La linea di Draghi

Pubblicato il 4 Settembre 2012 in da redazione grey-panthers

La Stampa: “Draghi: sì all’acquisto dei bond. E la Merkel attacca i mercati. La Cancelliera: arricchiscono poche persone, sono contro il popolo”.

La Repubblica: “Draghi: così la Bce comprerà i bond”, “Merkel attacca i mercati: ‘Non sono al servizio dei popoli”.
In taglio centrale: “Rai, blitz dei tecnici. Lei passa alla Sipra”.

Corriere della Sera: “Il piano anti-spread di Draghi”, “‘L’acquisto di bond a 3 anni non è aiuto agli Stati’”. E Merkel processa i mercati”. E poi: “Migliora il fabbisogno: calo di 13,6 miliardi nei primi 8 mesi”.

L’Unità: “Europa, passa la linea Draghi”. A centro pagina il crollo del mercato dell’auto, e in particolare della Fiat. “Male Fiat ma anche le altre case: siamo tornati ai livelli degli anni 60″.

Il Sole 24 Ore: “Merkel contro la finanza speculativa”, “Draghi: l’acquisto di titolo a breve per la stabilità dei prezzi è in linea con il mandato Bce”.
In taglio basso: “Il mercato dell’auto crolla in agosto”, “Marchionne: ‘Mai visti numeri così bassi’. La quota Fiat resta al 29,6%”.

Il Fatto: “Grillo e Renzi, gli incubi del Pd”, “La crescita elettorale di 5 Stelle non si ferma. Procede la campagna a tappeto del sindaco di Firenze. Entrambi vogliono rottamare la ‘vecchi apolitica’”.
In taglio basso: “‘Mercati contro il popolo’: Merkel stupisce tutti”.

Il Giornale: “Monti ci manda tutti in miniera”, “Il governo pensa ai 500 minatori ma mette in ginocchio 60mila piccole imprese. E spunta pure il regalino alle banche: nei loro conti arrivano 2,5 miliardi”.

Libero: “Battere Equitalia si può”, “La brama di incassare fa sbagliare. Così si dà scacco agli esattori sfruttandone errori ed avidità”.

Draghi

Ieri il Presidente della Bce Mario Draghi, nel corso di una audizione al Parlamento europeo a porte chiuse, ha spiegato – secondo quanto riferisce il Corriere della Sera – che l’acquisto di titoli di Stato con scadenza fino a 3 anni per aiutare i Paesi in difficoltà “non costituisce” un finanziamento agli stati. Non viola cioè i trattati Ue: “Non sono un avvocato – ha detto Draghi – però esistono interpretazioni dei trattati conformi a questa attività”. E la Bce “se e quando” sarà necessario, potrà procedere all’acquisto senza infrangere il proprio mandato, purché i governi ne facciano richiesta e rispettino precise condizioni. Le testimonianze dei presenti all’audizione – scrive La Repubblica – divergono su quale possa essere, nell’opinione di Draghi, la durata dei titoli acquistabili. Secondo alcuni si tratterebbe di titoli a breve – 12, 18 mesi – altri parlano di bond fino a 3 anni. Una differenza centrale – secondo il Corriere – rispetto alla visione tedesca.
Il Sole 24 Ore spiega che “il giallo sui tre anni” verrà risolto giovedì, quando si terrà il consiglio direttivo Bce. E in quella occasione Draghi chiarirà questo dettaglio fondamentale sulle misure straordinarie che la Banca centrale europea ha messo a punto, all’interno del suo mandato, per stabilizzare i mercati e gli spread che impediscono il buon funzionamento della politica monetaria. Su un altro argomento rovente, quello delle condizioni imposte agli Stati che richiedono lo scudo antispread assistito dagli acquisti della Bce sul mercato secondario, i parlamentari presenti all’audizione hanno riferito frasi forti: serve “una condizionalità severa”, avrebbe detto Draghi. Ma anche questa – commenta Il Sole – non è una novità assoluta, poiché il Presidente Bce ha già detto in più occasioni che la tensione sui governi è benefica e deve rimanere alta perché li induce a proseguire sul cammino delle riforme strutturali e sulla disciplina di bilancio. Giovedì Draghi dovrà chiarire anche questo punto: e cioé, se la Bce intende aggiungere una sua specifica condizionalità a quella del memorandum of understanding previsto dai fondi salva-Stati.

Merkel

Scrive Il Sole 24 Ore che la Cancelliera Merkel è scesa “nella tana dell’orso” per affrontare gli euroscettici. Parallelamente, il suo ministro delle Finanze Schauble è intervenuto con decisione nel dibattito tedesco, per affermare che la Germania sta e deve stare con l’Euro. Il primo ministro “ha scelto la platea più ostile possibile, il tradizionale convegno della Csu ad Abensberg in Baviera, feudo dei Cristiano Sociali, il partito gemello della Cdu alleato inseparabile ma anche intransigente ed aspro nell’opporsi ai piani di salvataggio degli Stati in crisi. Escono dai ranghi della Csu i parlamentari che con più convinzione hanno invocato l’uscita della Grecia dalla moneta unica e che più duramente hanno attaccato la Bce di Mario Draghi, quasi a incarnare l’espressione politica della linea rigorista della Bundesbank”. Davanti ad una platea popolata da costumi tradizionali tirolesi, con tanto di boccali di birra, la Merkel ha dichiarato che Paesi come la Grecia “meritano la nostra solidarietà”. Ma è tornata ad attaccare i mercati, accusati di “non essere al servizio del popolo”: negli ultimi cinque anni, ha spiegato, hanno consentito a poca gente di arricchirsi a spese della maggioranza. Non si può permettere ai mercati di distruggere il lavoro delle persone e i governi non possono essere alla loro mercè a causa del debito. Apertamente proiettata nella campagna elettorale per il voto di settembre 2013, la Merkel ha detto che la Germania deve dare l’esempio per rafforzare la competitività e preservare lo stato sociale, senza accumulare debito. La vera questione in Germania e in Europa è – ha detto la Merkel: “Si possono vincere le elezioni pronunciandosi a favore di solide finanze pubbliche ed evitando di spendere più di quanto abbiamo?”. In quelle stesse ore, il suo ministro delle finanze, in un intervento al Parlamento europeo, si diceva “sicuro” che la Corte costituzionale tedesca “non bloccherà gli accordi”, riferendosi al pronunciamento imminente della Corte sulla compatibilità del trattato Esm e Fiscal Compact con la Costituzione tedesca. Senza il sì della Corte, Berlino non può ratificare il trattato sull’Esm, che diventa operativo soltanto con il sì di tanti Stati quanti ne rappresentano il 90 per cento del capitale. E la Germania pesa per il 27,1 per cento. I ricorsi alla Corte contro il Salva Stati hanno 12 mila firmatari: ed alcuni di loro erano sotto il palco di Abensberg, “delusi, c’è da scommettere, dall’intervento di Angela Merkel”.
Ancora sul Sole 24 Ore segnaliamo un sondaggio Ft-Harris secondo cui meno di un tedesco su tre pensa che la Germania debba restare nell’Euro. Appena il 27 per cento, contro il 59 per cento convinto che se ne dovrebbe andare. Resta un 19 per cento di incerti.

Martini

Su tutte le prime pagine i funerali del cardinale Carlo Maria Martini.

“Martini, eletto anti-Papa da chi non va in chiesa”, è il titolo di un editoriale che compare sull aprima pagina de Il Giornale a firma di Mario Giordano.

Un motivo ripreso anche da La Repubblica: “Il tributo dei laici imbarazza il Vaticano. ‘Adesso non usatelo contro la Chiesa’. A pronunciare queste parole è stato il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa. Domenica molti fedeli si aspettavano che all’Angelus Benedetto XVI potesse dire qualche parola sul cardinale scomparso, e alcuni speravano addirittura che ne celebrasse di persona i funerali. A rappresentarlo è stato inviato invece proprio il cardinal Comastri. Europa racconta con il suo inviato a Milano la presenza al funerale di “tutti i credenti del mondo”: c’erano musulmani, buddisti, cristiani non cattolici, ebrei (hanno portato il loro omaggio prima dei funerali). Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, alla domanda se Martini sia stato un sconfitto, risponde: “Forse nel breve periodo, ma alla lunga sarà la sua linea ad aver ragione. La linea del Vangelo, della misericordia, dell’amore”.
Il Corriere della Sera riproduce l’omelia pronunciata ieri dall’arcivescovo di Milano Angelo Scola: “Egli, che viveva eucaristicamente nella fede della risurrezione, ha sempre cercato di abbracciare tutto l’uomo e tutti gli uomini. Lo ha potuto fare proprio perché era ben radicato nella certezza incrollabile che Gesù Cristo, con la sua morte e resurrezione, è perennemente offerto alla libertà di ognuno”; “nell’attidine salvifica, pienamente pastorale del suo ministero, ha riversato la competenza scritturistica, l’attenzione alla realtà contemporanea, la disponibilità all’accoglienza di tutti, la sensibilità ecumenica e al dialogo interreligioso, la cura per i poveri e i più bisognosi” E ancora: “Nella CHiesa le diversità di temperamento e sensibilità, come le diverse letture delle urgenze del tempo, esprimono la legge della comunione: la pluriformità nell’unità. Questa legge scaturisce da un atteggiamento agostiniano molto caro al Cardinale: chi ha trovato Cristo, proprio perchè certo della Sua presenza, continua, indomito, a cercare.

Politica

Il sindaco di Firenze Matteo Renzi, in vista della campagna per le primarie, ha chiesto al segretario Pd Bersani una sfida in tv. Domenica scorsa alla festa di Reggio Emilia del Pd Renzi, come ricorda La Repubblica, ha avuto un grande successo. Ieri, l’affondo di D’Alema, che secondo il sindaco è uno dei primi da rottamare: “Renzi non mi sembra adatto a governare il Paese, né a unire il partito e a fare una coalizione. Non temo le primarie, Bersani uscirà più forte”. Anche Vendola, a sua volta nel mirino di Renzi, contrattacca e a sorpresa lancia Prodi per il Colle: “Dice che ho fatto cadere Prodi? Ripariamo proponendolo per il Quirinale”.
Il Corriere della Sera scrive che Bersani avrebbe intenzione di insediare entro fine mese un tavolo con tutti i candidati per scrivere le regole delle primarie (“sempre che per allora salti fuori l’accordo sulla legge elettorale”, sottolinea ai quotidiani). Dice Fioroni: “Se il premio è alla coalizione, le primarie si fanno e i cittadini scelgono il presidente del Consiglio. Ma se il premio va al partito? Le primarie saltano, mica possiamo fare il congresso un anno prima… E’ talmente banale che perfino Renzi dovrebbe capirlo”. L’Unità intervista il senatore Pd Franco Marini, cui non piace l’idea di organizzare primarie fatte con gazebo aperti a chiunque, senza alcun obbligo di iscriversi ad un albo: serve “una seria definizione delle regole per le primarie”, ed è “l’assemblea nazionale il luogo di definizione di queste regole”, sottolinea Marini. Iscritti ed elettori devono dichiararsi, servono degli elenchi poiché senza regole chiare ogni incursione, anche degli avversari, è possibile. “Per me è già discutibile, anzi non la capisco proprio, la possibilità che nelle primarie di coalizione si presentino due candidati del Pd”. Marini si dice favorevole anche all’ipotesi di un doppio turno alle primarie, se nessun candidato supererà subito la maggioranza assoluta: “Chi vince, visto che sarà il candidato alla guida del Paese, deve uscire dalle primarie con un consenso molto ampio”.
Ieri riferivamo di un articolo de La Repubblica in cui si riferiva di pressioni di Silvio Berlusconi sull’attuale sindaco di Roma Alemanno, per scongiurarne una ricandidatura, causa sondaggi negativi: ieri da Palazzo Grazioli si è smentita la notizia, ed il sindaco di Roma ha contestato i retroscena giornalistici e i sondaggi in picchiata. Ne riferisce Il Giornale, dando però conto delle “grandi manovre”: “Il Pdl comunque pensa ad una alternativa, che potrebbe essere rappresentata da Giorgia Meloni o da Guido Bertolaso”.

Internazionale

A centro pagina, in prima su La Stampa, ci si occupa del Regno Unito: “Cameron archivia il suo manifesto”. Si legge che il Paese è in recessione e a metà mandato il premier è “costretto a cambiare rotta”. I numeri non erano così pesanti dal 1935: i disoccupati sono tre milioni; dei 15 miliardi di tasse per il 2005, 11 saranno pagati da fasce deboli come donne e dipendenti pubblici. Due anni fa Cameron promise “la più grande redistribuzione di potere dalle elite agli uomini e alle donne della strada”. Una vittoria elettorale di misura lo costrinse ad una coabitazione con i LibDem, “centristi abituati a difendere le regole e la cosa pubblica”, ovvero il contrario di Cameron, tutto tasse e deregulationm. Cameron ha triplicato le tasse universitarie e tagliato i sussidi per la casa ai giovani con meno di 25 anni. Ora ha deciso un rimpasto, ha mandato via qualche ministro per lanciare il messaggio “chi non rende paga”, anche se noin ha tocato gli “intoccabili” Hague, May e soprattutto il ministro del Tesoro Osborne. Dicono alcuni colleghi del suo partito: “Il rimpasto non serve a nulla, serve un piano B, magari sul modello dell’Spd di Schroder. Dieci anni fa la Germania aveva più deficit e disoccupazione di noi. Poi puntando sul taglio delle tasse la deregolamentazione e le agevolazioni all imprese, è diventata il modello universale”.
Ora Cameron punta su un “piano sviluppo” che prevede 50 miliardi di investimenti, case, infrastrutture, nonché una small bank governativa per aiutare le nuove aziende. Ieri l’Independent ha pubblicato una inchiesta in cui si dimostra che anche il servizio sanitario nazionale si sta riempiedo di “zero-hours contracts”, ovvero cardiologi, psichiatri, fisioterapisti assunti a chiamata, per qualche ora. Li chiamano le aziende private cui è stata appaltata parte dei servizi.

Su Il Foglio si racconta che gli Usa hanno sospeso l’addestramento delle reclute afghane perché è rischioso.

Inizia oggi a Charlotte, nel North Carolina, la Convention Democratica. Il Foglio si occupa della “disillusione” degli elettori di Obama, e scrive che per gestirla, il presidente ha chiamato Bill Clinton, che parlerà occupando lo slot solitamente riservato ai vicepresidenti:è suo compito galvanizzare l’elettorato disilluso, il suo discorso è un asset per la rielezione, il clintonismo è l’unica formula ancora spendibile per il Partito Democratico. Secondo il quotidiano, c’è una inversione, poiché Obama vuol essere anche un antidoto al clintonismo: gli attacchi a Hillary Clinton durante le primarie del 2008 erano l’espressione dell’ala non clintoniana del Partito Democratico. Charlotte è “blindata” a causa del movimento Occupy, scrive La Repubblica, ma i democratici hanno promesso che questa sarà “la convention più aperta della storia”. Star della serata sarà Michelle, che attaccherà la “Romneyeconomics” . Federico Rampini illustra le ricette di Obama per vincere ancora: lo slogan del 2008 “speranza e cambiamento” non basta più, e il presidente è a caccia di nuove parole per vendere il suo sogno. Ovvero: stop all’arricchimento smisurato dell’1 per cento dei privilegiati, un’America più equa e solidale, meno avara con i giovani e con la scuola; indipendenza energetica senza il ricatto dei petrolieri, ed una nazione leader non solo con la forza delle armi, ma dei suoi ideali. Quell’1 per cento dei privilegiati è la fortunata immagine che è stata copiata da Occupy Wall Street e che Obama ha ripreso.
La Stampa racconta una Charlotte tra preghiere e proteste: attorno alla convention democratica si sono riuniti cinquemila fedeli insieme ad una dozzina di pastori cristiani di ogni denominazione per invocare la “presenza di Cristo in città”. L’iniziativa nasce grazie ad un predicatore laico, David Benham, venuto per pregare “per il diritto alla vita e i diritti degli omosessuali”. Attorno a lui, i pastori bianchi e afroamericani di Charlotte. Ma parlallelamente ci sono i manifestanti di “occupy Charlotte” che, cantando la versione inglese di “el pueblo unido” sfidano gli agenti. I loro slogan: “left wing, right wing, stop the chatter” (destra e sinistra, basta dialogare) e “corporations owns the government, your votes don’t matter” (le corporation possiedono il governo, i vostri voti non contano).
Europa racconta che tutti i delegati della convention saranno raggiungibili sui social network, e sarà possibile far loro domande in diretta. E’ una risposta al sempre minore interesse delle tradizionali reti televisive, che sempre meno spazio dedicano alla diretta degli eventi politici. Tutto l’evento sarà in live streaming sia in inglese che in spagnolo (il bacino elettorale ispanofono conta ormai 21 milioni di elettori). La pagina Facebook diventerà un forum attivo, dove avanzare quesiti. Insomma, per chi non sarà alla convention sarà come esserci: uno sforzo immane del team per i social media di Obama, composto non a caso da ventenni che si sono fatti le ossa nella campagna elettorale del 2008. La scelta di fare del meeting democratico il più interconnesso della storia d’America nasce anche dalla necessità di connettersi con l’elettorato più giovane e tecnologico, colonna portante del bacino elettorale di Obama, che quest’anno rischia di non presentarsi alle urne. Rispetto al team di Romney, il vantaggio è sicuro: su Facebook il candidato repubblicano ha cinque milioni di “mi piace”, mentre Obama ne ha 28 milioni.

E poi

Il Corriere della Sera ricorda che la Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo esaminerà i ricorsi di quattro cittadini britannici e cristiani praticanti, che contestano le norme dello Stato in cui vivono, accusandolo di non proteggere i loro diritti alla libertà di religione. Due cittadine britanniche (un’impiegata della British Airways e una infermiera) si sono rivolti alla Corte perché i loro datori di lavoro hanno limitato la loro libertà di portare un crocefisso al collo. L’impiegata di un ufficio anagrafico che si occupa di nascite, morti e matrimoni, nonché un consulente nel campo di disturbi e patologie sessuali, affermano invece di esser stati osteggiati per non aver voluto svolgere compiti che avrebbero implicato l’accettazione della omosessualità. La prima rifiutava di partecipare come impiegata-testimone a matrimoni gay, il secondo di assistere coppie dello stesso sesso. Si appellano agli articoli 9 (libertà religiosa) e 14 (divieto di discriminazione) della convenzione europea dei diritti dell’uomo.

di Ada Pagliarulo e Paolo Martini