Il giorno degli arresti

Pubblicato il 15 Febbraio 2013 in da redazione grey-panthers
Minacce dell'Isis all'Italia

Le aperture

Corriere della Sera: “Finanza e scandali, il giorno degli arresti”, “Fermato ex manager Mps. In cella l’immobiliarista Proto, Cellino (Cagliari) e Angelo Rizzoli. Berlusconi: ma le tangenti esistono. La Lega: combattiamole. Pd: apologia. Proteste dei giudici”. Di spalla: “Il Papa: starò nascosto al mondo”. A centro pagina: “La Casa Bianca e l’Italia, ‘Progressi con Monti, continuare le riforme’”, “Veto tedesco sul Cavaliere. Insorge il Pdl”. A centro pagina anche la fotostoria del giorno: “Il campione Pistorius che spara e uccide”, “Quattro proiettili in casa sulla fidanzata modella”.

La Repubblica: “Il ritorno di Tangentopoli”, “Berlusconi assolve le mazzette. Mps, arrestato Baladassarri”. A centro pagina, “Pistorius, il campione assassino”.

La Stampa: “Il giorno degli arresti eccellenti”, “E Berlusconi giustifica le tangenti all’estero: ‘Sono commissioni’”. Sotto la testata: “Ior, primo scontro in Vaticano dopo le dimissioni del Papa”, “Divergenze sulla candidatura a presidente del belga De Corte”. Anche qui a centro pagina Pistorius: “Uccide la fidanzata, il lato oscuro di Pistorius”.

Libero: Si vota in manette”, “Magistrati in campo”. A centro pagina: “Obama e i tedeschi ci trattano da colonia”, “Ingerenza senza precedenti a favore di Monti”.

Il Fatto: “La retata di San Valentino”. In taglio basso: “Il Papa: ‘Non mi vederete mai più’. Le mani di Bertone su Ior e Idi”.

Il Giornale: “La Repubblica delle manette (e degli orrori giudiziari)”, “L’uragano dei Pm si scatena sul voto: arrestati il manager Mps Baldassarri, il presidente del Cagliari Cellino, l’imprenditore Rizzoli e il finanziere Proto. Scandalo carta di credito, assolto Minzolini: ‘Ora rivoglio il Tg1”. A centro pagina, con foto, Pistorius: “La favola senza lieto fine di un falso eroe”.

L’Unità: “Il Cav legalizza le tangenti”. A centro pagina, con foto, la vicenda di Pistorius e “la danza del mondo”, il flash mob contro la violenza sulle donne, “da Roma fino a Kabul”.

Il Sole 24 Ore: “Pil: l’Europa frena, Italia in caduta”, “L’Ocse avverte Roma: sul mercato del lavoro più flessibilità in entrata e uscita”. Nelle colonne di fianco: “Ior: il belga De Corte e von Freyberg favoriti per il vertice”. A centro pagina: “Mps, nuovi avvisi a Mussari e Vigni”, “Fermato Baldassarri: pericolo fuga”. “Finmeccanica, Pansa apre il dossier Ansaldo”.

Arresti

 Il Fatto si occupa del 38 broker finanziario Alessandro Proto, “il finanziere che ha comprato ‘Pubblico’ e sognava il Corriere”. Il gip milanese Stefania Donadeo, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, lo descrive come “un abile truffatore in danno di sprovveduti imprenditori in cerca di liquidità al di fuori dei canali bancari”, la cui condotta appare idonea ad ostacolare le funzioni di vigilanza svolte dalla Consob”. Ci si riferisce ad operazioni “idonee ad alterare in maniera sensibile il prezzo delle azioni Rcs e Tod’s”. Su di lui pende anche un esposto di Mediobanca per falso in scrittura privata per il collocamento del 10 per cento del gruppo Della Valle, di cui avrebbe acquistato il 2,8%. Scrive il quotidiano che Proto avrebbe copiato e incollato su un file di Word il logo di Mediobanca e scritto di aver comprato il pacchetto di titoli “con tanto di scarabocchio al posto della firma”. Insomma, un abile truffatore: “dove c’era una società da salvare spuntava una sua offerta”: dal San Raffaele a Fonsai-Unipol, da Rcs a Fiat, da Mps a Univcredit; ma soldi per queste operazioni “non ne ha mai fatti vedere”, anche perché le sue partecipazioni azionarie annunciate non superavano mai il 2 per cento, soglia al di sopra della quale scatta l’obbligo di comunicazione alla Consob. A ottobre aveva annunciato un patto di sindacato sul Corriere tra quattro investitori stranieri, in seguito ha parlato di un suo interesse per La 7, poi si è proposto come acquirente della sede del Corriere in via Solferino, dove pare volesse sistemare i giornalisti di ‘Pubblico’, il giornale che era diretto da Luca Telese. E voleva comprare anche “una fettina de Il Fatto”.

Su La Stampa: “Le scalate di cartapesta dell’immobiliarista che citava Brad Pitt”. Diceva che tra i suoi clienti aveva avuto il famoso attore e Silvio Berlusconi. Aveva tentato di entrare anche nel gruppo Rcs.

Mps

Sul Corriere della Sera si racconta dell’arresto di Gianluca Baldassarri, ex capo dell’area finanza del Monte dei Paschi, rientrato giovedì scorso a Milano dalle Maldive. Secondo il quotidiano aveva “appena disposto lo sblocco di titoli per un milione di euro” e quindi “stava cercando una provvista per fuggire all’estero”, secondo i Pm che ne hanno ordinato l’arresto. “E’ lui il manager a capo della banca che avrebbe percepito illecitamente il 5 per cento per ogni affare concluso. E che avrebbe nascosto agli organismi di vigilanza e al mercato il contratto con Nomura relativo al famoso derivato Alexandria, sottoscritto per cercare di ripianare i bilanci della banca senese”. Nel provvedimento di arresto si parla di “pericolo di fuga e si fa riferimento ad alcuni comportamenti che proverebbero la volontà di inquinare le prove”. A segnalare la richiesta di sblocco dei titoli è stato l’Ufficio informazioni finanziarie di Bankitalia, che l’11 febbraio scorso ha preallertato i magistrati. Questa mattina sarà fissata l’udienza di convalida dell’arresto. I legali di Baldassarri replicano che se avesse voluto fuggire si sarebbe potuto fermare in Svizzera, dove ha fatto tappa, anziché arrivare a Milano.

Il Fatto ricostruisce “il contratto segreto”, che il quotidiano ha svelato qualche settimana fa, con la banca Nomura, e ricorda che si tratta del contratto trovato in cassaforte dall’attuale amministratore delegato della banca senese.

Rizzoli

Sul caso Rizzoli La Repubblica titola: “crack delle fiction, arrestato Rizzoli, indagata la moglie Melania, deputato Pdl. Bancarotta da 30 milioni, le società lavoravano per la Rai”. I finanzieri hanno sequestrato a titolo cautelare beni per sette milioni di euro. L’indagine ha preso il via dal contenzioso a sei zeri con la Equitalia Gerit, dal 2006 secondo i pm di Roma le società controllate da Rizzoli avrebbero smesso di pagare tasse, fatture e contributi delle altre produzioni collegate. Qualche anno dopo, fallimenti a catena: prima la “Produzioni internazionali Srl”, poi la “Ottobre film srl”, poi la “Delta produzioni srl” e la “Nuova produzioni srl”. Tutte filiazioni della Rizzoli audiovisivi, diventata poi Tevere audiovisivi. Tra le fiction tv realizzate: Capri, Il generale della Rovere, Cuore, Marcinelle, Ferrari, l’opera cinematografica “Si può fare”. Ma secondo il gip i profitti non fnivano nelle casse della holding, ma venivano “distratti e dissipati nel corso degli anni a favore della costituzione di un notevole patrimonio immobiliare di famiglia”, concentrato in un’altra società partecipata, la Gedia, amministrata dalla moglie Melania de Nichilo. In seguito la società Gedia sarebbe confluita nella “Ama holding” per metter al riparo i soldi dalle prtese dei creditori. La Stampa scrive che la Gedia era la cassaforte di famiglia, quella che controlla gli immobili ieri posti sotto sequestro e che la De Nichilo ne era l’amministratrice unica: ha beneficiato di finanziamenti della Rizzoli audiovisivi. L’ex assistente personale di Rizzoli avrebbe raccontato che quando gli ufficiali giudiziari si recavano presso l’abitazione, l’ordine ai domestici era quello di opporre un rifiuto al loro ingresso perché si trattava della casa di un parlamentare. Nel corso dell’inchiesta, scrive La Stampa, è emerso come Rizzoli restasse un uomo di ottime relazioni: nonostante il divieto di operare, per esempio, nell’autunno scorso incontrava i vertici Rai per garantirsi la produzione di ulteriori programmi.

Tangenti

“’Le tangenti sono inevitabili’”: così Il Sole 24 Ore riassume nel titolo le dichiarazioni di Berlusconi dedicate al caso Finmeccanica in India. Le parole: “Le tangenti? Basta con questi moralismi assurdi, altrimenti è impossibile fare gli imprenditori a livello globale e Finmeccanica e le altre non staranno più sul mercato”. Insomma, come spiega Il Sole, per l’ex premier le tangenti in Paesi del terzo mondo, India compresa, sono la regola, una sorta di commissione e ci si deve pertanto adeguare.

La seconda bordata della giornata, scrive ancora il quotidiano, è stata dedicata a Monti, definito “un professorino che non capisce niente di economia”. La terza a giudici e Pd che hanno messo su “una cortina fumogena” scandalistico-giudiziaria per frenare la rimonta del Pdl e “sviare l’attenzione dal macroscopico scandalo di Mps su cui invece bisogna andare fino in fondo”. Commenta Il Sole: “Poco importa che l’Economist definisca il ritorno del Cavaliere ‘il male peggiore’ o il ministro tedesco Schauble consigli agli italiani, attraverso ‘L’Espresso’, di ‘non ripetere gli errori” del passato. Anzi, ‘più lo attaccano, più aumentiamo voti’, gongola Renato Brunetta”.

Libero scrive che Obama e il ministro tedesco Schauble, “senza troppi giri di parole, hanno detto agli italiani che il voto giusto è quello per Mario Monti. Un’entrata a gamba tesa nelle vicende politiche di una democrazia amica del tutto irrituale e che si spiega in un solo modo: la paura che l’esito delle elezioni preferito dalle cancellerie internazionali, ovvero un governo frutto dell’alleanza tra Mario Monti e Pierlugi Bersani (e se per fare quadrare i conti ci dovrà essere pure Nichi Vendola, pazienza) non ottenga alle urne i numeri per realizzarsi”.

Su La Repubblica le dichiarazioni di Berlusconi occupano interamente le pagine 2 e 3: “Berlusconi sdogana le tangenti, ‘basta con questi moralismi’. Bersani: ‘Semmai basta Silvio’”. “L’ex premier: ‘torniamo all’immunità parlamentare’”. Poi una intervista a Gerardo D’Ambrosio, senatore Pd e a suo tempo coordinatore del pool di Mani Pulite: “anche durante Mani Pulite scoprimmo che molte aziende, anche di Stato, accantonavano fondi neri per pagare tangenti”. “In alcuni Paesi stranieri può accadere di vedersi chiedere somme per ottenere un appalto. L’unica risposta sarebbe mettere quei Paesi fuori dal mercato, perché così si vizia qualsiasi forma di concorrenza leale”. “Certo che è reato”, dice D’Ambrosio, “le convenzioni internazionali sulla corruzione le vietano espressamente”. La Repubblica riassume così il pensiero di D’Ambrosio: “La storia si ripete, è come Mani Pulite”. E la pagina di fianco ha una analisi firmata da Massimo Giannini: “Il Cavaliere tenta di imitare Craxi, l’Italia rischia la nuova tangentopoli”, “avvisi di garanzia a raffica ed arresti quotidiani come nel 1992”.

Una lunga inchiesta di Claudio Gatti sul Sole 24 Ore si occupa della “lotta su scala internazionale alle tangenti”. Si parla anche di un allarme Ocse su Londra e Parigi, nel primo caso per l’affaire Bae Systems, gigante della difesa nazionale, nel secondo perché secondo l’Ocse Parigi non ha attivato azioni con il vigore dovuto sulla corruzione di pubblici ufficiali stranieri.

Benedetto XVI

Ieri Benedetto XVI ha incontrato per l’ultima volta i parroci di Roma: “Adesso mi ritiro,ma nella preghiera sarò sempre vicino a tutti voi. E sono sicuro che anche tutti voi sarete vicino a me, anche se per il mondo rimango nascosto”. Il Corriere racconta che il Papa ha tenuto una vera e propria lezione sul Concilio vaticano II, parlando a braccio per un’ora. Un punto su cui Ratzinger è stato chiarissimo e a tratti anche duro è stato, secondo il Corriere, allorché ha spiegato che i Concili sono stati due: quello della Chiesa e quello dei Media, ovvero quello reale e quello virtuale. Ha detto: “Il mondo ha percepito il concilio tramite i media, quindi il concilio che è arrivato alla gente è stato quello dei giornali, non quello dei Padri. E mentri i Padri si muovevano all’interno della fede, i giornalisti si muovevano all’interno delle categorie politiche, come se fosse in corso una lotta di potere tra correnti. Per Ratzinger il fraintendimento ha comportato “banalizzazione della liturgia, riduzione della Scrittura a libro storico, monasteri chiusi, seminari vuoti”. Ma “la forza reale del Concilio man mano sempre più si realizza”, e diventa una vera riforma, vero rinnovamento della Chiesa”. Secondo Benedetto XVI non occorre oggi un altro Concilio, ma una corretta interpretazione ed applicazione di quello di cinquanta anni fa.

Secondo La Repubblica Ratzinger avrebbe confidato ad un gruppo di cardinali il dispiacere di non essere riuscito a portare a termine la riforma della Curia iniziata da Paolo VI. Riforma che doveva far parte della traduzione in pratica del “Concilio vero”. Secondo il quotidiano, peraltro, la Chiesa sarebbe divisa su una “riforma tabù”, ovvero il Pontificato a tempo. E ci sarebbero già i primi sì nella Curia: numerosi esponenti delle gerarchie sarebbero favorevoli a fissare limiti di età, ma i no finora prevalgono.

“Riformare la Curia. L’eredità più pesante per il nuovo Pontefice” è il titolo di un “retroscena” pubblicato da La Stampa, che nella pagina di fianco si occupa della presidenza Ior, “primo scontro del dopo-Ratzniger”. La nomina “annunciata ieri è stata rinviata ad oggi”.

Il Sole 24 Ore si occupa ampiamente delle “partite aperte” sul fronte Ior: “Per le finanze obiettivo trasparenza”. Le sfide per il nuovo board dell’istituto: l’ingresso nella white list dell’Ocse, i rapporti con il sistema bancario italiano e il rilancio sulle piazze internazionali. Si parla anche della “fufa dai depositi” e si scrive che dopo l’avvio di inchieste, lo Ior ha chiuso i depositi che aveva in Italia e li ha trasferiti a Londra.

E ancora dal Sole segnaliamo una intera pagina sulla “forza economica” del Vaticano: 2 miliardi di immobili nel mondo, metà del patrimonio in Italia, all’estero oltre 700mila proprietà I sacerdoti e le religiose sono 1,2 milioni. Si parla poi della “influenza geopolitica della Santa Sede”: “Le divisioni del Papa? Un miliardo di fedeli”. Il pericolo più insidioso viene dall’America Latina, dove crescono i carismatici e i pentecostali: il Paese-chiave è il Brasile.

E poi

Sulle pagine R2 cultura de La Repubblica Giancarlo Bosetti ricorda Ronald Dworkin, giurista e filosofo: “Addio Dworkin, filosofo dei diritti. Era uno dei più grandi teorici liberali dell’uguaglianza e della giustizia.

Su L’Unità, intervista a George Sabra, presidente del congresso nazionale siriano, che si batte contro Assad. Dice che il pericolo non è l’islam ma il nazionalismo totalitario. Nel settembre 2012 il cristiano Sabra ha partecipato alla udienza di Papa Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Parla del viaggio di Ratzinger in Libano e ricorda: “Il Papa ha detto che la primavera araba è una ricerca di dignità e libertà da parte dei popoli arabi”, “la sua visita ha rappresentato un sostegno alla nostra causa e alla causa della libertà”.