Caso italiano al vertice Ue

Pubblicato il 17 Luglio 2014 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Caso italiano al vertice Ue. I leader non trovano l’accordo. Renzi: chiediamo solo rispetto”. “Resistenze su Mogherini”. E poi: “Nuove sanzioni Usa, l’ira della Russia”. In alto: “Missile sulla spiaggia. Morti 4 bambini a Gaza”. Un commento di Claudio Magris è titolato “Orrore senza fine”.

La Repubblica: “Il Pse dice sì alla Mogherini, ma è stallo sulle nomine Ue”, “Rispunta il nome di Letta, la decisione slitta ad agosto. E Renzi attacca Van Rompuy”.

A destra, in evidenza la foto da Gaza, uno dei ragazzi uccisi in spiaggia: “Bombe sui bimbi in spiaggia. Israele prepara l’invasione”.

A centro pagina, l’allarme lanciato dal Garante della Privacy: ‘Tutta l’Italia può essere spiata’, il rapporto segreto sulla nostra privacy”.

In taglio basso: “L’Olanda condannata per la strage di Srebrenica”

La Stampa: “Nomine Ue, non c’è intesa”, “Rinvio a fine agosto. Renzi tiene duro sulla Mogherini: l’Italia chiede rispetto”.

Sotto la testata: “Gaza, quattro bambini uccisi sulla spiaggia dalle bombe israeliane”, “Ok alla tregua umanitaria di 5 ore”. E il richiamo ad una intervista allo scrittore israeliano Abraham Yehoshua: “Tragico errore in un conflitto terribile che non risparmia i civili”.

In taglio basso: “Srebrenica, l’Olanda paghi per 300 morti’”, “Storica sentenza all’Aja: i suoi caschi blu non difesero i musulmani”.

Il Fatto: “Stop alla Mogherini: Renzi sbatte la faccia sull’Europa”, “Il premier arriva in ritardo a Bruxelles e trova un clima sempre più ostile alla nomina della sua ministra degli Esteri. Gioco delle parti fra Ppe e Pse, ma entrambi i partiti preferiscono altri candidati. E’ il primo smacco di SuperMatteo”.

In evidenza, anche le parole pronunciate dall’ex presidente del Consiglio Romano Prodi al processo per la cosiddetta compravendita di senatori: “Prodi e compravendita:’Grande amarezza’”.

A centro pagina, l’appello lanciato dal quotidiano contro quella che definisce le “controriforme” dell’Italicum e del Senato : “Già 20 mila firme per la Democrazia”.

In taglio basso: “Gaza, 4 bimbi uccisi dalle bombe israeliane. Oggi tregua di 6 ore”.

L’Unità: “Con il sangue dei bambini”. “Quattro bambini uccisi sulla spiaggia di Gaza durante raid israeliano: erano cugini, stavano giocando”. “La denuncia del Guardian: colpiti a freddo senza preavviso”. “Difficili trattative per il cessate il fuoco”.

A centro pagina: “Ue, tensione sulle nomine. ‘Giallo’ su Letta”. Il quotidiano scrive che “fonti PPE” avrebbero candidato l’ex premier alla presidenza del Consiglio europeo, “ma fioccano le smentite”.

Il Giornale: “Prodi assolve Berlusconi”. “Il testimone chiave nel processo sulla compravendita di senatori smonta l’accusa: solo dicerie”. E poi: “’Il Fatto’ a sorpresa: caso Ruby, sentenza sbagliata”. Di spalla: “L’Europa spaccata sul candidato di Renzi”. “Dopo la Mogherini, spunta il giallo di Letta”.

Il Sole 24 Ore: “L’ingorgo alle Camere mette a rischio le riforme”. “Allarme in Parlamento sui tempi dei decreti: oggi una capigruppo per stabilire le priorità”. “Lavoro, competitività, burocrazia: inevitabile la fiducia”. Di spalla: “Scontro in Europa sulle nomine, stallo su Mogherini”.

A centro pagina: “Gtech conquista Las Vegas”. “L’ex Lottomatica compra per 6,8 miliardi la Igt, colosso americano delle ‘slot machines’”. “Per il nuovo gruppo sede a Londra e quotazione a Wall Street”.

Mogherini

La Repubblica racconta così quanto accaduto ieri a Bruxelles: “Ue, stallo totale sulle nomine, tutto rinviato al 30 agosto. Renzi insiste sulla Mogherini”, “Il premier: l’Italia merita rispetto. Abbiamo solo perso tempo. E attacca Van Rompuy per aver candidato Letta. Nuove sanzioni alla Russia”. Il “retroscena” ricostruisce il “faccia a faccia tra il premier e la Merkel: ‘Dimmi se accetti la mia candidata’”. Secondo il quotidiano, questa sarebbe stata la risposta della cancelliera: “Matteo, noi siamo d’accordo sulla Mogherini, però vogliamo chiudere l’intero pacchetto”. Questo il problema, dopo la nomina di Juncker alla Commissione europea, bisogna trovare un accordo tra Nord e Sud, tra Est e Ovest, tra socialisti, popolari e liberali su presidente del Consiglio, ministro degli Esteri e chairman dell’Eurogruppo. Ma -sottolinea ancora il quotidiano- “dopo la bocciatura di D’Alema a Renzo resta solo la carta Mogherini. Almeno così sembra, anche se il lider Massimo dà un’altra interpretazione alla strategia di Renzi e in serata gli manda un sms che il premier mostra ai suoi: ‘Vedo che mi usi come uomo nero, o meglio come uomo rosso per far passare la tua amica Mogherini. E questo non è bello’”. Alla pagina seguente, attenzione proprio per Federica Mogherini: “L’attesa del Ministro: ‘Io filo-russa? Ma Putin l’ho visto dopo gli ucraini’”, “La Mogherini da Gerusalemme liquida le critiche: polemiche strumentali. Nella notte telefonata di Renzo da Bruxelles.

La Stampa: “Nomine Ue, l’intesa resta un rebus”. La pagina seguente, con un “retroscena” da Bruxelles spiega: “A Renzi non riesce il blitz, ma resta fermo sulla Mogherini”, “Il premier compatta il gruppo socialista sulla candidatura italiana. Smentite le voci che rilanciavano il nome di Letta: ‘Nessuno l’ha proposto’”. Un altro “retroscena” da Berlino compare su queste pagine: “Dall’Est ai Baltici. La ‘nuova’ Europa vuole contare di più”, “La crisi con Mosca risveglia l’orgoglio dei Paesi del 2004”. Ancora su La Stampa, intervista al presidente dell’Europarlamento, il socialdemocratico Martin Schulz:”Dittatori e immigrati, Bruxelles deve parlare con una voce sola”, “Mogherini giovane e capace”.

Il Fatto: “Letta, D’Alema e le trame per affossarla”, “I due trombati cercano di rimettersi in corsa tra rumors e sgambetti. C’è chi parla di Tajani”. E, ancora sul ministro Mogherini, una sorta di ritratto: “La ‘telefonista’ Dem con la zavorra di Putin”, “Da sempre di sinistra, continui cambi di casacca, da Veltroni a Bersani fino al Rottamatore. Poi la gestione fuori linea su Mosca”.

Il Sole 24 Ore cita Renzi: “Non ho visto opposizioni a Federica Mogherini, non c’è stato nessun tipo di messaggio negativo sull’ipotesi della sua candidatura”. Renzi – secondo il quotidiano – ha anche detto che “l’obiettivo dell’Italia non è avere una poltrona: l’abbiamo detto fin dall’inizio”, e dunque “noi siamo aperti a tutte le soluzioni anche rispetto a temi italiani. Se c’è un nome italiano, oggi ho sentito quelli di Enrico Letta e Mario Monti, noi siamo disponibilissimi da tutti i punti di vista a qualsiasi soluzione”. Il Sole ricorda che “nella girandola di voci più o meno serie, più o meno interessate, ieri una fonte del Partito popolare europeo ha detto ad alcune agenzie di stampa che Van Rompuy avrebbe fatto il nome dell’ex premier Letta per la presidenza del Consiglio europeo. ‘È una profilo che abbiamo considerato almeno un mese e mezzo fa. Ma che poi abbiamo abbandonato, anche perché abbiamo capito che l’Italia non aveva interesse ad appoggiarlo’, ha spiegato questa notte un alto responsabile europeo”. Su Mogherini “il presidente François Hollande ha dato il suo appoggio esplicito alla signora Mogherini, mentre il cancelliere Angela Merkel si è limitata a dire che l’Alto Rappresentante sarà socialista”

“Dinanzi a una situazione sul terreno sempre molto tesa, segnata da scontri tra ribelli prorussi e forze ucraine, il Consiglio europeo ha deciso sempre ieri sera di inasprire le sanzioni contro la Russia, accusata di ingerenze nella vita politica ucraina. I Ventotto hanno annunciato la sospensione degli aiuti della Banca europea degli investimenti e possibilmente anche della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, mentre gli Usa decidevano di colpire Gazprom e Rosneft”.

Sul Corriere della Sera, a proposito del vertice Ue, si cita Renzi: “’C’è un solo nome: Mogherini’. La partita senza fretta di Renzi. Le assicurazioni di Merkel e Hollande: quel posto è dell’Italia”. Dal presidente francese e dalla cancelliera tedesca il premier avrebbe avuto l’assicurazione, e a questo punto avrebbe detto: “Perché impuntarmi sui tempi?”. Se ne parlerà ad agosto, ma l’unico nome per Renzi è quello di Mogherini. Quello di D’Alema, di cui parlava ieri La Repubblica, sarebbe stato fatto circolare da ambienti Ds, mentre quello di Letta sarebbe frutto di Antonio Tajani, “un palese tentativo di mettere in difficoltà il premier”. Il quotidiano scrive che ieri Renzi ha parlato con Van Rompuy, che non gli ha fatto il nome dell’ex premier né gli ha detto che quel nome non dispiacerebbe al PPE. Letta non è stato evocato – dice il quotidiano, citando Renzi – neppure da Merkel e da Holland.

Il Giornale: “Renzi, guai europei. Mogherini bloccata, spunta il giallo Letta”. “Van Rompuy avrebbe proposto Letta come Presidente del Consiglio Ue. Solo voci, o un colpo ai piani di Palazzo Chigi?”.

L’Unità intervista Alexandra Kaniewska, analista politica di un think tank polacco, l’Instytut Obywaleski, che spiega come l’opposizione della Polonia al nome di Mogherini non è sulla persona. Si tratta di una “riflessione geo-strategica sulla situazione attuale”, a partire dalla vicenda ucraina, che richiede “non solo una profonda conoscenza della situazione dell’Europa centrale e orientale” ma anche con una “comprensione istintuale del modo di pensare russo”. I Paesi che stanno con la Polonia sono quelli dell’est, tranne l’Ungheria – dice l’analista, e poi i Paesi baltici.

Israele

“Quei piccoli corpi sulla sabbia di una prigione a cielo aperto”: questo il titolo dell’analisi che Adriano Sofri, su La Repubblica, dedica alla morte dei 4 bambini a Gaza.

La Stampa intervista lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua: “Un tragico errore in un conflitto sempre più spietato”, “Hamas colpisce i civili e usa i suoi concittadini come scudi umani”. Alle pagine seguenti, il retroscena da Gerusalemme : “Israele minaccia l’invasione, ‘Pronti a entrare fra 2 giorni’”, “Vertice al Cairo Al Sisi-abu Mazen per spingere Hamas a cedere”.

Il Fatto scrive che “l’esercito di Israele spara anche con armi italiane”: si tratta di una denuncia dell’Archivio Disarmo.

Su Il Foglio si scrive che in Israele sono arrivati consensi a Netanyahu da suoi avversari, mentre il premier sta “perdendo punti” tra gli alleati. Proprio “da quella sinistra lontana anni luce dal Likud, partito di governo, e dagli atteggiamenti di un premier definito ‘falco’ è arrivato il sostegno di personaggi come Yossi Beilin e Gershon Baskin, che hanno riconosciuto nelle decisioni di Netanyahu ‘una relativa cautela’. Haaretz, quotidiano della sinistra, definisce il premier ‘un eroe tragico’ dell’operazione militare su Gaza”, che è stato anche “lodato dal quotidiano Yedioth Ahronoth per aver accettato la tregua ‘contro i desideri dei propri sostenitori’, ma ha attirato le critiche dei suoi ministri, come già accadde nel 2012 quando fu siglato un cessate il fuoco senza una vittoria chiara”.

Su L’Unità viene intervistata Zahava Gal On, leader di Meretz: “Hamas non ha paura della guerra, teme la pace”. Dice che “gli illusi non siamo noi, che crediamo che solo con un serio e impegnativo negoziato di pace possiamo garantire la sicurezza di Israele”, ma uomini come “Avigdor Lieberman” che “sostengolo la rioccupazione della Striscia di Gaza”.

“Ma la vera svolta in Medio Oriente dipende dall’intesa con l’Iran”, scrive Paolo Valentino sul Corriere della Sera. L’intesa in fieri sul nucleare sarebbe il vero “game changer” per la Regione. Probabilmente non si chiuderà il 20 luglio – Kerry ha parlato di grosse divergenze, ancora – ma “è solo questione di tempo”,

Riforme

La Repubblica: “Ostruzionismo e decreti a rischio, i dissidenti Pd non si piegano e il voto sul Senato si impantana”, “Quasi 8mila emendamenti tra Sel e ribelli Fi. Asse sul referendum propositivo. La Boschi apre al presidenzialismo, ma insorge la sinistra del partito”. E sulla stessa pagina: “L’ultima paura di Palazzo Chigi: ‘Il via libera rinviato a settembre’”.

Sullo stesso argomento, da segnalare un’intervista al vicepresidente della Camera ed esponente del M5 Stelle Luigi Di Maio, che oggi prenderà parte all’incontro con il governo (o forse con lo stesso premier): “Oggi chiediamo ai dem risposte sulle preferenze, tutto dipende solo da loro”.

Da segnalare sul Corriere una intervista a Paolo Becchi, considerato l’ideologo del Movimento 5 Stelle, che critica la proposta di legge elettorale che il M5S propone al governo. E’ una proposta che “non funziona”, nel senso che possono arrivare al ballottaggio anche forze che hanno solo il 15 per cento al primo turno, per poi balzare al 52 nel secondo. “E’ anticostituzionale”, “va bene trattare, ma dentro i paletti della Corte” è “una ingenuità”, “giusto chiedere le preferenze” ma ci vuole anche una “soglia”.

La Stampa: “Italicum ed economia nel mirino della fronda Pd”, “Slitta il voto sul ddl costituzionale, ma Renzo è convinto di farcela”. In basso si dà conto della situazione in Forza Italia: “Forza Italia si sente al bivio per la sentenza su Ruby: ‘La condanna cambierebbe tutto’”. Il verdetto in appello è atteso per la giornata di domani: un Berlusconi ri-condannato “inseguirebbe col forcone Verdini che di Renzi è l’ambasciatore” sul fronte delle riforme, ironizza il quotidiano.

E “il caso” raccontato sullo stesso quotidiano da Mattia Feltri: “’Vietato dissentire’: così i partiti reintroducono il vincolo di mandato”, “Dal premier a Berlusconi, passando per Grillo: l’articolo 67 viene scavalcato”.

L’Unità intervista il senatore Vincenzo D’Anna, “l’uomo del giorno” per aver ricevuto un “vaffa” da Berlusconi durante l’assemblea dei parlamentari azzurri dedicata alle rifome. Conferma che voterà no alla riforma del Senato, e chiede: “Perché dobbiamo fare questa mezza opposizione? Che interesse abbiamo? L’eutanasia?”. Anche sul Corriere viene intervistato il senatore di Gal: “Silvio teme la galera, ma così uccide FI”.

Su L’Unità si ricorda che oggi, nel tardo pomeriggio, dovrebbero esserci le repliche dei relatori e del governo, sul dibattito sulla rifoma del Senato, e si dà conto degli interventi dei dissidenti Pd, tra cui – ieri – quello di Vannino Chiti: “No a un Presidente senza contrappesi e senza Camere legittimate dal voto”, la sintesi del suo intervento.

Prodi

Tutti i quotidiani danno conto della deposizione di Romano Prodi, interrogato ieri a Napoli da Pm e difensori di Berlusconi al processo sulla presunta “compravendita” dei senatori. L’Unità scrive che sono stati molti i “non ricordo” dell’ex premier , e il titolo è: “Caso De Gregorio. Prodi: ‘Caddi dalle nuvole’”.

Il Giornale: “Senatori ‘venduti’: Prodi assolve Berlusconi”. “Il Professore: non sapevo nulla di De Gregorio, erano soltanto chiacchiere”. Il quotidiano scrive che “probabilmente la Procua si aspettava qualcosa di più”, ma “Prodi non aggiunge una virgola alla tesi dei Pm”, non “disegna complotti”, non “chiama in causa manine”, “non si improvvisa detective”.

Internazionale

Il corrispondente del Sole 24 Ore dagli Usa scrive che “Barack Obama e’ stato il primo ad annunciare formalmente ieri notte, dalla Casa Bianca, nuove sanzioni contro la Russia, colpevole di continuare a destabilizzare l’Ucraina e di fomentare un inasprimento della crisi: ‘Ho approvato nuove sanzioni, coordinandomi con l’Europa – ha deto Obama – La Russia deve smetterla di inviare armi in Ucraina e deve rispettare il cessate il fuoco’”. “La sanzioni sono pesanti, forse fra le piu’ pesanti da quando e’ partita la crisi, colpiscono banche, aziende del settore energetico e della difesa. Ci sono limitazioni finanziarie, il divieto di ingresso negli Stati Uniti a una decina di persone e la proibizione per le società prese di mira di accedere al mercato del debito americano”. Colpiti il gruppo Rosneft, il produttore di greggio controllato dallo Stato, Gazprombank, la divisione finanziaria del colosso Gazprom. Novatek, un altro gruppo produttore di gas naturale, e Vnesheconombank, la banca statale per lo sviluppo economico.

E poi

Michele Salvati firma l’editoriale del Corriere della Sera, e si sofferma sul concetto di “dire la verità” agli italiani, citando anche un editoriale di Ernesto Galli della Loggia con cui – scrive – ha provato una “forte sintonia”. Seguono le domande: “Qual è la verità? In altre parole, qual è l’analisi più affidabile dei guasti che corrodono il nostro Paese e, di conseguenza, quali sono le aree nelle quali si dovrebbe intervenire con le riforme? E come?”. E ancora, ammesso che la verità sia una sola: “basterà questa verità, questa narrazione, per ‘mobilitare le menti e i cuori degli italiani e in questo modo spingerli al rinnovamento e all’azione’? In altre parole – perché di questo si tratta – che cosa deve fare un politico dotato del carisma di Matteo Renzi?”. Più avanti: “Le cose che Galli della Loggia vorrebbe che Renzi dicesse agli italiani – la ‘verità’ – io vorrei che le pensasse lui e agisse in conseguenza, con la massima lungimiranza, astuzia e freddezza di cui è capace”, perché se non ne fosse convinto “resterebbe un politico per vocazione, ma non il politico di cui oggi il Paese ha bisogno”.

Ancora sul Corriere si pubblicano verbali delle dichiarazioni del “dottor Pieczenick”, medico psichiatra al servizio del governo Usa, consulente nel 1978 del ministro dell’interno Cossiga. Steve Pieczenick ,oggi settantenne, è stato interrogato per la prima volta da un inquirente italiano. Il 27 maggio scorso il pubblico ministero della Procura di Roma Luca Palamara è andato ad ascoltarlo in Florida, con l’assistenza di un magistrato statunitense”, esperto in sequestri, arrivato in Italia pr occuparsi del sequestro di Aldo Moro aveva un “ordine” dal suo governo. “L’ordine non era di far rilasciare l’ostaggio, ma di aiutarli nelle trattative relative ad Aldo Moro e stabilizzare l’Italia”. “Poi aggiunge: ‘In una situazione in cui il Paese è totalmente destabilizzato e si sta frantumando, quando ci sono attentati, procuratori e giudici uccisi, non ci possono essere trattative con organizzazioni terroristiche… Se cedi l’intero sistema cadrà a pezzi’”. Chiede il Pm Palamara: “’ vero o no che secondo Pieczenik lo Stato italiano ha lasciato morire il presidente dc? Risposta: ‘No, l’incompetenza dell’intero sistema ha permesso la morte di Aldo Moro. Nessuno era in grado di fare niente, né i politici, né i pubblici ministeri, né l’antiterrorismo. Tutte le istituzioni erano insufficienti e assenti’”.