Il Colle: Berlusconi accetti la condanna

Pubblicato il 30 Agosto 2013 in da redazione grey-panthers

Ieri sera il Capo dello Stato ha diramato un lungo comunicato per rispondere alle solecitazioni arrivate del Pdl. Un messaggio che La Repubblica sintetizza così nel suo titolo di apertura: “Il Colle: Berlusconi accetti la condanna”. Anche per La Stampa sono queste le parole da evidenziare: “La condanna va accettata”, mentre Il Corriere della Sera evidenzia le “condizioni di Napolitano”.

Il Giornale non apre con l’intervento di Napolitano e continua ad occuparsi del giudice Esposito: “Giudice, spiega questi soldi”. Si parla di un bonifico da una scuola privata. Sotto: “Napolitano non chiude alla grazia per Berlusconi”.

Libero: “Mezza grazia”. Il riferimento alla misura di clemenza fatta da Napolitano è apprezzato dal quotidiano, che per primo l’aveva evocato. “Proprio come avevano scritto quegli ‘analfabeti’ di Libero”.

L’intervento del Capo dello Stato è pubblicato da quasi tutti i quotidiani, e vale la pena di riprenderne ampi brani. Il Presidente esordisce parlando del governo, perché “preoccupazione fondamentale, comune alla stragrande maggioranza degli italiani, è lo sviluppo di un’azione di governo che, con l’attivo e qualificato sostegno del parlamento, guidi il paese sulla via di un deciso rilancio dell’economia e dell’occupazione. In questo senso hanno operato le camere fino ai giorni scorsi, definendo importanti provvedimenti; ed essenziale è procedere con decisione lungo la strada intrapresa, anche sul terreno delle riforme istituzionali e della rapida (nei suoi aspetti più urgenti) revisione della legge elettorale. Solo così si può accrescere la fiducia nell’Italia e nella sua capacità  di progresso. Fatale sarebbe invece una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 giorni; il ricadere del paese nell’instabilità e nell’incertezza ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica finalmente delineatesi, peraltro in un contesto nazionale ed europeo tuttora critico e complesso”. Ma subito dopo, parlando della sentenza di condanna di Berlusconi, critica la “tendenza ad agitare, in contrapposizione a quella sentenza, ipotesi arbitrarie e impraticabili di scioglimento delle camere. sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell’attenzione pubblica come in ogni altro. In questo momento è legittimo che si manifestino riserve e dissensi rispetto alle conclusioni cui è giunta la Corte di cassazione nella scia delle valutazioni già prevalse nei due precedenti gradi di giudizio; ed è comprensibile che emergano – soprattutto nell’area del pdl – turbamento e preoccupazione per la condanna a una pena detentiva di personalità che ha guidato il governo ( fatto peraltro già accaduto in un non lontano passato ) e che è per di più rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza. Ma nell’esercizio della libertà di opinione e del diritto di critica, non deve mai violarsi il limite del riconoscimento del principio della divisione dei poteri e della funzione essenziale di controllo della legalità che spetta alla magistratura nella sua indipendenza. Nè è accettabile che vengano ventilate forme di ritorsione ai danni del funzionamento delle istituzioni democratiche”.  Napolitano non manca di definire il modo “spesso pressante e animoso” con cui è stato sollecitato a dare “risposte o “soluzioni” che dovrei e potrei dare a garanzia di un normale svolgimento, nel prossimo futuro, della dialettica democratica e della competizione politica.

A proposito della sentenza passata in giudicato, va innanzi tutto ribadito che la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto.  Quanto ad attese alimentate nei miei confronti, va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta”. Napolitano poi spiega a lungo come funziona la grazia, ammette che essa può essere presentata “anche in assenza di domanda”, ma dice che  “il Capo dello stato non può prescindere da specifiche norme di legge, né dalla giurisprudenza e dalle consuetudini costituzionali nonché dalla prassi seguita in precedenza. E negli ultimi anni, nel considerare, accogliere o lasciar cadere sollecitazioni per provvedimenti di grazia, si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda quale prevista dal già citato articolo del c.P.P.. Ad ogni domanda in tal senso, tocca al presidente della Repubblica far corrispondere un esame obbiettivo e rigoroso – sulla base dell’istruttoria condotta dal ministro della giustizia – per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull’esecuzione della pena principale”. E aggiunge che si potrà giustificare un “eventuale atto di clemenza individuale” senza “toccare la legittimità della sentenza passata in giudicato”. Infine, dice che toccherà al Pdl e a Berlusconi decidere del futuro e della leadership di quel partito.

Su questi passaggi dell’intervento di Napolitano da segnalare l’editoriale del Corriere della Sera, firmato da Antonio Polito (“Una via ragionevole”) perché “quelli che pretendevano che Napolitano si trasformasse in una sorta di deus ex machina per assolvere il condannato o che al contrario volevano una nuova sentenza per estrometterlo dalla vita politica oggi non saranno contenti”.

Su La Repubblica Massimo Giannini evidenzia i passaggi in cui si fa riferimento alla impossibilità di salvacondotti e di revisioni della pena definitiva, aggiunge che una “eventual clemenza inciderebbe solo sulla pena principale” e non su quelle accessorie, e con il suo intervento il Capo dello Stato riafferma la “eccezionalità” della condizione del governo attuale. “Letta ringrazia, governo più forte” è il titolo di uno dei retroscena, mentre un altro parla della “delusione di Silvio”.

Secondo La Stampa invece “il Cavaliere incassa, moderata soddisfazione per gli spiragli positivi”. Ma un altro articolo è titolato: “Il Pdl apprezza ma i falchi frenano: ci si può fidare?”.

Sul Corriere si riferisce del no ribadito ieri da Marina Berlusconi, che non ha intenzione di candidarsi.