La Repubblica: “Monti promette: ora meno tasse. Il premier annuncia: l’Imu si può cambiare, l’Irpef si può ridurre”. E poi: “Alfano: accordo vicino con Maroni. E Bersani stringe sulle liste”. Nel sottotitolo il quotidiano torna sullo “scandalo Lega”, sui fondi del gruppo parlamentare del Carroccio: “Parla la segretaria: soldi per comprare le lavatrici’”. A centro pagina si parla dell’asta delle frequenze tv, “bloccata dai ritardi di Ue ed Agcom.
Da segnalare in prima un articolo di Giorgio Ruffolo che ricorda Luigi Spaventa, “l’economista gentiluomo che sfidò il Cavaliere”.
La Stampa: “Monti: Irpef giù, cambiare l’Imu”. “Il Pd: anche lui fa propaganda”. Il titolo di apertura è per Assad che “sfida il mondo: ‘Non me ne vado’. ‘Gli oppositori? Marionette’”. Un commento di Maurizio Molinari (“La pericolosa distrazione dell’Occidente”) e un reportage di Domenico Quirico corredano la notizia. A centro pagina. “Schettino: trattato come Bin Laden. Un anno dopo il marito di una vittima: non è l’unico colpevole’”.
Il Corriere della Sera apre con una intervista al ministro Passera. “L’agenda Monti così non va”. Il ministro spiega tra l’altro di essere contrario alla patrimoniale. In prima si legge anche che Berlusconi e Maroni “trattano per l’accordo”. A centro pagina: “La Francia ora ripensa la tassa sui super ricchi: ‘Non ne faremo altre’”. A fondo pagina, in un richiamo, si parla di Siria e del discorso pronunciato ieri da Assad. “Lo show di Assad. ‘Distruggerò i pupazzi dell’Occidente’”.
Il Giornale: “Il Pd ostaggio dei rottamati. Hanno fatto le primarie per innovare, ma i dinosauri sono tutti candidati. Col seggio sicuro”. E poi: “Vertice Berlusconi-Maroni. Pdl-Lega sempre più vicini”. In prima il quotidiano offre anche un ritratto di Luca di Montezemolo, “pilota chic ridotto a fare il gregario”.
Lega-Pdl
Ilvo Diamanti, su La Repubblica, si sofferma sulle sorti della Lega, che dovrà decidere a breve se correre insieme al Pdl o no. “IL Carroccio al bivio”, “meglio soli o male accompagnati?”. La Lega, presentandosi da sola, con un suo candidato premir (Tosi) potrebbe “allargare notevolmente gli attuali consensi” a livello nazionale (oggi è stimata al 5 per cento circa). Ma “è indotta a siglare l’accordo” con Berlusconi “per il timore di perdere la rappresentanza in Parlamento”, “per competere alla presidenza della Lombardia”, “per non rischiare la presidenza di Veneto e Piemonte”. L’accordo tra Berlusconi e Lega dunque “appare probabile, quasi certo”, “Berlusconi ne ha bisogno ed è pronto a tutto pur di siglarlo”, e alla Lega pone un dilemma: “Perdere subito il governo delle Regioni del Nord, o rischiare di perdere, per sempre. Voti e identità”.
Su Il Giornale un retroscena parla anche di un sondaggio della Swg, secondo il quale un elettore della Lega su tre sarebbe favorevole alla corsa in solitaria, senza alleanze, ma spiega che nonostante la ritrosia, senza una alleanza in Lombardia Maroni non ha chance di farcela. Si arriverà fino all’ultimo momento utile, spiega il quotidiano, ma l’accordo è praticamente fatto. “Patto Pdl-Lega al traguardo”, il titolo.
Su Il Messaggero viene intervistato Roberto Calderoli, che dà per certo l’accordo (“Non ci sono problemi”) ma ribadisce il punto di vista della Lega: Maroni candidato in Lombardia e sostegno al candidato premier indicato da Berlusconi a livello nazionale, purché non sia il Cav. Quanto a Berlusconi, “facciamogli fare il ministro degli Esteri, se vuole. Quando aveva avuto l’interim gli era piaciuto molto. Ma potrebbe anche fare il Capo dello Stato”.
L’Unità intervista Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano e parlamentare europeo, che continua la sua corsa “da terzo incomodo” nella campagna elettorale per la presidenza della Regione Lombardia, contro Maroni e Ambrosoli. Parla del Pdl: “Secondo me a breve ci sarà una procedura d’infrazione da parte del Ppe per la linea euroscettica che Berlusconi sta imprimendo. Quel partito ormai a me ricorda Salò ed è incompatibile con i valori dei popolari europei”. E’ a caccia di leghisti dissidenti? “Ci sono sicuramente dei bossiani che non condividono la linea di Maroni”. Sull’appoggio del governatore uscente Roberto Formigoni: “la mia candidatura nasce dalla società civile, dal sostegno di personalità come Romiti e Tronchetti Provera e di Italia futura. L’appoggio di Formigoni è arrivato in un secondo momento”. Ma il governatore esce di scena tra gli scandali, obietta L’Unità. “Non è così. Nei casi di Vendola e di Errani alle indagini sono seguite le assoluzioni. Perché per Formigoni un avviso di garanzia deve già valere come una condanna?”. Albertini dice di essere nei sondaggi secondo rispetto ad Ambrosoli, ma davanti a Maroni: “io al 25% e lui al 22%”. Poi fa sapere che Mario Monti gli ha proposto una candidatura nella sua lista al Senato: “vedremo”, dice Albertini.
La Repubblica continua a dare grande rilievo all’inchiesta che sta coinvolgendo il gruppo della Lega al Senato. Con un’intervista alla ex segretaria del gruppo stesso, la signora Privitera: “Ecco il sistema dei lumbard, soldi su un conto corrente ombra e bonus per comprare lavatrici e tv”. “Fui rimossa quando scoppiò il caso Belsito e dopo che il tesoriere Stiffoni venne travolto. Dissero che dovevano fare dei controlli”. Il quotidiano intervista anche il senatore leghista Calderoli, che respinge le accusa: “Ogni mia spesa è documentata”, “se la signore che ci accusa non fosse stata licebziata forse avrebbe visto le fatture e i pagamenti”. “Tutta questa inchiesta è nata perché il nostro capogruppo al Senato Bricolo ha fatto una denuncia alla Procura di Milano contro questa signora”.
Pd, Monti
Su La Repubblica il professor Pietro Ichino risponde ad Eugenio Scalfari, che ieri lo aveva criticato per aver prima partecipato alle primarie – con ciò impegnandosi a sostenere il centrosinistra alle elezioni – e aver poi deciso di candidarsi con la lista Monti. La “parola data” cui avrebbe mancato – scrive Ichino – è quella di sostenere la Carta di intenti alla base delle primarie, basata sulla fedeltà agli impegni europei assunti dall’Italia. “Ma il giorno dopo la chiusura delle urne abbiamo sentito invece Nichi Vendola affermare che essa è invece la ‘pietra tombale’ su quegli impegni”, e “non abbiamo sentito il segretario del Pd protestare”. “Allora, di quale parola data stiamo parlando?”. La verità – dice Ichino – è che quella Carta era viziata dalla ambiguità, e proprio per uscire da questa ambiguità ha deciso di candidarsi con Monti.
Una intera pagina del Corriere della Sera è dedicato al “rebus delle candidature” nel Pd: “appelli e raccolte di firme per gli ‘esclusi’”: domani il partito ha promesso di ufficializzare i nomi dei candidati al Parlamento, dunque è battaglia sulla scelta dei capilista e delle prime posizioni a seguire. Sembra ancora in dubbio la candidatura di Roberto Reggi, braccio destro di Matteo Renzi,che -secondo il Corriere- continua ad incontrare l’opposizione della dirigenza Pd toscana. Per quel che riguarda quelli che il quotidiano descrive come i ‘trombati’, Ermete Realacci rientreà grazie ad una sottoscrizione di operatori della green economy, mentre per Vincenzo Vita si sono spesi Ettore Scola e Sergio Zavoli.
Il quotidiano intervista Giorgio Tonini, senatore Pd, definito ‘il liberal salvato’ : “la nostra area non va annientata”, dice, precisando comunque di non essere nel listino bloccato, poiché affronterà “una doppia corsa per la candidatura al collegio di Trento”, visto che prima dovrà essere “candidato in un accordo di coalizione e poi essere eletto nel collegio uninominale”: “se ce la facciamo, la mia regione sarà l’unico posto in Italia dove si realizza un accordo tra Pd e montiani”. Critica il fatto che, nell’area liberal, “rischiano di non esserci parlamentari uscenti come Ceccanti o giovani proposte come Antonio Funiciello o Tommaso Nannicini” e di loro dice: “Sono voci che parlano a un pezzo di elettorato che può essere attratto da Monti e non deve essere indotto a pensare che il Pd è diventato inabitabile per questa area politica”.
L’Unità scrive che Umberto Ranieri “passa col Professore”: nell’area liberal del Pd anche Stefano Ceccanti potrebbe trasmigrare verso il centro. Il senatore Enrico Morando, invece, non lascerà il Pd , non ha chiesto la deroga e non si candiderà.
La Repubblica ipotizza anche un accordo “tecnico” e “di non belligeranza” tra il Pd e il Movimento arancione di Antonio Ingroia-De Magistris per eviatre competizioni a sinistra, ad esempio in Sicilia e in Veneto, perc onquistare il Senato. Il quotidiano dà anche per “recuperata” la candidatura di Paola Concia.
Il Corriere intervista il minstro Passera. Dice che la lista Monti “è un’occasione persa” e che “serviva un programma più coraggioso”, “alla fine hanno vinto le vecchie logiche di corrente”. E si dice contrario alla patrimoniale. “Io credevo al progetto di un alista unica Monti sia alla Camera che al senato. C’è un grande mondo che non si riconosce né nella sinistra -soprattutto se condizionata dalle componenti estreme- né con l’antipolitica, né con Berlusconi. Avevo dato la mia disponibilità a candidarmi, senza pretese di ruoli presenti o futuri”, poi “hanno prevalso le posizioni di Italia futura, di Montezemolo e Casini. Ho preso atto e me ne sono tirato fuori, ma non farò mancare il mio sostegno a Monti”.
Internazionale
Le pagine 2 e 3 de La Stampa sono dedicate al presidente siriano Assad: dopo 7 mesi è ricomparso in pubblico, alla Casa della cultura di Damsco. La Siria, ha detto, “è sotto attacco di stranieri”, “continuerà a combattere i terroristi” e non tartterà né “con questi fantocci”, né con chi “sta dietro di loro”, “nessuno mi caccerà”. Il quotidiano ha un inviato, Domenico Quirico, che scrive da Taftanaz, inmano agli insorti: “I guerrieri stanchi di Aleppo non credono più alla vittoria”. Dicono di essere “impotenti contro i Mig”. Assieme ai siriani ci sono sempre più islamisti stranieri: hanno preso il controllo della rivoluzione.
Anche La Repubblica ha un inviato, Pietro Del re, che offre un reportage da Azaz: “Siria, Assad detta la linea dura, ‘I ribelli al soldo dell’Occidente’”. “Con gli insorti davanti alla tv: ‘Dal presidente le solite bugie’”. A questo tema è dedicata anche l’analisi di Renzo Guolo, che considera quello proposto da Assad “un piano che sbarra la strada alla pace”. Prevede la fine del sostegno dei paesi che armano i “terroristi”, una conferenza alla quale dovrebbero partecipare le opposozioni, una carta costituzionale da sottoporre a referendum che sancisca l’integrità territoriale della Siria, elezioni politiche aperte a quanti accettino la Csotituzione, amnistia generale e un processo di riconciliazione. Due anni fa proposte di questo genere avrebbero avuto qualche chance, ma oggi “è troppo tardi”.
Il Corriere della Sera, occupandosi delle dichiarazioni di Assad, scrive che “Come Saddam e Gheddafi evoca il caos dopo di lui”. Il presidente sa che gli eccessi dell’opposizione “hanno spaventato i neutrali. E le forze esterne”.
L’Unità scrive che il presidente egiziano Mohamed Morsi ha varato una vera “purga”, cambiando dieci ministri, ovvero quasi un terzo del governo presieduto dal premier Qandil. Salgono ad otto i ministri della Fratellanza musulmana del governo. Sostituito il ministro delle Finanze Nour, protagonista delle trattative con il Fmi per il prestito di 4,8 miliardi di dollari: gli subentra un docente universitario specializzato in Finanza islamica, ritenuto vicino ai Fratelli musulmani.
E poi
Tutti i quotidiani ricordano Luigi Spaventa, scomparso ieri. La Repubblica, con Marco Ruffolo: “Addio a Luigi Spaventa, economista rigoroso e ‘british’, nemico del pensiero unico liberista”. E’ stato al Bilancio con Ciampi e presidente Consob. Lo ricorda anche Romano Prodi, con un’intervista allo stesso quotidiano: Conosceva le regole della finzna ma sapeva restare attaccato alla realtà”.
Ada Pagliarulo e Paolo Martini