Carceri e Imu: ammonita l’Italia

Pubblicato il 9 Gennaio 2013 in da redazione grey-panthers
inverno

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Doppio affondo di Monti. Critiche al Cavaliere ma anche alla sinistra ‘che soffoca la crescita’. Disoccupazione giovanile al 37 per cento. ‘Ho aumentato le tasse per colpa di irresponsabili’”. A centro pagina: “L’Imu diventa un caso. L’Europa: sia più equa ma non è una bocciatura”.

La Repubblica: “La battaglia dell’Imu”. “Ue, la tassa sia più equa”. E poi: “Monti accusa il Pd e il centrodestra. Salta il convegno dei cattolici a Todi. Il Cavaliere in tv litiga con la Gruber”. A centro pagina: “Lombardia, scoppia il caso Albertini. Il premier vuole candidarlo al Senato contro Bersani. Ma lui: corro anche per la Regione”. Di spalla il quotidiano dà conto della sentenza della Corte europea dei diritti umani: “’Una tortura le vostre carceri’. Strasburgo condanna l’Italia”.

Il Giornale. “L’Europa: Monti vi ha rovinato. Anche Bruxelles lo scarica: ‘L’imposta sulla casa non è equa’. E gli italiani sempre più poveri affittano le stanze. SuperMario e i suoi tremano: se restano sotto il 10 per cento non andranno in Parlamento”. A centro pagina: “L’aria cambia, il Pdl risale. E Silvio sbugiarda la Gruber”.

La Stampa: “L’Europa: l’Imu diventi più equa. Monti: ho aumentato le tasse per colpa di alcuni irresponsabili. Liste, il Pd schiera il 40 per cento di donne. Polemiche per gli esterni”.

L’Unità: “La squadra Pd: 40 per cento donne”.

Anche Europa apre sulle liste Pd, “tra novità ed equilibri interni”. “Meno paracadutati nelle regioni, molte donne e indipendenti. Parecchi ripescaggi ma anche incomprensibili esclusioni”.

Il Fatto quotidiano: “Tagliano pensioni e ospedali. Ma comprano sommergibili”. Si parla dell’acquisto di due sottomarini militari U-212 lo Stato spenderà 2 miliardi (170 milioni l’anno) grazie a una norma confermata dalla legge di Stabilità voluta dal governo Monti e approvata da Pdl, Pd e Terzo Polo”. A centro pagina: “Carceri, scandalo mondiale”. “Accolto il ricorso di sette detenuti che andranno risarciti con 100 mila euro”!:

Libero: “Che fare se il fisco bussa alla tua porta”. “Saremo costretti a giustificare anche le spese del passato e se non avremo le pezze d’appoggio saranno guai. Ma qualche arma ci è rimasta ancora…”

Il Sole 24 Ore: “Casa e affitti, ecco come difendersi dal caro fisco. I dubbi Ue sull’Imu: va rivista, è poco progressiva”.

Dall’Europa ammonimenti e condanne (Imu e carceri).

Ieri, come spiega L’Unità, il commissario Ue per l’occupazione Lazlo Andor, ha presentato il “Rapporto 2012 su occupazione e sviluppo sociale”. Nel quadro preoccupante di un’Europa stretta dalla recessione, gli analisti della Commissione hanno passato in rassegna le politiche sociali dei diversi Paesi, comprese le tasse sulle proprietà immobiliari. Sul nostro Paese la Commissione scrive che la riforma introdotta ha portato ad una diminuzione effettiva delle disuguaglianze perché ha aggiornato ai prezzi di mercato attuali i valori catastali fermi al 1990. E’ lo stesso rapporto a ricordare che l’Imu è stata introdotta a seguito delle raccomandazioni della Ue per ridurre il trattamento fiscale troppo favorevole sulle abitazioni (per correggere un eccesso di investimenti in questo settore rispetto ad altri asset alternativi). Anche Il Sole spiega che quella della Ue non è una bocciatura tout court dell’Imu, ma una bacchettatura di Bruxelles, che imputa al meccanismo disegnato dal decreto salva Italia (fine 2011) due difetti che si possono ricondurre alla “mancata progressività” del prelievo: l’Imu, cioè, non misura le proprie richieste sulla ricchezza reale del contribuente, e per questa ragione dovrebbe essere migliorata, come scrive il rapporto. Va segnalato che in serata il portavoce del commissario Andor ha precisato che l’Imu non è sul banco degli imputati per il “rischio povertà” evocato dal rapporto, poiché in realtà ci si riferiva alla vecchia Ici, per dire che nel 2006 il suo impatto è stato “molto lieve e molto minore della tassa sulla proprietà del Regno Unito”. Il punto insomma è un altro, aggiunge il quotidiano: l’Imu “non riesce a presentare ai cittadini richieste misurate sulla reale capacità contributiva dei proprietari di immobili”. Intanto per l’anzianità dei valori catastali, che finisce per chiedere di più a chi è proprietari di immobili meno pregiati. Colpevole sarebbe insomma la mancata riforma del catasto, che il governo Monti non è riuscito a fare, che “configura una patrimoniale che non tiene conto del valore reale del patrimonio tassato”. Ancora: la Commissione giudica positivamente lo sconto sulla prima casa, ma sottolinea che lo sconto è uguale per chi ha un reddito medio basso e chi invece abbia redditi più alti.

Sulla “tassa contestata” lo stesso quotidiano dà contro dello scontro tra Monti e Tremonti sulla paternità dell’Imu stessa. Ognuno la attribuisce all’altro. Monti dice che il suo governo ne ha solo anticipato l’introduzione prevista per il 2014 da Tremonti, l’ex ministro dell’economia di Berlusconi ribatte che lui non l’aveva pensata come è. E tanto si dissocia che invita i cittadini a far ricorso alla Consulta perché ne dichiari l’incostituzionalità. In base a quali principi? “Basandosi sul fatto che Monti ha esteso l’Imu alla prima casa, e ha introdotto un pesante moltiplicatore sulle rendite catastali. Operazione che considera fatta nel momento sbagliato, quando il valore degli immobili, schizzati in alto per anni, stavano diminuendo fino a rischiare il crollo, a causa della crisi. Con l’aggravante che il moltiplicatore agisce in maniera lineare (nell’eterna attesa della riforma del catasto) e quindi ha colpito indistintamente ricchi e poveri”.

E’ ancora il quotidiano a titolare, sulla replica di Monti: “Abbiamo applicato solo le direttive”. E non c’è dubbio, secondo il quotidiano, che sia l’Imu la protagonista indiscussa della campagna elettorale.

Anche a sinistra, critiche sul fronte Imu: Pierluigi Bersani dice che “per modificarla bastava dare l’ok all’emendamento Pd”. Se ne occupa estesamente L’Unità, con due commenti: quello di Massimo D’Antoni e quello di Marco Causi. Causi ricorda che sono due gli elementi di iniquità sull’Imu: il sistema di detrazioni, ancorato al numero di figli piuttosto che a indicatori di reddito, e l’inappropriatezza delle stime catastali, per le quali un appartamento nel centro storico di una città italiana vale spesso meno di un appartamento di nuova edificazione nelle periferie metropolitane. Su questo il Pd aveva presentato emendamenti che non sono stati accolti nel decreto Salva Italia, affossati al Senato dal Pdl. Spiega ancora Causi che nella delega fiscale si avviava finalmente la riforma del catasto, e si riconducevano le detrazioni all’Indicatore di condizione socio-economica delle famiglie (Isee). D’Antoni sottolinea che correttivi in direzione di una più marcata progressività si sarebbero potuti ottenere aumentando le deduzioni in modo da esentare una maggior quota di immobili di minor valore. Soprattutto, il Pd propose, dopo che il governo Monti decise di anticipare l’applicazione Imu e di estenderla alle abitazioni principali, di inserire una imposta sui “grandi” patrimoni immobiliari. Proposta respinta dal governo e dal centrodestra.

Sempre nella giornata di ieri è arrivata la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo all’Italia per le violazioni dei diritti umani prodotte dalle carenze strutturali del sistema carcerario italiano. Il Corriere spiega che una sentenza “pilota” dei giudici di Strasburgo ha considerato “inumano e degradante” il trattamento imposto a sette detenuti a causa del sovraffollamento nelle prigioni di Busto Arsizio e Piacenza. All’Italia viene chiesto di introdurre “entro un anno” un sistema di compensazioni alle violazioni, perché altrimenti la corte procederà ad esaminare “parecchie centinaia di denunce, già arrivate”. La Corte Europea ha esaminato i ricorsi presentati da detenuti che a Busto e Piacenza avevano a disposizione solo 3 metri quadri ciascuno. Un livello che viola l’articolo 3 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo (che proibisc la tortura e il trattamento inumano e degradante). In particolare lo spazio progettato per un recluso sarebbe stato usato per tre. E a peggiorare la situazione sarebbero intervenuti anche “mancanza di acqua calda per lunghi periodi” e “inadeguata illuminazione e ventilazione” nella prigione di Piacenza, originariamente progettata per 178 detenuti (ne ospita, invece, 415). La Corte ha quindi condannato l’Italia a risarcire i ricorrenti per i danni morali con 99.600 euro, più rimborso spese per il giudizio. I giudici hanno invitato gli Stati ad “incoraggiare i magistrati ad usare le misure alternative alla detenzione, quando è possibile, e a rivedere le politiche penali in modo da ridurre il ricorso alla carcerazione”.

Un altro articolo del Corriere spiega che sono già state avviate altre 550 cause e che Strasburgo ha innescato il timer di una mina destinata ad esplodere sotto il tavolo di una miope classe dirigente che ha recentemente bocciato persino il ddl del ministro Severino sulle misure alternative. In caso di inadempienza dell’Italia al termine dell’anno concesso, Strasburgo riprenderà ad esaminare tutti i ricorsi provenienti dai carcerati italiani, ricondannando l’Italia e imponendole un risarcimento, come ha fatto ieri accollando allo Stato i danni dei sette detenuti, i cui casi sono stati istruiti dagli avvocati vicini al leader radicale Marco Pannella.

Sul Sole 24 Ore, un editoriale dal titolo “Schiaffo (meritato) all’Italia carceraria”. Dove si legge che si tratta di una “sentenza annunciata”, di una “condanna voluta” e “perciò ancora più pesante per chi ha governato in questi anni lasciando che la questione carcere marcisse, senza assumersi la responsabilità di interventi strutturali anche se ‘impopolari’”. Scrive ancora Il Sole che “purtroppo, in nessuno dei programmi politici finora noti il carcere ha il rilievo che merita, nemmeno in quello di Monti, dove è del tutto ignorato”.

Candidati e programmi

Ieri su Il Sole 24 Ore il Presidente della Confindustria Squinzi rivolgeva un appello ai partiti per la revisione del titolo V della Costituzione, per una riduzione della pressione fiscale e per allentare la burocrazia sulle imprese. Sul titolo V chiedeva un reale “decentramento”, “finalmente responsabile”, da cui ottenere “risparmi di spesa non lineari necessari per ridurre le tasse”. Oggi il quotidiano di Confindustria dà conto del “sì bipartisan”, con le reazioni di Casini, Brunetta, Gelmini, Fassina, Damiano. “Da Pdl, Pdl e Centro consensi sull’appello ai partiti”.

Lo stesso quotidiano, qualche pagina più avanti, racconta che nelle liste Monti saranno candidati anche Alberto Bombassei, patron di Brembo ed ex vicepresidente di Confindustria, che ha sempre espresso giudici positivi sull’operati del governo Monti, e Luigi Marino, della Confcooperative. Tra i candidati per Monti anche la campionessa di scherma Valentina Vezzali, e il direttore de Il Tempo Mario Sechi.

“In pista anche tre leader di Cgil e Cisl”, titola poi il quotidiano, dando conto della scelta ratificata ieri dalla direzione del Pd di candidare l’ex segretario generale Cgil Epifani al collegio Napoli 1 della Campania alla Camera. Al Senato, capolista toscana per il Pd sarà Valeria Fedeli, vicepresidente del sindacato europeo dell’industria, di provenienza Filtea (Tessili) e cofondatrice del movimento di donne “Se non ora quando”. Per il Veneto al Senato il Pd schierà anche il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini. Sel ha scelto di candidare Giorgio Airaudo, della segreteria nazionale Fiom, capolista in Piemonte.

Cattolici (Pd, Monti, Ruini)

Su L’Unità la storica cattolica Emma Fattorini spiega perché ha accettato la candidatura nel Pd: “E’ ormai palese come sia storicamente perdente ed evangelicamente sbagliato pensare in termini di ‘interessi cattolici’: la tentazione è cioé quella di scambiare l’appoggio politico della Chiesa in cambio di favori materiali e, persino, di valori così malamente definiti ‘non negoziabili’ (meglio sarebbe avvertirli, più che definirli, come ‘umanamente irrinunciabili’)”. Secondo la Fattorini per i cattolici si sta aprendo una stagione nuova: sono passati decenni dalla fine della loro unità politica, e da tempo sono sparsi in tutti gli schieramenti. “Non siamo mai autosufficienti. Lo spiegava bene un cattolico che è stato tra gli ispiratori più fecondi della nascita del Pd, Pietro Scoppola”, che “ci ha insegnato una laicità piena e matura”, che “non significa ‘relativismo’”.

Per restare in argomento, segnaliamo l’articolo che Repubblica dedica all’annullamento del convegno dei cattolici per Monti, che avrebbe rappresentato la “Todi 3”, e dove lo stesso premier avrebbe dovuto prendere la parola. Il quotidiano scrive che dopo i giorni del sostegno dell’Osservatore Romano e di Avvenire, delle interviste “al miele” del cardinal Bagnasco, “qualcosa si è inceppato tra Monti e il mondo cattolico”. O meglio, “tra il premier e quella parte di Chiesa – non solo vescovi ma anche alcune potenti organizzazioni di massa – che ancora fanno riferimento al cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Cei. E’ il fattore Erre, come Ruini, ad aver pesato sul raffreddamento tra Monti e le gerarchie”. Secondo il quotidiano lo scontro sarebbe venuto allo scoperto nei giorni delle trattative sulle candidature: il presidente del Movimento cristiano dei Lavoratori, Costalli, che si è speso fino all’ultimo per la riuscita del convegno, ha ammesso ieri che “c’è stato un black out tra Monti e il mondo cattolico”. Secondo La Repubblica in realtà a “staccare la luce” è stato l’ex presidente della Cei, fin dall’inizio scettico su quella che ha considerato fin dall’inizio una apertura di credito “eccessiva” da parte di Bertone e Bagnasco. I ruiniani chiedevano una forte quota di candidati sicuri (almeno il 20 per cento) riferibili al mondo di Todi 2. Inoltre ci sarebbe stata delusione per i contenuti dell’agenda Monti che, per i ruiniani, sarebbe mancante di un riferimento chiaro ai valori non negoziabili. Per non parlare delle questioni relative alla sussidiarietà e al non profit. Il convegno di Todi avrebbe potuto quindi trasformarsi in una sorta di processo a Monti, e lo stesso segretario Cisl Bonanni avrebbe sconsigliato al professore di partecipare. Ci sarebbe infine un certo malumore dei ruiniani contro il ministro Riccardi, accusato di aver in qualche modo monopolizzato la voce dei cattolici nella lista Monti.

“Niente Todi 3. Così Bonanni protegge Monti”, titola Europa: il segretario Cisl sarebbe stato preoccupato che l’incontro potesse trasformarsi in una sorta di “conclave” dal quale sarebbe uscita l’investitura ufficiale di Monti da parte di un “partito dei Cattolici” che né la Cisl, né le gerarchie vaticane, a partire dal cardinale Bertone, auspicano. Sarebbe, quello di Bonanni, un intervento a protezione del premier, il quale ha ribadito che sulle materie etiche tralasciate dall’Agenda Monti, sarà il Parlamento a decidere.

Anche Il Foglio se ne occupa, scrivendo che per giorni il cardinale Bagnasco ha aspettato, insieme alle associazioni e ai movimento del forum di Todi, un segnale da Monti. Ma il professore il segnale non lo ha mandato, non ha garantito nulla sui valori non negoziabili, né ha coinvolto i cattolici sulla creazione delle liste.

Il Corriere della Sera riferisce del comunicato del Forum di Todi con cui si è stigmatizzata l’interpretazione “tutta in chiave elettoralistica” della riunione, “chiamando anche in causa la partecipazione del presidente del Consiglio, cui va peraltro riconfermata la stima e l’apprezzamento”. Luigi Marino, presidente di Confcooperative, che sarà candidato in Senato con Monti: “Quando si decise la riunione di gennaio era fine novembre, non potevamo immaginare che saremmo già stati in campagna elettorale”. “L’idea era discutere punti da presentare più tardi alle forze politiche”.

E poi

Il Foglio si occupa dell’ultimo libro del Nobel nigeriano Wole Soyinka: nel suo Paese i terroristi di Boko Haram lo hanno condannato a morte e lui, a ottanta anni, con la sua ultima fatica, “On Africa”, denuncia l’odio con impazza in Africa: “La natura nichilista dell’islam fondamentalista sta distruggendo molte nazioni africane”, scrive, a cominciare da Somalia, Mali e Nigeria. Soyinka scrive che l’islamismo è “più letale della schiavitù”. Pur riconoscendo che le agenzie di reclutamento del fanatismo sono la povertà e la mancanza di giustizia, lo scrittore scrive che “lo spirito dispotico del laicismo oggi si confronta con il rivale teocratico”.

Su La Stampa si dà conto del rapporto “Open door 2013”, così sintetizzato: “Crisitani perseguitati. Siria e Corea del Nord sono i ‘buchi neri’”. L’avanzata degli islamisti minaccia di farli sparire dal Medio Oriente e dal Nord Africa.

Nella classifica, il primo posto è occupato dalla Corea del Nord (il regime ha fatto deportare 70 mila fedeli), il secondo dall’Arabia Saudita, il terzo dall’Afghanistan, il quarto dall’Iran. E se la Siria, sprofondata in una feroce guerra civile ha “guadagnato” 25 posizioni piazzandosi all’undicesimo posto, il rapporto fa notare che l’Egitto, guidato dai Fratelli Musulmani, in qualche modo sfida le peggiori previsioni della minoranza copta, poiché la situazione è migliorata, vista la sua collocazione al venticinquesimo posto, allorché nel 2012 era al quindicesimo.

Su La Stampa un reportage da Rosarno: nell’inferno dove “gli uomini sono tornati schiavi”. A tre anni dalla rivolta, “tutto è come prima: oltre mille africani nei dormitori cloaca”. Tre euro al caporale e poi al lavoro. 50 centesimi per ogni cassetta riempita. Regione e governo non danno più soldi per la tendopoli, che è “collassata”. Si ricorda poi che dopo gli scontri, l’inchiesta portò al rivio a giudizio di 35 tra proprietari terrieri italiani e caporali africani, accusati di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della manodopera clandestina straniera. L’udienza preliminare non è stata ancora fissata per un difetto di notifica.

di Ada Pagliarulo e Paolo Martini