Le aperture
Il Corriere della Sera: “La minaccia degli euroscettici”. “Due fronti diversi contro l’Ue con l’obiettivo di fermare l’integrazione”. “Farage e Grillo: faremo guai. A destra l’asse Le Pen-Salvini”. L’editoriale, firmato da Franco Venturini, è titolato “gli indifferenti di Bruxelles”.
Il titolo di apertura del quotidiano milanese è dedicato invece ai dati dell’ultimo rapporto Istat: “In Italia mai così pochi neonati. E più mamme lasciano il lavoro”. “Le difficoltà delle famiglie. In 5 anni emigrati 100 mila giovani”.
In prima da segnalare anche un richiamo al discorso di Obama ieri a West Point: “La dottrina Obama: muscolare, non militarista”.
La Repubblica: “’Corruzione, subito i poteri a Cantone’. La road map di Renzi”, “Il premier riscrive il crono-programma delle riforme”, “Primo vertice tra euroscettici: Grillo-Farage e Salvini-Le Pen”, “Padoan: soldi ai comuni per la Tasi, pronti a pagare le imprese”.
A centro pagina, i verbali del capo di Gomorra Antonio Iovine: “Il boss pentito: così pagavo i politici”.
Foto a centro pagina per l’arrivo ieri dei bambini congolesi adottati: “I bambini del Congo ritrovano mamma e papà”.
La Stampa: “Grillo-Farage, nasce l’alleanza anti-Europa”, “’Insieme spaccheremo l’Unione’. E la Lega si accorda con Le Pen”.
Sotto la testata: “Iovine e i segreti dei Casalesi: soldi ai sindaci”. E poi la vicenda Novartis-Roche-Hofffmann: “Cartello dei farmaci. I ministero chiede 1,2 miliardi di danni”.
Foto-notizia sui bambini del Congo: “Incubo finito, sono in Italia i bambini congolesi adottati”, “Bloccati per 8 mesi dal governo di Kinshasa. Ma 7 famiglie aspettano ancora”.
Il Fatto: “Clini, che brutto ambiente. Consob, pizzini e anti-onesti”, “L’Italia che non cambia”, “L’ex ministro arrestato faceva il bello e il cattivo tempo da 25 anni tra conti esteri, hotel a 6 stelle a Rio, consulenze e presunte ruberie. Vegas, capo della vigilanza sulla Borsa, ‘avverte’ i suoi funzionari troppo corretti: ‘Dovrebbero andarsene loro’. Ma nessuno si era accorto di nulla?”.
A centro pagina: “B. in brache di tela: ‘Soldi finiti e altre bastonate in arrivo per me’”.
In basso: “Ribelli europei”, “Grillo e Salvini: in gita a Bruxelles da Farage e Le Pen per non restare soli”.
L’Unità: “Cinque Stelle di xenofobia. Grillo tratta l’alleanza con il populista Farage. ‘Causeremo un sacco di guai a quelli di Bruxelles’. Proteste sul web: ‘ci sarà una consultazione’. Salvini a pranzo con Le Pen per fare gruppo insieme”. A centro pagina: “Berlusconi: qui comando io”. A fondo pagina: “Istat, giovani in fuga dalla crisi”.
Il Giornale: “Berlusconi mette in riga Forza Italia. Il vertice per il rilancio. ‘Il leader resto io. Non parliamo dei miei figli’. E poi ricuce le divisioni: ‘Sulle primarie decideremo più avanti’”. In prima anche un ritratto, con foto, di Matteo Salvini, “l’uomo che ha salvato la Lega”.
Il Sole 24 Ore: “Bot, rendimenti ai minimi”. “Collocati 6,5 miliardi di titoli semestrali allo 0,49 per cento. Piazza affari la migliore d’Europa, spread in calo a 160”. “L’euro scende a 1,36 dollari. Fitch: vittoria Renzi positiva per il rating”. A centro pagina: “Istat, ripresa ferma allo 0,6 per cento”. “I senza lavoro sono 6,3 milioni, via dall’Italia 100 mila giovani”. “’Contestata’ alla Ue la stima del prodotto potenziale: appesantisce il fisco di 5-10 miliardi”. Di spalla il quotidiano di Confindustria dà spazio alla associazione degli imprenditori: “Squinzi: ‘industria, Europa e crescita sono i cardini per ripartire’. ‘Ridurre gli ostacoli che rendono difficile fare impresa in Italia’. Al programma e alla nuova squadra il 91,5 per cento di sì”.
Europa, europeisti, euroscettici
Il Corriere riferisce di un discorso pronunciato ieri ad Aquisgrana da Enrico Letta, alla cerimonia di consegna del Premio CarloMagno che la città tedesca consegnerà ad Herman Van Rompuy. “Letta: ‘Renzi e Merkel hanno fatto argine al populismo’”. “L’onda populista è montata, sì, ma noi abbiamo visto anche in due grandi Paesi come la Germania e l’Italia come il vessillo dell’europeismo è rimasto alto’”. Il quotidiano scrive che Renzi ha voluto che fosse proprio letta a pronunciare la sua laudatio, consegnando il premio. E scrive che il nome dell’ex premier continua a “girare tra i favoriti per un incarico alla Commissione europea”.
Su La Repubblica: “Commissione europea, scontro sul numero uno, tramonta l’ipotesi Letta”, “Cameron e gli euroscettici resistono contro Juncker. L’ex premier sfavorito: c’è già un italiano alla Bce”. Sulla stessa pagina, le riflessioni del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble: “Gli errori di noi tedeschi” è il titolo dato dal quotidiano al discorso pronunciato ad un convegno della Hertie School of governance. Schauble rilancia la proposta di elezione diretta del presidente della Commissione Ue, sottolinea che serve all’Ue “più legittimazione democratica” . E poi: “Noi tedeschi -dice- dovremmo allora accettare che su decisioni a livello europeo l’ultima voce spetta a Corte europea di giustizia, non a Consulte nazionali”.
La Stampa scrive che nella testa di Angela Merkel, per la presidenza della Commissione Ue, il nome di un italiano resta possibile, ma nella rosa dei papabili c’è Mario Monti. Il nome di Enrico Letta, invece, secondo La Stampa, è stato seppellito subito da Roma, da Matteo Renzi.
Secondo lo stesso quotidiano Matteo Renzi “in cuor suo” avrebbe una preferenza: la presidenza dell’Eurogruppo, “per la quale ovviamente il candidato italiano sarebbe Pier Carlo Padoan. Certo, non sarà semplice per l’Italia rivendicare per sé una casella così sensibile nello scacchiere della politica economica, considerando che è italiano anche il presidente della Bce”.
Il vicecapogruppo Cdu, Schockenhoff, interpellato, dice che anche se c’è Draghi alla Bce, l’Italia può avere un posto di peso.
Sul Corriere le prime mosse dei partiti a Bruxelles. “A Bruxelles doppio fronte contro l’Europa. Una alleanza di destra attorno a Marine Le Pen. E Grillo vede l’inglese Farage”. L’annuncio della nascita di un nuovo gruppo di euroscettici è stato dato ieri in una conferenza stampa in cui Marine Le Pen ha annunciato l’accordo con la Lega italiana, gli olandesi del Pvv di Wilders, gli austriaci del Fpo di Wilimsky, i fiamminghe del Vlaams Belang. Per formare un gruppo servono 25 parlamentari di sette Paesi membri. Le Pen può contare su 38 parlamentari, ma la seconda condizione non viene rispettata. Le Pen ha “garantito la costituzione di un gruppo”, ma non vuole rivolgersi ai greci di Alba Dorata o agli ungheresi di Jobbik. Ha accusato Farage di non volere l’alleanza “perché è a capo di un gruppo e ci vuole restare.
Anche sul Sole: “A Bruxelles Farage e Grillo cercano l’intesa”. E si spiega che la competizione tra Fn e Ukip per attrarre parlamentari rischia di produrre una “cannibalizzazione”, secondo il giudizio di un funzionario dell’Europarlamento. Secondo il quotidiano di Confindustria anche l’Ukip può contare su cinque gruppi, ed avrebbe “una marcia in più rispetto al Front National” per costituire il gruppo. Per ora sono indecisi i “democratici” svedesi, i “veri finlandesi”, i danesi del Dansk Folkeparti, i polacchi del Kongress Nowey e un piccolo movimento bulgaro.
Anche La Stampa dedica due pagine agli “euroscettici” e ai loro tentativi di creare un gruppo. “Grillo incontra Farage. Prove di gruppo insieme”, “il leader 5 Stelle e l’indipendentista inglese a parnzo a Bruxelles”. A rivelare l’incontro è stato il segretario della Lega Matteo Salvini, che si è ritrovato sul volo per Bruxelles insieme a Grillo. Salvini andava ad incontrare la leader del Front National Marine Le Pen, con cui poi ha tenuto una conferenza stampa, insieme al Pvv olandese di Geert Wilders, al Vlaams Belang fiammingo e all’Fpoe austriaco. Il retroscena di Alberto Mattioli da Bruxelles racconta la “caccia al voto degli Anti Europa”: “Le Pen e Salvini sfidano Ukip e M5S”. Per fare un gruppo -si ricorda- servono 25 eurodeputati di 7 Paesi diversi. L’alleanza “eurofoba”, spiega Mattioli, dovrà quindi trovare due alleati che mancano. E l’impresa sembra meno facile di quanto apparisse: Le Pen & soci hanno deciso di escludere altri partiti di destra, “talmente di destra da risultare imbarazzanti perfino per loro, come gli ungheresi di Jobbik o i greci di Alba Dorata, e naturalmente il neonazi tedesco Udo Voigt”. Il secondo problema, più serio, sarebbe la concorrenza degli altri euroscettici, guidati dal’Ukip di Nigel Farage che si porta dietro danesi, finlandesi, forse svedesi e magari Grillo. Escluso da Salvini un gruppo unico: “Farage -ha detto- rappresenta gli interessi della borsa e della finanza inglesi”. Alla pagina seguente, le ripercussioni sul piano politico italiano per il M5S dopo l’incontro con Farage: “L’imbarazzo grillino: ‘Nessuna alleanza’”, “I parlamentari frenano sull’incontro tra leader. Ma c’è chi, come Rizzetto, apprezza: ‘A me Nigel piace’”. In basso, ancora un articolo su questo fronte, firmato da Mattia Feltri: “Un po’ a destra e un po’ no, il Movimento ondeggia in cerca di un’identità nuova”, “Se ci sarà l’intesa con l’Ukip sarà in chiave antieuro”. Il quotidiano intervista poi la deputata M5S Giulia Sarti, che dice: “Con l’Ukip nulla in comune. Beppe dovrà consultarci”.
Su La Repubblica: “Grillo stringe l’accordo con l’ultradestra inglese, ma teme lo stop del web””Incontro a Bruxelles con il leader dell’Ukip Farage. E nega la sconfitta elettorale: ‘La stampa mente’”. La pagina di fianco: “Bossi gela Salvini: Le Pen ok, ma per poco” (“è un accordo transitorio”, ha detto Bossi). E secondo La Repubblica nel M5S “spunta la fronda per Pizzarotti leader”: i dissidenti si starebbero saldando con i delusi del M5S, chiedendo al sindaco di Parma di fare un passo avanti. Ci sarebbe quindi uno scontro tra “cerchio magico” e parlamentari.
Forza Italia
Il Corriere intervista Alessandro Cattaneo, sindaco di Pavia, esponente di Forza Italia ed “ex formattatore del Pdl”, che ieri ha partecipato alla direzione del suo partito che ha analizzato i risultati elettorali. “Non posso dire che ci fosse un clima di festa ma forse questa è la volta buona che si prende atto”. Di cosa? “Che la classe dirigente si seleziona solo partendo dal basso, consiglieri comunali, assessori, sindaci. Chi, insomma, le sue ‘primarie’ le ha già fatte portando a casa voti”. E poi annuncia: “Il tempo dei nominati, della pappa pronta, è finito. Io e Giovanni Toti inizieremo un tour per l’Italia per selezionare tra gli amministratori locali 1000 volti nuovi. Le leadership forti nascono così”. Quanto alle primarie, che aveva richiesto quando c’era il Pdl, “ora mi sembra che la volontà ci sia”, anche se “non c’è la necessità”. Ma “che il centrodestra debba dotarsi di un metodo per scegliere le proprie figure di riferimento mi pare imprescindibile”. Il titolo della intervista è “Basta nominati, ripartiamo dai sindaci”.
Il Giornale: “Volti nuovi e territorio, il piano di Forza Italia per battere i Democratici”. Dove si legge che partirà presto “una nuova stagione congressuale per tutti i comuni, secondo una proposta avanzata da Verdini”, e che si è decisa la “massima apertura arriva anche verso le primarie, invocate con decisione da Raffaele Fitto, in particolare per quelle di coalizione”. Berlusconi ha affidato a Laura Ravetto il compito di stilare un regolamento delle primarie, “a tutti i livelli”, mentre per la “ricerca dei volti nuovi i ‘selezionatori’ saranno Giovanni Toti e Alessandro Cattaneo, incaricati di scovare sul territorio mille ragazzi da far crescere nel partito”. Fitto ha chiesto “a tutti di stringersi attorno a Berlusconi, ‘unico leader’”, ma poi “passa a chiedere la massima democrazia interna, senza unzioni dall’alto. ‘Abbiamo il dovere di fare un’analisi in profondità. Non serve una semplice manutenzione, Forza Italia va rigenerata. Facciamo autocritica, non raccontiamoci balle’. ‘Io – aggiunge – dico sempre quello che penso, sia in onda che nei fuorionda, non ci saranno mai sorprese da parte mia tramite la stampa’”. E poi, su Cattaneo e Toti: “Non ho nulla contro di loro ma l’ipotesi che siano Toti e Cattaneo a selezionare i mille volti nuovi che andranno in futuro a costruire la classe politica azzurra non va bene perché deve essere il territorio a esprimerli”.
Il Corriere scrive le critiche di Fitto sono state condivise da “un nutrito gruppo di azzurri — da Capezzone a Biancofiore a Romano — tanto che l’ex Cavaliere ha dovuto prendere atto dell’aria pesante che si respirava nella sala, e fare marcia indietro” sulla nomina di Toti e Catteno come “reclutatori”, una decisione “cui teneva”.
Pd
La Repubblica intervista l’ex viceministro all’Economia Stefano Fassina, esponente della sinistra Pd: “Su Matteo ho sbagliato, è l’uomo giusto al momento giusto”, “Non salgo sul suo carro, ma riconosco che ha capito la fine di una stagione”.
L’Unità intervista Gianni Cuperlo: “Ma quale carro del vincitore. Tutto il Pd si è battuto per salvare l’Italia dal caos”. Cuperlo dice che l’impatto di Renzi “è stato decisivo”, e che “riconoscerlo è un atto di onestà”.
Iovine
Su Il Fatto: “La verità di mister Gomorra tra appalti, politici e morti”, “La deposizione di Iovine davanti ai pm: ‘Questo sistema è tutto corrotto’”, “Ci sono soldi per tutti, anche per i sindaci e il colore non faceva alcuna differenza. E nessuno si è mai opposto a tutto questo”.
Su La Repubblica: “’Omicidi, affari e soldi ai politici, così sono diventato il re di Gomorra’”, “Il superboss pentito Iovine: ‘Nella rete tutti i partiti’. E nelle rivelazioni di O’ Ninno spunta Alemanno” (si parla di un affare riguardante lavori di rimboschimento: lavori appaltati attraverso finanziamenti del ministero dell’Agricoltura: “se non sbaglio -dice Iovine- i finanziamenti si riferiscono al periodo in cui il ministro era Alemanno. Lui venne a San Cipriano per una manifestazione elettorale, su invito di mio nipote Giacomo Caterino, anch’egli in politica”. Alemanno ha smentito: “I fatti risalgono a un periodo antecedente la mia gestione al Ministero”).
Sulla stessa pagina, intervista a Federico Cafiero de Raho, che in passato è stato procuratore antimafia a Napoli ed attualmente è procuratore di Reggio Calabria che, parlando delle dichiarazioni di Iovine dice: “E’ una svolta, ma ora le sue parole vanno pesate una ad una”.
Su La Stampa: “’Vi spiego Gomorra, dove anche lo Stato è responsabile’”, “Le rivelazioni di Iovine: ‘Soldi per tutti, anche per i sindaci’”. E nella pagina seguente: “Le parole di O’ Ninno segnano il colpo di grazia al ‘sistema’”, “L’ex superboss potrebbe rivelare affari e contatti con la politica campana e nazionale”. . Anche qui si evidenziano “i dubbi dei magistrati”: prima di sbilanciarsi vogliono assicurare della ‘genuinità’ della sua volontà di collaborare. In un’analisi Francesco La Licata racconta: “Da Buscetta ai giorni nostri, quando il pentitismo spiazza la criminalità organizzata”.
Internazionale
In prima su La Stampa “la nuova dottrina Usa” illustrata ieri dal presidente americano nel corso dell’incontro con i cadetti dell’Accademia di West Point: “Obama: guerre light e basta invasioni”, sintetizza il quotidiano. Alle pagine interne si riassume così la nuova dottrina: “attacchi mirati anti-terrore, basta invasioni, concerto con gli alleati”. E le parole di Obama: “L’isolazionismo non è un’opzione, ma non tutti i problemi hanno una soluzione militare”, “L’eccezionalismo Usa? Deve essere basato sull’affermazione di norme internazionali”, “Gli Usa non sono in declino. Restiamo una nazione indispensabile”. Il quotidiano poi spiega, capitolo per capitolo, l’orientamento di Obama: sulla Siria niente interventi diretti, ma armi, soldi e addestramento agli oppositori di Assad; su Ucraina e Russia pressioni al posto della forza; sui nuovi fronti del terrorismo, la lotta ad Al Qaeda si sposta in Africa; sulla lIbia, evacuati gli americani, il cambio di regime è fallito e si schierano i marines, visto che proprio ieri il Pentagono ha annunciato lo schieramento davanti alle coste libiche della nave da guerra Bataan, con a bordo mille marines e diversi elicotteri.
“La nuova dottrina di Obama” è il titolo dell’analisi di Marco Valsania sul Sole 24 Ore. Valsania scrive che ieri il Presidente Usa ha delineato “la sua nuova dottrina di politica estera: meno truppe e più uso di arsenali diplomatici e economici, meno grandi missioni e più colpi mirati al terrorismo. E un precetto politico costante: ‘L’isolazionismo americano non è un’opzione’ e la potenza militare degli Stati Uniti ‘rimane senza pari’”, ma “le azioni militari non possono essere l’unica componente di questa leadership in ogni occasione. Il fatto che abbiamo il miglior martello non significa che ogni problema sia un chiodo”. Insomma, l’uso della forza va riservato ai casi in cui i “core interest”, gli interessi di fondo del Paese, lo richiedano.
Su La Repubblica: “Obama: ‘Nostra la guida del mondo’”, “Discorso ai cadetti di West Point: ‘Interverremo militarmente se gli interessi Usa vengono colpiti direttamente’. ‘Ma la via maestra rimangono sanzioni e diplomazia’. ‘Lotta al terrorismo: sì ai droni e 5 miliardi di stanziamenti’”.
Sulla stessa pagina, un’intervista con copyright CBS al segretario di Stato Usa John Kerry: “’Snowden sia un vero uomo e torni in America’”, “’Se vuole denunciare il sistema di sorveglianza venga e si sottoponga alla Giustizia’”.
Restiamo a La Repubblica per segnalare il reportage di Nicola Lombardozzi dall’Ucraina: “Tra i filorussi di Donetsk, ‘Putin non può farci sterminare’”. E un’intervista con copyright Bild al neopresidente ucraino Petro Poroshenko così titolata: “’Pronti a trattare con il Cremlino’”. Spiega Poroshenko al cronista che gli chiede se è intenzione delle autorità di Kiev far uccidere tutti i separatisti: “Vogliamo arrestarli e tradurli in giustizia. Se uomini armati sparano sui nostri soldati, è chiaro che i nostri soldati devono difendersi”. Putin può porre fine al conflitto? “Non dubito che Putin con la sua influenza potrebbe porre fine ai combattimenti. L’esempio migliore sono gòli osservatori Osce, liberati dopo il suo intervento. Voglio dialogare con Putin e condurre negoziati con lui per stabilizzare la situazione. Ma dobbiamo usare ogni strumento per mantenere la Russia sotto pressione, incluse altre sanzioni: è in gioco la sicurezza globale”. Vuole entrare nella Nato? “Al momento da noi non c’è una maggioranza per l’ingresso nella Nato. Ci serve una nuova alleanza di sicurezza con Usa ed Europa, per difenderci anche militarmente”.
Su La Stampa il reportage da Donetsk è firmato da Lucia Sgueglia: “Fra i ribelli di Donetsk: ‘I ceceni? Sì, sono con noi”, “I separatisti ammettono i rinforzi: son patrioti, più russi dei russi”. Naturalmente i ceceni intervenuti in soccorso sono quelli fedeli alla Russia, malgrado il presidente ceceno filorusso Kadyrov abbia negato, ricordando che la Repubblica di Cecenia “non ha forze armate in quanto è un’entità della Russia”. Ha ammesso tuttavia che alcuni suoi concittadini potrebbero essere in Ucraina “per conto proprio”.
E poi
Da segnalare sul Sole 24 Ore un articolo su una ricerca condotta dalla Università di Essex insieme all’Ente Einaudi e al Sole 24 Ore: “Il carcere ‘aperto’ aumenta la sicurezza”. “Meno recidiva e più crescita economica e di legalità”. Insomma: “A parità di pena da scontare nelle patrie galere, chi ha avuto la ‘fortuna’ di trascorrere più tempo in un carcere ‘aperto’ ha una recidiva inferiore di chi invece è stato detenuto più a lungo in un tradizionale carcere ‘chiuso’”.
Oggi si tiene a Roma l’assemblea degli industriali. Non dovrebbe essere presente il Presidente del Consiglio, anche se il governo sarà rappresentato da diversi ministri. Il Sole 24 Ore dà conto di quel che dirà Giorgio Squinzi: “Puntare su industria e crescita”. Squinzi è arrivato al secondo anno al vertice di Confindustria, e oggi ripeterà che è prioritario per l’Italia “ridurre gli ostacoli” che rendono il nostro “il Paese avanzato dove è più difficile fare impresa”. Squinzi incalzerà il governo sui debiti della Pa, e sull’Irap. La prossima assemblea, quella del 2015, Confindustria la farà all’Expo di Milano.