Le aperture
La Repubblica: “Il Papa: immigrati perdonateci. Lampedusa accoglie Francesco: ‘No alla globalizzazione dell’indifferenza’. Commovente cerimonia sull’isola. Laura Boldrini: ha restituito dignità ai morti in mare. Il grazie del ministro Kyenge”. A centro pagina la situazione in Egitto: “L’esercito spara, più di 50 morti in Egitto”. In prima anche una intervista a Matteo Renzi: “’Tutti mi chiedono di candidarmi, così cambierò il Pd”.
La Stampa: “Migranti, la scossa del Papa. ‘No alla globalizzazione dell’indifferenza, siamo tutti responsabili’. Bergoglio a Lampedusa, una corona di fiori in mare, l’abbraccio ai clandestini appena sbarcati, la messa: non sappiamo più piangere”. Di spalla: “Draghi: i tassi di interesse devono restare bassi”.
L’Unità: “Cristo è sbarcato a Lampedusa”. A centro pagina, sulla politica: “Letta al Pdl: Saccomanni non si tocca”.
Il Corriere della Sera, che apre con la visita del Papa, dedica un titolo più grande alla politica e alle vicende giudiziarie: “Berlusconi, il caso interdizione”. “Metà processo prescritto a settembre: la Cassazione potrebbe rinviare gli atti in Appello”. “L’ipotesi di decadenza da senatore si allontana di un anno”. A fondo pagina: “Ora i francesi vestono Loro Piana. Lo storico marchio di tessuti acquistato dal gruppo Lvmh per due miliardi”.
Libero dedica il titolo di apertura al “turismo a gonfie vele”: Ci salva la vacanza. Gli arrivi di ricchi stranieri (soprattutto russi, cinesi e indiani) aumentano in maniera esponenziale e ci portano decine di miliardi. Però noi facciamo di tutto per scoraggiarli. E qui soldi li buttiamo. L’Italia è in saldo: con due miliardi i francesi si comprano anche Loro Piano”. A centro pagina, sulla visita del Papa: “Viva Papa Francesco. Ma non i clandestini”.
Il Sole 24 Ore: “Edilizia, allarme burocrazia. Persi 445 mila posti di lavoro. Chieste ‘regole certe e più investimenti’ per il rilancio”. Di spalla: “Squinzi: ‘E’ suicida la difesa dello status quo. Serve un cambio di passo’”.
Il Foglio: “Fiat assediata continua a investire in Italia ma si allunga oltreconfine. Dopo le polemiche, Marchionne riceve l’appoggio del ministro Zanonato. Poi sale in Chrysler e blinda il Corriere”.
Il Giornale: “Ecco i cento abusi di Stato. Fisco, permessi, ritardi: in un libro bianco degli imprenditori tutte le vessazioni quotidiane. Abolizione dell’Imu sulla prima casa, il centrosinistra si spacca”. A centro pagina: “I francesi ci sfilano il cappotto. Continua la razzia di marchi italiani: Loro Piana passa a Louis Vuitton”.
Papa
I quotidiani danno ampiamente conto delle parole pronunciate dal Papa nell’isola di Lampedusa. La Stampa le sintetizza così: “’No alla globalizzazione della indifferenza’”, “’l’affondo di Francesco nell’isola dei profughi: ‘Non sappiamo più piangere dei drammi del mondo’”.
Scrive il vaticanista Galeazzi che si tratta di un viaggio “che vale una enciclica”. Nella via crucis tra molo e parrocchia Bergoglio ha dialogato con i profughi, ha sferzato la politica che provoca le tragedie del mare, ed ha implorato il perdono di Dio per aver ignorato quella che ha definito la “strage degli innocenti”: 25 mila morti in venti anni. Si è rivolto a “chi si è accomodato, si è chiuso nel proprio benessere, nella anestesia del cuore”; ha esortato al “coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore”; ha denunciato che ad alzare muri di egoismo è “una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del compatire”, ed ha ricordato che “Dio ci giudicherà in base a come abbiamo trattato gli immigrati”.
Un lungo estratto dalla omelia di Papa Francesco è su La Repubblica.
Sullo stesso quotidiano a commentare le parole del Papa è Adriano Sofri: “L’anestesia del cuore che ci rende insensibili” è il titolo della sua analisi, dedicata alla visita del Papa al “cimitero d’acqua dei disperati”: “Lo aspettavano, dei vivi, gli sbarcati, i pescatori, e gli altri marinai, impegnati a soccorrere la migrazione, e gli abitanti dell’isola vagheggiata come un ponte d’azzardo verso l’Europa. E poiché – scrive ancora Sofri – la gran parte di quelli che vengono dalla costa africana sono musulmani, la visita è stata anche una Ratisbona sui generis”.
Il Corriere della Sera racconta come i musulmani a Lampedusa siano stati colpiti dal riferimento al ramadan fatto da Papa Bergoglio: “Si è infatti rivolto ai “cari immigrati musulmani che stanno iniziano il digiuno di ramadan, con l’augurio di abbondanti frutti spirituali”. Quel riferimento lo hanno capito alle sette della sera, quando una operatrice di Save the children ha scaricato da internet l’omelia del Papa e l’ha fatta tradurre ad un mediatore culturale.
Su Il Foglio, Giuliano Ferrara scrive al Papa che “il gesto è meraviglioso”, ma “c’è un errore: la globalizzazione porta la speranza”. “La globalizzazione è alla radice della sperenza, non la sua negazione nella indifferenza fattasi mondo. La gente che viene qui in occidente sfidando la morte non lo fa per inseguire falsi miti risolti nel cinismo di unno sviluppo incurante degli ultimi. Lo fa per sfuggire alla miseria della vita e alla sua violenza in un mondo che, a quanto se ne capisca fino a ora, e con riserva per molti aspetti della sua condizione moderna, promette emancipazione e liberazione attraverso libertà civili e mercato, e per via delle loro alleanza”.
Politica
La Repubblica intervista Matteo Renzi. Il sindaco spiega che tanti amministratori, tanti sindaci e tanti militanti ripongono nel Pd le loro speranze e gli chiedono di mettersi in gioco: “Il traghettatore del Pd, ossia Guglielmo Epifani, ci faccia sapere la data del Congresso e delle primarie”. Spiega di volere “un Pd in cui vinca la leggerezza, che sia libero da certe burocrazie simil-ministeriali”. Racconta che D’Alema gli ha proposto di candidarsi alle europee, perché “parte dal presupposto che non devo fare il segretario, ma non devo fare neanche il sindaco. Devo fare, tra qualche anno, il candidato premier designato dal partito. Per questo immagina Strasburgo come luogo dove acquisire esperienza internazionale”. Poi spiega: “Io voglio un partito che non sia terra di conqusita per correnti, ma che sappia conquistare i voti di chi non ci ha votato prima”. E insiste sul fatto che l’adesione al Pd possa assumere forme diverse: “Nel 2013 serve un partito aperto. Basta con l’idea novecentesca della appartenenza. Dobbiamo renderlo moderno sapendo che non si discute solo nelle sezioni. Che si fa politica anche in rete o nei luoghi del volontariato”. E ribadisce che se si candida, lo farà indipendentemente dai capicorrente: “A me interessa il voto dei volontari delle feste de L’Unità e quello dei delusi di Grillo o della Lega, non delle correnti organizzate”.
Europa intervista il presidente del consiglio Enrico Letta: è un colloquio a tutto campo sull’attività di governo, le prospettive e le priorità dell’esecutivo. Alla domanda se il caos attuale della politica italiana sia colpa solo della legge elettorale, Letta risponde: “Il Porcellum è un monstrum che non garantisce né rappresentanza né governabilità”, “ciò detto, non dobbiamo cercare scorciatoie e cadere nell’errore di considerare la legge elettorale la causa unica di tutti i mali della politica italiana”. Insomma, per Letta “il caos è generato innanzitutto da un sistema non all’altezza delle sfide con le quali l’Italia deve oggi misurarsi, tanto più dopo venti anni di bipolarismo muscolare e inconcludente che ha inibito ogni serio tentativo di riforma”.
Egitto
Scrive La Repubblica che l’esercito egiziano ieri ha sparato causando un eccidio: i Fratelli Musulmani e l’esercito si rimpallano le responsabilità del massacro. L’analisi di Bernardo Valli sottolinea che l’esercito appare adesso “l’involontario promotore di un eccidio”, poiché “la sparatoria contro i manifestanti, mossi dai Fratelli Musulmani, è stata probabilmente, come sostengono i comandi militari, una risposta obbligata, una reazione inevitabile all’assalto di un folto gruppo di islamisti che tentava di entrare nella caserma della Guardia repubblicana dove pensava fosse prigioniero il presidente Morsi. Dunque una legittima difesa, ma una difesa eccessiva, sciagurata, destinata a restare come una macchia sulla società militare e a mutare gli equilibri dello scontro. L’esercito faticherà d’ora in poi a presentarsi come una forza neutrale, nonostante le circostanze in cui è avvenuto il massacro”.
La Stampa e il Sole 24 Ore offrono una intervista al “leader del fronte laico” in Egitto, Hamdeen Sabahi. Il Sole spiega che fino a una settimana fa Sabahi, 59 anni, era il leader di “Corrente popolare”, il partito nasseriano del Fronte di salvezza, che riunisce le opposizioni al governo dei Fratelli Musulmani. Come candidato presidenziale l’anno scorso era arrivato terzo, perdendo la possibilità del ballottaggio a causa delle divisioni nelle opposizioni. Spiega: “Questa è una rivoluzione popolare, non un golpe militare come dite in Occidente. La road map è stata decisa la sera del 30 giugno e ratificata da piazza Tahrir. Ammette: “Gli ultimi incidenti certo sono un ostacolo”. Poi della alleanza costruita con i salafiti di Al Nour, dice: “E’ vero, ci hanno portato ad un punto critico, rifiutando di accettare El Baradei come primo ministro. Difficilmente sopporteremo ancora i loro veti. Abbiamo bisogno di formare un governo al più presto”. E fa notare che i salafiti di Al Nour “in effetti sono molto più rigidi nella interpretazione dell’Islam, ma non sono un partito organizzato come i Fratelli Musulmani”. Spiega che probabilmente lui o un altro del movimento si candideranno alla Presidenza. Ma è sicuro che questo sarà anche il candidato dei militari? “Non sono sicuro di sapere per chi voterà il generale Al Sisi, ma sono certo che anche le Forze Armate abbiano imparato dagli errori del passato. E’ la più grande istituzione del Paese, con il più grande seguito popolare. Se ne avranno uno, vincerà il loro candidato”.
Su La Stampa, Sabahi, intervistato, dice: “Nessun golpe, Morsi cacciato dal popolo”. Sul fatto che i salafiti si siano sfilati dai negoziati con il governo, dice: “I salafiti restano importanti. Per questo, sebbene avessero boicottato il nostro candidato premier El Baradei, abbiamo cercato un compromesso proponendo il nome qualificato di Ziad El Din”, “adesso però basta: prepareremo le nuove elezioni anche senza i salafiti. Gli teniamo una sedia vuota nel caso ci ripensassero”. Terrete una sedia anche per i Fratelli Musulmani? “Per ora è impossibile. I Fratelli non sono psicologicamente e politicamente pronti. Quando cambieranno sarà diverso. Al momento sono una minaccia per il Paese”. Che cambiamento occorre? “In futuro voglio includere i Fratelli Musulmani, tranne coloro che hanno fatto ricorso alla violenza o l’hanno incitata”. Come conciliare l’agenda liberal con quella salafita? “Abbiamo bisogno di uno stato democratico, ma non possiamo creare un muro tra la politica e la religione, che è parte della vita nazionale. Il secolarismo non fa per noi, non dobbiamo mettere la religione da parte né farne un’arma. Creeremo un nostro modello, giacché neppure quello turco funziona, ma non possiamo continuare a far parlare chi giustifica la violenza con la religione”.
Sugli spari che ieri hanno fatto 50 morti davanti alla sede della Guardia Repubblicana al Cairo, Sabahi dice che il sangue versato “appartiene a tutti gli egiziani” e quanto accaduto “non serve alla rivoluzione né all’esercito ma solo ai Fratelli Musulmani, che così possono sabotare la transizione. Auspico una indagine rapida che chiarisca se davvero i militari sono stati attaccati”.
E poi
Il fondatore della Tod’s Diego Della Valle ha acquitato una pagina a pagamento su La Repubblica. Si tratta di un appello al Presidente Napolitano, riguardante il Corriere della Sera: “E’ in pericolo la libertà di opinione di un pezzo importante della stampa italiana. E vedendo che sulla questione Rizzoli è già stato coinvolto da altri, anche io, e credo molti italiani, abbiamo bisogno di conoscere il suo pensiero. In atto non c’è, per quanto mi riguarda, nessuna disputa o competizione personale con alcuno; è mia ferma convinzione che in Paese democratico la stampa debba essere indipendente e libera di esprimere le proprie opinioni senza vincoli, e nel caso specifico del gruppo Rizzoli bisogna evitare che chiunque tenti di prenderne il controllo per poterlo poi utilizzare come strumento di pressione. La situazione per me auspicabile, non essendoci editori puri disponibili, sarebbe quella di trovare un gruppo di investitori privati, liberi, italiani, che abbiano come unico obiettivo quello di far tornare la società competitiva. A questo punto sarebbe necessario che noi tutti, il gruppo che io rappresento, la Fiat, intesa in Mediobanca, invece di rafforzare le nostre posizioni, facciamo un passo indietro e lasciamo completamente l’azionariato del gruppo liberandolo così da tutte le vecchie polemiche e da tutte le dietrologie di ogni tipo”. L’articolo che La Repubblica dedica a questa vicenda è così titolato: “’In pericolo la libertà di opinione in Rcs’, Della Valle, appello a Napolitano: ‘Fuori tutti i soci’. Fiat: ‘Nostra quota strategica’”.
Il Corriere della Sera riproduce come lettera a pagina 26 (sezione economia) quella di Della Valle. E titola: “Marchionne: Rcs è strategica. Della Valle si appella a Napolitano. Domani all’asta in Borsa i diritti inoptati per il 15 per cento del capitale”.
Sul Fatto: “Rcs, ora Della Valle chiede aiuto al Quirinale”, “l’imprenditore sollecita un intervento per evitare che Fiat prenda il controllo del Corriere”.