Incubo terremoto

Pubblicato il 21 Maggio 2012 in da redazione grey-panthers
Minacce dell'Isis all'Italia

Le aperture

Il Corriere della Sera: “L’Emilia sfregiata dal terremoto. Oltre centro scosse, la più forte di 5,9 gradi Richter. Lo sciame continua. Paura al Nord a Milano a Venezia. Crollano torrri, rocche e chiese. Sette morti, emergenza per gli sfollati. Tra le vittime quattro operai del turno di notte travolti in fabbrica”. L’editoriale, firmato da Gian Antonio Stella, è titolato “le fatalità prevedibili. I rischi sismici sono noti (e ignorati). A centro pagina le immagini del presunto attentatore di Brindisi: “Ha guardato le ragazze e ha premuto il pulsante”. “Il filmato dell’attentato di Bridinsi. Si indaga nella scuola”.

La Repubblica: “Terremoto in Emilia, paura e dolore.Violente scosse hanno colpito la zona tra Modena e Ferrara. Sette morti e migliaia di sfollati. Un sisma magnitudo 6 fa tremare tutto il Nord. Numerosi i crolli e ingenti i danni al patrimonio artistico. Uccisi 4 operai. Rientro anticipato di Monti dagli Usa”. A centro pagina: “Brindisi, il dna inchiosa il killer. Un video mostra l’esplosione”. “Nelle immagini, un cinquantenne vede le studentesse e preme il telecomando”.

La Stampa: “Terremoto da incubo: sette vittime. Il sisma ha raggiunto il sesto grado della scala Richter. Crollano capannoni e chiese. Altra notte di tensione per migliaia di sfollati. Dalle 4 di ieri mattina una settantina di scosse in Emilia. Allarme in tutto il Nord”. In alto la foto dell’uomo che “ha innescato la bomba della scuola” a Brindisi: “C’è il primo indagato: è un ex militare”.

Il Giornale: “Abbiamo visto il bastardo. In un video il volto del mostro che ha fatto espolodere la bomba di Brindisi: ha 50 anni, indossava una giacca ed è esperto di elettronica. Sempre più probabile l’ipotesi di un pazzo isolato”. E poi: “La terra trema al Nord. Crolli e morti in Emilia. Oltre 70 scosse tra Modena e Ferrara: muoiono 4 operai in fabbrica e tre donne. Tremila sfollati: è emergenza”.

Terremoto

Sul Corriere della Sera l’editoriale è firmato da Gian Antonio Stella, che ricorda i precedenti terremoti nella zona di Ferrara, e scrive che “qualche secolo dopo” è “inaccettabile” che si parli ancora “di imprevedibile fatalità”. Cita i sismologi “del gruppo di Emanuela Guidoboni” che hanno contato negli ultimi cinque secoli in Italia 88 eventi sismici dagli effetti superiori al nono grado della scala Mercalli. “Siamo un Paese ad alto rischio”. Uno degli ultimi lavori della Guidoboni si intitola “Terremoti a Ferrarta e nel suo territorio. Un rischio sottovalutato”. “Per mesi e mesi gli amministratori locali erano stati martellati: occorre un progetto per affrontare il tema. Risposte? Sorrisi. Ringraziamenti. Rinvii. Perché parlarne se porta iella?”.
La Stampa dedica le prime 7 pagine al terremoto, ed offre un articolo del geologo Mario Tozzi, che ricorda come oggi “dovremmo essere consapevoli che quella fetta di pianura padana è a rischio sismico”. “C’è una Italia chiaramente identificata come sismica, che tutti conoscono bene: la dorsale appeninica, la Sicilia, la Calabria e la campagnia vengono giustamente considerate zone di massima allerta. Poi c’è un’Italia di seconda fascia del rischio che, siccome densamente abitata e spesso dotata di un patrimonio costruttivo di rilievo, ma spesso non mantenuto, può subire danni e vittime anche per terremoti di entità media. Questo vale anche per le alluvioni. chi ci mette in salvo da tutti quei piccoli fiumi soggetti alle bombe d’acqua? Questa Italia di seconda fascia è più pericolosa della prima, soprattutto perché non te lo aspetti e perché bastano eventi di piccola entità per fare danni rilevanti. Insomma, il rischio di accresce non per colpa della natura o della geologia ma solo ed esclusivamente per colpa nostra, che non vogliamo fare i conti con il rischio  naturale quotidiano accrescito dal nostro moltiplicarci e dall’accrescersi delle nostre esigenze”.
Su Il Giornale l’editoriale è firmato da Vittorio Feltri, che sottolinea i problemi di governo di emergenze come questa: “Serviranno molti soldi per soccorrere e riscostruire. Servirebbe anche una Protezione Civile decente che, invece, non c’è più, smantellata un paio d’anni fa a seguito di una campagna all’insegna del ‘crepi Guido Bertolaso con tutta la sua cricca’. Risultato: non abbiamo più una organizzazione efficiente in grado di intervenire in caso di bisogno. Se arriva una calamità naturale, e in Italia ne arrivano un paio l’anno, ciascuno pensi per sé, si arrangi come può, altrimenti pace amen”. Altro punto su cui Feltri si sofferma è l’emeggenza terrorismo, dall’attentato ad Adinolfi alla bomba di Brindisi. “Registriamo malinconicamente che i servizi segreti in pratica sono stati azzerati. Il loro ultimo capo di qualche spessore, Nicolò Pollari, accusato di ogni nefandezza al pari di Bertolaso, non è più in servizio e passa il tempo a schivare le saette che gli scagliano addosso i ‘nemici’. Avevamo un buon apparato di 007: lo hanno smantellato”, scrive Feltri.
Su La Repubblica (le prime 13 pagine al terremoto in Emilia), da segnalare un articolo firmato da Carlo Lucarelli (“Noi figli di una natura gentile sconvolti da una paura sconosciuta”) e una intervista allo scrittore Gianni Celati, che è cresciuto nella provincia di Ferrara.

Brindisi

Secondo Il Giornale è “un mistero” per ora l’identità del presunto killer. “Due persone sono pedinate, intercettate perché sospettate di aver avuto un ruolo nella pista più battuta, quella legata a dissapori interni alla Morvillo-Falcone. A genitori rancorosi, precari mai regolarizzati, lavori non pagati, prof che hanno lasciato il segno per episodi poco lusinghieri. Il presidente è stato torchiato in Questura e nnon ha riconosciuto il killer del video. E’ certo che la lista dei docenti del Morvillo, come quelli del liceo Majorana, interessa i carabinieri che l’hanno sequestrata”.
Sul Corriere della Sera Giovanni Bianconi scrive che il film dell’attentato “non scioglie l’enigma principale di questa terribile storia: killer solitario o aiutato da qualcuno. E soprattutto: ha agito con motivazioni proprio,o è stato mandato a cercare la strage da qualcuno? Le mosse dell’uomo danno l’idea di un signore tranquillo, sicuro di sé, che non mostra particolare apprensione né prima né dopo il suo gesto assassino. Un professionista dell’azione, che perç nei sopralluoghi che deve aver effettuato prima dell’attentato non si è accorto della telecamera sistemata sul chiosco che aveva scelto come nascondiglio. Errore grave, che poco si addice a un esperto del settore”. “Ma non si può escludere nemmeno la leggerezza commessa da chi ha ricevuto l’incarico da qualcun altro”, che “non si cura di mostrarsi a volto scoperto a possibili testimoni che potrebbero riconoscerlo”.

Internazionale

Si è aperto ieri a Chicago il summit della Nato, che -come scrive Maurizio Molinari, inviato per La Stampa – “pianifica il dopoguerra afghano preparandosi a quella che Barack Obama definisce ‘missione non combattente a sostegno della pace’, ma il ritiro delle truppe è ostacolato dalla trattativa con il Pakistan che chiede un alto prezzo economic per far transitare i mezzi militari e le truppe in uscita”. Il vertice ieri si è aperto con le parole di Obama, che ieri ha annunciato il completamento del ritiro entro il 2013, e ha chiesto ai sessanta Paesi impegnati nelle operazioni in Afghanistan di “far coincidere il ritiro delle truppe con il simultaneo inizio di un impegno finanziario di lungo termine per addestrare e sostenere le forze d isicurezza afghane”. L’annuncio del neopresidente francese Hollande di anticipare a dicembre la fine della missione “sta creando grattacapi ai comandi sul campo”, aggiunge il quotidiano. “Lavoriamo ad una intesa per trasformare l’impegno francese da combattente a non combattente”, ha detto ieri il segretario generale Rasmussen, spiegando che si tratta di trovare una “formula capace di consentire a Hollande di mantenere in Afghanistan la maggioranza degli oltre 3000 militari senza venire meno alle promesse elettorali”.
Più delicata la trattativa con il Pakistan che “continua a tenere chiusi ai mezzi Nato i confini con l’Afghanistan”. Senza quella via, non esiste una via di terra agevole per far usscire una quantità imponente di mezzi militari nei prossimi due anni. Islamabad chiede un lione di dollari al giorno per far passare i mezzi Nato.
Sulla stessa pagina una intervista al generale Giorgio Battisti, che dal 2013 sarà a Kaubl come capo di stato maggiore dell’Isaf, agli ordini dell’americano John Allen. “Meno truppe sul campo, più fondi e istruttori. L’Italia resterà decisiva”, il titolo dell’intervista. Nella pagina accanto il quotidiano racconta le manifestazioni contro il vertice, a Chicago: “Gli indignati arruolano i veterani: basta guerre”.
Su Il Giornale il titolo sul vertice di Chicago è: “L’Italia rischia di pagare caro il ritiro di Obama da Kabul. Il presidente Usa annuncia lo stop ai combattimenti tra un anno. E presenta agli alleati il conto dell’uscita: 6,5 miliardi. Hollande si sfila, Monti possibilista”. E poi: “I pericoli: si rischia una fuga disordinata, come avvenne in Vietnam”.

Il Corriere della Sera racconta il vertice di Chicago paragondandolo al G8 di Camp David: senza decisioni concrete quest’ultimo, impegnato nella celebrazione del “successo della sua missione storica”, perché il mondo “da oltre sessanta anni non conosce vere guerre”. Oltre all’Afghanistan, al centro del vertice c’è l’inizio della creazione di una rete europea di difesa basata sul dispiegamento di radar e missili antimissile nell’Europa orientale e meridionale (soprattutto Polonia, Romania, Bulgaria, Turchia). La prima fase di dispiegamento (contestato dalla Russia) – che inizia ora ma sarà completato nel 2020 – prevede l’installazione di batterie sperimentali e il trasferimento sotto comando Nato di unità della Us Navy dotate del sistema di difesa antiaerea antimissile Aegis dislocate nel mediterraneo”. Mosca partecipa al vertice soltanto con un funzionario, Putin lo ha diserato.
E’ morto il libico Abdelbasset Al Megrahi, l’autore della strage di Lockerbie detenuto fino al 2009 in Scozia e riconsegnato alla Libia perché malato di cancro. L’accoglienza da eroe ricevuta a Tripoli aveva riattizzato le polemiche sulal vicenda. Secondo il premier britannico Cameron Megrahi non doveva essere rilasciato. Ne parlano La Stampa con un articolo a tutta pagina.

Si è votato in Serbia, e a sorpresa ha vinto il candidato nazionlista Tomislav Nikolic. La Stampa: “Serbia, Nikolic batte Tadic e i sondaggi”. Il capo dello stato uscente era convinto di vincere anche razie alla sua linea filo-europeista. Al primo turno erano arrivati quasi pari, con il presidente uscente si erano schieratii socialisti (ex partito di Milosevic), e Nikolic, leader del partrito progressista serbo, scheggia più moderata del Partito radicale di Sesylj (oggi sotto processo all’Aja) sembrava isolato. Tadic ha ammesso la sconfitta, Nikolic si è affrettato a rassicurare i serbi e l’Europa: la Serbia continuerà sulla strada della integrazione europea”, ha detto.
Mercoledì e giovedì si vota in Egitto. Il Giornale: “Il potere logora anche i Fratelli musulmani. Islamisti in calo di consensi: troppe promesse che non riescono a mantenere. Favorito un ex ministro di Mubarak. Il candidato integralista potrebbe mancare il ballottaggio”.

E poi

Su La Repubblica l’anticipazione di una parte dell’intervento che il filosofo Zygmunt Bauman pronuncerà oggi a Pistoia, nell’ambito del festival “Dialoghi sull’uomo”: “istruzioni per una nuova società. Perché la collaborazione sregolata migliora il mondo”. Sulla stessa pagina si ricorda il seminario di Reset Dialogues “Le promesse della democrazia in tempi critici”, che proseguirà fino al 24 maggio ad Istanbul. Parteciperanno intellettuali iraniani, il presidente tunisino Marzouk, Claus Offe, intellettuali turchi, Giuliano Amato. Si confronteranno sulla primavera araba, le aspettative di giustizia sociale e benesssere che ha generato, la crisi economica e finanziaria dell’Europa e del Medio Oriente.
Su La Stampa l’anticipazione della lectio magistralis che pronunceròà alle “settimane della politica di Torino il professor Carlo Olmo, storico dell’architettura, sul ruolo della piazza: “Cittadini si diventa: in piazza. Dall’agorà greca alla Tahrir del Cairo un luogo emblematico che mette in gioco i rapporti tra spazio e società”.
Su La Stampa la notizia della “ira di Hamas” nei confronti della top model israeliana Bar Refaeli, protagonista di una commedia franco israeliana (“Kidon”) in lavorazione, parodia dedicata all’uccisione a Dubai di un militante di Hamas. La modella recita la parte di un avvenente studentessa universitaria – agente del Mossad che incontra e stordisce, anche grazie alla sua avvenenza, il dirigente di Hamas in un bar, perso tra i fumi dell’alcool. “Hamas ha consigliato alla Refaeli di tornare a fare la modella e a “rinunciare allo sporco film”.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini