Caos al Senato sulle riforme

Pubblicato il 1 Agosto 2014 in da redazione grey-panthers

Le aperture

La Repubblica: “Fallisce la trattativa, scontro al Senato. Preferenze, Renzi apre”, “No di Sel alla mediazione, il Pd: ‘Mai più alleati’”, “Il premier: ‘Attaccati alle poltrone’. Grillo: via dall’Aula”.

La foto in taglio alto della prima pagina è per la vicenda Alitalia: “Etihad, ultimatum all’Alitalia: ‘Solo 48 ore per chiudere’”.

A centro pagina: “Pioggia di missili, Gaza al buio”, “In un solo giorno 120 vittime. No di Hamas alla tregua di Abu Mazen”.

In prima anche il richiamo alla “copertina” dell’inserto R2, a firma di Salvatore Settis: “Se troppo successo fa male al museo”, “Il turismo di massa assedia Louvre, Uffizi, British: e i capolavori rischiano”.

Il Corriere della Sera: “E’ caos al Senato sulle riforme”. “Salta la mediazione tra urla e scontri. Renzi: no ai ricatti”. “La rottura con Sel, Grillo minaccia l’Aventino”. “La maggioranza tiene sul voto segreto”.

A centro pagina: “Il giorno più duro nella Striscia di Gaza sotto le bombe”. “Più di 100 morti in 24 ore”. L’editoriale, firmato da Francesco Giavazzi, è dedicato alla spending review: “Il mistero Cottarelli”. “Il governo e l’uomo dei tagli”.

La Stampa: “Renzi, braccio di ferro sul Senato”, “Sfuma il compromesso con Sel. Grasso ‘taglia’ 1.400 emendamenti”, “Il premier: c’è qualcuno che tiene alla poltrona. E il fedelissimo Lotti attacca Vendola: stop alle alleanze a livello locale”.

Sotto la testata: “Gaza, pioggia di bombe. Oltre cento civili morti nel giorno più nero”, “Colpita la centrale elettrica, Striscia al buio”.

Ancora nella parte alta della prima pagina: “Alitalia a rischio fallimento. Etihad: più soldi o salta tutto”.

A centro pagina, con foto: “La follia dei due bambini sul Monte Bianco”, “Un alpinista americano porta i figli in quota e filma la loro caduta, il sindaco lo denuncia: un’idiozia”.

In taglio basso: “Lo Stato pagherà la fecondazione eterologa”, “Le linee-guida della Lorenzin. Un miliardo all’anno a carico del Servizio sanitario nazionale”.

Il Fatto: “Vietnam Senato. Renzi fa il duro, ma lo salva il canguro”, “M5S e Sel non mollano, bagarre in aula: urla, accuse e incubo vacanze annullate, si voterà fino a settembre. Ma la nuova ‘tagliola’ di Grasso cancella 1400 emendamenti. Il premier minaccia: ‘Hanno paura di perdere la poltrona’. A Plazzo Madama lo spettro del patto del Nazareno. L’opposizione: ‘Mettiamolo agli atti’. E Berlusconi chiama Matteo”.

A centro pagina, un’intervista a Diego Della Valle: “’Riformatori da bar, lasciate in pace la Carta di Eiaudi”.

Il Giornale. “Terrorismo in Senato”. “Guerriglia, gazzarre e minacce. Vendola e i grillini paralizzano la riforma”. “Giorno nero per Renzi: perde Sel (e Della Valle)”. A centro pagina, in evidenza: “Archiviata Finmeccanica. Una bufala l’inchiesta che infangò l’Italia”.

Il Sole 24 Ore: “Ribassi record per i tassi Ue”. Di spalla: “Riforme, caos al Senato, salta la mediazione, torna il voto a oltranza. A centro pagina: “Alitalia, nuovo ultimatum di Etihad”. A fondo pagina: “Sanzioni contro Putin, l’Europa stavolta fa sul serio”.

L’Unità: “Hanno ucciso l’Unità”, sul fatto che domani dovrebbe essere l’ultimo giorno di uscita del quotidiano, che al momento non ha trovato ancora un investitore. Su Il Giornale da Paolo Granzotto un omaggio al giornale fondato da Gramsci, che “mancherà a tutti”.

Riforme

Alessandro Sallusti su Il Giornale si chiede se “può un Paese rimanere ostaggio di un partitino che alle ultime elezioni ha preso il 2,97 per cento”. Ieri Sel, “spalleggiato da grillini e leghisti, ha scatenato una vera e propria guerriglia” perchè “tutto è lecito per sbarrare la strada all’accordo raggiunto tra Berlusconi e Renzi che mette fine a quel bicameralismo perfetto che è uno dei cancri del nostro sistema”.

Su Il Sole Stefano Folli ricorda che ieri sembrava che il premier cercasse la mediazione con gli oppositori, mentre ieri è stata guerriglia. “C’è un’ambiguità di fondo che lascia dubbiosi. La logica politica avrebbe voluto che si tentasse di separare gli ostruzionisti veri e propri da quanti pongono invece questioni di merito. Questioni non tutte ricevibili dalla maggioranza, certo, ma alcune sì. In fondo era questo il punto evocato dal premier con la sua iniziativa di rivolgersi l’altro giorno ai senatori, toccando anche il tasto dolente ma cruciale della riforma elettorale. Riforma che non si discute ora, ma che occupa il retropensiero di molti parlamentari e attende di essere corretta molto a fondo. Come peraltro sollecitato anche dal presidente della Repubblica”. Ieri il tentativo di mediazione era stato affidato a Vannino Chiti, ma “una mediazione, per essere efficace, comporta un ‘do ut des’. E qui qualcosa è andato storto, non si capisce bene per colpa di chi. Sta di fatto che ieri sera Renzi è tornato ad attaccare con asprezza senza precedenti i senatori ‘che pensano solo alle loro poltrone’, annunciando l’intenzione di non farsi ‘ricattare’ da una minoranza prevaricatrice”. Secondo Folli il governo deve dunque scegliere: “O la mediazione, purché convinta e finalizzata a un risultato concreto. Oppure il muro contro muro senza ripensamenti e senza zig-zagare. Ben sapendo, in questo secondo caso, che ci si espone a gravi rischi. Il cammino parlamentare a Palazzo Madama è costellato di varie trappole e alcuni voti segreti sono insidiosi: nonostante che il primo, ieri pomeriggio, si è risolto in un successo della maggioranza (ma era un tema scontato, la parità di genere)”. “Se il presidente del Consiglio vuole ottenere che la riforma passi, a Ferragosto o magari all’inizio di settembre, questo alternare il bastone e la carota non sembra oggi la scelta migliore”.

La Repubblica racconta come “la proposta dei dissidenti Dem” sia stata respinta da Sel, M5S e Lega: aveva infatti tentato una mediazione ad inizio seduta ieri a Palazzo Madama il senatore Vannino Chiti, capofila dei dissidenti Pd sostenitori del Senato elettivo. Aveva proposto il ritiro degli emendamenti in cambio di più tempo per discutere sulle riforme, che si sarebbero poi votate definitivamente a settembre.

Su La Stampa: “Salta la mediazione, il Senato si blocca”.

Il Fatto: “In pezzi la mediazione di Chiti. Il Pd minaccia Sel: ‘Fuori da tutte le giunte’”.

La Repubblica spiega che un “minaccioso avvertimento” a Sel è arrivato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti: “La posizione di Sel sulle riforme preclude le alleanze future, soprattutto sul territorio”, ha detto ieri. E’ vicino il voto alle elezioni regionali in Puglia, Emilia Romagna e Calabria, ricorda il quotidiano spiegando anche che l’avvertimento di Lotti ha un destinatario preciso nella persona del senatore di Sel Dario Stefano: che è presidente della Giunta delle Autorizzazioni di Palazzo Madama e che sarà candidato alle primarie del centrosinistra per la candidatura a governatore della Puglia.

La Stampa intervista lo stesso Stefano: “La provocazione del Pd? Incomprensibile autolesionismo”, “Il senatore di Sel: se ci separiamo, i governi locali vanno agli avversari”, “Confondere le alleanze locali con le diverse posizioni sulle riforme è un errore”.

La Repubblica intervista il presidente di Sel e governatore della Puglia Nichi Vendola: “Renzi non vuole un accordo, ma la nostra resa. Così non ci stiamo”, “Il nostro partito è impegnato nella costruzione di coalizioni vincenti nelle regioni in cui si va al voto. Se è una minaccia, è irricevibile, se è un’argomentazione è incomprensibile”. Pensa che Renz vi ignori per via del patto stretto con Berlusconi? “Sarebbe carino capire cosa c’è scritto in quel contratto tra Renzi e Berlusconi”.

Su Il Fatto: “Nazareno nel mirino, ‘Fate luce sul patto’”, “Il forzista Bruno evoca di prima mattina l’esistenza dell’accordo con B. che condiziona il dibattito. La De Petris (senatrice Sel) chiede di ascoltare Silvio. Che intanto telefona al premier”.

Su La Repubblica: “Matteo ordina l’avanti tutta, ‘Attaccano me, non la riforma’. E tratta con Fi sulle preferenze”, riassume il “retroscena” a corredo dell’articolo sulla giornata di ieri (“Bagarre al Senato, fallita la mediazione. Renzi: ‘Temono di perdere la poltrona’”).

La Stampa: “Renzi chiude la porta: non tratto con chi è attaccato alla poltrona”, “Dal premier nessuna concessione a Vendola: siamo determinati, non cediamo ai ricatti”.

Su Il Giornale si racconta “il primo giorno nero” di Renzi, che ha perso Sel ma anche Diego Della Valle, che ieri ha criticato chi vuol riformare la Costituzione di Einaudi riscrivendola “in un bar con un gelato in mano”.

Il Corriere parla di “sollievo” di Renzi, perché ieri comunque sono stati “già cancellati 1500 emendamnti”, e “il voto segreto regge”. Renzi avrebbe confidato ai suoi che “in mezza giornata siamo già al 20 per cento dei voti, nonostante l’ostruzionismo”. Secondo il quotidiano inoltre in Sel ci sarebbero spaccature, e “tre su sette senatori sarebbero pronti ad abbandonare baracca e burattini”, per evitare di rompere i ponti con il Pd, anche in vista delle prossime elezioni regionali. Il quotidiano cita Dario Stefano, che si candida alla presidenza della Puglia.

M5S e il canguro

La Repubblica: “Grillo, l’ultima giravolta: ‘Questo è un golpe, lasciamo il Parlamento’”, “Il referendum online appoggia la scelta dell’Aventino. Dubbi tra gli onorevoli: ‘E’ ammettere la sconfitta’”

Su La Stampa: “Referendum M5S: torna l’Aventino in piazza”, “Voto bulgaro per la linea dura contro ‘i rottamatori della Costituzione’. Ma i dissidenti: per fare che, Beppe?”.

Il Fatto intervista la senatrice M5S Barbara Lezzi: “Hanno paura, con il voto segreto crollava tutto”.

Grande attenzione viene dedicata dal quotidiano alla regola del “canguro” applicata ieri al Senato: la applicò da presidente dell’assemblea di Palazzo Madama Nicola Mancino, in analogia con quanto accade con il regolamento della Camera. Se ci sono emendamenti che differiscono solo per cifre o dati o espressioni altrimenti graduate, il presidente li pone in votazione a partire da quello più difforme rispetto al testo originario e un determinato numero fino al vicino, dichiarando “assorbiti” gli altri.

Su La Stampa la cronaca parlamentare della giornata di ieri, con l’invito rivolto al senatore Francesco Russo del Pd: “’Dai Russo, fa’ il canguro’. E dopo una giornata di scontri il senatore si mette a saltare”. Il quotidiano intervista anche l’ex presidente del Senato Marcello Pera: “Grasso? Al suo posto la tagliola l’avrei messa prima”, “Ma il caos in Senato dimostra che serviva una Costituente”.

Pubblica Amministrazione, governo

Francesco Giavazzi, sul Corriere della Sera scrive che Raffaele Cantone, da pochi mesi presidente dell’Autorità anticorruzione, “è una delle buone notizie dell’Italia di Matteo Renzi”, sia per l’uomo che per le norme che ha a disposizione: “il potere di proporre direttamente al prefetto il commissariamento di un’azienda”, e “la possibilità di limitarlo ad un ramo dell’azienda, salvaguardando la normale operatività in altre aree non coinvolte nelle indagini”. Al confronto, “ci si chiede a che punto sia il lavoro dell’altro commissario, Carlo Cottarelli, incaricato di individuare aree in cui ridurre la spesa pubblica, sprechi che spesso vanno a braccetto con la corruzione”, del cui lavoro “da mesi” non si sa nulla. Secondo Giavazzi, anche se sui tagli ci saranno resistenze, “nessuno impedisce a Cottarelli di rendere noto dove, come e quanto, secondo lui, si dovrebbe tagliare, mettendo il governo di fronte alla responsabilità di non farlo”. “Burocrazia e sindacati stanno facendo una lotta nascosta alla riorganizzazione della pubblica amministrazione”, tentando di “smontare” la proposta del governo. Ma “sui tagli alla spesa, dove in molti casi il governo potrebbe procedere senza il consenso del Parlamento”, e invece “ancora nulla. Dottor Cottarelli, le chiediamo un po’ di coraggio!”. Infine, “se possiamo dare un consiglio al premier Renzi, accorpi l’ufficio di Cottarelli all’Autorità presieduta da Cantone. Vedrà che le proposte di tagli alla spesa cominceranno a fioccare”.

La Stampa intervista il ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia: “Chi vuole restare al lavoro a vita ruba un posto alle nuove generazioni”, “Basta con le consulenze ai dirigenti che sono in pensione”.

Su La Repubblica: “L’eterologa sarà a carico dello Stato, limite di dieci nati per ogni donatore”, “pronto il decreto, sì anche per la doppia sterilità. Lorenzin: sull’anonimato decida il Parlamento, ma i figli dovranno sapere da dove vengono”.

Il Fatto intervista il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e parla soprattutto di fecondazione eterologa: “Dai 25 anni, i figli potranno conoscere i genitori biologici”

L’Unità

Attenzione su tutti i quotidiani per l’imminente chiusura de L’Unità: “il quotidiano fondato da Antonio Gramsci -scrive La Repubblica- non sarà in edicola dal primo agosto: nessun accordo tra gli azionisti per evitare la sospensione. I giornalisti: ‘Sono riusciti ad ucciderci’. Renz: ‘Non chiuderà’”. Sulla stessa pagina, il vignettista de L’Unità Sergio Staino, intervistato, dice: “Tutto nelle mani di Matteo, faccia una cosa di sinistra”, “Il destino del giornale dipende dal segretario: se si colloca nel Pse come fa a lasciarci allo sbando?”.Spiega Staino: “per quel che ho capito si voleva fare una bad company ce finiva in un binario morto e si faceva una nuova società che, senza sospendere le pubblicazioni veniva rifinanziata. Che io sappia, però, l’unica offerta presente era però quella di Fago. Credo però che Fago sia una figura abbastanza lontana dalla maggioranza attuale del Pd. Quindi non credo sarebbe stato visto con molto entusiasmo…”. E perché? “Perché è molto vicino a Massimo Fagioli e alla rivista molto interessante Left che è su una barricata molto movimentista. Quello che non capisco è se la chiusura è determinata dalla volontà di liquidare definitivamente L’Unità o di arrivare ad una nuove società dove ci sia Fago o non ci sia,. Ma l’ultima parola sarà quella di Renzi. Bisogna capire se nel suo progetto di Pd c’è un quotidiano che raccoglie la nostra area o se invece dobbiamo andare allo sbando”.

Il Fatto: “’Hanno ucciso L’Unità, è stato il fuoco amico’”, “Il 1 agosto stop alle pubblicazioni e cassa integrazione per i lavoratori. Renzi si scarica la coscienza: ‘Non è nostra, se lo fosse non chiuderebbe’”. Dove si legge che anche la società che organizza le feste del Pd avrebbe detto ‘no’ alle proposte per salvare la testata.

La Stampa: “L’Unità chiude e accusa il Pd: ‘Fa killeraggio’”, “I renziani provano a rassicurare: riapriremo”. E sulla stessa pagina Jacopo Jacoboni racconta “la storia”: “Da ‘Corriere del proletariato’ a brand glorioso e abbandonato”, “Un’era tra Gramsci e girotondi: facce (contraddittorie) di un mito”. La diffusione: il picco negli anni Settanta (era l’unico giornale di partito con un’alta tiratura, visto che arrivava anche a 400mila copie), con oltre 94 milioni di copie vendute

Il direttore de L’Unità Luca Landò oggi firma un editoriale in cui annuncia la chiusura del quotidiano (E’ la terza volta che ci spengono, ma non ci fermiamo”) e si riferisce anche a Renzi, le cui scete “l’Unità ha criticato più volte”, e al quale rivolge “insolente una domanda: se voleva una linea politica ed editoriale diversa, non poteva il Pd sostenere una cordata di imprenditori capace di fare un’offerta alternativa a quella messa sul tavolo da Fago? Davvero quello che viene chiamato ‘Mister 41%’ in Europa, non è in grado di parlare con quattro imprenditori in Italia? Difficile crederlo, a meno che l’obbiettivo non fosse quello di utilizzare il potere di veto per portare l’Unità sull’orlo del fallimento o anche oltre. E poi avanzare un’offerta assai più ridotta per rilevare la testata e solo quella”. Landà dice che era “ragionevole” la proposta di unire l’Unità ed Europa, a meno che “l’obbiettivo non fosse prendere solo i due marchi (i brand) e gettare il contenuto (i lavoratori): ma è questo il disegno?”. Il quotidiano oggi offre solo pagine bianche, ad eccezione delle prime tre.

Gaza

La Repubblica intervista lo scrittore e Premio Nobel sopravvissuto ad Auschwitz Elie Wiesel: “Netanyahu faccia come Rabin. Si deve trattare per i due Stati”, “Qualche volta è necessario criticare la politica della nazione ebraica: ma l’odio è inaccettabile”, “Certo che la guerra non è la soluzione. Però si dovranno trovare interlocutori moderati tra i palestinesi”.

Il Sole 24 Ore dedica un approfondimento ai “costi economici” della guerra a Gaza. Per il Fondo Monetario Internazionale le operazioni a Gaza avrebbero sottratto ad Israele lo 0,2 per cento del suo Pil, oltre550 milioni di dollari. Diversa la situazione a Gaza, dove il 95 per cento dell’economia vive di aiuti e dove il grosso del fatturato “privato” è dovuto al contrabbando con l’Egitto. Le case e le infrastrutture distrutte – secondo i palestinesi – assommano danni per 800 milioni di dollari.

Sul Corriere Guido Olimpio si sosfferma sugli “errori” israeliani nella difficile caccia ai tunnel a Gaza. La tecnologia non basta per individuarli, ci si affida alla “fortuna” e agli informatori. Con grafico e cartina, su storia, tempi o modi di costruzione dei tunnel che i palistenesi usano ormai quasi solo per “attaccare lo stato ebraico”.

E poi

Alle pagine R2 de La Repubblica i lettori troveranno un ampio estratto di un’intervista al filosofo tedesco Jurgen Habermas, pubblicata integralmente su Reset.it, la rivista diretta da Giancarlo Bosetti: “la mia critica della ragione disperata”, “Vi svelo perché politica e studio mi appassionano ancora. Kant aveva ragione, mai ceder al pessimismo”, “oltre il capitalismo, il pensiero metafisico deve dialogare con la scienza e le religioni”, “gli accademici da talk show non contano nulla, i veri maestri restano Hegel, Marx, Adorno”.