Le aperture
A centro pagina, con foto: “Israele-Hezbollah, un giorno di guerra. Tre vittime, ucciso un casco blu”.
A fianco: “‘Scambio di prigionieri’. Mistero sugli ostaggi Isis”. “Siria, annuncio dei miliziani. ‘Libera la jihadista’”.
A fondo pagina: “Le risate sul capannone crollato”. “La ‘ndrangheta dopo il sisma in Emilia Romagna”. “E al politico: ‘Con i voti ti porto in cielo'”.
In alto: “Il monito del Papa: ‘Società di padri assenti e troppo presi da sé”.
La Repubblica: “Renzi: il nome è Mattarella”. “Oggi l’annuncio al gruppo Pd, nel pomeriggio il primo voto per l’elezione del Presidente”. “La decisione dopo il vertice tra il premier e Bersani: ‘Io vado avanti fino in fondo'”. “Berlusconi ribadisce il veto e insiste sulla candidatura di Amato. Stamane altro incontro”.
A centro pagina: “Hezbollah attacca Israele, nuovi venti di guerra”. E poi: “Salta lo scambio, l’Isis minaccia di uccidere gli ostaggi”. “Agguato sul Golan, tre morti”. “Paura per il reporter giapponese”.
A fondo pagina: “La ‘ndrangheta del terremoto”. “Blitz al Nord, in Emilia 117 arresti: i boss ridevano del sisma”.
La Stampa: “Quirinale, Renzi sfida Berlusconi”. “Oggi il primo voto. No dell’ex Cavaliere a Mattarella, ma il premier: avanti con lui”. “Tramonta l’ipotesi Amato. Forse in giornata un nuovo incontro tra il capo del governo e il leader di Forza Italia”.
A centro pagina: “Il primo strappo di Tsipras con l’Europa”. “Il nuovo governo greco blocca le privatizzazioni e alza il salario minimo”.
Il Giornale: “Quirinale, Renzi fa il nome”. “Il premier cala le carte, il suo candidato è Mattarella”. “Ma restano i dubbi del Cavaliere”. “Minoranza Pd e grillini lavorano per Bersani o Prodi”. “Lega e Fratelli d’Italia lanciano Feltri”. “Berlusconi chiede ai giudici una ‘licenza’ per le trattative”.
A centro pagina una foto di Michelle Obama: “La lezione americana. Michelle senza velo smaschera le buoniste italiane”. La foto della first lady è dal suo viaggio in Arabia Saudita, dove “ha destato scandalo” per “non avere indossato il velo”.
Di spalla un articolo di Vittorio Feltri dedicato all’addio di Giuliano Ferrara alla direzione de Il Foglio: “Ferrara imprevedibile anche nel mollare il suo giornale”.
In prima anche un articolo sulla Grecia: “La ‘carissima’ svolta di Tsipras, è già costata sessanta miliardi”. “Conto salato per i greci”.
Il Sole 24 Ore: “Cala la Borsa greca, bond al 17 per cento”. “Tsipras frena sul debito: subito il negoziato ma no a rotture distruttive”. “Il nuovo governo fa dietrofront sulle privatizzazioni e gela i mercati. Atene chiude a -9 per cento, lo spread schizza a 974”.
Di spalla: “Renzi in pressing su Mattarella. Oggi nuovo vertice con Berlusconi”. “Il premier: abbiamo i voti per eleggerlo senza Forza Italia”. “Via alle votazioni per il Colle, il leader di Fi per ora dice no”.
A centro pagina: “CsC: euro, petrolio e tassi spingono al rialzo il Pil 2015”. “Ripresa oltre le attese, la tendenza positiva sulla crescita si rafforzerà anche nel 2016”.
Oggi alle 15 iniziano le votazioni per eleggere il nuovo capo dello Stato. Matteo Renzi ieri ha proposto a Silvio Berlusconi di votare Sergio Mattarella, “in grado di compattare il Pd e incassare anche i voti della sinistra non governativa”, come scrive in un “retroscena” il Corriere della Sera. Berlusconi però “si sarebbe detto contrario e avrebbe insistito su Giuliano Amato, che nel Pd però incontra molte più resistenze. No a Mattarella anche da parte di Angelino Alfano”. Secondo il quotidiano ieri sera “Renzi si mostrava ottimista, convinto che politicamente il Cavaliere potrebbe anche astenersi sul candidato che ‘sono deciso ad accompagnare al Quirinale'”. Ma il quotidiano ricorda anche che Mattarella è stato “‘stato l’unico democristiano a dimettersi davvero’. Accadde quando da ministro del governo Andreotti si oppose al decreto che riaccendeva le tv private…”. Secondo il Corriere ieri Renzi ha incontrato Confalonieri per “aprire un’altra linea di comunicazione — riservata e parallela — con Berlusconi”, ed ha annunciato “quando ormai è notte” che “‘se tutto andrà bene Mattarella sarà il dodicesimo presidente della Repubblica’”. Parole virgolettate di Renzi: Mattarella è “‘un arbitro, un garante della Costituzione, e nessuno potrà dire che è un mio avatar’ mentre per convincere il Paese ‘racconterò la storia del fratello di una vittima di mafia, ministro della Difesa che ha abolito la leva obbligatoria, fautore di un sistema di voto che metteva in contatto l’elettore con l’eletto'”. Renzi ha il consenso dei grandi elettori di Sel e degli ex 5Stelle. Bersani considera la scelta “un colpetto” al patto del Nazareno. Alfano non ci starebbe. Ora “bisogna verificare se il suo progetto reggerà alla prova del voto segreto, se le reazioni di coloro i quali vorranno a vario titolo prendersi una rivincita con lui nell’urna, avranno la meglio su un’operazione che sposta il baricentro politico e incrina il Patto del Nazareno, almeno ufficialmente”.
Secondo Stefano Folli, su La Repubblica, Mattarella è la “quadratura del cerchio”, “riservato uomo di diritto”, “rigoroso nella difesa della Costituzione”, “ex ministro della Difesa di D’Alema”, “oggi giudice della Consulta”, “fratello di Piersanti, ucciso dalla mafia a Palermo”. La scelta “impedisce che il Pd si disgreghi in una lotta intestina” ed evita – almeno questa è la speranza – che alle prime tre votazioni prenda forma una candidatura alternativa, di Prodi o di Bersani, ieri proposti tra gli altri dal Movimento 5 Stelle. Folli ricorda che Alfano e Casini, “al momento contrari”, confluiscano su Mattarella. Ma con la scelta di Mattarella Renzi ha “fatto sapere” sia “ai suoi” che al centrodestra che “il patto del Nazareno non è morto ma certo non è una diarchia”.
Repubblica intervista Stefano Fassina: “‘Un nome che due anni fa era già nella nostra rosa’”. Mattarella non è il candidato della minoranza ed ha “‘tutti i requisiti per una condivisione ampia’”. Fassina smentisce invece di essere andato dai 5Stelle a sponsorizzare il nome di Bersani: “‘E’ una notizia inventata. Mi fa sospettare la strumentalità dell’utlizzo dei nomi di Prodi e Bersani da parte dei 5Stelle'”.
Sullo stesso quotidiano un articolo sull’assemblea dei grandi elettori del M5S di ieri, che ha elaborato una lista di dieci candidati che oggi e domani saranno votati “dalla rete”: “Anche Bersani e Prodi nelle Quirinarie del M5S per tentare la sinistra Pd”. Si legge che sulla opportunità di indicare i nomi di Prodi e Bersani “i grillini sono divisi”. L’idea è soprattutto di Alessandro di Battista: “Dobbiamo spezzare il patto del Nazareno”.
Il “retroscena” di Bei e De Marchis, sul quotidiano di Ezio Mauro, cita il premier. “‘Ho scelto l’unità del partito democratico proponendo una persona perbene. Ora sta a Berlusconi decidere'”. Secondo il quotidiano Berlusconi, “spalleggiato da Verdini”, avrebbe risposto che Mattarella “‘integralista giustizialista, alla Corte costituzionale ha sempre fatto blocco contro di me. Non lo possiamo accettare'”. Letta avrebbe spezzato una lancia su Mattarella: “‘Silvio ti sbagli. È talmente rigoroso che, se va al Quirinale con i nostri voti, non farà mai qualcosa contro di te. Magari non sarà dei nostri, ma mai contro'”. L’incontro si è chiuso “senza accordo”, con la “minaccia nemmeno tanto velata” di Renzi di “procedere da soli”: “‘Tanto alla fine Alfano verrà con noi. Sel e metà dei cinque stelle già ci stanno, il Pd ce l’ho tutto dietro. E Mattarella può andare oltre i 600 voti. Pensateci bene'”.
Secondo Il Giornale “c’è un piano B”, e i nomi alternativi sarebbero quelli di Veltroni e Bassanini. “Chissà, forse sarà proprio Renzi a lasciare l’ex ministro democristiano, oggi giudice della Consulta. Nel caso, Walter Veltroni è pronto e Franco Bassanini potrebbe spuntare a sorpresa”. Renzi ha bloccato Amato, e ora Berlusconi “potrebbe ottenere il ritiro di Mattarella, considerato un nuovo Scalfaro. Renzi terrà duro sul nome? In realtà sembra quasi che Matteo questo veto se lo stia andando cercare, nella convinzione che il Cavaliere non possa dire di no a tutto rischiando di ritrovarsi Romano Prodi al Colle”. Veltroni nel frattempo “sarebbe diventato il candidato preferito dalla maggioranza dei parlamentari democratici, davanti a Mattarella, Castagnetti e Fassino”. Bassanini sarebbe invece “l’asso segreto, il cilindro nel cappello, da tirare fuori in caso di impasse”, ex socialista, ministro, oggi presidente della Cassa Depositi e Prestiti.
Secondo La Stampa Berlusconi sarebbe “tentato dalla carta Finocchiaro per fermare Mattarella”. Si ricorda che “il giudice costituzionale non convince neppure Alfano”, e si ricorda che “contro ogni pronostico” il leader di Fi e quello di Ncd “non si sono traditi a vicenda”.
Sul Sole si spiega che “sulla carta” Pd, Sel e fuoriusciti del M5S possono contare su 575 voti. “Senza Fi e centristi margine di 70 voti”, il titolo. Con Forza Italia e centristi si arriverebbe a 805 voti, con i soli centristi a 663. Si ricorda anche che oggi Renzi incontrerà anche i grandi elettori del Pd, alle 13, per decidere come votare ai primi tre scrutini, quando il quorum necessario è molto più alto.
La Repubblica intervista la parlamentare azzurra Micaela Biancofiore: “Matteo ci ha usati, noi votiamo Bersani”. Spiega comunque di parlare a titolo personale e che lei farebbe così.
Sul Sole 24 Ore: “Debutto choc per Tsipras, stop alle privatizzazioni”. “Premier morbido nei toni, linea ferma”. “Schiaffo alla troika nel primo consiglio dei ministri”. Secondo il quotidiano si tratta di un “siluro” di Atene alla troika e a uno “dei pilastri del ‘Washington consensus’, cioè della riduzione del debito pubblico attraverso la messa sul mercato dei ‘gioielli di famiglia’ portato avanti dalla troika su suggerimento del Fmi”. La decisione era stata annunciata in campagna elettorale, ma “colpisce la rapidità”: bloccato il piano di privatizzazione del 30 per cento della compagnia elettrica e bloccata la prevista cessione sul mercato del 35 per cento della raffineria Hellenic Petroleum, congelata la cessione del 67 per cento dell’autorità di gestione del porto del Pireo e anche la privatizzazione del porto di Salonicco. Immediata la reazione negativa della Borsa, e in particolare dei titoli delle aziende interessate. Il quotidiano spiega anche che Tsipras ha mostrato ramoscelli d’ulivo sul “fronte esterno”, e sul tema della rinegoziazione del debito è stato “prudente nei toni senza però arretrare nei principi”, parlando di governo “pronto a negoziare” per una “soluzione giusta e duratura” sul debito.
Sul Corriere: “Stop alle privatizzazioni. Debito da ridiscutere. E la Borsa di Atene crolla”. “Bloccata la vendita della rete energetica e del Pireo”. Dove si legge che “il nuovo governo greco degli scravattati di sinistra sta solo mantenendo la linea”. Si dà conto anche della decisione di riassumere i dipendenti del settore pubblico il cui licenziamento è stato giudicato illegittimo dalla magistratura e dell’aumento del salario minimo.
Luca Ricolfi sul Sole 24 Ore si chiede cosa avrebbe detto Norberto Bobbio del governo nato in Grecia, visto che secondo il suo “schema”, esposto nel fortunato libro “Destra e sinistra”, l’alleanza tra Tsipras e il “partito radicale di destra” Anel di Panos Kammenos “non poteva succedere” . Invece le due formazioni politiche si sono alleate in nome del “nemico comune”, ovvero le autorità europee. Ovviamente il loro orizzonte futuro è “molto diverso”, nel senso che “la sinistra radicale vuole smantellare l’Europa di Bruxelles per costruire un’Europa più democratica, con un Parlamento vero, e un governo espressione dei popoli che lo hanno eletto”, mentre “la destra radicale, non solo in Italia, sogna un’Europa delle nazioni, con meno immigrati e più autonomia dei singoli Stati”.
Sul Corriere si torna sul tema delle sanzioni Ue alla Russia e della linea del governo greco: “Sanzioni a Mosca, il veto greco agita l’Ue”. “Il nuovo governo si oppone a ulteriori provvedimenti punitivi. Consultazioni Obama-Merkel”. Si racconta che come primo atto pubblico Tsipras ha incontrato l’ambasciatore russo ad Atene, che “gli ha consegnato una calorosa lettera di Putin”, mentre il secondo incontro è stato con l’ambasciatore cinese, probabilmente per dargli notizia dello stop alla privatizzazione del porto, che interessava una azienda cinese già operativa nel Pireo. Ma il quotidiano dà conto della “voce inquietante, per alcuni”, che circolerebbe: che Putin potrebbe offrire a Tsipras una “sponda finanziaria”, piantando così un “cuneo diplomatico nel cuore della Ue”.
Al “giorno di guerra” tra Israele ed Hezbollah è dedicato un articolo del Corriere della Sera. Il corrispondente da Gerusalemme racconta del missile sparato da Hezbollah che ha ucciso due soldati israeliani e ne ha feriti sette. “Nella immediata risposta israeliana un soldato Unifil è rimasto ucciso”. Lo stato maggiore e l’intelligence israeliana aspettavano da giorni la risposta di Hezbollah e dell’Iran a un attacco di dieci giorni fa, quando un missile di Tsahal aveva colpito un pick up in Siria, con dentro sei miliziani di Hezbollah e un generale iraniano. I razzi Kornet della formazione libanese hanno colpito un convoglio israeliano al confine. Due morti, e sette feriti non gravi.
La Repubblica intervista Paul Salem, vicepresidente del Middle East Institute di Washington. “Né l’Iran, né Israele né tantomeno Hezbollah hanno interesse a vedere una escalation militare”, dice. Le ragioni di questa recrudescenza sono “politiche più che militari”, perchè Hezbollah non vulole apparire debole dopo l’attacco israeliano del 18 gennaio, dove tra i morti, con il generale iraniano, c’era anche il figlio di uno dei leader del partito di Dio. Quanto ad Israele, Netanyahu sa che “una guerra gli si potrebbe ritorcere contro”, perchè gli israeliani sono “stufi di vivere in costante pericolo”
Un altro articolo del Corriere: “Unifil protesta per ‘l’errore di misura’”. Il militare ucciso è uno spagnolo, e il quotidiano dà conto del probabile scambio tra israeliani e Onu: “Perché voi israeliani non state più attenti, se dovete rispondere ad Hezbollah?”. “E perché voi dell’Onu non controllate i missili che gli Hezbollah vi piazzano sotto il naso?”. Secondo un diplomatico italiano la missione Onu “è nell’area più calda, a due passi dalla Siria, con un mandato limitatissimo. E l’ordine è voltarsi dall’altra parte”. Il mandato dato dalla risoluzione Onu che ha rinnovato la missione viene definita “la solita coperta leggera”. I 10 mila caschi blu, di 37 Paesi, 1000 circa dall’Italia, devono “vigilare, supportare, se proprio va male scappare”. Un’altra fonte italiana rivela che gli Hezbollah “sanno che devono lasciarci stare”, e “non ci attaccano mai direttamente”, quando la missione è stata colpita è stato per mano di gruppi sunniti in circa di visibilità”.
Su La Repubblica: “E’ giallo sugli ostaggi. La Giordania smentisce lo scambio dei prigionieri. Nuovo ultimatum dell’Is”. “Audio del giapponese Goto nella notte: ‘Rilasciate la terrorista irachena o il pilota di Amman sarà ucciso'”. Il reporter giapponese e il pilota giordano sono prigionieri dello Stato Islamico, e per il loro rilascio è stata chiesta la liberazione di Saida Al Rishawi, terrorista irachena detenuta dal 2005 in Giordania. Il quotidiano ricorda che ieri Al Jazeera aveva dato notizia dell’avvenuto “scambio”, poi la nota di Amman che si diceva pronta allo scambio tra la donna e il pilota ma non faceva alcun cenno al reporter giapponese.
Anche sul Corriere: “Trattativa con l’Isis, mistero sugli ostaggi.
La Stampa intervista il diplomatico italiano Giandomenico Picco, ex mediatore Onu: “‘Sbagliato trattare con il Califfato, così lo legittimiamo come nazione'”. Picco dice che non farebbe lo scambio di prigionieri. Lui negoziò lo scambio di ostaggi in Libano, ma “trattai a nome dell’Onu, con il consenso degli Stati Uniti, parlando prima con l’Iran e poi con Hezbollah e quindi con Israele”, mentre “qui siamo davanti a un gruppo terroristico”, e “fatico a capire la dinamica”. Insomma: “Con chi si negozia? Non credo che queste decisioni le prenda al Baghdadi”. Picco spiega che un ruolo dovrebbe averlo l’Arabia Saudita, e l’Iran, e che “chi legge questo fenomeno solo in chiave siriana o irachena non ha capito cosa sta succedendo.