Le aperture
Corriere della Sera: “Il Pd si divide su Berlusconi”, “I bersaniani a Renzi: non devi ricevere il Cavaliere. La replica: sulle regole si discute con tutti”, “Caso De Girolamo, gli incontri nella masseria per le nomine”.
A centro pagina: “I furti negli appartamenti sono più che raddoppiati. Ne avviene uno al minuto”.
La Repubblica: “Renzi-Berlusconi, scontro nel Pd”, “I bersaniani: non veda il Cavaliere. Il leader: sulle regole dialogo con tutti”.
A centro pagina, foto del deputato leghista Buonanno, che ieri si è tinto la faccia di nero alla Camera durante un polemico intervento sul caso Kyenge: “Il cerone nero della Lega”.
A centro pagina anche il titolo: “Cancellieri: intercettazioni, la legge sarà cambiata”.
La Stampa: “Riforme, asse Renzi-Berlusconi”, “Legge elettorale con sistema spagnolo in cambio dell’addio al Senato”.
Sotto la testata: “Cent’anni fa la Grande Guerra cambiò il mondo”. Si tratta di un supplemento di 16 pagine all’interno del quotidiano.
A centro pagina, con foto dalla regata: “Soldini, un record italiano sull’Oceano”. La regata è la Cape Town-Rio.
Il Sole 24 Ore: “Piazza Affari in rally torna ai livelli del 2011”, “Listini europei al record sulle previsioni economiche: Ftse Mib oltre quota 20mila”, “Accordo Ue: nuovi limiti su derivati e trading”.
Di spalla a destra: “Renzi e Berlusconi trattano: convergenze sul sistema spagnolo”.
A centro pagina in evidenza un’inchiesta del quotidiano: “A Madrid una lista Falciani”. Con il che si intende una lista ancora segreta di migliaia di presunti evasori fiscali i cui elenchi sarebbero custoditi dalla magistratura spagnola.
Il Giornale: “Siamo senza governo”, “Tutti contro tutti”, “Botte tra Renzi e Alfano, Pd spaccato, Letta suonato. Giallo sul caso De Girolamo”, “Il vuoto della politica fa bene alla Borsa: record dal 2011”.
A centro pagina, una foto del ministro Kyenge e una frase tra virgolette pronunciata da Jole Santelli, deputata di Forza Italia: “’Beata la Kyenge che non si trucca’”.
L’Unità: “Lega, squadristi di razza”, “Continuano le minacce vergognose alla ministra Kyenge. Maroni difende gli insulti: contestare non è razzismo. Santelli (Fi): i neri non si devono truccare. Salvini vede Le Pen: fronte unico in Europa”.
A centro pagina: “Riforme, Renzi accelera tra le tensioni”, “Incontra Alfano poi dice: ‘Per chiudere tratto anche con Berlusconi’. Ma la minoranza attacca. I rischi della faida in Fi mentre Grillo dice tre no”.
Il Fatto apre con le parole del vicepremier Alfano, che vengono riassunte in una frase tra virgolette: “’Se cade Nunzia cade tutto’”.
Oggi la direzione Pd, ricorda poi il quotidiano, che titola: “Renzi: ‘Vedrò B. al Nazareno. Rimpasto? Come voglio io’. Con Letta sono ai ferri corti”.
Riforma elettorale
Il Giornale, in un retroscena, parla dell’incontro tra Renzi e Berlusconi, che forse si farà sabato, “molto probabilmente prima della prossima settimana”, con l’obiettivo di chiudere l’accordo sul modello elettorale spagnolo con premio di maggioranza e bipolarismo garantito”. L’ambasciatore è Denis Verdini che – scrive il quotidiano – ieri ha avuto un “lungo incontro” con Roberto D’Alimonte, consulente del sindaco in materia elettorale. “La strada, a sentire Verdini e chi ha avuto occasione di parlargli, sarebbe ormai in discesa, e l’incontro tra Silvio Berlusconi e Renzi servirebbe proprio a suggellare l’intesa. D’altra parte Renzi non avrebbe alcun interesse a vedere Berlusconi se non pe chiudere”.
La Stampa riferisce invece dell’incontro che Renzi ha avuto ieri con Alfano. “Un incontro freddo, senza esito. Il sindaco ha insistito sul modello spagnolo. ‘Non capisco perché sei contrario, perché temi di finire schiacciato dai grandi partiti. Non hai sempre detto che tornerai ad allearti con il Cavaliere? Fai l’accordo con Forza Italia ed eleggi i tuoi parlamentari’. Da quell’orecchio Angelino non ci sente: a Palazzo Grazioli dovrebbe tornarci con il cappello in mano. Il leader Ncd è stato chiaro: ‘Se fai l’accordo con Berlusconi sappi che noi usciamo dal governo e tu ti assumi tutta la responsabilità. Poi voglio vedere come riuscirai a far passare la legge elettorale e la riforma costituzionale’”. Secondo Alfano, Renzi avrebbe in mano una pistola scarica perché una parte del Pd e dei gruppi minori non voterebbero la riforma ispanica. Inoltre, secondo Alfano, se il governo cadesse e si andasse alle urne, si dovrebbe votare con il sistema proporzionale, come effetto della sentenza della Consulta: Renzi si infilerebbe in un tunnel, senza un governo e con il Capo dello Stato che magari si dimetterebbe.
Ma, per l’appunto, c’è un pezzo di Pd che di accordi con il “Condannato” non vuole sentire parlare. E Renzi spiega: “Non è giusto che la legge elettorale se la scriva la maggioranza. Ma come si fa a contestare chi discute delle regole anche con Forza Italia? Chi è contrario, con Berlusconi ci ha fatto il governo. Io mi ricordo che quando Forza Italia faceva le leggi elettorali con Berlusconi presidente del Consiglio, i partiti di allora, con Fassino segretario e Franceschini capogruppo, andavano in Aula a dire: ‘Che vergogna, fate la legge elettorale senza di noi!’”.
Nella stessa pagina si dà conto delle dichiarazioni del deputato bersaniano Alfredo D’Attorre, visto che nella direzione Pd di oggi all’ordine del giorno ci sono innanzitutto le riforme elettorali ed istituzionali, oltre che la bozza dello Jobs Act. “Sento dire di incontri con Berlusconi a largo del Nazareno (sede del Pd, ndr). Immagino che Renzi sarà cauto su mosse che possano resuscitare politicamente Berlusconi”. Ma il leader dei giovani turchi Orfini considera “ridicola” la richiesta di non vedere Berlusconi: “Faccio notare che a chiederlo sono gli stessi che spiegavano la necessità di fare il governo di larghe intese con lui”.
Lo stesso concetto viene ribadito da Orfini in una intervista a La Repubblica, in cui dissente dai bersaniani: “Se riconosciamo che la legge elettorale è una priorità del Paese, è ragionevole che il nostro segretario dialoghi a360 gradi con tutte le forze politiche”.
Ma, si fa notare, Renzi venne messo in croce quando andò ad Arcore. Orfini: “Una situazione del tutto differente. Noi del Pd protestammo molto quando il Porcellum fu approvato a maggioranza dal centrodestra, e ora bisogna essere coerenti”.
Tornando a La Stampa, però, D’Attorre insiste: “Nella riunione di ieri (dell’area di minoranza del partito, ndr) la maggior parte di noi si è espressa per un sistema elettorale a doppio turno e senza liste bloccate”. Spiega L’Unità che martedì sera si sono riuniti alla Camera gli oltre 120 deputati che avevano sostenuto la mozione Cuperlo, in vista della Direzione di oggi. D’Attorre ha sottolineato che innanzitutto “occorre un chiarimento vero tra Renzi e Letta per capire se si può andare avanti”. Un altro bersaniano come Davide Zoggia, che condivide la contrarietà di quest’area al sistema spagnolo con liste bloccate, dice: “E’ necessario partire dalla maggioranza, e anche riconoscere lo sforzo fatto da Alfano per costruire un nuovo tipo di centrodestra”. Ancora D’Attorre, sul modello spagnolo: “Non ci può essere un accordo in cui Renzi e il Cavaliere, grazie alle liste bloccate, determinano la totalità del Parlamento”.
Su Il Giornale si sottolinea che Renzi sa bene che i suoi avversari interni al Pd vogliono usare lo spauracchio Berlusconi per ostacolare la sua corsa verso una legge elettorale maggioritaria (e verso una possibile accelerazione del voto) costringendolo a fare un accordo con il solo Alfano, sotto gli auspici di Enrico Letta. Proprio per questo, nei suoi colloqui con gli emissari del Cavaliere, Renzi sarebbe stato chiaro: l’accordo deve essere complessivo, sul sistema elettorale ma anche sull’abolizione del Senato e sulla modifica del titolo Quinto.
Sul Corriere della Sera, in un “dietro le quinte”: “le condizioni del segretario: trattativa con il Cavaliere se dice sì al taglio del Senato”.
Sul Sole 24 Ore (“Renzi media con Berlusconi: convergenza sullo ‘spagnolo’”, ma “il sindaco tratta anche sul Mattarellum” perché su questo sarebbero già pronti a convergere sia Sel che Scelta Civica) si scrive anche che il guru del Movimento 5 Stelle Gian Roberto Casaleggio è calato ieri a Montecitorio per dettare la linea e frenare i dissidenti con queste parole: “Con il Pd non si tratta, le tre proposte presentate da Renzi sono tutte evidentemente astratte e incostituzionali”.
Il Fatto riferisce anche che si è deciso che sulla riforma elettorale deciderà la rete, probabilmente verso fine febbraio. Secondo Il Fatto a Grillo e soci non dispiace il proporzionale puro venuto fuori dalla sentenza della Consulta: “Questo parlamento è illegittimo e non può scrivere la legge elettorale, andiamo a votare con la legge attuale”, scrive Danilo Toninelli, deputato M5S che ha firmato una proposta di legge per una sorta di modello spagnolo corretto.
De Girolamo
Oggi i quotidiani danno conto del file audio relativo ad una telefonata del dicembre 2012 tra l’allora parlamentare Pdl Nunzia De Girolamo e l’ex direttore amministrativo della Asl di Benevento Felice Pisapia (indagato per peculato e truffa, che ha registrato per mesi i colloqui in casa De Girolamo). In quel dialogo telefonico Pisapia la mette al corrente di un presunto piano ordito per rovinarla: “Attenta, il Pd ti vuole inguaiare”, avverte. E lei: “Ma che vogliono? Io non ho preso soldi, non ho chiesto favori”. Titolo del Sole 24 Ore: “Spunta un presunto complotto organizzato contro De Girolamo”. Pisapia ha fatto i nomi di Umberto Del Basso de Caro (deputato Pd), Michele Rossi (direttore generale Asl) e Roberto Prozzo, un avvocato, tra i registi di questa “congiura”. Si tratta di un racconto di rimando, perché a riferire i fatti a Pisapia sarebbe stato un altro dirigente Asl, Giuseppe De Lorenzo.
Umberto Del Basso de Caro, il deputato Pd che ha ottenuto quasi 20 mila voti a Benevento, e che ha espresso già la sua adesione a una eventuale mozione di sfiducia contro la De Girolamo, intervistato da La Repubblica, dice che la storia del complotto “è una evidente patacca”. “Io non ho mai parlato con Pisapia e mai visto di sabato Michele Rossi, avendolo visto due volte in sessanta anni. Terzo, non ho mai parlato insieme con Rossi e l’avvocato Prozzo”, dice.
Il Fatto invece intervista un altro “superteste” della inchiesta, Arnaldo Falatto, ex dirigente Asl di Benevento, dal 2004 al 2013: “E’ un superteste che è stato estromesso da Michele Rossi perché – dice – sgradito politicamente, visto che apparteneva all’Udeur: nella riunione a casa De Girolamo del 23 luglio 2012 fu congegnato un piano per assegnare il servizio 118 a Modisan, ditta del beneventano vicina al Pdl. Sarebbe andato in porto se non avessi presentato una denuncia in cui preannunciavo che Modisan avrebbe ottenuto l’appalto. Così Modisan, avvertita dell’esposto, rinunciò con una scusa il giorno dopo aver ottenuto l’appalto. Come seppi che avrebbero vinto? Me lo confidò Felice Pisapia, forse dopo aver partecipato a uno di quegli incontri”.
La Repubblica, parlando del caso De Girolamo, punta anche l’attenzione sulla questione intercettazioni, riferendo i contenuti di una telefonata con il ministro della Giustizia Cancellieri, che al quotidiano spiega: “Sia chiaro, fino a che ci sarò io in questo ministero i magistrati possono stare tranquilli. Nessuno ha intenzione di ridurre la possibilità di fare investigazioni attraverso le intercettazioni. Ma la questione della privacy è tutt’altro, su quella sicuramente dobbiamo intervenire”.
Candidature
Diventeranno effettive il 3 febbraio prossimo le dimissioni che La Repubblica definisce “ufficiose” di Sergio Chiamparino dalla presidenza della Compagnia di San Paolo. Chiamparino viene intervistato da La Repubblica e La Stampa. Dopo la sentenza del Tar che ha portato all’annullamento del risultato delle elezioni regionali piemontesi del 2010, Chiamparino fa sapere di essere pronto a scendere in campo proponendo “un’alleanza da Sel al centro”, come dice a La Repubblica, in vista delle prossime elezioni regionali. Nel Pd non sembrano esserci altri candidati, ma se qualcuno invoca le primarie? “Sono pronto, a condizione che le primarie non siano un artificio per far vedere che rispettiamo gli Statuti del Pd. Se ci sono candidati veri, alternativi a me per visione, si facciano avanti. Se, invece, devo andare da mio cugino per pregarlo di candidarsi per far vedere che rispettiamo i regolamenti, no”. Sul fronte delle alleanze: “Immagino un’area che vada dalla sinistra ‘vendoliana’ a condizione che non fiancheggi i sabotatori della Tav, al centro con un accordo con i ‘Moderati’, forza locale che ormai rappresenta un marchio affermato. Vedo poi lo spazio per una lista civica, una Alleanza per il Piemonte, dove inserire persone di origini politiche diverse dal centrosinistra, ma che si riconoscano nella mia candidatura”.
Non sarà difficile far digerire l’Alta velocità a Sel? “Non ho detto che devono diventare Sì Tav, dico che non devono sostenere i sabotatori”.
Nell’intervista a La Stampa Chiamparino risponde anche a chi lo accusa di aver utilizzato una corazzata potente come la Compagnia di San Paolo per fare politica: “Capisco le critiche e anche la loro strumentalità. Ma intanto mi dimetto senza sapere se e quando si voterà”. E qui Chiamparino parla anche di politica nazionale, e dice che “il governo va avanti se incide su riforme, lavoro e fisco”. Riforma elettorale, cosa sceglie? “Il doppio turno è il migliore”. Si iscriverà al Pd? “Io vorrei espandere il Pd, perché chiudersi?”. Porte aperte a chiunque, anche a chi stava con il Presidente della Regione Cota? “Non ci sono steccati e barriere. Dall’altro ieri in avanti c’è un’autostrada per chi vuole distinguersi e rompere con Cota. Non all’ultimo minuto, però”.
Su La Repubblica: “Pronto il partito di Passera. Anteprima tra imprenditori, ‘uno shock contro il degrado’”. Sarebbe pronto il nuovo movimento politico dell’ex Ministro dello Sviluppo Economico del governo Monti. Passera lo ha illustrato da un gruppo selezionato di manager, economisti, imprenditori e banchieri. Tre le sfide: ridisegnare la macchina dello Stato per tornare ad attirare gli investimenti esteri; progettare un nuovo welfare; una nuova legge elettorale a doppio turno”, “con collegi molto piccoli e liste ridotte al minimo. Possibilmente composte anche da un solo candidato. Nel primo turno si presentano tutti per coinvolgere il numero massimo di elettori. Nel secondo si possono formare le coalizioni”.
Internazionale
Tanto La Stampa che il Corriere della Sera scrivono che le intelligence occidentali hanno preso contatto con gli uomini del Presidente siriano Assad per contrastare la minaccia di Al Qaeda. La Repubblica: “Da Assad 007 occidentali per fermare Al Qaeda. America e GB dialogano con il regime”. Il Corriere: “Gli 007 europei in Siria contro Al Qaeda”.
Il Corriere della Sera, da Kuwait City, spiega che la conferenza dei donatori ha elargito quasi due miliardi per gli aiuti umanitari. 500 milioni di dollari li ha offerti il padrone di casa, l’Emiro del Kuwait; 380 milioni li ha garantiti il segretario di Stato Usa Kerry; 165 milioni l’Ue; 38 milioni dall’Italia.
Il viceministro degli esteri italiano Lapo Pistelli, presente in Kuwait, viene intervistato da L’Unità: dice che una soluzione diplomatica per la Siria passa per la conferenza di pace, la cosiddetta Ginevra 2 che si aprirà tra una settimana. Questione centrale è rappresentata dalle divisioni all’interno della opposizione al Presidente Assad, oltre che l’eventuale partecipazione dell’Iran, la cui presenza viene caldeggiata dall’Italia: le diverse opposizioni – dice Pistelli – sanno che se perdono questa nave diplomatica, non ce ne sarà una seconda ad attenderli”.
La Stampa dedica una intera pagina alla Grecia, che ha inaugurato il semestre di presidenza della Ue. Ieri il presidente Samaras ha parlato al Parlamento europeo: “Ad Atene ha vinto l’Europa”, “siamo il simbolo della Unione che ha saputo andare avanti”. Il quotidiano intervista Alexis Tsipras, il leader della formazione di sinistra Syriza: “Siamo pro europei, non anti europei. Vogliamo cambiare l’Europa, non distruggerla”. Dice di non voler uscire dall’euro e di non aver nulla da spartire con i movimenti anti euro, compreso quello di Grillo: “Non condivido le sue posizioni. E’ facile dire ‘no’ a tutto; più difficile è tentare di combinare la condanna del sistema con proposte costruttive”. Tsipras è convinto che la storia gli stia dando ragione, perché “è chiaro che il programma di salvataggio greco è fallito”. Ai greci serve un piano di rilancio senza austerità, “siamo più europeisti dei conservatori che hanno distrutto la solidarietà”.