Le aperture
Il Corriere della Sera: “Immigrati via da Lampedusa con le navi. Videoconferenza a 4 sulla Libia senza l’Italia. Frattini: non ci sentiamo esclusi”. E poi: “Nell’isola rivolta contro gli sbarchi. Per gli stranieri 13 aree, ma può scattare anche il respingimento in massa in Tunisia”. A centro pagina: “Berlusconi, processo e show. ‘Il più imputato della storia’”. La foto è quella del premier ieri a Milano dopo un’ora e mezzo di presenza in aula di Tribunale”. Il “racconto”, firmato da Aldo Cazzullo, è titolato “Il premier risale sul predellino”.
La Repubblica: “Libia, profughi in tutta Italia. Il piano di emergenza prevede l’utilizzo di caserme e tendopoli. Il cardinale Bagnasco: serve una soluzione europea”. “Lampedusa in rivolta, sei navi per trasferire gli immigrati”. Il titolo di apertura è dedicato alla giustizia, con l’immagine di Berlusconi ieri a Milano. “Responsabilità dei giudici, i dubbi di Napolitano. Berlusconi, predellino bis. Il premier in tribunale per Mediatrade, poi il bagno di folla”. L’editoriale, firmato da Ezio Mauro, è titolato: “L’invenzione della realtà”.
La Stampa: “Berlusconi in tribunale, poi è show con i fan. In udienza dopo otto anni al processo Mediatrade. Tifoserie contro. Il premier: tornerò”. Anche per La Stampa quello di ieri è il “terzo predellino” del premier. Il titolo più grande, con foto di un immigrato in fuga da un centro di accoglienza, parla di Lampedusa. “Sbarchi, Lampedusa in rivolta. Domani parte il piano di evacuazione, sei navi per imbarcare i clandestini. Emergenza sanitaria, Fazio invia gli ispettori. Arrivati duemila immigrati in 24 ore. Gli abianti bloccano il porto. Libia, summit Usa-Francia-Germania-Gran Bretagna senza l’Italia”.
Europa: “L’asse ce lo diamo in testa, Merkel con Sarko e Obama”, “Berlusconi tagliato fuori alla vigilia del vertice di Lomdra. Gheddafi in ritirata”. “Sulla Libia si forma un quartetto politico, all’Italia restano i profughi”.
Libero: “Lampedusa in rivolta. Gli isolani non sopportano più di essere invasi: bisogna intervenire prima che ci scappi il morto. Vi sveliamo i trucchi dei francesi per rispedire in Italia i tunisini. E l’Europa resta a guardare”. A centro pagina l’immagine di Berlusconi ieri davanti al palazzo di giustizia di Milano: “Silvio dai giudici con la borsa antiproiettile. Berlusconi show in tribunale”.
Il Giornale: “Salviamo gli italiani. L’invasione dei clandestini. A Lampedusa gli abitanti costretti a subire un’enorme tragedia tra sporcizia, furti e rivolte. Il governo vara il piano di liberazione dall’isola: 11 mila immigrati saranno evacuati con 6 navi”. Il titolo di apertura è per il “ciclone Berlusconi, prima dai giudici, poi show sul predellino” per il processo a Milano. L’editoriale di Alessandro Sallusti è ttiolato “Sfascismo di sinistra”.
Il Fatto quotidiano: “Il governo affonda a Lampedusa. Arrivano a migliaia. L’isola è in rivolta. Maroni scarica i suoi errori sulla Tunisia. Tremonti scopre gli aiuti ‘creativi’. Situazione fuori controllo”. A centro pagina: “Pdl e Lega all’attacco contro le poche trasmissioni scomode. ‘Annozero e Ballarò devono tacere, alla Rai ritorna il bavaglio vergogna”. In evidenza in prima anche la notizia della finta terremotata alla trasmissione tv Forum, con intervista a Carlo Freccero: “La tv italiana, uno scenario libico”.
Il Sole 24 Ore: “Generali, l’ora della verità. Geronzi convoca il consiglio straordinario il 6 aprile. La lettera di oltre un terzo del board: subito chiarimento e sanzioni a Bolloré”, che nella contesa della compagnia assicurativa è avversario del presidente della compagnia. Generali ieri ha anche risposto alla Consob su una richiesta di chiarimenti sulla alleanza con la compagnia ceca Ppf, e su un presunto obbligo di acquisto incondizionato su una opzione di uscita prevista nell’accordo.
La situazione a Lampedusa in prima sul Foglio: “Così il Cav e Maroni cercano di disinnescare la bomba di Lampedusa”, titola il quotidiano, ricordando che sul tema si terrà domani un consiglio dei ministri straordinario. E sul vertice di Londra: “Il ministro Frattini cerca una sponda nella cauta Germania, ma senza deludere gli insorti libici”.
In prima pagina su Europa si riproduce l’intervento che ieri il presidente Napolitano ha pronunciato all’Onu, sotto il titolo: “Il mondo doveva reagire a Gheddafi”.
Libia
Ieri il presidente Usa Obama ha tenuto il primo discorso sulla guerra in Libia. Ha detto – sottolinea il Corriere della Sera – che l’intervento non sarà un altro Iraq, “dove il cambio di regime è costato otto anni, migliaia di vite americane e mille miliardi di dollari”. Ha rivendicato la correttezza della sua azione militare, presa dopo aver consultato i leader del Congresso Democratici e Repubblicani. Ha spiegato che l’offensiva in Libia è finalizzata a “evitare un massacro”. Secondo il Corriere Obama ha tentato di sottolineare che non si tratta di una iniziativa solo americana, e che d’ora in poi la leadership Usa verrà esercitata in modo da convincere la comunità internazionale a esercitare uno sforzo comune.
La Stampa intervista Dov Zackeim, che è stato vicecapo del Pentagono fino al 2004. La sua previsione è che le difficoltà dell’operazione in Libia potrebbero portare la Francia a mandare truppe di terra. L’esperto sottolinea, tra le debolezze dei ribelli libici, il fatto che “non sappiamo chi sono, cosa vogliono e come operano”. Dice che “stiamo facendo un intervento militare a sostegno di un alleato che non conosciamo, e questo ci espone a molti rischi”. Sottolinea che i ribelli possono vincere solo con il sostegno politico della Lega Araba, ma che finora soltanto due Stati arabi hanno aderito alla no-fly zone. Il ministro della Difesa americano Gates, ricorda, per settimane ha continuato a spiegare che cosa avrebbe significato bombardare, instaurando la no-fly zone, ma “non lo hanno voluto ascoltare”. Bisogna credere a Gheddafi, quando dice che combatterà fino alla fine, anche perché sa che, se dovesse lasciare il potere e andare in esilio, rischierebbe di essere arrestato su mandato del Tribunale penale Internazionale.
Due pagine de Il Foglio sono dedicate alla missione in Libia e compaiono sotto il titolo “Una guerra non necessaria”. Si sintetizza che l’operazione in quel Paese “stravolge l’idea di ingerenza umanitaria partita con il Kosovo”. Si tratta di un Forum tra Giuliano Zincone, Stefano Menichini e Massimo Boffa.
All’Onu ieri ha preso la parola il Presidente Napolitano, il cui intervento – come scrivevamo – è riprodotto integralmente da Europa: “Dobbiamo rinnovare il nostro impegno per un sistema multilaterale di relazioni internazionali”, ha detto Napolitano. Ha ammesso che “nessuno gradisce l’instabilità alla propria porta di casa”, e tuttavia in alcuni casi “la stabilità era più fragile e precaria di quanto non apparisse” e noi stessi avremmo dovuto essere “maggiormente consapevoli delle possibili conseguenze di forme autoritarie di governo e della corruzione diffusa nei circoli ristretti al potere”. “La democrazia avanzerà, dall’interno e senza essere imposta da fuori”, ha sottolineato il capo dello Stato. E sull’intervento in Libia: “il mondo non poteva assistere senza reagire alle molte vittime e alle distruzioni massicce”.
Esteri
“Così al Cairo militari e islamisti ipotecano il futuro egiziano”, è il titolo di una analisi che compare su Il Foglio, dove si ricorda che i militari hanno deciso che si voterà a settembre per il Parlamento. Si sottolinea che il referendum sugli emendamenti costituzionali ha svelato la debolezza del popolo di Facebook e il potere delle moschee, e che il pericolo di una eventuale salita al potere dei Fratelli Musulmani spaventa i cristiani copti, che hanno inviato una lettera al segretario di Stato Usa Clinton, in cui sottolineano che la Fratellanza costituisce una minaccia non solo per l’Egitto, il Medio Oriente e Israele ma anche “per gli Stati Uniti e tutta la civiltà occidentale”. L’analisi riferisce di un editoriale del New York Times di venerdì scorso piuttosto preoccupato. E riproduce le parole di un analista dell’International Crisis Group Elijah Zarwan: ci sono “prove sempre più evidenti di un patto fra i Fratelli Musulmani e la Giunta Militare”.
La Repubblica ha due corrispondenze. Una dalla Siria: “Tra i dissidenti di Damasco, ‘per Assad l’ultima chance, libertà o sarà il disastro'” (Alix Van Buren) e una dalla Libia con i ribelli verso Sirte (Bernardo Valli).
Giustizia
Secondo La Repubblica ci sarebbe uno “stop” del Quirinale sulla responsabilità dei giudici, ovvero sull’emendamento accolto dalla Commissione giustizia della Camera alla legge Comunitaria, che prevede la responsabilità civile dei magistrati anche per manifesta violazione del diritto. Secondo il quotidiano il Colle pensa che si tratti di un emendamento sbagliato nel metodo, nel merito e nei tempi, destinato solo ad alimentare un gratuito scontro con la magistratura, nel senso che – secondo il quotidiano – l’argomento per il Quirinale non si può liquidare nella legge Comunitaria, senza dibattito, tanto più che c’è una riforma costituzionale Alfano che già contiene questo argomento. Il Sole 24 Ore sottolinea che nel 2008 il governo Berlusconi escluse che la legge sulla responsabilità civile in vigore in Italia fosse in contrasto con la decisione della Corte di giustizia, che ci aveva condannato nel 2006: il quotidiano ricostruisce la vicenda, con un articolo dal titolo “governo bifronte sulla modifica”, in cui si ricorda che tutto nacque dalla interrogazione di un deputato radicale, Matteo Mecacci. Ieri il sottosegretario alla giustizia Caliendo non ha escluso la possibilità di mitigare in qualche modo la norma contenuta nell’emendamento contestato.
E poi
“La comunicazione fai da te”. Sulle pagine R2 de La Repubblica i lettori troveranno sotto questo titolo una anticipazione della intervista che la rivista Reset ha realizzato con il sociologo Manuel Castells, ovvero come i social network aiutano la democrazia. In Europa la politica è in crisi, non ha più rapporti con la base popolare, il mondo arabo ci dà una lezione. Sulla stessa pagina si riferisce anche del dibattito sulle pagine di Foreign Affairs sul potere sociale dei media. Malcom Gladwell è tutt’altro che convinto che senza i social media non ci sarebbero state le rivolte nel mondo arabo.
(Fonte: Rassegna Italiana a cura di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)