Le aperture
La Repubblica ha in apertura la foto del soldato canadese ferito sotto il Memoriale ai caduti della prima guerra mondiale: “Canada, attacco al Parlamento. L’ombra del terrorismo islamico”, “Sangue e terrore a Ottawa: morto soldato, ucciso un assalitore. Era un seguace dell’Is”.
E i titoli di apertura a sinistra: “Scontro alla Ue sui conti italiani. Renzi: ora basta austerity”, “Merkel blocca la lettera di Barroso”, “Manovra, il sì della Ragioneria”, “Braccio di ferro Governo-Regioni”.
In taglio basso, il richiamo ad un’intervista al sindaco di Genova Doria: “’Insultatemi, ma non mollo. I premi scandalo? Dovevo darli’”.
Anche su La Stampa una doppia apertura, per Ottawa e i conti italiani. La foto raffigura persone barricate all’interno del parlamento canadese: “Canada sotto attacco, l’incubo dei lupi solitari”.
In apertura a sinistra: “Legge di stabilità, Roma e Bruxelles cercano l’intesa”, “Verso un compromesso sul deficit. Le pensioni Inps non slittano al 10”.
Il Corriere della Sera: “Attacco al Parlamento, terrore in Canada”. “Un commando spara e semina il panico ad Ottawa, muoiono un soldato e un attentatore di origini algerine”. “Torna la paura anche a Gerusalemme: un’auto investe e uccide una neonata. Il governo: assalto, non incidente”. “Difendersi da nemici senza volto” è il titolo dell’editoriale, firmato da Massimo Gaggi.
A centro pagina: “Manovra, così il bonus bebè. Renzi alla Ue: voltare pagina”.
Il Sole 24 Ore: “Manovra ‘bollinata’, ecco i tagli dei ministeri”. “Dietrofront sulle pensioni il 10. Bonus bebè, tetto a 90 mila”. “Via libera della Ragioneria, testo al Colle. Penalizzato il Commercio estero”. Di spalla: “La cautela della Ue: sull’Italia per ora solo rilievi tecnici”. “Renzi: Bruxelles volti pagina, più coraggio per la crescita”.
A centro pagina, con foto: “Ottawa, commando spara in Parlamento. Morti un attentatore e un poliziotto”.
A centro pagina: “Borse al test della pagella Ue. Btp Italia a quota 4,5 miliardi: possibile l’aumento della cedola. Listini in ripresa, Piazza Affari a + 1,09 per cento. Francoforte smentisce le voci sugli stress test”.
Il Giornale: “La manovra del governo. Tasse su benzina e sigarette. Il ragioniere di Stato firma il bilancio, ma è ancora giallo sulla lettera dell’Europa. Berlusconi serra le fila, tensioni sulla legge elettorale”.
A centro pagina: “Islam assassino, Canada sotto attacco”. “Freddato l’attentatore, si cercano i complici del commando. Assalto al Parlamento, uccisa una guardia italo-canadese. Fonti Usa: il killer è un jihadista”.
Il Fatto punta sulla richiesta di archiviazione della Procura di Roma in relazione ad un’indagine che ha coinvolto tre ministri: “’Lo Stato è insolvente, se non paga è innocente’”, “Roma, la procura archivia l’indagine su Alfano, Padoan e Poletti, denunciati per insolvenza fraudolenta ai danni delle coppo che assistono i minori stranieri e non ricevono un euro da 3 anni: ‘La finanza pubblica è deteriorata e tale criticità non può essere ascritta ad alcuno’”.
In taglio basso, foto di Wanda Marra, candidata alla Regione Calabria sotto il titolo: “Era la pupa di un boss: ora B. la candida”, “La relazione con Gino Sparacio, ras della Messina anni 90, poi falso pentito. ‘E’ una storia vecchia, nessun imbarazzo’, spiega lei. Quando la interrogarono in tribunale si trincerò dietro una serie di ‘non ricordo’. E il pm si imbestialì”.
In taglio basso anche quella che il quotidiano definisce “l’eterna emergenza”: “Olbia, lavori fermi. ‘Se piove di nuovo sarà alluvione-bis’”, “Mai arrivati 6 milioni di aiuti”, “Era il 18 novembre 2103: in Sardegna un’inondazione causò 16 vittime e distrusse il territorio, con danni ingentissimi. Da allora, un anno dopo, è stato fatto poco o nulla per mettere in sicurezza la città. La denuncia del sindaco: ‘Solo silenzi da governo e Regione’”.
Canada
L’inviato de La Stampa a New York Paolo Mastrolilli firma un articolo in cui si concentra l’attenzione su “quei lupi solitari insospettabili che sfuggono all’intelligence”. Gli analisti -spiega Mastrolilli- restano prudenti nell’attribuire la responsabilità dell’azione, ma l’ex consigliere della Casa Bianca Jenkins ritiene credibile seguire a pista islamica. Jenkins è il fondatore del programma antiterrorismo della Rand corporation e in varie occasioni è stato consigliere della Casa Bianca. Dice, invitando alla prudenza, che “negli Usa abbiamo avuto anche squilibrati che hanno sparato su persone innocenti per nessuna ragione o gruppi di estremisti interni anti governativi che hanno colpito per sfidare lo Stato”. Nel caso di Ottawa, le autorità hanno identificato l’assalitore ucciso inun canadese convertito all’Islam e hanno detto di non aver scoperto legami con il terrorismo: “ma questo -dice Jenkins- non vuol dire molto. La maggior parte delle persone coinvolte nei 43 complotti tentati negli Usa non era nelle liste dei sospettati o dei ricercati. La natura della sfida lanciata dall’Isis è proprio questa ispirare e spingere persone normali ad agire nel suo nome, diventando guerrieri dell’Islam estremista ovunque si trovino”. E, sulla stessa pagina, Stefano Gulmanelli, da Ottawa: “Garantismo e forntiere aperte. Ma adesso i canadesi temono di ritrovarsi in prim alinea”. Il premier Harper si è appena unito alla guerra anti-Isis: un impegno limitato a sei bombardieri e due aerei da ricognizione, ma sufficiente a far sì che un sedicente portavoce dello Stato islamico sollecitasse attacchi contro canadesi, militari o civili che fossero, invitando a ucciderli “in qualsiasi modo e maniera, senza chiedere consiglio alcuno”. Secondo fonti dell’intelligence locale, gli “home-grown terrorists” sarebbero almeno 130. Persone di nazionalità canadese che si sospetta si siano unite all’Isis, mentre altre 90 avrebbero fatto viaggi sospetti all’estero e sarebbero ora in patria. Il numero, sottolinea Gulmanelli, è significativo, perché i cittadini Usa sospettati di essersi uniti al radicalismo islamico sono in tutto un centinaio, in un Paese che ha una popolazione dieci volte superiore a quello del Canada: “un dato che appare strano per un Paese di cauta neutralità, lontana dalla postura imperiale statunitense. Anche se confrontato con l’Australia, il dato sugli estremisti ‘nazionali’ vede il Canada in ‘vantaggio’ per 3 a 1”.
Su La Repubblica il “ritratto” dell’attentatore, di Alix Van Buren: “Michael, il convertito nel mirino dei Servizi, ex tossicodipendente con la passione per l’Islam”, “Considerato dalle autorità un ‘viaggiatore a rischio’. Per questo gli avevano ritirato il passaporto. Era tenuto sotto osservazione dall’Fbi, che ne ha diffuso le generalità”.
Su Il Foglio Daniele Raineri ricostruisce l’attacco di lunedì, quando Martin Couture-Roleau, che si faceva chiamare con il nome da convertito, Ahmad, ha investito due soldati nel Qebec ed è poi stato ucciso dalla polizia. Era in una lista di islamisti, su Facebook appoggiava apertamente lo Stato islamico, e gli era stato sequestrato il passaporto “dopo che aveva tentato di imbarcarsi su un aereo per la Turchia, destinazione obbligata per chi vuole entrare in Siria a combattere il jihad”. Potrebbe “avere agito secondo le indicazioni impartite in un video dal portavoce dello Stato islamico, Abu Mohammed al Adnani al Shami, a settembre, prima dell’inizio della campagna aerea contro lo Stato islamico in Siria. Al Adnani chiede ai simpatizzanti dell’organizzazione di cominciare una campagna di rappresaglia all’interno dei paesi occidentali che fanno parte della coalizione”.
Sul Corriere Guido Olimpio scrive che il militante ucciso ieri si chiamava Michael Zehaf Bibeau, canadese di orgini algerine, era un “viaggiatore a rischio”, anche lui pronto a partire per l’Iraq o per la siria.
In un altro articolo sullo stesso quotidiano scrive che secondo i servizi segreti canadesi “sono circa 130 i canadesi che si sono unite a formazioni all’estero e 80 sono rientrati a casa diventando delle bombe a tempo. Pronte a esplodere. In modo autonomo, innescate da una semplice ispirazione o con dei complici”. “Canada fabbrica di estremisti. Il Paese alleato Usa nel mirino”, il titolo dell’articolo.
Ancora sul Corriere, l’editoriale è firmato da Massimo Gaggi, che scrive che “lo smarrimento degli investigatori davanti al Parlamento di Ottawa” ricorda quello dei poliziotti di Boston davanti ai rudimentali ordigni fatti esplodere durante la maratona dello scorso anno. Se ai tempi di Al Qaeda si temevano attacchi ai centri di potere e alle grandi città europee, oggi “bisogna prendere atto che i bersagli possono essere infiniti”, e le democrazie occidentali sempre più si troveranno “davanti al bivio” tra rassegnarsi alla vulnerabilità o “comportarsi come regimi polizieschi contro estremisti giudicati pericolosi anche se non hanno commesso reati”.
“Il nemico in casa” è il titolo dell’analisi firmata da Federico Fubini su La Repubblica: “Washington soffre per la capitale gemella. Quel che accade ad Ottawa è un sinistro presagio di minacce che incombono anche sugli Stati Uniti”.
Manovra
Il Fatto: “Niente testo (della manovra, ndr.) e niente lettera da Bruxelles: mistero manovra”. Dove si legge che i tecnici della Commissione hanno consegnato ieri a Marco Buti, capo della Direzione Economia e finanza, la lettera destinata all’Italia: avrebbero concentrato la loro attenzione sulle coperture più fragili della manovra, come i 3,8 miliardi che arriverebbero dalle novità sulla lotta all’evasione fiscale e sulle stime di crescita che molto devono all’impatto delle riforme strutturali, dal lavoro alla Pubblica amministrazione, “il cu8i impatto, però -sottolinea il quotidiano- è praticamente impossibile da prevedere con cura e quindi la valutazione del governo è discutibile (se cambiano i numeri della crescita, si rischia di sforare il 3 per cento)”.
Per quel che riguarda i contenuti della manovra, rimandiamo a La Stampa, che parla di “retromarcia”: “Le pensioni restano al primo del mese”, “Il governo rettifica: lo spostamento al 10 riguarda solo chi riceve l’assegno sia Inps sia Inpdap, circa 800 mila persone”.
Su Il Giornale Fabrizio Ravoni scrive che questa mattina alle 8 “i governatori varcheranno il portone di Palazzo Chigi per vedere Matteo Renzi”. Quanto ai rilievi della Ragioneria, tra l’altro il bonus bebè verrà riconosciuto “solo alle famiglie monoreddito il cui reddito Isee annuale non superi i 30mila euro. Non solo. É stato confermato con un tweet che l’erogazione sarà mensile (era girata voce che fosse annuale). Ma per riceverlo varrà il principio di chi arriva prima”.
Anche su La Repubblica: “Bonus bebé mensile e retromarcia sulle pensioni”, “Non passa l’opzione del pagamento in un’unica soluzione. Previdenza, scadenza posticipata solo per chi ha il doppio assegno Inpdap-Inps. Oggi la resa dei conti governo-Regioni sui tagli. La manovra prevede aumenti Iva nel 2016 se la spending review non funzionerà”.
Su La Stampa: “Le Regioni al governo :utilizziamo i soldi del fondo salva-derivati”, “Il piano per evitare due miliardi di tagli”. Quei fondi messi da parte servono a coprire i rischi di svalutazione dei titoli più rischiosi, spiega il quotidiano.
Il Sole 24 Ore elenca i tagli ai ministeri: “solo il ministero della Difesa con 504 milioni di riduzione contribuisce al 50% del taglio complessivo”. Poi l’Istruzione (148,6 milioni), Giustizia e interno (circa 100 milioni ciascuno). E poi “43 enti e organismi pubblici” come l’Istat, l’Agea, e la promozione all’estero, l’internazionalizzazione delle imprese e l’attrazione degli investimenti esteri che si vedranno tagliare fondi per oltre 1,5 milioni. Anche Cantone “si vedrà tagliare subito 100mila euro dalla somma che deve ancora essere assegnata all’autorità anticorruzione”, e i contributi agli organismi internazionali, come Onu e Osce. Infine, circa 6 milioni saranno dalla Corte dei conti e 3,2 da Consiglio di Stato e Tar”.
Commissione, Ue
Ieri la Commissione Juncker ha ottenuto i voti dell’Europarlamento. Sul Sole 24 Ore: “Sì a Juncker, piano investimenti entro Natale. Via libera dell’Europarlamento al nuovo esecutivo con 423 voti favorevoli, 209 contrari e 67 astensioni”. Nella coalizione di sostenitori c’erano “numerosi franchi tiratori”, scrive il quotidiano. Nel suo discorso Juncker ha accentuato gli aspetti sociali della politica europea, ed ha detto che “l’Europa non deve avere un rating tripla A solo in termini economici e finanziari ma anche in termini sociali”. Tuttavia “non ha dato dettagli su questo versante, riferendosi solo al previsto piano di investimenti”. Si tratta dei 300 miliardi annunciati al momento del suo incarico, un piano ancora in elaborazione, che dovrebbe prevedere, “secondo informazioni parziali e non confermate”, una serie di opzioni tra cui lo scomputo degli investimenti in progetti europei dai bilanci nazionali, e anche di utilizzare parte delle risorse del Meccanismo europeo di stabilità per rafforzare il capitale della Bei, la Banca europea degli investimenti.
Secondo La Repubblica ieri sarebbe intervenuta la cancelliera tedesca Merkel per bloccare la sortita del presidente della Commissione Ue Barroso contro l’Italia: “la levata di scudi del suo successore Juncker e di alcune cancellerie pare averlo stoppato”. Il “retroscena” di Alberto D’Argenio spiega che la Merkel ha frenato Barroso “per evitare l’euro-shock” e il documento della Commissione Ue “ammorbidito” dovrebbe arrivare oggi a Roma: il testo originario della missiva con i rilievi alla Legge di stabilità italiana “non lasciava vie d’uscita a Roma, avrebbe portato automaticamente a una bocciatura il 29 ottobre, data in cui la Commissione Ue deciderà quali leggi di stabilità dei governi di Eurolandia affondare e quali salvare.
Su La Stampa :”L’Ue avverte Roma. Una settimana per evitare la bocciatura” e, alla pagina seguente, Carlo Bertini firma il “retroscena” secondo cui “Renzi tratta con Juncker per un’intesa sul deficit”, “Il governo ha risorse per sacrifici ulteriori fino allo 0,3% del Pil”.
Sul Corriere: “Il summit europeo tenta l’intesa su stimoli e conti”. Da una parte i 300 miliardi di investimenti promessi da Juncker, dall’altra le manovre dei Paesi membri e le modifiche alle leggi di Stabilità di Italia e Francia chieste dalla attuale Commissione: su questi temi oggi e domani a Bruxelles si confronteranno i leader europei. Oggi si parlerà di ebola, terrorismo, cambiamenti climatici. Domani si parlerà dell’agenda economica. E’ stato invitato anche Draghi, che dovrebbe anche dare notizie, informalmente, sull’esito della verifica sulla solidità delle banche in Europa, il famoso stress test.
Sul Sole Dino Pesole scrive che “la strategia che il governo sta imbastendo nei contatti di queste ore con Bruxelles non è evidentemente priva di rischi e incognite”, e il timore è che il vertice Ue si trasformi in un “pericoloso braccio di ferro tra la Commissione e i paesi cui sono dirette le missive, in primis l’Italia, e poi Francia, Slovenia, Malta”. Ma – per l’Italia – “per avere una qualche chance di successo, la manovra che ieri sera è approdata al Quirinale finalmente corredata della ‘bollinatura’ della Ragioneria, deve poter contare su coperture certe, soprattutto per quel che riguarda l’effettiva realizzabilità dei tagli alla spesa. In caso contrario, sarebbe arduo difenderla in sede europea”.
La Repubblica intervista il direttore del Center for european policy Daniel Gros: “Roma e Parigi sullo stesso piano, ma voi rischiate molto di più nonostante il bilancio corretto”, è vero che la Francia “ha sforato il deficit e per di più su questo ha sfidato l’Europa. Però, ci piaccia o no, è sempre un Paese grande e forte, una potenza nucleare, e ha una relazione speciale con la Germania ch, malgrado tutto, tiene anche se non è più come ai tempi di Kohl e Mitterrand. Ma ora ha un’altra arma insperata: Marine Le Pen. Gli antieuropeisti fanno paura a tutti, soprattutto all’Europa”.
Pd
Sul Corriere: “Leopolda e Cgil, il fine settimana dei due Pd. Sul palco a Firenze anche Pif e Farinetti. Da Bindi a Cuperlo, gli oppositori che scelgono la piazza. I bersaniani cercano la terza via. E Orfini scioglie il ‘dilemma’ dei ‘turchi’ volando a Pechino”. Orfini infatti parteciperà ad un “bilaterale” con il Partito comunista cinese. Speranza, capogruppo alla Camera, sarà a Matera a festeggiare la città capitale europea della cultura 2019. Lo staff di Renzi non conferma la presenza, sul palco della Leopolda, di Marchionne.
Da La Repubblica segnaliamo una lunga analisi di Nadia Urbinati dedicata al Pd: “Il partito-tenda della Leopolda”, “Il modello ‘Macy’s’ ha i suoi rischi se applicato alla politica, è illusorio pensare di superare la competizione inglobando i potenziali alleati. Il modello del partito della Leopolda, spiega Urbinati, è di imitare il modello dei grandi magazzini americani ‘Macy’s’, che rivoluzionarono il mercato quando misero in uno stesso spazio merci non solo di diverso genere ma anche prodotte da diverse case, tradizionalmente competitive fra loro. Urbinati descrive allo stesso modo il look americano voluto per il Pd della Leopolda rappresentato dalla Big Tent, ovvero una grande tenda sotto la cui ombra sostano anime diverse e diversi movimenti, dove Big Tent significa “catch-all-party”, partito piglia-tutto.
Su La Stampa: Pd-democratici Usa. A dicembre in Italia un’iniziativa comune”. E si intervista il politologo Matt Browne, che dice “Renzi cambia anche il modo di finanziarsi”, “La sua è la ‘Big Tent’ di cui parlava sepre Blair, la grande tenta che cerca di includere tutti”. E, sulla stessa pagina: “Il premier corona il sogno di Veltroni e si intesta il modello americano”. Giorgio Tonini, senatore Pd, intervistato, dice: “Basta tessere, ormai siamo il partito del Paese”.
Da segnalare sul Manifesto una intervista a Gennaro Migliore, che si appresta ad entrare nel Pd: “L’era delle coalizioni è finita. La sinistra di governo è il Pd”. “Entro nel partito. Sì alla legge di stabilità, è buona”.
Legge elettorale, Berlusconi
Sul Giornale: “Berlusconi serra le file. E sulla legge elettorale c’è tensione con il premier”. “Il Cavaliere non chiude alle modifiche proposte da Renzi, ma avverte: ogni eventale cambiamento deve essere discusso'”.
La Repubblica parla di un “ultimatum” del premier a Silvio Berlusconi: “’Decidi, o asse con i grillini’”. Scrive Francesco Bei che “riapre il doppio forno”: dopo mesi di silenzio reciproco, il rpesidente del Consiglio ha deciso che è arrivato il momento di ristabilire un canale di comunicazione con i grillini anche sulla legge elettorale. Di fronte alla melina di Fi sull’Italicum e all’indecisione di Berlusconi, “il premier ha capito che deve sparigliare”, scrive Bei, riferendo con queste parole l’orientamento che Renzi avrebbe assunto: “Se vogliamo chiudere questa partita entro l’anno dobbiamo parlare con tutti”.
Sul Corriere: “Berlusconi ai suoi: non rottamo nessuno e non esco di scena. ‘Niente urne, ho garanzie da Renzi. Ricorderò chi è fedele'”. Ieri ha parlato alla assemblea dei senatori, e si è presentato “armato del più smagliante dei sorrisi”, scrive il quotidiano. Nell’intervento Berlusconi ha “prudentemente censurato” la proposta di legge elettorale del premier, definendola “rovinosa per noi”, scrive il Corriere.
E poi
Il Sole 24 Ore pubblica estratti da una lezione di Romano Prodi a Tirana, ad un convegno dal titolo “Albania e Italia, una partnership per l’Europa”. “L’Europa è condividere un futuro. Non devono esistere Paesi centrali e Paesi periferici.
Dal Corriere la notizia della scelta del cda e del patron di Luxottica del nuovo Amministratore delegato, dopo giorni di tensione sull’azienda – multinazionale di Ogordo. Si chiama Adil Mehboob Khan, 49 anni, viene da Procter e Gamble e affiancherà l’altro Ad Vian.
Anche su Il Giornale: “Luxottica pesca all’estero il nuovo Ad”. Il quotidiano scrive dei “dubbi del mercato” perché restano le questioni di famiglia e quelle successorie sulla “cassaforte” Delfin, la holding di famiglia che detiene la maggioranza di Luxottica.