Le aperture
Il Corriere della Sera: “La lotta disperata dei volontari. Così a Fukushima una pattuglia di specialisti sta cercando di fermare i reattori in avaria. I tecnici studiano un ultimo piano: elicotteri per bombardare con acqua di mare la centrale”. “Ancora fiamme nelle torri danneggiate da terremoto e tsunami. La nube atomica viaggia con il vento”. “L’allarme: il Giappone rischia l’apocalisse, dice il Commissario europeo all’energia. Le ambasciate invitano gli stranieri a partire”. L’editoriale, firmato da Angelo Panebianco, è titolato: “La paura e la ragione”. A centro pagina: “L’ansia fa cadere le Borse. La Ue sottoporrà a test i suoi 143 impianti nucleari”. A fondo pagina notizie dalla Libia: “Così Gheddafi ha messo i ribelli in rotta. La controffensiva è arrivata a Bengasi, mentre l’Occidente discute”.
La Repubblica. “Incubo nucleare, fuga da Tokyo. Nuova violenta scossa. Il Commissario Ue: rischio apocalisse. Panico in Borsa. Finora inutile ogni tentativo di evitare la catastrofe all’impianto di Fukushima. Il governo italiano: sulle centrali non ci fermiamo. No delle regioni”. A centro pagina le notizie sull’indagine milanese su Berlusconi: “Ruby, 13 volte sesso col premier. La Procura chiude le indagini su Minetti, Fede e Lele Mora. ‘Reati di prostituzione commessi fino a gennaio'”.
Il Sole 24 Ore: “Il nucleare spaventa le Borse”. L’editoriale di Alberto Alesina è titolato: “Sull’atomo usare sempre il cervello”. In evidenza anche la festa per i 150 anni dall’unità d’Italia: “Napolitano: con il federalismo un paese più vivo e più coeso”. Del “compleanno al paese più bello del mondo” scrive anche il direttore Riotta, che oggi annuncia anche la sua uscita dalla direzione del quotidiano (arriva Roberto Napoletano).
Il Foglio: “La tragedia di Fukushima”. “Lo scenario peggiore. Un’esplosione e un incendio alla centrale di Fukushima. La nube atomica arriva su Tokyo”. Di spalla: “La regola tedesca. Merkel chiude sette centrali e azzera lo scontro sulla sicurezza nucleare. Ma qualcuno la critica”.
Europa: “Il nucleare si fonde”. L’editoriale, firmato dai senatori Pd Ferrante e Della Seta, è titolato “Atomo e arroganza ideologica”. A centro pagina un articolo sulla Libia: “Al G8 non c’è accordo sulla no-fly zone, in Libia Gheddafi continua la riconquista”.
La Stampa offre il racconto di un inviato a bordo di un barcone carico di immigrati salpato dalla tunisia e arrivato vicino a Lampedusa: “Il mio naufragio con 112 disperati”. Il titolo più grande è per il Giappone (“Fuga dall’incubo atomico. Crepa nel tetto di un reattore dopo un’esplosione”).
Il Giornale: “La moglie sbugiarda Bocchino. La consorte del capogruppo finiano svela: ‘Ha avuto una relazione con la Carfagna’. Fatti (privati) suoi. Ma Italo aveva sempre negato. Farà ancora prediche sulla moralità?”. A proposito di tradimenti, il quotidiano offre anche una conversazione con Diana de Feo, moglie di Emilio Fede: “E la signora Fede assolve Emilio. Sono sposati da 46 anni e lei dice: ho fiducia in lui. Ma i Pm lo vogliono processare”. L’editoriale, firmato dal direttore Sallusti, offre “qualche consiglio per rilanciare la maggioranza”.
Libero: “Bocchino inguaiato dalla moglie. Macché stalking, la Buontempo rivela: Mio marito ha da anni una relazione con il ministro Mara Carfagna, che lui telecomanda nella sua azione politica”. L’articolo in prima pagina è firmato da Maurizio Belpietro. A centro pagina l’incubo atomico: “Terrore nucleare, la prima vittima è l’Italia. Rischiamo scelte demagogiche”.
Il Fatto quotidiano: “Il Giappone è una bomba. Sull’orlo dell’apocalisse atomica: i nuclei dei reattori della centrale di Fukushima si stanno fondendo e si teme la nube tossica. Voci di una evacuazione anche di Tokyo”. A centro pagina, il caso Ruby: “Bunga buga, Ruby aveva 16 anni. La minorenne marocchina ha fatto sesso con il premier in trecidi occasioni”.
Il Riformista apre con la Libia: “Torneremo a Tripoli. Il potere in Libia sempre più saldo nelle mani del Rais. Caduta Aidabiya, l’esercito di Gheddafi è alle porte di Bengasi”.
Giappone
La Stampa intervista il professor Richard Norgaard, docente a Berkeley e “guru dell’Energy and resource group”, che spiega che quello che “il fatto che si debba procedere a una revisione non significa che si deve rinunciare al nucleare Questo è inverosimie. E’ asupicabile che i Paesi europei si avviino a un esame degli aspetti legati alla sicurezza, chiudano gli impianti a rischio e concentrino gli investimenti su centrali più moderne”. Secondo il professore occorre “una riduzione della produzione da fonti nucleari” nei prossimi anni, perché il livello attuale “rischia di non essere sostenibile in termini di sicurezza”, anche perché molti impianti in Europa sono obsoleti.
Sullo stesso qotidiano si dà conto delle parole del Commissario Europeo all’Energia Oettinger, che ieri a Bruxelles ha riunito “oltre centro tra rappresentanti dei governi, delle agenzie responsabili per la sicurezza e dei gruppi che hanno interessi nel nculeare”. “Insieme hanno preso l’unica decisione possibile, quella di avviare un chek up degli impianti e chiedere alla Francia, attuale guida del G20, di farsi portatrice di un messaggio analogo a livello dei partner globali”. In Europa “la sola Francia vanta 19 impianti con 58 reattori con cui produce circa il 75 per cento del proprio fabbisogno”, in Germania ci sono 17 macchine atomiche, sette delle quali saranno chiuse entro pochi mesi. In totale in Europa ci sono 143 centrali.
Angelo Panebianco, nell’editoriale del Corriere della Sera, scrive che “è giusto interrogarsi sull’atomo e sui suoi pericoli, pretendere che si faccia tesoro delle esperienze dolorose e che si corregano gli eventuali errori, che i controlli siano esigenti, che la ricerca e le applicazioni della tecnologia sulla sicurezza siano sempre meglio sviluppate”, ma serve anche “non smarrire il filo della razionalità”, perché “senza rischi, e assnunzione di rischi, non ci sarebbe mai stato alcun progresso tecnico-scientifico”. Secondo Panebianco non è possibile rinunciare all’atomo, perché “è vitale per diversificare le fonti di energia e quella atomica resta – dopo petrolio e gas – la più importante”.
Barbara Spinelli in una lunga riflessione dal titolo “Il dovere della paura”, cita la “paura euristica” del filosofo Hans Jonas. E spiega: “non la paura che paralizza l’azione è usata dai dittatori, ma quella che cerca di capire, di scoprire”, quella che “prevede il male con apprensione”. Ricorda che ci sono “grandi disastri” nella storia, che hanno avuto l’effetto “di sconvolgere non solo le vite, ma vasti castelli di teorie filosofiche ritenute sicure”: accadde nel terremoto di Lisbona, nel 1755, che scardinò tutte le teorie. Voltaire, Kleist e Kant ne sono turbati e si rendono conto che non è possibile dire, come Pangloss nel Candide di Voltaire, che avanziamo nel migliore dei mondi possibili.
Alberto Alesina, su Il Sole 24 Ore, invece, ammonisce: “Sull’atomo usare sempre il cervello”. Scrive che la storia dei Paesi colpiti da catastrofi naturali o belliche suggerisce “più ottimismo di quanto sia spontaneo dedurre dalle immagini tv: l’Europa uscì dalla devastazione della Seconda guerra mondiale con un balzo quasi miracoloso, la Germania rasa al suolo dalle bombe divenne in breve una potenza industriale, a New Orleans dopo pochi anni i segni dell’uragano Khathrina sono quasi spariti, in Giappone c’è stata una “straordinaria risposta” dei giapponesi (né sciacallaggio, né recriminazioni, malgrado non si possa ignorare le conseguenze sul già elevato debito pubblico). Quanto alla tentazione di abbandonare ovunque e per sempre il nucleare, è probabile che la rinuncia ai programmi di energia atomica farà schizzare il prezzo del petrolio. “Non ho le conoscenze tecniche – scrive Alesina – per giudicare la sicurezza di centrali nucleari di zone non sismiche”, né valutare il rischio per i cittadini che vivono in un Paese con centrali nucleari rispetto a quello di chi corre a 150 chilometri orari in autostrada: ma decisioni drastiche e definitive sull’energia nucleare non vanno prese sull’onda delle immagini degli sfollati giapponesi.
Politica
La Repubblica offre ai lettori un “colloquio” con il presidente del consiglio Berlusconi, nello studio di Palazzo Grazioli, davanti alle carte e ai flash di agenzia relativi alla inchiesta “Minetti-Fede-Mora”.
Ieri infatti la Procura di Milano ha diramato una nota in cui comunica che ha consegnato l’avviso di chiusura delle indagini ai tre indagati Emilio Fede, Lele Mora e la consigliera regionale lombarda Nicole Minetti. Fede avrebbe “selezionato” le ragazze per il Bunga bunga, Mora le avrebbe “fornite” e Minetti le avrebbe “addestrate”, come riassume La Repubblica. Sarebbero state almeno 33 le ragazze che tra il 2009 e il 13 gennaio del 2011 sarebbero state presenti alle serate di Arcore, ricevendo dopo l’appuntamento “pagamenti in denaro o altre utilità”. L’altra notizia è che Ruby avrebbe avuto 16 anni ai tempi dei suoi incontri, e che sarebbe stata accompagnata ad Arcore 13 volte, tra il 14 febbraio e il 2 maggio 2010.
Nel “colloquio” con La Repubblica Berlusconi dice che si trattava di “cene spensierate, eleganti”. Ma dai verbali emerge un clima ben diverso, nota il cronista. “Ma nessuno dei testimoni lo conferma. Io non posso credere a un uso della giustizia così barbaro e così lontano dalla realtà. Io poi ho 75 anni e sebbene sia birichino… 33 ragazze in due mesi mi sembrano troppe anche per un trentenne. Sono troppe per chiunque. E poi c’è un ostacolo in più”. Quale? “Ho sempre avuto vicino a me la mia fidanzatina, che per fortuna sono riuscito a tenere fuori da questo fango”. A cosa servivano i bonifici del ragionier Spinelli? “Io non ho mai pagato una donna in vita mia. E poi può mai essere possibile che uno paghi con dei bonifici bancari una prestazione sessuale? Io sono come una Caritas quotidiana, pago interventi chirurgici, il dentista, le tasse universitarie, a tutti coloro che ne hanno bisogno”. “Sono in grado di farlo e sono felice di poterlo fare”. Berlusconi sottolinea che in nessuna delle intercettazioni le ragazze dicono di essere state pagate. Sulla telefonata alla Questura di Milano per Ruby: “Posso giurare che una settimana prima avevo parlato con Mubarak per almeno 15 minuti di questa ragazza. Ho tutte le testimonianze. L’interprete e i commensali possono confermarlo”. Berlusconi ribadisce la sua intenzione di spiegare tutto, di andare in tv, per difendersi, e di partecipare a tutte le udienze dei processi.
Il Corriere della Sera spiega che intanto sembra prender quota la nomina del leader della componente dei Responsabili Saverio Romano a ministro dell’Agricoltura. Comporta lo spostamento di Galan dall’Agricoltura ai Beni culturali, al posto di Bondi. E’ probabile che oggi Berlusconi salga al Quirinale per illustrare l’intenzione non solo di procedere alle due nomine, ma anche quella di allargare la compagine ad altri sottosegretari. Ci sono in palio sette posti di sottogoverno ancora vacanti, che si potrebbero destinare a chi chiede “riconoscimento politico”, come i Responsabili, la Destra di Storace, i finiani di ritorno, gli scontenti dell’ex Forza Italia.
Sui sottosegretari è però necessario trovare una intesa con il Quirinale: l’intenzione è quella di avere l’autorizzazione ad un decreto per aumentare il numero dei posti ma, in caso di resistenza di Napolitano, bisognerà passare per un disegno di legge che sposterà i tempi in avanti, con tutti i rischi di impantamento della situazione. Quanto a Scajola, ieri secondo colloquio con Berlusconi, che gli avrebbe spiegato come i sondaggi sconsiglino un suo ritorno al governo.
Sullo stesso quotidiano, informazioni sul caso P4, un’altra associazione di tipo più o meno segreto su cui indaga la magistratura campana: dall’interrogatorio di Luigi Bisignani, uomo d’affari molto vicino al sottosegretario Gianni Letta, sarebbe emerso che lo stesso Bisignani avrebbe insistito e contribuito alla nomina a sottosegretario di Daniela Santanché. Si trattava di superare i veti dei finiani all’ingresso nel governo della parlamentare che si era schierata alle precedenti elezioni con la Destra di Storace.
Esteri
Due giorni fa, per sedare le rivolte in Bahrein, truppe inviate dal Consiglio di cooperazione del Golfo, in particolare sauditi, sono intervenute nello Stato del Bahrein. Scrive il Corriere che i sauditi hanno applicato la loro “dottrina Breznev” alle acque del Golfo. La maggioranza sciita da un mese protesta contro la discriminazione economica (la parte più numerosa della popolazione è la più povera) e chiede riforme politiche che porterebbero ad una vera monarchia costituzionale. La rivolta del Bahrein rischia di trasformarsi in una sfida per l’egemonia tra Arabia Saudita ed Iran.
A distanza di 24 ore dall’intervento dei militari, si contano già due morti, e circa 5000 sciiti hanno preso d’assalto l’ambasciata saudita. Proteste dell’Iran, stato di emergenza decretato in Bahrein. Ne parla ampiamente Il Sole 24 Ore, ed una lunga analisi, firmata da Farian Sabahi, dal titolo “resa dei conti nel Golfo Persico” spiega come il Bahrein sia il banco di prova della stabilità del Golfo persico perché – in assenza di un governo forte in Iraq – qui si scontrano gli interessi sauditi ed iraniani. Nella capitale Manama gli sciiti sono il 70 per cento, si considerano popolazione indigena, sono arabi e non fanno appello all’Iran: ma la dinastia sunnita al potere utilizza in modo spregiudicato la carta settaria per spaventare gli altri Paesi del Consiglio della cooperazione del Golfo (Kuwait, Qatar, Arabia Saudita, Oman ed Emirati Arabi Uniti) e ottenerne l’aiuto per reprimere il dissenso.
Il Bahrein è anche sede della Quinta Flotta Usa.
Quattro riquadri sul quotidiano Europa fanno un giro d’orizzonte sulle rivolte in corso: la Libia (“il mondo contempla l’assedio della Stalingrado libica”), la Palestina (dove sono scesi in piazza organizzandosi su Facebook i ragazzi della Striscia di Gaza e della Cisgiordania per chiedere elezioni democratiche per il Consiglio nazionale palestinese, che coinvolgano Cisgiordania, Gaza, palestinesi di Israele e diaspora), la Siria (dove ieri via Facebook è stata convocata una manifestazione di protesta contro il presidente Assad) il Bahrein (con le tensioni tra Manama e Teheran).
Sul Sole 24 Ore da segnalare anche una analisi da Il Cairo dedicata alla questione copta, al sit in sul lungoNilo che va avanti dal 5 marzo. Uno dei manifestanti dice: “Questa è la vera rivoluzione, non quella dei giorni scorsi a piazza Tahrir contro Mubarak. Lottare per la libertà religiosa è il nostro obiettivo”, “e noi siamo i veri egiziani, c’eravamo prima noi dei musulmani e ci resteremo.”
(Fonte: La Rassegna italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)
15 mar. (TMNews) – Degli ‘stress test’ saranno condotti su tutte le centrali nucleari europee per verificare la loro capacità di resistere in condizioni di sicurezza a situazioni estreme, come quelle che hanno provocato il disastro, ancora in corso, nella centrale giapponese di Fukushima. La decisione, non ancora presa formalmente, appare comunque scontata, dopo la riunione di ‘crisi’ convocata oggi a Bruxelles dal commissario Ue all’Energia, Guenther Oettinger, con i rappresentanti delle autorità nazionali di sicurezza nucleare, dell’industria del settore e dei governi dell’Ue (fra cui, per l’Italia il ministro Paolo Romani che continua a sostenere il “nostro programma nucleare ” non torna indietro ). (Dall’Unità 16 marzo)