su Welfare e giustizia, secondo Rossi, Martini ebbe intuizioni rivoluzionarie.