EDILIZIA E FISCO PIU’ SEMPLICI In arrivo il silenzio assenso per gli interventi sugli immobili e l’ampliamento della contabilità alleggerita

Pubblicato il 22 Aprile 2011 in da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Berlusconi difende Tremonti. Vertice con il superministro. Il responsabile dei Beni Culturali aveva detto: ci fa perdere le elezioni. Il premier dopo l’attacco di Galan: ha il mio pieno sostegno”. A centro pagina: “Ciancimino arrestato: calunnie su De Gennaro. Un documento falso contro il capo dei Servizi”. In prima pagina anche un editoriale di Angelo Panebianco, sulla riforma della Costituzione e la proposta di legge che mira a modificarne l’articolo 1.

Il Fatto: “Ieri picchiava la moglie, oggi riforma la Costituzione. Vita e opere di Ceroni, nuova stella del Pdl. Berlusconi chiama Lassini: sei il mio eroe”.

La Repubblica: “Nel Pdl scoppia il caso Tremonti. Galan: fa solo danni. Berlusconi lo difende: ci ha salvato dalla crisi. Lungo faccia a faccia tra il Cavaliere e il ministro a Palazzo Grazioli. Lassini: ‘Il premier mi ha telefonato per esprimere la sua solidarietà”. A centro pagina: “In cella Ciancimino: calunniò De Gennaro”. “Truccato il documento che accusa l’ex capo della polizia”. In prima anche un grande richiamo a uno dei referendum per i quali si dovrebbe votare a giugno, quello sull’acqua. “Il governo vuole fermare anche il referendum sull’acqua. Romani: facciamo una legge”. Ne parla Stefano Rodotà: “I cittadini calpestati”.

Libero: “Sono tutti impazziti. Preghiera al Pdl: basta liti. Con la quantità di grane che hanno premier e maggioranza e con le amministrative alle porte non si sentiva il bisogno del violento attacco di Galan a Tremonti. Gli elettori sono sconcertati”. A centro pagina, con grande foto: “Arrestato l’eroe anti-Silvio dei pm. Ciancimino ha falsificato le carte d’accuso. Era diventato l’oracolo di Santoro ma è solo un ballista”.

Il Giornale: “Caso Tremonti, Silvio media. Tensione nell’esecutivo. Il ministro dell’Economia, infuriato con Galan, incontra il premier a Palazzo Grazioli. Berlusconi conferma la fiducia a Giulio, ma gli chiede di fare di più per abbassare le tasse”. A centro pagina: “In carcere l’oracolo anti-cav di Santoro”. E poi: “Anche gli Usa se ne accorgono: troppe intercettazioni in Italia”. Si tratta di un rapporto di Freedm House.

Il Riformista: “Caccia al Divo. Nel Pdl si riaprono le ostilità contro Tremonti. Ma ormai è lui a tenere in scacco Berlusconi”.  

Il Foglio: “Il vero guaio della Libia è la guerra culturale tra Obama e i suoi generali. Il presidente vuole un regime change a basso costo. Il Pentagono sa che non si può fare. E i ribelli sono allo sbando”. “Pochi armati contro Gheddafi”. Di spalla il quotidiano si occupa della politica interna: “Quel vento d’anarchia che da Milano scende ad agitare tutto il Pdl. Dai manifesti di Lassini alla litigiosità pre elettorale agli scontri tra ministri, interviste e mosse fuori controllo. Cav alle prese con Tremonti”.

L’Unità: “Ostaggi di guerra”. Si parla della “odissea di Asso 22”, una nave sequestrata da 33 giorni nel porto di Tripoli.

Il Sole 24 Ore: “Edilizia e fisco più semplici. In arrivo il silenzio assenso per gli interventi sugli immobili e l’ampliamento della contabilità alleggerita. Berlusconi rassicura Tremonti dopo gli attacchi a Galan”. A centro pagina una notizia sulla Fiat, presente anche su altri quotidiani: “Fiat stringe i tempi, sale al 46 per cento di Chrysler”. Su Il Fatto quotidiano la notizia è: “Fiat bye bye Torino. L’azienda sempre più americana”. Su La Stampa: “Fiat al 46 per centro di Chrysler. Marchionne: pronti ad assumere il controllo. Elkann: è un bel giorno per l’Italia”. Sulla Fiat da segnalare il parere di Piero Fassino su Europa.

Pdl

Il Giornale, che ieri aveva intervistato il ministro Galan, che aveva accusato Tremonti di portare il Pdl alla sconfitta e di essere “socialista”, oggi torna ad occuparsi del Ministro e del governo. Giancarlo Perna firma l’editoriale (“Giulio, il socialista che si veste da liberale”), mentre Carlo Lottieri propone “dieci riforme liberiste a costo zero” che potrebbero “aiutare le famiglie e le imprese” senza “gravare sui conti pubblici”.
Libero, con Vittorio Feltri, scrive che “il Pdl sembra una gabbia di matti”, che nel partito “prevale la sgangheratezza dei comportamenti e l’interesse individuale. Ciascuno pedala per conto proprio, tentando di assicurarsi posizioni di privilegio e continuità di carriera, come se la politica fosse soltanto un affare, e non anche, e specialmente, un servizio da rendere ai cittadini”. Secondo Feltri lo sfogo di Galan probabilmente va oltre, perché non mirava tanto a colpire Tremonti “quanto a sollecitare il premier a ristrutturare il partito”, in vista del voto e degli impegni governativi prossimi.
Ieri Berlusconi e Tremonti si sono incontrati per due ore. Su La Repubblica un retroscena racconta che su Tremonti ci sarebbe una “tregua armata”, almeno fino alle amministrative. Berlusconi lo avrebbe rassicurato: “Io con queste polemiche non c’entro, non ho sentito nessuno de Il Giornale“. La tesi sposata dal premier sarebbe quella del “complotto cucinato in casa” che comprenderebbe le strumentalizzazioni su Galan, quelle sul deputato Ceroni, e la trovata di Lassini a Milano. Tremonti avrebbe considerato la tirata di Galan frutto dell’astio di chi ha dovuto cedere il Veneto al Carroccio.
Per il Corriere il tono della conversazione tra il premier e Tremonti sarebbe stato “molto acceso”, tanto che oltre ad una telefonata tra i due sono servite altre due ore di colloquio, al Cavaliere, per mettere una pezza nei rapporti con il ministro.
Il Riformista riassume così l’atteggiamento tenuto da Tremonti nell’incontro con il premier: “Se me ne vado, tu cadi”, avrebbe detto al premier. Il Ministro non ritiene accettabile la tesi che se si perdono le elezioni, la colpa sarebbe del suo rigorismo. Non ci starebbe a fare la parte del capro espiatorio. E soprattutto, accusa il premier di non averlo difeso abbastanza dagli attacchi degli altri ministri.
Sulla prima pagina di Libero si pubblica la prefazione di Silvio Berlusconi al libro di Domenico Scilipoti, del gruppo dei Responsabili, dal titolo “Perché Berlusconi. Scilipoti, re dei peones”. Secondo quanto scrive il premier, la decisione di aderire ad un gruppo che ha consentito al governo di conservare la maggioranza conferitagli dagli elettori nel 2008 è bastata perché contro di lui venisse scatenata “quella collaudatissima ‘macchina del fango’ che negli ultimi 20 anni ha causato un gran numero di vittime”. Il libro ha per il premier il pregio “di rompere gli schemi precostituiti della vulgata di sinistra e di affermare con orgoglio il valore del termine peon, solitamente utilizzato dalla stampa in forma negativa e qui invece declinato nella sua accezione positiva. Sullo stesso quotidiano si scrive che il libro è pronto, ma è top secret la casa editrice, visto che non sarà la Mondadori a pubblicarlo. Gira addirittura voce che Mondadori, Aliberti e Mursia l’abbiano rifiutato.

Ciancimino

Libero scrive che “il figlio piccolo dell’ex sindaco di Palermo si era specializzato in un genere molto richiesto, ovvero le accuse a Berlusconi. Sicché, appena ha cominciato a cantare contro il Cavaliere, tutte le Procure hanno fatto a gara nell’applaudirlo e l’erede di don Vito è stato issato sugli altari, in particolare quelli televisivi, diventando una star quasi fissa di AnnoZero”, scrive Maurizio Belpietro, che ricorda di aver scritto un anno fa che Ciancimino mirava solo ad avere un salvacondotto dei giudici che gli permettesse di mettere al riparo il patrimonio senza doverlo restituire allo Stato. In cambio era pronto a raccontare “tutto quello che sa di don Vito e dei suoi rapporti con la mafia. E probabilmente anche quello che non sa”.
Il Corriere sottolinea che a mandarlo in carcere sono stati quegli stessi magistrati di Palermo che avevano mostrato di dargli molta fiducia, “forse persino troppa”, scrive
Giovanni Bianconi, spiegando che questo strano collaborante – non – pentito – era intrinsecamente poco credibile ma estrinsecamente attendibile, poiché sembrava che le sue affermazioni avessero riscontro o comunque non venissero smentite. Fino a che la polizia scientifica non ha trovato la prova della truffa. Il quotidiano ricorda che nel dicembre scorso i procuratori di Caltanissetta spiegarono che Ciancimino aveva calunniato l’ex capo della polizia ed oggi capo dei servizi segreti Gianni de Gennaro, dapprima identificandolo e poi accostandolo al “signor Franco o Carlo” misterioso anello di congiunzione tra le cosche di Bernardo Provenzano e non meglio precisati referenti politici degli apparati. Sottolinea ancora il quotidiano che a questo punto, dopo la scoperta della truffa, l’indagine è solo all’inizio, dato che bisogna capire perché questo testimone, condannato per riciclaggio di un tesoro di provenienza illecita, abbia deciso di accusare “un funzionario dello Stato, stimato e potente, come il prefetto De Gennaro, già stretto e fidato collaboratore di Giovanni Falcone. L’ha deciso da solo o glielo ha ordinato qualcuno?”. In taglio basso un articolo dedicato a “la rivincita” di Caltanissetta, dove il Procuratore aggiunto Gozzo dice: “Siamo contenti che la Procura di Palermo sia arrivata alle nostre stesse conclusioni”.
Marco Travaglio, su Il Fatto, considera in qualche modo un segno di serietà da parte dei magistrati il fatto che abbiano proceduto all’arresto di Ciancimino, avendo riscontrato un falso: “Un falso, dunque, il primo accertato nelle carte di Massimo. Che ora è accusato di esserne l’autore”. Travaglio sottolinea che “un solo documento falso non può cancellare gli altri autentici”, e che ora il figlio dell’ex sindaco dovrà “finalmente” spiegare “chi è davvero”: “Uno stupido pasticcione che rovina la propria credibilità falsificando un documento su 150, mettendosi contro il potente De Gennaro e portando lui stessi ai pm le prove della sua calunniosa truffa? Un falso testimone infilato dalla mafia?”. Oppure un uomo “ricattato e costretto a ‘suicidarsi’ per screditare tutto quello che di vero aveva raccontato finora?”.

Esteri

“Sull’Eliseo si abbatte il ciclone Le Pen”, titola La Stampa. Secondo l’ultimo sondaggio, l’unico candidato che potrebbe sconfiggere Marine, leader del Front National, è il socialista Strauss Khan. Parliamo delle presidenziali del 2012. Sarkozy sarebbe ai minimi storici di consenso, fermandosi al 27 per cento. Sarkozy quindi verrebbe eliminato al primo turno, e si andrebbe a un ballottaggio tra la Le Pen e un socialista, e soltanto Strauss Khan porterebbe a casa il 30 per cento.
Sulla stessa pagina, peraltro, si intervista il fondatore di Reporters sans frontiere, Robert Menard, che ha deciso di appoggiare la Le Pen.
Anche su La Repubblica si dà conto degli ultimi sondaggi, che darebbero Sarkozy fuori al primo turno. Se Strauss Khan è l’avversario più forte, con il 30 per cento, l’ex segretario socialista Hollande sarebbe al 22 per cento, e l’attuale segretaria Aubry al 21.

Il Foglio si occupa dei rapporti tra Iran ed Egitto, dopo che ieri Teheran ha deciso di nominare un ambasciatore al Cairo per la prima volta dal 1979. Il nuovo ministro degli esteri egiziano Elaraby ha dichiarato che il suo Paese vuole promuovere i suoi legami con l’Iran, e starebbe iniziando una visita senza precedenti nella striscia di Gaza, governata da Hamas, contro cui Mubarak aveva iniziato la costruzione di un muro anti terrorismo, oggi abbandonato dal Cairo. Mubarak era solito dire, ricorda Il Foglio, che l’Iran ha creato una repubblica islamica nel cortile egiziano.

Alla vigilia della beatificazione di Papa Woytjla La Repubblica intervista l’ex presidente polacco Walesa, che ricorda: “Senza di lui il comunismo sarebbe crollato comunque, ma molto più tardi e forse con un bagno di sangue. Io guidai l’azione, ma lui fu il Verbo della nonviolenza”. Senza il Papa “non saremmo mai riusciti ad organizzarci”: ricorda Walesa che era impossibile sotto il comunismo organizzarsi, ma “il Papa ci organizzò. Per la preghiera, non per la lotta. Ma bastò a contarci e a riflettere. Quel risveglio spinse il popolo polacco a farsi guidare dalle piccole organizzazioni dell’opposizione”.

Il Corriere della Sera si occupa invece di Ungheria, ed intervista Gàspàr Tamàs Miklòs, filosofo della politica, che denuncia una svolta autoritaria nel suo Paese, dopo l’approvazione della nuova Costituzione: dice che è un testo legale “neoconservatore, che sospende ogni diritto sociale”, “un sogno thatcheriano realizzato” che nello stesso tempo centralizza il potere nelle mani dell’esecutivo, ridimensiona gli organi di controllo e limita la libertà di espressione.

Su Europa una riflessione sulla Lega Araba che “è in crisi di identità”. Vi si legge che le rivolte nella regione del Medio Oriente hanno conferito centralità all’organizzazione, ma ne hanno messo in evidenza debolezze ed ambiguità. Il prossimo vertice avrebbe dovuto tenersi l’11 maggio a Baghdad, ma è probabile che non si terrà. A chiederne il rinvio sono i Paesi del Golfo, probabilmente per via delle rivolte in corso. La Lega si dimostra inadeguata in quanto espressione di quel potere autocratico che viene contestato. Ed è minata dalle rivalità che l’hanno segnata sin dalla sua nascita, nel 1945. L’analisi ne ripercorre i momenti salienti di tensione, dalla guerra fredda alla pace Israele-Egitto ai giorni nostri, dalla condivisione della no-fly zone al silenzio sulla rivolta siriana. Secondo il quotidiano il rinnovamento potrebbe partire dal Qatar, che pure non è un campione di democrazia.

“Il più influente del mondo è il blogger di piazza Tahrir”, scrive La Stampa, dando conto della scalata della classifica della rivista Time da parte di Wael Ghonim, l’ex manager di Google arrestato in Egitto nei primi giorni della protesta. La Repubblica racconta della contestazione subita dal Presidente Obama a San Francisco da parte di alcuni attivisti che chiedevano il rilascio di Bradley Manning, il soldato accusato di aver fornito informazioni a Wikileaks, da mesi in isolamento in carcere.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)